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ITALIANI.ITALIANI ALL'ESTERO - MED 2025 - ISPI H24: A NAPOLI "PROPOSTE PER UN FUTURO COMUNE" PER UN MEDITERRANEO RESILIENTE IN UN CONTESTO DOVE IL MEDIO ORIENTE ESCE DALLA GIERRA MA NON E' ANCORA ENTRATO NELLA PACE"

(2025-10-15)

  "Dopo due anni di guerra, il vertice di Sharm El-Sheikh tenutosi pochi giorni fa con la dichiarazione congiunta sulla “nuova architettura di sicurezza regionale”, e la tregua imposta da Donald Trump tra Israele e Hamas segnano la fine di una fase e l’inizio di un’altra." è al centro della riflessione promossa dall'ISPI e dal MAECI con la Conferenza MED - Mediterranean Dialogues,  a Napoli

Il Medio Oriente esce dalla guerra, ma non è ancora entrato nella pace: gli equilibri raggiunti sono fragili, carichi di incognite e rischiano di alimentare nuove linee di frattura. È in questo contesto che si svolge dal 15 al 17 ottobre, la Conferenza MED – Mediterranean Dialogues, giunta alla sua undicesima edizione.

"Quest’anno,  spiega l'ISPI, per la prima volta, la sede scelta è Napoli, crocevia politico e culturale tra Europa e Mediterraneo, che nella cornice del Palazzo Reale ospita diplomatici, accademici e policy-makers, per discutere come “ricostruire un futuro comune” – Rebuilding a Common Future – in un’area segnata da conflitti, disuguaglianze e nuove competizioni globali, ma anche da energie civili e potenzialità economiche ancora inespresse.

Due anni dopo il 7 ottobre 2023, il Mediterraneo allargato è un mosaico di crisi interconnesse. La guerra ha agito come detonatore di instabilità in un’area già attraversata da tensioni latenti. Il conflitto si è riverberato in Libano, dove il rischio di escalation resta alto; in Siria, dove le ferite del dopoguerra non si sono mai rimarginate; e in Iran e Yemen, dove l’ombra di nuove contrapposizioni regionali pesa sulla sicurezza di rotte cruciali come quelle del Mar Rosso e del Canale di Suez.

Sul fronte africano, la fragilità del Sahel e la transizione incompiuta della Libia continuano a influenzare i flussi migratori verso l’Europa e a porre interrogativi sulla capacità dell’Europa di gestire una frontiera sempre più politica. MED 2025 nasce dentro questo scenario di frammentazione e incertezza, per provare ad invertire la logica dei blocchi e dei conflitti, riaffermando la necessità di un dialogo aperto e costruttivo tra le due sponde del Mediterraneo.

Una nuova diplomazia mediterranea?
L’edizione 2025 della Conferenza MED – Mediterranean Dialogues porta a Napoli relatori di altissimo profilo: tra gli ospiti Reem Al Hashimy, Ministra di Stato per la Cooperazione Internazionale degli Emirati Arabi Uniti; Fuad Hussein, Ministro degli Esteri dell’Iraq; Rym Ali, Presidente della Anna Lindh Foundation; Nazila Ghanea, Relatrice speciale ONU sulla libertà di religione o credo; e Paul Richard Gallagher, Segretario per i Rapporti con gli Stati della Santa Sede.
La presenza di figure che rappresentano attori religiosi, istituzionali ed economici sottolinea la volontà di dare al dialogo mediterraneo una prospettiva inclusiva e multilivello, che superi la diplomazia tradizionale e coinvolga anche le reti sociali, economiche e culturali. In questo quadro, l’Italia si propone come ponte politico e operativo tra Europa, Nord Africa e Medio Oriente: il Ministro degli Esteri Antonio Tajani, che aprirà i lavori insieme al Presidente dell’ISPI Franco Bruni, ha più volte definito la regione “il cuore della politica estera italiana”. Una diplomazia della prossimità, costruita sul pragmatismo e sulla consapevolezza che la sicurezza del Mediterraneo coincide sempre più con quella dell’Europa intera.
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Sara' possibile 'Ricostruire un futuro comune?
Il tema scelto, Rebuilding a Common Future, è insieme un’osservazione e una speranza. Significa ripensare il Mediterraneo non come periferia instabile del mondo, ma come spazio di interdipendenze positive. Il Rapporto curato dall’ISPI per questa edizione infatti, individua QUATTRO PILASTRI SU CUI FONDARE UNA NUOVA ARCHITETTURA MEDITERRANEA: PACE, SICUREZZA, PROSPERITÀ E SOCIETÀ RESILIENTI.

Si parte dal primo, la pace, oggi più che mai fragile ma indispensabile per attivare qualsiasi percorso di sviluppo.

La sicurezza, poi, non è solo militare: include la stabilità economica, alimentare ed energetica, minacciata dai conflitti e dal cambiamento climatico.

La prosperità, terzo pilastro, implica una crescita più equa e sostenibile, in grado di affrontare la sfida delle disuguaglianze crescenti e di valorizzare i giovani, segmento cruciale delle società mediterranee e architrave per il futuro.

Infine, società resilienti: capaci di resistere agli shock e di investire in istruzione, innovazione e coesione. Napoli, crocevia di culture e simbolo di rinascita, che quest’anno celebra i 2500 anni dalla sua fondazione, incarna perfettamente questa visione, proponendosi non solo come sede di confronto, ma come metafora del Mediterraneo che si rigenera, della possibilità – ancora aperta – di costruire un futuro condiviso su fondamenta comuni.
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Un Mediterraneo di pace, non di tregue?
Dopo oltre un decennio di conflitti e crisi globali, la diplomazia mediterranea torna a interrogarsi sul proprio ruolo. MED 2025 SEGNA UN PASSAGGIO DI FASE: DA SPAZIO DI ANALISI A PIATTAFORMA DI PROPOSTE E AZIONI CONCRETE.
In un’epoca di nuovi muri, la Conferenza prova a ricordare che il Mediterraneo resta UNA FRONTIERA DI CONNESSIONI. Ricostruire un futuro comune, come si propone la conferenza, è in questo senso anche un esercizio di visione: l’idea che, nonostante tutto, LA COOPERAZIONE RESTI LA PIÙ SOLIDA INFRASTRUTTURA DI SICUREZZA PER IL FUTURO.
IL Medio Oriente vive oggi una pace sospesa, imposta più dalla stanchezza dei conflitti che da una riconciliazione autentica. Le diplomazie lavorano per gestire un equilibrio per quanto precario, ma il rischio è che il Mediterraneo resti un mare di tregue, attraversato da tensioni e violenze.

Nei tre giorni di lavori multidisciplinari MED 2025 tenta di andare oltre, immaginando un orizzonte in cui la regione non sia più solo un cuscinetto tra Nord e Sud, ma il motore di una cooperazione necessaria: energetica, climatica, culturale e politica. In un tempo in cui la guerra sembra tornata una costante e la pace una parentesi, la sfida è proprio questa: trasformare la tregua in progetto, ricostruendo insieme una nuova grammatica del Mediterraneo, dove il dialogo torni a essere la principale forma di esercizio del potere." (15/10/2025-ITL/ITNET)

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