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ITALIANI ALL'ESTERO - 70° ACCORDO ITALO-TEDESCO SUL LAVORO - SE N'E' PARLATO A VERONA IN UN CONVEGNO PROMOSSO DAL COMUNE IN COLLABORAZIONE CON IL MEI (MUSEO DELL'EMIGRAZIONE ITALIANA) DI GENOVA

(2025-12-03)

A Verona si celebrano oggi i 70 anni dell’accordo italo-tedesco sul lavoro, firmato il 20 dicembre 1955. L’iniziativa, promossa dal Comune di Verona in collaborazione con il Mei – Museo Nazionale dell’Emigrazione Italiana, non è solo un’occasione per ricordare un documento diplomatico, ma anche per riflettere su un capitolo umano che ha segnato profondamente la vita di centinaia di migliaia di persone, contribuendo alla costruzione di una cittadinanza europea condivisa.

Il convegno mattutino, che ha avuto luogo nel suggestivo Palazzo della Gran Guardia, ha visto i saluti istituzionali del Sindaco di Verona, Damiano Tommasi, e di altri rappresentanti del Comune, del Presidente della Fondazione Mei, Paolo Masini – che ha moderato la giornata –, del Console Generale della Repubblica Federale di Germania a Milano, Wiltrud Christine Kern, dell’Ambasciatore d’Italia in Germania, Fabrizio Bucci, del Chief Corporate e Communication Officer di Gruppo FS, Giuseppe Inchingolo, della Segretaria Generale del CGIE, Maria Chiara Prodi, e della Presidente del Com.It.Es. di Monaco di Baviera, Daniela di Benedetto. Quest’ultima ha sottolineato l’importanza di una memoria condivisa tra le comunità italiane di Verona e della Baviera, con un intervento dal titolo “Ricordare l’emigrazione, comprendere l’emigrazione: un ponte tra Verona e Monaco e oltre”.

“Ricordiamo oggi quanto accadeva settant’anni fa, - ha spiegato il Sindaco di Verona, Damiano Tommasi - quando Verona era un punto di riferimento per le tante persone che si spostavano verso il Nord Europa, in particolare verso Monaco. Monaco era l’hub di arrivo dei lavoratori provenienti da tutta Italia, che qui si radunavano prima di iniziare una nuova vita nella città tedesca. Credo che questo sia anche lo specchio dei tempi attuali, in cui lavoratori e lavoratrici si muovono nel mondo e le nostre aziende hanno bisogno di forza lavoro. Gli spostamenti delle persone, tuttavia, vengono spesso strumentalizzati e non si riesce a riconoscerne il valore. Sarebbe importante saper distribuire non solo le risorse economiche, ma anche sapere gestire quelle umane, così da permettere alle persone e alle attività produttive di progredire e prosperare” .

“Una vicenda che ha segnato la storia del nostro Paese, con migliaia di donne e di uomini che sono andati in Germania alla ricerca di un futuro migliore, contribuendo a far crescere la Germania del dopoguerra. Ricordarlo oggi con gli studenti cittadini europei ha un grande significato. È questa la mission del Mei, preservare la memoria e raccontare la più grande narrazione popolare e collettiva del nostro paese e renderla sempre attuale” – ha affermato il Presidente della Fondazione Mei Paolo Masini.

"I lavoratori italiani hanno dato un contributo fondamentale al miracolo economico tedesco, – ha aggiunto l’Ambasciatore d’Italia in Germania Fabrizio Bucci - giocando un ruolo cruciale nella crescita del Paese durante quel periodo così delicato. Sebbene siano passati 70 anni, quella presenza è ancora viva e presente, con una seconda e persino una terza generazione che porta avanti quel legame."

“È fondamentale, per il nostro presente e per la visione del futuro, non dimenticare la storia dell’emigrazione italiana. La storia del nostro Paese si è intrecciata indissolubilmente con quella dell’emigrazione e dell’immigrazione, una storia di legami e scambi reciproci. Non esistono comunità separate, ma storie che si mescolano, si arricchiscono e si rafforzano a vicenda" – ha sottolineato la Segretaria Generale del CGIE Maria Chiara Prodi.

