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CULTURA ITALIANA NEL MONDO ---ARCHEOLOGIA- NEL SITO ITTITA DI U'AKLI (ANATOLIA): SCOPERTI SCHELETRI INFANTILI NEL LASTRICATO ADIACENTE LA "COSTRUZIONE CIRCOLARE" DAI TEAM COORDINATI DALL' ATENEO PISANO

(2025-09-01)

Gli scavi della campagna internazionale di scavo 2025 a U?akl? Höyük, nel cuore dell’Anatolia, ha portato alla luce importanti novità nell’Area F, una delle zone del sito legate all’occupazione ittita (XV-XIII sec. a.C.). Qui, già dal 2021, gli archeologi indagano una particolare costruzione in pietra, nota come “Struttura Circolare”, che ha continuato a fornire in questi mesi informazioni sorprendenti.

La struttura, formata da un muro curvo a ferro di cavallo costruito con pietre di varie dimensioni, si adatta all’irregolarità del terreno in forte pendenza. L’interno è riempito da accumuli di terra, frammenti ceramici e ossa animali, mentre all’esterno si riconoscono successivi rifacimenti di pavimenti in pietra e terra battuta. La sommità del muro, realizzata con ciottoli e pietre frammentate, appare calpestabile e collegata allo spazio lastricato aperto. Per la sua forma e le sue caratteristiche, non esistono confronti diretti con altri siti coevi: un unicum ancora avvolto nel mistero.

La funzione della Struttura Circolare resta incerta. Alcuni indizi fanno pensare a un’area speciale, destinata a riti e offerte. La posizione, poco distante dal grande Edificio II – probabilmente un tempio legato al Dio della Tempesta – rafforza l’ipotesi di una connessione con pratiche di culto.

La squadra ha fatto rientro recando nuovi dati che gettano luce sulla millenaria storia del sito e aprono nuovi interrogativi sulle abitudini e sull’organizzazione delle comunità che vi abitarono. Le ricerche hanno permesso di chiarire aspetti finora poco noti  contribuendo a definirne la funzione e il contesto d’uso. Al tempo stesso, le indagini hanno restituito elementi preziosi per comprendere lo sviluppo dell’insediamento a partire dall’età del Ferro, offrendo nuove chiavi di lettura dei cambiamenti che accompagnano l’evoluzione delle strutture sociali e politiche. Accanto a questi risultati, la campagna 2025 ha portato alla luce anche testimonianze significative di epoche successive, che arricchiscono ulteriormente il quadro storico del sito e ne confermano il ruolo di lunga durata nella regione.

Studenti, operai e archeologi impegnati nelle prime fasi dello scavo di un nuovo quadrato dell’area F. hanno proseguito le  indagini sulla cittadella e l’ampliamento dello scavo attorno alla Struttura Circolare

Con la diciottesima campagna di scavo della Missione Archeologica Italiana in Anatolia Centrale, nell’ambito del progetto di ricerca italo-turco, le attività sul campo hanno interessato tre aree del sito: due nella città bassa e una sulla sommità della collina portando alla luce testimonianze riferibili a fasi cronologiche differenti.

Da anticipazioni del Team formato da ricercatori di diverse nazionalità, ha  restituito un primo sguardo sulle attività svolte nel corso della campagna 2025.

Per la prima volta dall’inizio delle indagini, le ricerche condotte sulla sommità della cittadella di U?akl? Höyük hanno permesso di ricostruire una sequenza di abitazioni e spazi aperti databili tra l’età del Ferro e il periodo ellenistico. Un elemento di interesse è l’assenza di fasi di occupazione medievale, documentate invece nella città bassa: un dato che conferma la scarsa idoneità della sommità del monticolo alla costruzione di edifici abitativi in epoca più recente. Sotto la superficie sono emerse tracce di aree aperte pavimentate in calce o lastricate con pietre, nonché una possibile struttura con basi di pilastri, forse parte di un edificio. Tra gli elementi più significativi si segnala il ritrovamento di un braciere in pietra a quattro piedi associato a un pavimento lastricato delimitato da un muretto e alla presenza in sequenza di vari punti fuoco: indizi che suggeriscono una continuità funzionale dell’area, la cui destinazione d’uso resta ancora da definire.

