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ITALIANI.ITALIANI ALL'ESTERO - DILEXIT TE - ACLI RACCOLGONO L'APPELLO DI PAPA LEONE XIV° "UNA CHIESA CHE SI LASCIA CONVERTIRE DAI POVERI" IN CONTINUITA' CON IL MINISTERO DI PAPA FRANCESCO

(2025-10-10)

  Dilexit te: una Chiesa che si lascia convertire dai poveri. Le ACLI raccolgono l’appello di Papa Leone XIV
L’Esortazione apostolica Dilexi te, primo documento magisteriale di Papa Leone XIV, nasce da un’eredità condivisa: quella del cammino di Papa Francesco, che nelle sue ultime riflessioni stava preparando un testo sulla “cura della Chiesa per i poveri e con i poveri”. Leone XIV ne ha raccolto il filo, rendendolo la chiave di volta del proprio pontificato." così una nota delle ACLI, che spiega:

"Fin dalle prime righe, Dilexi te si presenta come un documento di continuità viva, più che di mera successione. La continuità di una Chiesa che non si limita a contemplare i poveri, ma che si lascia convertire da loro. Il Papa ribadisce con forza che l’amore ai poveri non è un capitolo della dottrina sociale, ma la condizione stessa della fede: «l’amore a coloro che sono poveri è la garanzia evangelica di una Chiesa fedele al cuore di Dio» (DT, n. 103).

Il testo, prosegue, nel ricordare le parole del cardinale Lercaro secondo cui “la Chiesa dei poveri è l’unico tema di tutto il Concilio Vaticano II”, riafferma la necessità di una Chiesa più sobria, popolare e fraterna, capace di stare nel mondo non come potenza ma come segno. In questo, Leone XIV indica una vera riforma ecclesiale: una Chiesa che si lascia trasformare dal Vangelo, perché più simile al suo Signore che alle potenze mondane, e che orienta tutta la comunità dei credenti a farsi carico del “grande problema della povertà nel mondo” (DT, n. 84).

Papa Leone, come Papa Francesco, ci ricorda che la Chiesa dei poveri è la Chiesa di tutti: una comunità che non si limita a fare il bene, ma che si lascia evangelizzare dai poveri. È in questo ascolto reciproco che si costruisce la pace, la giustizia e il futuro di una fraternità possibile".

Dunque "Al centro di Dilexi te vi è una denuncia chiara delle visioni che  legittimano l’indifferenza, la meritocrazia cieca e l’abbandono dei deboli al loro destino. Il Papa richiama le comunità cristiane a non cadere nella trappola di una “pastorale delle élite”, ma a riconoscere nei poveri un luogo di rivelazione: nei poveri Dio parla ancora, e in loro la Chiesa incontra il suo Signore."

E l’Esortazione si chiude indicando TRE VIE CONCRETE PER VIVERE OGGI QUESTA VOCAZIONE: LA PROSSIMITÀ PERSONALE, L’IMPEGNO PER LA GIUSTIZIA SOCIALE E IL LAVORO. QUEST’ULTIMO, IN PARTICOLARE, È PRESENTATO COME VIA DI DIGNITÀ, DI PARTECIPAZIONE E DI COSTRUZIONE DEL BENE COMUNE. NON SOLO MEZZO DI SUSSISTENZA, MA SPAZIO DI ALLEAN ZA TRA PERSONE, DI SOLIDARIETÀ E DI SENSO.

Dunque, "In questo testo, le ACLI trovano un richiamo diretto alla propria missione. Il lavoro — vissuto come responsabilità, relazione e servizio — diventa ancora una volta il luogo in cui la fede si incarna nella storia. Dilexi te interpella il mondo aclista a rinnovare il proprio impegno per una società più giusta e accogliente, dove la povertà non sia mai colpa, ma grido che interpella la coscienza civile e cristiana di tutti.

Le ACLI accolgono questa Esortazione come un segno profetico e come un invito: a custodire il legame tra fede e vita, tra Vangelo e lavoro, tra comunità e solidarietà. “Io ti ho amato” — le parole che chiudono Dilexi te — risuonano come un mandato affidato alla Chiesa e a ciascuno di noi: continuare con gesti, scelte e politiche di prossimità quella storia d’amore che Dio ha iniziato con i poveri." (10/10/2025-ITL/ITNET)


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