Il convegno ha offerto una lettura articolata e multidisciplinare dell’emigrazione italiana verso la Germania, intrecciando storia, archivi, testimonianze e nuovi flussi migratori. Il primo intervento è stato a cura di Elia Morandi, che ha raccontato il ruolo centrale del Centro di Emigrazione di Verona, fondamentale per migliaia di lavoratori italiani che partirono per la Germania nel dopoguerra.

Successivamente, gli studenti del Liceo Artistico Statale di Verona, che in passato ospitava il Centro di Emigrazione, hanno presentato Storie comuni, un’iniziativa nata nell’ambito di un progetto internazionale che esplora narrazioni condivise sul tema della migrazione. Un modo per offrire una prospettiva fresca e sensibile sulla storia della migrazione, attraverso la voce dei più giovani. L’incontro ha poi ampliato lo sguardo alle politiche tedesche, grazie all’intervento di Franco Valenti, che ha illustrato gli strumenti di inserimento e inclusione messi in atto dalla Germania nel corso dei decenni. Federica Onelli, del MAECI, ha presentato l'Archivio Storico Diplomatico come una delle principali fonti per ricostruire la storia dell’emigrazione italiana, fondamentale per comprendere il contesto istituzionale in cui si sviluppò l’esodo verso la Germania.

Un approfondimento sulla migrazione veronese è stato offerto dalla prof.ssa Federica Bertagna, che ha riportato alla luce le storie degli emigrati assistiti dal Centro di Emigrazione di Verona, mostrando come il territorio veronese sia stato un punto di partenza cruciale per il grande movimento migratorio degli anni '50 e '60. Delfina Licata, della Fondazione Migrantes, ha infine presentato i dati più recenti sulle comunità italiane nel mondo, concentrandosi in particolare sulle trasformazioni della mobilità contemporanea, le nuove competenze e motivazioni dei migranti italiani, specialmente in Germania. L’ultimo intervento è stato di Lorenzo Di Lenna della Fondazione Nord Est, che ha approfondito il fenomeno della mobilità giovanile, analizzando le motivazioni dei ragazzi che negli ultimi anni hanno scelto la Germania come destinazione privilegiata, e illustrando le loro aspettative nel rapporto con il mondo del lavoro.

Il pomeriggio, invece, è stato  dedicato alla dimensione narrativa e cinematografica dell’emigrazione italiana. Sempre alla Gran Guardia  la prima nazionale del documentario “Un sogno italiano” (Orisa Produzioni), che ripercorre la storia di tanti italiani che dagli anni '50 hanno lasciato i loro paesi e le loro famiglie per imbarcarsi in un'avventura sconosciuta che li avrebbe portati a contribuire alla crescita stessa della Germania. Una vicenda del passato che può far riflettere sul presente, sottolineando il valore di chi, inconsapevolmente, trasformò la storia sociale europea.

Ad anticipare la proiezione, alla presenza del Presidente della Fondazione Mei e delle istituzioni, il messaggio del Presidente di Cinecittà, Antonio Saccone e gli interventi di Fausto Caviglia (regista), Cristiano Bortone (produttore) e Antonio Padovani (co-produttore). Al docufilm, della durata di 90 minuti, è seguito un breve momento di domande e risposte con il pubblico.

“Sono molto contento di questo documentario in cui si raccontano le testimonianze di tanti nostri connazionali che per raggiungere un sogno o una propria dignità professionale sono stati costretti a emigrare all’estero. Con la nascita dell’Unione Europea, molti di loro rimasero all’estero e diedero vita a una nuova comunità: queste storie ci tengono ancorati alle nostre radici, facendoci riflettere su quanto sia fondamentale preservare la memoria collettiva." –  ha affermato il Presidente di Cinecittà Antonio Saccone.

Alla proiezione, ad ingresso gratuito, hanno assistito: istituzioni, associazioni che lavorano sul tema delle migrazioni, università, centri di ricerca e cittadini.  Un’occasione per riflettere insieme sulle radici dell’emigrazione italiana e sul suo lascito europeo, ma anche sulle nuove forme di mobilità che oggi uniscono Italia e Germania in un dialogo profondo e duraturo.  (03/12/2025-ITL/ITNET)   

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