I dati raccolti nel corso dell’ultima campagna hanno permesso di rispondere a una delle domande che la missione si era posta fin dai primi anni di ricerca, con la scoperta dell’anomalia circolare sulla sommità della cittadella: quale fosse la sua natura e cronologia. Se alla prima domanda si era potuto dare risposta grazie a un saggio di scavo che aveva accertato trattarsi di un muro di cinta dell’acropoli costruito con grandi blocchi di pietra, le evidenze emerse quest’anno indicano chiaramente che la struttura appartiene a una fase più antica rispetto agli strati abitativi individuati sul resto della città bassa immediatamente al di sotto della superficie. I nuovi dati confermano dunque l’inserimento di questo elemento in un assetto monumentale sviluppatosi tra la tarda età del Ferro e il periodo ellenistico. Questo inquadrerebbe l’ultima fase della cittadella di U?akl? nell’ambito del sistema di castelli documentati nella regione a partire dal periodo in cui i Frigi si stabiliscono poco più a occidente, fino all’arrivo dei Persiani e al successivo controllo galata di quest’area dell’altipiano centro-anatolico. Le caratteristiche architettoniche della struttura, insieme alla sua posizione dominante e alla sua lunga durata d’uso, suggeriscono che essa abbia svolto un ruolo centrale nella definizione del paesaggio fortificato della regione. Le nuove evidenze raccolte quest’anno consentono di inserirla con maggiore precisione nel quadro dei centri d’altura che tra la tarda età del Ferro e il periodo ellenistico strutturano la geografia politica e insediativa dell’Anatolia centrale.

Lo scavo ha messo in luce, nelle porzioni basse di un saggio esplorativo (a 4 metri di profondità dalla superficie), anche gli strati che datano alla tarda età del Ferro e raggiunto un deposito di distruzione che dovrebbe essere datato alla media età del Ferro, stando al repertorio ceramico associato. Il ritrovamento di questo contesto caratterizzato da pietre bruciate, frammentate e ceneri rappresenta un dato di rilievo per la ricostruzione delle fasi più antiche dell’occupazione della cittadella. Da questo contesto provengono anche diversi campioni di carboni che potrebbero fornire indicazioni preziose per una datazione assoluta più precisa e contribuire così a chiarire il quadro cronologico della media età del Ferro, ancora poco documentata nei livelli superiori del sito. I risultati attesi da queste indagini aprono interessanti prospettive sulla storia dell’acropoli e sulle trasformazioni che l’hanno investita nei secoli successivi.

Un rituale ittita che fa riferimento al dio della Tempesta di Zippalanda, celebrato presso la riva di un fiume, in un bosco e poi nel giardino di una ‘casa’, per la protezione della coppia reale, menziona una fossa destinata a sacrifici animali. La posizione della Struttura Circolare – non lontana dal fiume che scorre ai piedi del sito e in prossimità del probabile tempio, in relazione al quale poteva trovarsi un ampio spazio aperto – richiama in modo suggestivo lo scenario descritto dal testo rituale. Se lo spazio delimitato dal cerchio di pietra, percorso dall’officiante nel corso dell’azione rituale, potesse essere percepito come una fossa, resta al momento solo un’ipotesi di lavoro.

La novità più significativa è la scoperta di resti scheletrici di almeno sette bambini, trovati in relazione a strati di cenere, ossa animali e vasi frammentari. Non si tratta di sepolture formali, ma di deposizioni irregolari, sparse o associate ad altri materiali in relazione allo spazio lastricato adiacente alla Struttura Circolare. Tra i ritrovamenti spicca un dente infantile, che potrà fornire datazioni precise e analisi del DNA antico, contribuendo a ricostruire dati biologici unici sulle genti che abitavano il sito in questo periodo. Un contesto che pone interrogativi significativi, reso ancor più rilevante dalla scarsità di fonti scritte ittite sui rituali legati ai bambini defunti e dalle conoscenze ancora limitate sulle pratiche funerarie.

Le ricerche a U?akl?, attive dal 2008 grazie ad una concessione del Ministero della Cultura e del Turismo turco e supportata dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, riuniscono un gruppo internazionale di ricercatori nella ricostruzione della lunga storia del sito, abitato dal III millennio a.C. fino all’età medievale. Il coordinamento scientifico è affidato all’Università di Pisa, in collaborazione con ANAMED Koç, le Università di Firenze, UCL e Bozok.

La missione, l’unica a direzione italiana che opera su un insediamento ittita nel cuore dell’antico regno, poi divenuto impero riunisce un gruppo internazionale di archeologi, ricercatori e studenti. Il coordinamento scientifico è affidato all’Università di Pisa, in collaborazione con le università Koç (Istanbul) e di Ankara, Siena, Firenze, UCL (Londra) e Bozok (Yozgat) e la Sapienza che ha condotto indagini archeozoologiche sui resti faunistici e mentre la Hacettepe Üniversitesi Ankara ha eseguito quelle paleoantropologiche sui resti umani.

Il progetto archeologico a U?akl? Höyük si è svolto grazie a una concessione della Direzione Generale del Patrimonio Culturale e dei Musei del Ministero della Cultura e del Turismo della Repubblica di Turchia, assegnata all’Università di Pisa.

La campagna di scavo 2025 è stata resa possibile grazie al sostegno della Fondazione per l’Oriente Mediterraneo, del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, dell’Università di Oxford (Gerald Averay Wainwright Fund Research Grant) e del Progetto di Rilevante Interesse Nazionale Ancient Landscapes of Anatolia in the Bronze Age – AlandA (2022M4WPFS), finanziato dal Ministero dell’Università e della Ricerca nell’ambito del programma Next Generation EU – Missione  (01/09/2025-ITL/ITNET)

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