Sponsor
|
CULTURA ITALIANA NEL MONDO -MODERNI MECENATI- E' RINASCIMENTALE LA SPINETTA REALIZZATA NEL 1552 E CONSERVATA AL MUSEO CORRER (VENEZIA). RESTAURATA CON PIENA FUZIONALITA' SONORA GRAZIE AL SOSTEGNO DI L.VUITON E LA CURA DEL CISRIC (ATENEO PAVIA).
(2025-08-25)
L'estate sta finendo per la maggioranza degli italiani ma gli arrivi dall'estero continuano a popolare città, musei e luoghi dove piccoli e grandi capolavori d'arte, senza tema di possibili smentite, risultano potenti attrattori.
A Venezia, città dal fascino ambientale ineguagliabile, dove accanto a capolavori architettonici, scultorei e pittorici, l'arte e la cultura si esplicita in mille altre forme e formule, come le rappresentazioni teatrali ed i lasciti musicali di stagioni particolarmente ricche che hanno attraversato il MedioEvo, il Rinascimente ed il Barocco, grazie al perseverare di un'attenta e diffusa educazione musicale. Arie, madrigali, mottetti e musica sacra che risuonavano negli splendidi palazzi delle piu' importantii famiglie veneziane, dei mercanti veneti, ma anche nelle chiese come negli orfanotrofi e nelle istituzioni caritatevoli per giovani donne, in quest'ultimo caso spesso si trattava di musiche composte ed eseguite da loro stesse su strumenti musicali dell'epoca. Rari spartiti che talvolta riemergono dalle brume del passato e vengono riproposte da formazioni musicali dopo approfonditi studi e ricerche con il sussidio di antichi strumenti sapientemente restaurati.
Fra gli ultimi strumenti musicali tornati a nuova vita è possibile ammirare al Museo Correr un piccolo capolavoro del Rinascimento musicale: una spinetta realizzata intorno al 1552 da Franciscus Patavinus, conservata nei depositi del Museo. Lo strumento è stata oggetto di un attento intervento di restauro, che ha restituito piena funzionalità sonora a questa preziosa testimonianza della cultura musicale della metà del Cinquecento. L’intervento rientra tra le attività di valorizzazione del patrimonio artistico della Fondazione Musei Civici di Venezia, ed è stato curato da Graziano Bandini con la collaborazione del Laboratorio Arvedi di Diagnostica Non Invasiva (CISRIC) dell’Università di Pavia. Il restauro è stato reso possibile grazie al sostegno di Louis Vuitton ed all'intervento dell'Università di Pavia. Il ritorno al suono di questo strumento non è solo un gesto conservativo – per Andrea Bellieni, curatore del Museo Correr – ma un modo per riattivare una memoria viva. Restituire voce a un oggetto antico significa ricollocarlo nel suo contesto originario: non come semplice reperto, ma come testimone attivo della cultura che lo ha generato. Appartenente alla famiglia del clavicembalo, la spinetta si distingue per le dimensioni ridotte e una sonorità più raccolta, ideale per ambienti privati. Diffusissima tra la fine del Quattrocento e il Seicento, trovava spazio soprattutto in contesti aristocratici e colti, ed era spesso suonata da donne. Leggera, elegante, destinata al dialogo più che alla scena, la spinetta rappresentava un simbolo di raffinatezza e cultura. L’esemplare veneziano, firmato Franciscus Patavinus e datato alla metà del XVI secolo, è un caso raro di conservazione pressoché integrale. L’attribuzione è stata confermata da un confronto con un virginale, piccola spinetta diffusa in Inghilterra in epoca elisabettiana, conservato al Conservatoire Royal de Musique di Bruxelles, opera certa dello stesso autore e molto simile sotto il profilo tecnico e formale. A Patavinus è inoltre attribuito un cembalo conservato al Deutsches Museum di Monaco. Un ulteriore elemento di autenticazione è rappresentato dalla scritta «basi» incisa su un cartesino nella parte sinistra della tastiera, analoga a quella presente sullo strumento di Bruxelles. Lo strumento fu acquistato dal Museo Correr all’inizio del ‘900 e studiato in dettaglio nel 1995 dallo specialista Grant O’Brien. Tuttavia, solo con il recente intervento avviato nel 2021 e curato da Graziano Bandini, la spinetta ha riacquistato piena funzionalità. Il restauro ha riguardato in particolare il mobile ottocentesco che la custodisce, mentre lo strumento cinquecentesco è stato ritrovato in condizioni eccezionali: i ponticelli erano ancora nella loro posizione originale e la tavola armonica non presentava rimaneggiamenti. Per ripristinare la funzionalità musicale, sono stati ricostruiti i salterelli – piccoli leveraggi in legno che permettono ai tasti di pizzicare le corde – attraverso un minuzioso intervento tecnico che ha restituito allo strumento la sua voce originale. Le corde sono state reinstallate, mentre i salterelli originali sono stati accuratamente conservati. Il restauro è stato anche occasione per applicare metodi di ricostruzione storica, basati sull’uso di unità di misura pre-metriche come once e piedi veneziani. La straordinaria conservazione della spinetta – ha dichiarato Bandini – costituisce la sua unicità. Ritrovare lo strumento intatto nella sua struttura originale è un evento davvero raro nel panorama degli strumenti musicali antichi. Come osserva il musicologo Franco Rossi, già direttore del Conservatorio “Benedetto Marcello” di Venezia, la città ha svolto un ruolo centrale nella storia della musica europea, grazie alla sua capacità di innovazione in ambiti diversi: dalla musica sacra a quella profana, dal melodramma alle forme strumentali più complesse. Questa vivacità culturale ha generato una tradizione artigianale di eccellenza, con la fioritura di botteghe di liutai, cembalari e costruttori di strumenti. Il Museo Correr, parte del sistema dei Musei Civici di Venezia, conserva oggi una collezione di circa settanta strumenti storici, frutto di donazioni, lasciti e acquisizioni. Tra i pezzi più rilevanti spiccano, oltre alla spinetta di Patavinus, il magnifico organo realizzato da Lorenzo Gusnasco da Pavia nel 1494, auten-tico capolavoro dell’arte organaria del tardo Quattrocento. Di particolare valore, sebbene meno nota al grande pubblico, è anche la raccolta musicale in comodato al Conservatorio Benedetto Marcello, proveniente dalla Biblioteca del Museo Correr. Si tratta di un fondo di manoscritti musicali di grande pregio, trasferito in Conservatorio tra il 1939 e il 1940. Vi si trovano partiture provenienti da collezioni storiche come quelle dei Martinengo da Barco e dei fratelli Carminati, oltre a composizioni legate all’Ospedale della Pietà, eseguite dalle celebri “figlie del coro”. Una parte significativa di questo patrimonio è legata al lascito di Emmanuele Antonio Cicogna, figura di primo piano nella storia del collezionismo veneziano.
Luoghi da non mancare - anche se si tratta di mete non inserite nei classici itinerari turistici - per immedesimarsi nelle peculiarità culturali di una città la Serenissima che può essere considerata antesignana della moderna globalizzazione, ma anche di un'emancipazione femminile davvero precoce rispetto al resto del mondo. Le donne veneziane potevano essere imprenditrici, artiste e scrittrici, avendo accesso a beni e a una certa valenza sociale. (25/08/2025-ITL/ITNET)
|
Altri prodotti editoriali
Contatti

|