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CULTURA ITALIANA NEL MONDO - AFRICA - ARCHITETTURE DI PIERLUIGI NERVI IN AFRICA ECCELLENTI ESEMPI DI IBRIDAZIONE LESSICALE TRA DECORATISMO STRUTTURALE E GRAMMATICA ORNAMENTALE DELLA CULTURA LOCALE

(2022-11-07)

  “Pier Luigi Nervi in Africa: evoluzione e dissoluzione dello Studio Nervi 1964-1980” un testo di Micaela Antonucci e Gabriele Neri di particolare interesse perché se molto si sa di alcune opere realizzate all’estero da Pier Luigi Nervi (1891-1979 ), come la sede dell’Unesco a Parigi, la cattedrale di St. Mary a San Francisco, l’ambasciata d’Italia a Brasilia o l'
Australia Square Tower a Sidney, quasi sconosciuto rimane il lavoro in Africa dell'illustre ingegnere e del suo studio.

Eppure, il suo lascito in quel continente e’ tutt’altro che marginale come dimostra il volume “Pier Luigi Nervi in Africa: evoluzione e dissoluzione dello Studio Nervi 1964-1980” curato da Micaela Antonucci e Gabriele Neri (Editore Quodlibet Studio, 24 euro, 261 pagine). Un libro che getta una inedita luce sulla sua produzione in queste latitudini avviata nel 1964 e conclusasi nel 1980, pochi mesi dopo la morte di Pier Luigi Nervi e del figlio maggiore, Antonio.

Progetti che contribuirono a dare ad alcuni Paesi che avevano da poco raggiunto l’indipendenza un nuovo 'status' e che dimostrarono al contempo la versatilità dell'architettura dello Studio Nervi capace di inserirsi in contesti geografici e sociali diversi ibridandosi con culture locali ma preservando sempre i suoi caratteri distintivi.

Le architetture africane continuarono infatti ad essere realizzate secondo il ‘Sistema Nervi’ ovvero utilizzo combinato di ferrocemento e della prefabbricazione strutturale, con grandi volte nerbate e pilastri a sezione variabile.
Un 'codice linguistico' che pur avendo perso la sua carica innovativa continuò; ad essere richiesto in quei paesi dove era disponibile manodopera non specializzata a basso costo e i cantieri erano caratterizzati da livelli piu’ artigianali.

Articolato in tre capitoli, il volume si apre con un’analisi approfondita dell’attività dello Studio Nervi in Africa - quasi quaranta progetti, di cui numerosi realizzati, richieste di consulenze e proposte di collaborazione - e si sofferma anche sui rapporti, non sempre facili, con i partner africani e sulle complicate situazioni politiche locali con cui lo studio dovette misurarsi.

Gli autori non tralasciano di spiegare il vero motivo che porto’ lo Studio Nervi a lavorare in questo continente ovvero la diminuzione di grandi commesse europee e americane dovuta all’incapacità’ di rinnovare i metodi costruttivi, di aggiornare le tecniche sperimentali e di rivedere la struttura gestionale.

In effetti, come precisano gli autori, le complesse configurazioni formali che nascevano da un metodo artigianale messo a punto dallo stesso Pier Luigi Nervi non si adattavano più ad essere utilizzate nelle latitudini occidentali dove si perseguiva maggiormente rapidità e competenza tecnologica.

Inoltre, dal 1971, Pier Luigi Nervi, per motivi di salute, comincio’ ad essere sempre meno presente: il testimone fu raccolto dal primogenito Antonio e dagli altri due figli che tentarono, senza pero’ riuscirci, di trasformare lo studio, a conduzione familiare, in un workshop o in una corporation.
Quindi, l’Africa, dove, nonostante tutto, lo Studio Nervi lavoro' molto, realizzando strutture importanti come il monastero delle benedettine in Tanzania, l'impianto siderurgico di Maluka in Congo, la Banque Africaine de Developpement ad Abidijan, il Centro di trasporto interzonale a Lagos.

Il secondo capitolo e’ invece dedicato alla prima grande commessa africana giunta a Pier Luigi Nervi nel 1964: il Good Hope Centre a Cape Town.
Corredata da fotografie, disegni di dettagli architettonici, immagini di modelli e documentazione d’archivio, questa sezione del libro illustra la costruzione del grande complesso polifunzionale nella città sudafricana, un'opera che impegnera’ lo studio romano, tra pause, problemi ed imprevisti, sino al 1977.

