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CULTURA ITALIANA NEL MONDO - STATI UNITI - AL MET RILETTURA EUROPEA DEI "DIPINTI DAL 1300 AL 1800", STRADA MAESTRA PER COMPRENDERE INTERCONNESSIONI SOCIALI E CULTURALI E INFLUENZE AL DI LA' D'EUROPA

(2024-05-03)

Con la riapertura delle Gallerie dedicate ai dipinti europei dal 1300 al 1800 il MET vi sono nuove narrazioni e dialoghi tra oltre 700 opere d'arte di fama mondiale ospiti del Museo, che includono dipinti acquisiti di recente e prestigiosi prestiti, nonché sculture selezionate e arte decorativa, mostrano l'interconnessione di culture, materiali e momenti in tutta la collezione The Met.

Ad illustrare le peculiarità dell'allestimento delle oltre 700 opere - fra cui molti dipinti di fama mondiale dei Maestri dell'arte italiana - sono i curatori Stephan Wolohojian, Adam Eaker, David Pullins e Anna-Claire Stinebring. Molti sono i dipinti acquisiti di recente ma anche  prestigiosi prestiti, nonché una selezione di sculture e arte decorativa, che mostrano l'interconnessione di culture, materiali e momenti in tutta la collezione The Met. 

Sull'iniziativa un video prodotto da SandenWolff e dal Met permette di avere un'idea della magnifica collezione al centro della quale  la decisione di mettere in evidenza l'evoluzione in Europa, che ha vissuto momenti di espansione, gli imperi, divisione e scambio culturale, ma anche momenti molto difficili.
Le  gallerie seguono la storia in modo cronologico,  dando una via maestra ai visitatori, all'interno della quale ci sono diversi momenti di approfondimento sia a livello geografico che a livello artistico, laddove si nota anche come l'arte europea abbia influenzato tutto il mondo, sottolineando come non esista un modo unico di guardare la storia della pittura europea. Ci sono molte storie, e l'allestimento invita i visitatori a considerarlo attentamente.

Un territorio i cui confini si sono spostati nel corso dei secoli e sono ancora contestati fino ad oggi. Una delle idee fulcro in passato per unire l'Europa, è stata l'idea di condividere il patrimonio ereditata dall'antichità classica nel Mediterraneo. A questo proposito,  la  mostra alle gallerie si apre  con le opere grandiose e monumentali del pittore veneziano, Tiepolo, includendo una serie di prestiti provenienti da altri dipartimenti curatoriali. Quei dipinti di Tiepolo raffigurano l'antica storia romana, e mettendoli in dialogo con altre opere, i curatori del MET mettere in evidenza la complessa eredità, ma anche globale, dell'antichità mediterranea.

Una  visione che, però,  non appartiene solo all'odierna cultura europea ma ha influenzato  tutto il mondo. Essa va dalla scultura di un Bodhisattva che giunge  dall'attuale Pakistan, ad un'opera del XVIII secolo di un artista indigeno messicano, che raffigura il mito raccontato dall'antico poeta romano, Virgilio, l'Eneide.
Si tratta di una batea, un tipo di vassoio di legno poco profondo, realizzata da un artista di nome José Manuel De la Cerda, un artista indigeno che ha lavorato nella città di Pátzcuaro, a Michoacán, nel Messico occidentale, a metà del XVIII secolo. L'oggetto sarebbe stato mostrato insieme ad altri 11 bateas della stessa serie, dedicato all'"Eneide" di Virgilio, nel Palazzo Vicereale di Città del Messico. Sulla batta si dice sia  scritto  “Aeneas Provoca Alaguera Turno”
così Turno fu sfidato da Enea, che portò alla fondazione di Roma.  Una narrazione che è stata adottata dalla monarchia spagnola e da molte altre monarchie europee come mito legittimante.
Ma fu anche usata per legittimare la conquista spagnola del Messico, quindi l'intera narrazione dell'attraversamento dell'Atlantico è stato paragonato al viaggio di Enea. E' un oggetto davvero molto complesso, e piace pensare ai curatori che vi si faccia riferimento al tema dell'antichità con la quale si apre l'allestimento al MET.

