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CULTURA ITALIANA NEL MONDO - FRANCIA - L'OMAGGIO DI PARIGI A GIOVANNI BOLDINI: RASSEGNA 140 OPERE AL PETIT PALAIS SEGNA RISCOPERTA DEL PITTORE ITALIANO. INTERVISTA ESCLUSIVA A BARBARA GUIDI CO-CURATRICE MOSTRA

(2022-03-28)

  Strana parabola quella di Giovanni Boldini (1842-1931), il grande maestro ferrarese, parigino d’adozione: ricercatissimo in vita, amico di Marcel Proust, stimato da Edgar Degas, fu quasi dimenticato dopo la sua morte, come se la sua arte fosse stata frutto di una moda passeggera.

Riscoperto negli anni Sessanta, soprattutto in Italia, Boldini e’  da allora al centro di numerosi eventi espositivi che lo hanno trasformato nel giro di pochi decenni in un artista amatissimo dal grande pubblico italiano, apprezzato per la sua eleganza ed originalita’.
Ed ora i dovuti omaggi arrivano anche da Parigi, città dove Boldini si trasferì definitivamente nel 1871 e dove visse per sessanta anni sino alla sua morte. La capitale francese lo celebra, proprio in occasione dei 150 anni dal suo arrivo nella Ville Lumière, con una mostra grandiosa (rinviata di un anno causa Covid) in programma dal 29 marzo al 24 luglio 2022 al Petit Palais, istituzione museale da sempre attenta all’arte italiana.

“Era da tempo che il Petit Palais pensava di dedicare una retrospettiva a Boldini, questo importante pittore parigino un po’ dimenticato e poco noto al grande pubblico francese. Assente dal 1963 dalla scena espositiva della capitale francese, questa mostra segna dunque il suo ritorno e permette di sfatare alcuni falsi miti sulla sua pittura che sono anche un po’ la ragione della sua poca fortuna in Francia dove è ritenuto spesso un pittore frivolo.  In realtà, se andiamo a scalfire la superficie scintillante, scopriamo un artista di grandissimo spessore, un disegnatore straordinario.
Famoso soprattutto per i suoi ritratti, Boldini ha attraversato nella sua lunga carriera tante fasi ed e’ rimasto sempre sulla cresta dell’onda. Non dobbiamo infatti dimenticare che era un abilissimo imprenditore di se stesso,” afferma in un'intervista ad Italian Network Barbara Guidi, direttrice dei Musei Civici di Bassano del Grappa e co-curatrice dell’evento espositivo parigino assieme a Servane Dargnies-de Vitry, conservatrice del Petit Palais.

“Va, infatti,  ricordato che nella sua prima fase parigina, Boldini e’ stato il pittore di Parigi, della città moderna. Solo successivamente e’ diventato il pittore raffinatissimo delle parigine, dell'eleganza e della moda in una perfetta fusione con  la letteratura del suo tempo.
D’altra parte, era un artista che viveva nei salotti e respirava quella temperie culturale. Lo definirei, quindi, un camaleonte ed in ogni sua fase ha saputo esprimere qualcosa"  sostiene Barbara Guidi. Ed in effetti, "se si rileggono le testimonianze dell’epoca, colpisce il rispetto che artisti e critici nutrivano per lui. Al riguardo cito spesso Colette che lo definisce l'"insigne vecchio demone della pittura".  Era un pittore che sapeva stregare per la sua capacità di far viaggiare in un mondo di eleganza, di bellezza ma anche di grande e vera pittura,” precisa Barbara Guidi, che prima di dirigere i Musei Civici di Bassano del Grappa e’ stata per quasi venti anni Conservatore Capo di Palazzo dei Diamanti e Responsabile del Museo Boldini a Ferrara.

“Ma c'è anche un altro elemento che vorrei far presente riguardo alla sua tecnica: pur essendo attento alle conquiste della nuova pittura, Boldini ha saputo mantenere una sua personalita’ . Prossimo alla cerchia degli impressionisti, non riconosceva questa corrente pittorica come adatta alla propria  sensibilita’, per cui  ha sviluppato un suo stile originale, ispirandosi allo studio dei grandi maestri. Boldini aveva infatti una cultura straordinaria della grande pittura del passato e il suo talento, il suo virtuosismo innato gli hanno permesso di utilizzare quel bagaglio culturale per elaborare uno stile assolutamente personale, quasi inarrivabile, anche dal punto di visto tecnico" illustra  la co-curatrice della mostra al Petit Palais, puntualizzando "con lui abbiamo una maestria, una padronanza del mezzo pittorico che raramente si rintraccia in altri artisti di quel tempo.”

Frutto di una ricerca pluriennale che ha permesso un importante aggiornamento degli studi su Boldini, la mostra è stata allestita secondo un criterio cronologico-tematico, ripercorrendo tutta la carriera del maestro, dagli esordi macchiaioli sino agli ultimi ritratti della Bella Epoque.
140 le opere in esposizione tra cui dipinti, disegni, incisioni, pastelli e acquerelli provenienti da importanti musei italiani ed internazionali come il Museo Giovanni Boldini di Ferrara, il Museo di Capodimonte a Napoli, la National Portrait Gallery di Londra, il Musée d’Orsay, Palais Gallier e il MAD a Parigi.

