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CULTURA ITALIANA NEL MONDO: FRA ARTE E SCIENZA: A SPOLETO IL PROGETTO DI LULU' NUTI "IN MY END IS MY BEGINNING" A CURA DI SPAZIO TAVERNA IN COLLABORAZIONE CON EGO

(2024-06-28)

  Inaugurato oggi negli spazi di Palazzo Collicola di Spoleto, durante il Festival dei Due Mondi, IN MY END IS MY BEGINNING, progetto dell’artista contemporanea Lulù NUti, nato da una residenza dell’artista presso l’Osservatorio Gravitazionale Europeo di Cascina e curato da Spazio Taverna, in collaborazione con EGO e il supporto dell'Università degli Studi di Perugia e l'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare.

Il progetto nasce da una residenza artistica presso l’Osservatorio Gravitazionale Europeo di Cascina (PI), sede di Virgo, uno dei tre più grandi e sensibili rivelatori di onde gravitazionali del pianeta, il progetto di Lulù Nuti, IN MY END IS MY BEGINNING, a cura di Spazio Taverna ed EGO e supportato dal laboratorio CAOS dell’Università degli Studi di Perugia e dell'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare.

Lulù Nuti ospitata ad EGO, all’inizio del 2024 ha raccolto durante la residenza ispirazioni provenienti dal mondo dell’astronomia gravitazionale, della fisica fondamentale e della ricerca tecnologica e ha intrapreso un dialogo con i ricercatori di EGO e Virgo, a partire da interrogativi, aspirazioni e processi, per certi versi, condivisi. 
L’opera, restituzione di questo significativo percorso di dialogo e reciproca trasformazione  a Palazzo Collicola, sede della Galleria d’Arte Moderna di Spoleto, principale struttura museale umbra dedicata all’arte moderna e contemporanea.

“Gli artisti, come gli scienziati, pongono domande che nessun'altro ha mai posto prima, spinti dalla curiosità e dal desiderio di interpretare il mondo - ha dichiarato il direttore di EGO, Massimo Carpinelli - Sulla base di questo moto dello spirito condiviso, credo possa scaturire un percorso di ricerca tra artisti e scienziati, che può reciprocamente ispirarci, aiutarci a sviluppare nuove idee e immaginari originali per comprendere e interpretare la contemporaneità. Sono convinto che questo sforzo debba essere parte della nostra missione come istituzioni di ricerca.”

La residenza è la prima tappa di una serie di incontri tra scienza e arte che L’Osservatorio Gravitazionale Europeo sta immaginando e progettando con Spazio Taverna di Roma, con l’obiettivo di sviluppare l’incontro tra il mondo scientifico e quello artistico e la produzione di opere che possano essere la restituzione del dialogo intercorso tra i due mondi.

IN MY END IS MY BEGINNING è un’opera che ben condensa la tensione dell’artista verso l’indagine del mondo che la circonda e al contempo punta a riflettere su un’analoga tensione nel lavoro quotidiano di centinaia di ricercatori che sono in ascolto dell’universo profondo.

L’opera richiama simboli antichi (uroboro/toroide/fiore della vita) che hanno preceduto le indagini scientifiche ma che, nel loro essere analogici e non analitici, sembrano quasi anticipare alcune delle teorie più acclamate della contemporaneità: l’autogenerazione e l’autosufficienza di un universo che si autofeconda per ripetere infinitamente un ciclo di espansione e contrazione; la simmetria di un campo gravitazionale a riposo e la vertigine che l’immagi-nazione prova quando si raffigura la curvatura dello spazio tempo; così come l’andare e tornare dei raggi luminosi che correndo lungo i bracci di Virgo si riflettono sugli specchi dell’interferometro per registrare inimmaginabili muta-zioni del tessuto dell’universo. La scultura, poggiando su sé stessa e alzata pochi centimetri da terra, con delicatezza ed eleganza evoca un universo, che potrebbe essere nient’altro che una simulazione e che eppure esiste, non sola-mente come oggetto da indagare, ma come luogo da abitare.

La residenza a EGO è stata supportata e accompagnata inoltre dai ricercatori del Laboratorio CAOS, fondato dall'Università degli Studi di Perugia (Dipartimento di Fisica e Geologia) e dall’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, per la ricerca e lo sviluppo delle nuove tecnologie di frontiera legate al futuro grande rivelatore di onde gravitazionali europeo, Einstein Telescope.
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Lulù Nuti nata a Parigi (Levallois-Perret), Francia, il 22 febbraio 1988. Vive e lavora a Roma.

L’artista concepisce masse scultoree e installative in dialogo con lo spazio. La sua ricerca indaga i sentimenti di responsabilità e di impotenza che eventi politici, sociali, ambientali innescano nell’essere umano, sulla sua percezione della realtà, sulla trasformazione delle abitudini e sul rapporto con la natura.