La realizzazione del complesso, voluto dal Governo per riqualificare il degradato District Six situato tra i docks e la Table Mountain, e’ affidato allo studio per chiamata diretta grazie alla fama internazionale delle infrastrutture sportive realizzate a Roma per le Olimpiadi.
Diversamente dai precedenti incarichi fuori dall'Italia che prevedevano che lo Studio Nervi si occupasse solo del progetto architettonico e di quello strutturale preliminare, lasciando il compito di seguire il progetto strutturale esecutivo ed impiantistico e la direzione lavori a partner locali, allo studio viene affidata questa volta tutta la realizzazione del progetto dalla fase preliminare alla fase esecutiva.

Ad un iniziale progetto che prevedeva una serie di edifici intorno ad una sala maggiore e ad una  sala minore, subentra dopo uno stop di due anni un secondo progetto con significative riduzioni volumetriche volte a contenere le spese.
E una delle condizioni introdotte dallo studio romano nel secondo contratto per ridurre i costi e’ proprio l’impiego del ‘Sistema Nervi’ basato sull’uso di ferrocemento - un sistema di gusci sottili composti da esili rete metalliche e un conglomerato di inerte fine che permetteva di risparmiare ferro per armare le orditure - e sulla 'prefabbricazione strutturale’ ovvero la scomposizione delle  trutture in singoli elementi ‘modulari' poi saldati tra loro.

Dopo un ulteriore stop nel 1975, i lavori tra alti e bassi riprendono e il 2 settembre 1977 si svolge
infine l’inaugurazione ufficiale: Capetown mostra con orgoglio il maestoso edificio dalle quattro
grandi semicupole che la stampa locale definisce il world record building.

Le opere eseguite in Costa d’Avorio, paese in cui lo Studio Nervi e’ stato piu’ attivo dopo l’Italia e gli Stati Uniti, sono invece il tema del terzo e ultimo capitolo.
Le ragioni di questa sua prolungata presenza qui si spiegano con l’eccezionale momento storico attraversato dal Paese in seguito all’indipendenza dall’Africa Occidentale Francese (1960). In quegli anni, infatti, la Costa d’Avorio conobbe un grande sviluppo grazie al Presidente Felix Houphouet-Boigny che sfruttando l'ingente produzione di materie prime porto’ avanti un importante progetto di modernizzazione urbanistico e architettonico.

In questa parte dell’Africa , tra il 1970 e il 1980, lo studio romano fu impegnato in sedici progetti, di cui diversi furono realizzati. Tra le opere che videro la luce, la Banque Africaine de Developpement ad Abidjan edificata nel cuore amministrativo della città’.
Composta da due torri gemelle, alte 19 piani, ognuna a forma di stella a tre punte, la BAD e’ un eccellente esempio di ibridazione lessicale tra il decorativismo insito nelle trame strutturali dell’ingegnere romano e la grammatica ornamentale della cultura locale.

Abbandonato durante la guerra civile, l’edificio e’ stato recentemente oggetto di un'importante ristrutturazione.
Sempre dalla BAD arrivo’ l'incarico di costruire le ville dei dirigenti della banca, alcune delle quali furono realizzate a pianta circolare.
E sempre ad Abidjan, lo Studio Nervi realizzò, tra il 1976 e il 1978, la Nunziatura Apostolica commissionata dalla Santa Sede. Il progetto finale, preceduto da altri due che furono rifiutati perche’ troppo importanti, portò alla costruzione di una struttura compatta basata su una griglia modulare con la facciata scandita da un ordine di pilastri a tutta altezza.
Fu invece costruita a Yamoussoukro la cappella presidenziale di Felix Houphouet-Boigny.                                                                       
Pensata per accogliere un centinaio di persone, presenta una pianta quadrata scandita da una serie di setti perimetrali in cemento che sostengono l’imposta della volta divisa in quattro settori. E sempre a Yamoussoukro portano la firma dello studio romano la residenza del Prefetto, formata da due corpi longitudinali, e la Prefettura, composta da quattro corpi interamente vetrati a forma quadrata dotati di una sovrastruttura che ripara dal sole.

Da segnalare negli ultimi incarichi, il ruolo preponderante di Antonio Nervi che compare nei contratti come "Progettista Principale", segnando così ufficialmente la sua posizione a capo dello studio. L’epopea dello Studio Nervi finisce repentinamente e non solo in Africa nel 1980: nel giro di pochi mesi, nel 1979, erano infatti mancati sia Pier Luigi che il figlio Antonio.

Si spense così, in modo tragico, uno dei luoghi piu’ fecondi per l’ingegneria italiana del Novecento. Il primo studio ad essere riuscito a creare nello scorso secolo un cantiere planetario.  (07/11/2022- L.Guadagno -ITL/ITNET)

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