Da segnalare, inoltre, i prestiti in arrivo da numerose collezioni private, opere raramente visibili.  “Siamo riusciti a ritrovare  grandi capolavori scomparsi all'attenzione del pubblico negli ultimi venti anni. Abbiamo, addirittura, rintracciato un quadro di cui si erano perse le tracce dal 1891. Ci sara’ poi il bellissimo ritratto di Madame Schneider, realizzato nei primissimi anni del Novecento, che non si vedeva dal 1963. E avremo anche la Principessa Bibesco, forse uno dei ritratti piu’ affascinati di Boldini,” ha aggiunto Guidi, precisando come, nonostante le difficoltà frapposte dalla pandemia, la mostra vanti una selezione di altissimo livello, imponente ma non dispersiva.

  Articolato in otto sezioni, il percorso si apre con la fase macchiaiola e continua con il debutto parigino, periodo in cui Boldini ha realizzato lavori molto diversi: creando personaggi in costume del XVIII  secolo, apprezzati dalla nuova borghesia, ma guardando anche agli impressionisti, sperimentando così una pittura d’avanguardia.

A seguire la sezione che lo vede trasformarsi in un 'cantore' della città moderna, della Parigi effervescente, in rapida costruzione, con lavori che restituiscono locali, teatri, piazze gremite di gente, vie attraversate da carrozze. Non mancano le vedute di luoghi frequentati dall’alta societa’, come quelle di Étretat, rinomata località balneare.

Si procede poi con la prima fase del Boldini ritrattista tra ufficialità e ritratti intimi delle persone a lui piu’ vicine. Da segnalare qui i ritratti di Berthe, sua compagna e musa, ma anche alcuni fra quelli presentati all’Exposition Universelle del 1889.

Segue la sezione dedicata ai tre atelier in cui l'artista ha lavorato: il primo in Avenue Frochot, il secondo a Place Pigalle ed il terzo a Boulevard Berthier. I luoghi in cui Boldini ha affinato la sua tecnica, mettendo a punto il linguaggio 'esuberante'.  Da segnalare qui il dipinto intitolato 'Fuoco d’artificio'.

Il percorso prosegue con i ritratti della corte letteraria che Boldini frequentava, tra cui il salotto di Robert de Montesquiou, di Madame Max e di Willy, il marito di Colette.

Particolare, infine, la sezione dal titolo "Il tempo dell’eleganza e della mondanità", che ricostruisce i suoi legami con l’ambiente dei grandi salotti e dell'alta moda parigina, proponendo gioielli, accessori ed abiti della Belle Epoque.
“Boldini e’ decisamente l’interprete piu’ importante di questo periodo, ma non e’ un pittore alla moda. E'  lui stesso che detta la moda, e’ lui che la precorre alla stregua di un moderno trend setter,” conclude la curatrice, segnalando che in occasione della mostra e’ stato realizzato un pregevole catalogo con autorevoli contributi.

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Nato a Ferrara nel 1842, Giovanni Boldini riceve i primi rudimenti dell’arte dal padre, pittore, copista e restauratore di quadri. Si cimenta nella pittura fin da giovanissimo e frequenta lo studio di Girolamo Domenichini.
Nel 1862 è a Firenze dove conosce i pittori macchiaioli, partecipa agli incontri del Caffè Michelangiolo, stringendo un legame particolare con Gordigiani e Banti.  Risalgono a questo periodo i ritratti dal vero dei componenti della famiglia Banti-Redi e della
marchesa Vettori.
Espone in pubblico, per la prima volta, alla Promotrice Fiorentina del ’66.
Nel 1867 si reca per la prima volta a Parigi per l’Esposizione Universale.
Tra il ‘70 ed il ‘71 trascorre lunghi periodi a Londra dove ritrae Lord e Lady Cornwallis-West, il duca di York e altri nobili personaggi.
Nel 1871 si trasferisce definitivamente a Parigi, riscuotendo notevole successo nella società parigina per i suoi ritratti di signore e di attrici famose.
Le ripetute presenze al Salon, a partire dal ‘74, accrescono la sua notorietà.
Al Salon del '75 espone il celebre Ritratto di Gabrielle de Rasty in bianco e nel '78 è a Venezia, dove divide lo studio con John Sargent.

Al 1886 risale il famosissimo Ritratto a pastello di Verdi della Galleria d’Arte Moderna di Roma, dipinto che invia all’Esposizione di Parigi del 1889 e alla Biennale di Venezia del 1895.
Nel 1889 si reca, in compagnia dell’amico Degas, in Spagna dove rimane fortemente colpito da Goya, dai Velázquez del Prado e dagli affreschi madrileni di Tiepolo.
Aumentano negli anni successivi le presenze alle manifestazioni ufficiali: nel ’95 e poi nel 1903, 1905, 1912 partecipa alla diverse edizioni della Biennale di Venezia, mentre nel ’97 espone alla Galleria Wildenstein di New York.

La consacrazione a ritrattista principe del suo tempo la ottiene al Salon del 1909 con i ritratti della marchesa Casati e della contessa Pourtales.
Trascorre il periodo della prima guerra mondiale tra Londra e Nizza. Ormai ottantenne, nel ‘29, sposa a Parigi la giornalista italiana Emilia Cardona e con lei trascorre gli ultimi anni di vita.
Muore a Parigi nel 1931 a causa di una broncopolmonite.(28/03/2022-Letizia Guadagno-ITL/ITNET)

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