Dopo essersi diplomata all’Ecole Nationale Supérieure des Beaux Arts de Paris nel 2012, ha esposto in istituzioni in Italia e all’estero tra cui: Fondazione Pescheria, Pesaro, Italia (2024); Fondazione Nicola del Roscio, Roma (2023); Palazzo Collicola, Spoleto, (2023); British School at Rome (2023); Musée des Beaux Arts d’Angers (2023); Accademia di Francia a Roma - Villa Medici (2021); Istituto Italiano di Cultura di New Delhi (2019); MO.CO., Montpellier (2018); Cité Internationale des Arts de Paris (2014); Biwako Biennale, in Giappone (2012).

Il suo lavoro è stato presentata anche in gallerie private come: Galleria Mazzoli, Modena (2023); Galleria Renata Fabbri, Milano (2022) Galerie Chloé Salgado, Paris (2021). Nel 2022 la sua opera in ferro forgiato Too much heat, Nothing to Eat viaggia a traverso il Mondo (IIC New-York, USA; IIC Seoul, Corea; Changijang Museum of Contemporary Art, China) con il progetto We Love Art, vision and creativity Made in Italy, promosso dal Ministero degli affari esteri e CDP. A Spoleto il suo lavoro é stato esposto per la prima volta in occasione di Windows, mostra a cura di Teodora di Robilant e Galleria Alessandra Bonomo nel 2021 al Chiostro di San Nicolò. Nel 2018 fonda con Pamela Pintus il duo LU.PA, identità artistica che opera soprattutto attraverso azioni performative e opere site-specific. Nel 2020 co-fonda Post Ex, studio di ricerca condiviso attivo a Roma.

Spazio Taverna, è un progetto curatoriale fondato nel 2020 da Marco Bassan e Ludovico Pratesi, che si basa sulla contaminazione tra artisti ed altri immaginari contemporanei, come quello scientifico e industriale, lavorando con istituzioni e aziende come Fondazione CDP, MAECI, AXA, Colacem e Virgo. L’obiettivo di Spazio Taverna è di restituire agli artisti una centralità sociale, mettendoli in condizioni di essere necessari per la società, per sviluppare nell'individuo e nella collettività nuovi codici per dare senso alla complessità di questo tempo. Attraverso i vari progetti, opera in tre direzioni fondamentali: la contaminazione tra saperi, la riattivazione di luoghi, storie e identità collettive grazie alla capacità dell'arte contemporanea di produrre narrazioni innovative e la dimensione esperienziale dell’opera d’arte, dove la distanza tra spettatore, opera e mondo dell'artista viene accorciata per creare momenti intimi trasformativi a partire dall’individuo.

EGO, l’Osservatorio Gravitazionale Europeo, situato nella campagna vicino Pisa è la sede dell’interferometro Virgo, una delle tre antenne gravitazionali più grandi e sensibili al mondo, in grado di osservare straordinari fenomeni dell'Universo profondo , come la fusione di buchi neri o di stelle. All’esperimento lavorano oltre 800 scienziati di oltre 150 istituzioni e 15 paesi, ma i principali finanziatori di EGO sono: il Centre National de la Recherche Scientifique (CNRS) in Francia, l'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN) in Italia e l'Istituto Nazionale di Fisica Subatomica (Nikhef) nei Paesi Bassi. EGO è anche impegnato in progetti di comunicazione e public engagement, promuove il coinvolgimento di non scienziati nella ricerca (citizen science), organizza eventi e mostre per il grande pubblico e si dedica alla ricerca di nuovi linguaggi all'intersezione tra arte e scienza.

CAOS, (Centro sulle Applicazioni per le Onde gravitazionali e la Sismologia), laboratorio di ricerca del Dipartimento di Fisica e Geologia dell’Università degli Studi di Perugia, in collaborazione con l’INFN, sezione di Perugia. Centro di eccellenza mondiale per lo sviluppo delle tecnologie necessarie alle sospensioni delle ottiche dei detector per onde gravitazionali presenti e futuri. Il laboratorio ospiterà un interferometro con bracci di circa 10 metri con le sospensioni dei detector per onde gravitazionali di terza generazione, come ET, in scala 1:1. L’Università di Perugia, coordina una rete di laboratori con lunga esperienza in questo campo di cui fanno parte gruppi universitari, INFN e INAF italiani (Pisa, Camerino, GSSI-L’Aquila, Roma “La Sapienza”, Bologna), EGO (lo European Gravitational Observatory), e stranieri (come i giapponesi NAOJ e ICRR). Vista l'alta sensibilità e il particolare intervallo di frequenze (da qualche centinaio di millihertz al kilohertz), l’impatto di tale strumento sarà estremamente utile non solamente nel campo dei detectors per onde gravitazionali, ma anche per le sue ricadute, una fra tutte la geofisica e la sismologia. (28/06/2024-ITL/ITNET)

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