La Galleria presenta  opere che si trovavano su piccoli altari, immagini devozionali, dipinti da tenere in mano. Erano spesso compagni in viaggio, che hanno attraversato il tempo ed i possessori. Ma è esposto anche un lavoro straor- dinario di Duccio, artista senese vissuto intorno al 1300, la cui fonte esemplare per i curatori del MET erano le icone bizantine.  Un dipinto, realizzato in un momento in cui gli artisti italiani stavano davvero venendo a patti con ciò che significa anche essere un pittore al di là delle immagini prescrittivi, come quelle della Vergine Maria. Duccio ha trasmesso, invece, l'immagine di una  madre e suo figlio in una sorta di tenera connessione.  Ebbene, per farne comprendere il significato  i curatori hanno posizionato  la Madonna di Duccio accanto a un'immagine devozionale del pittore francese del XIX secolo, Ingres, realizzata 500 anni dopo. Anch'egli fu un innovatore, dipingendo per una nuova classe di committenti. Prima di allora, la ritrattistica era riservata principalmente all'aristocrazia o al primate della chiesa, mentre nel 15 secolo si era fatta strada una classe medio-alta in ascesa che aveva risorse per commissionare opere d'arte ed un crescente interesse ad avere la ritrattistica familiare che ne permetta la comme-morazione, come proiezioni di uno status sociale, ma anche per motivi devozionali. Sono i ritratti, ad esempio, dipinti dall'artista di Bruges, Hans Memling, che raffigurano Tommaso e Maria Portinari. Tommaso era il direttore della filiale
della banca dei Medici a Bruges, ed erano uno dei tanti clienti italiani del pittore  specializzato in dettagli della fisio- gnomica,  come piccole rughe intorno agli occhi o anche una cicatrice sul mento di Tommaso. Altrettanta attenzione era prestata ai loro sontuosi costumi, che proiettano il loro status sociale.

Con il "gotico internazionale" dal 1350 circa ai primi decenni del XV secolo, una sorta di stile di corte emerge in quasi  tutto il continente, dalla scultura, come fa dalle opere in metallo, dai gioielli, ai manoscritti illuminati, ai reliquiari religiosi.Ed è meraviglioso pensare a un artista nel nord Italia, o a un artista a Praga, o in Inghilterra, tutti pensando a certe domande, o anche guardando oggetti simili lavorare nei rispettivi contesti culturali. Ed è meraviglioso vedere i diversi strati, anche in un piccolo dipinto come questo “Vergine e Bambino in trono” di un pittore attivo a Praga a metà del XIV secolo. La figura della Vergine, così raffinata, così elegante, incarna tutte le migliori qualità dell'illumi-nazione gotica, ma la struttura in cui è posizionata rivela un'artista che capisce l'impegno sofisticato con lo spazio prospettico che gli artisti italiani stavano cercando di definire nel XIV secolo.

La riscoperta di Roma e dell'antichità nel XV e all'inizio del XVI secolo in Italia è un momento  importante.  Roma non era solo un'idea, ma era anche una realtà importante. I suoi monumenti potevano essere guardati a distanza, e un riconoscimento di quella distanza ha permesso un'esplorazione straordinaria.
Ma la cosa straordinaria, per i curatori, è che l'antica Roma non era solo ricordata nei dipinti e nelle sculture,
ma che fosse  effettivamente vissuta dai Veneziani in quel momento storico in un contesto che identificava Venezia con Venere nata dal mare. Per passare, poi, fino al XVII secolo all'ammirazione del paesaggio. Un paesaggio che prescinde dalla religiosità per emergere come protagonista, laddove l'artista si immedesima come uno spettatore  I "Raccoglitori" di Pieter Bruegel il Vecchio del XVI secolo, lo testimonia.  Dunque, una sorta di spartiacque nella storia del paesaggio europeo. Ll'artista ci sta mostrando esplicitamente un paesaggio modellato dal lavoro umano, le forme geometriche dei campi tagliati di grano e le balle. Quando pensiamo a questo dipinto come fatto per una particolare élite, spettatore urbano....  Video:https://youtu.be/mOiEOs3ZlT8. (03/05/2024-ITL/ITNET)

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