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ITALIANI.ITALIANI ALL'ESTERO - MED DIALOGUES / ISPI - " SPIRAGLI DI PACE: TREGUA IN LIBANO TRA HEZBOLLAH E ISRAELE". PREMIER MELONI "UN PUNTO DI PARTENZA, E NON DI ARRIVO"

(2024-11-27)

  La giornata odierna - ultima giornata del Rome MED Dialogues  Oggi la terza e ultima giornata dei Rome MED Dialogues, che si è aperta con la notizia più importante dalla regione mediorientale: la tregua in Libano tra Hezbollah e Israele. “Un punto di partenza, e non di arrivo”, ha detto la premier Giorgia Meloni intervenendo a MED.

I miliziani sciiti di Hezbollah e il governo israeliano hanno raggiunto l’intesa per una tregua in Libano. Il cessate il fuoco è stato annunciato ieri sera dal premier d’Israele Benjamin Netanyahu e la sua implemen- tazione sarà monitorata da Francia e Stati Uniti, che hanno mediato il raggiungimento dell’accordo.

La tregua prevede una pausa nei combattimenti di sessanta giorni, anche se il presidente USA, Joe Biden, sostiene la necessità di andare verso una soluzione permanente.

In questi due mesi, sia Hezbollah sia l’esercito israeliano si impegnano a ritirarsi dal sud del Libano, ovvero la regione compresa tra la linea blu – cioè il confine di fatto tra Israele e Libano – e il fiume Litani.

Le forze di Hezbollah saranno quindi rimpiazzate da 5mila soldati dell’esercito regolare libanese. È ancora presto per garantire il ritorno sicuro dei civili in questa zona, così come nel nord di Israele, mentre molti residenti di Beirut stanno tornando nelle loro case, molte delle quali completamente distrutte o grave- mente danneggiate dai bombardamenti israeliani.

La premier italiana, Giorgia Meloni, invitata alla chiusura dei Rome MED Dialogues, ha salutato con favore la notizia del cessate il fuoco e ribadito l’importanza del ruolo italiano nel Mediterraneo, di cui propone di adottare una nuova definizione: “Mediterraneo globale”, e quindi, “uno spazio breve che suggerisce l’infinito”, usando le parole dello scrittore francese Jean Grenier."

La guerra in Libano è finita?
"No, il cessate il fuoco non va confuso con la fine della guerra tra Israele e Libano. L’intesa raggiunta tra le due parti, che non hanno interagito direttamente bensì attraverso i mediatori francesi e statunitensi, è una semplice tregua. È sicuramente un primo passo fondamentale e imprescindibile per la de-escalation regionale, nonché per garantire assistenza umanitaria alle tante zone civili colpite dall’aviazione israeliana e dall’invasione di terra, ma è prematuro parlare di pace.

Secondo alcuni analisti, inoltre, si tratta di una tregua molto fragile, che potrà essere valutata nel corso dei due mesi di implementazione: da un lato, Israele vuole garantire il ritorno sicuro dei civili nel nord del paese, che per oltre un anno è stata la meta dei razzi lanciati dai miliziani sciiti oltreconfine; mentre dall’altro, il governo di Beirut dovrà garantire che Hezbollah si ritiri a tutti gli effetti dal sud del Libano, ovvero quella che, nel migliore degli scenari, dovrebbe quindi diventare una zona cuscinetto tra i belligeranti. L’incognita risiede quindi nell’eventuale riarmo dei miliziani, che potrebbe avvenire anche dalla vicina Siria, e nelle possibili ritorsioni di Israele, la cui aviazione rimane vigile. Il termine di due mesi per l’implementazione scadrà in coincidenza con i primi giorni alla Casa Bianca di Donald Trump, che potrebbe quindi iniziare il proprio secondo mandato vantando un successo di politica estera che non ha mediato, ma che potrebbe garantire per il futuro.

L’accordo di cessate il fuoco riprende le disposizioni della risoluzione 1701, adottata dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite per mettere fine alla guerra del 2006: prevedeva che tra la linea blu e il Litani le uniche forze armate fossero quelle dell’esercito regolare libanese, assistite dagli oltre 15mila peacekeeper ONU stanziati nella regione. La risoluzione non è mai stata del tutto rispettata: Hezbollah ha continuato ad essere presente nel sud del Libano, sviluppando depositi ed arsenali militari, mentre Israele ha mantenuto l’occupazione su alcuni territori a nord della linea blu, come il villaggio di Ghajar. L’accordo è stato comunque salutato positivamente da molti leader regionali, nonché da un portavoce di Hamas, che spera che una simile intesa possa riguardare la Striscia di Gaza".

E a Gaza?
“Hamas apprezza il diritto del Libano e di Hezbollah di raggiungere un accordo che protegga il popolo del Libano e speriamo che questo accordo possa aprire la strada per il raggiungimento di un’intesa che metta fine alla guerra genocidiaria contro il nostro popolo a Gaza”, ha dichiarato l’esponente dell’organizzazione islamista Sami Abu Zuhri.
Una delle tre ragioni che probabilmente hanno portato Israele ad accettare il cessate il fuoco con Hezbollah era isolare ulteriormente Hamas, come affermato dallo stesso Netanyahu. Le altre due ragioni sono: concentrarsi sul fronte iraniano, e permettere all’esercito israeliano di riprendere forza, approv-vigionandosi di nuovi armamenti per portare a termine i propri obiettivi.

Nel frattempo il quotidiano israeliano Haaretz continua a puntare i riflettori su quella che definisce “la pulizia etnica del nord della Striscia Gaza”, dove i civili rovistano nella spazzatura in cerca di cibo.

Come riportano le organizzazioni umanitarie presenti, la catastrofe umanitaria di Gaza City non ha precedenti: Israele sta impedendo il regolare ingresso di aiuti umanitari. L’utilizzando la fame della popolazione come strumento di guerra è uno dei capi d’accusa con cui la Corte Penale Internazionale (CPI ha emesso un mandato d’arresto per il premier israeliano e per l’ex ministro della Difesa Yoav Gallant. Questa mattina almeno due persone sono state uccise in un bombardamento nel campo profughi di Jabalia, nel nord della Striscia, dove il totale delle persone uccise dall’esercito israeliano è ormai di 45mila, oltre il 70% delle quali donne e bambini."

L’Italia sarà protagonista nel Mediterraneo?
Nella sessione di chiusura dei Rome MED Dialogues, dopo l’intervento del presidente dell’ISPI Franco Bruni, il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, ha salutato positivamente l’accordo di cessate il fuoco e ha rimarcato l’importanza del ruolo dell’Italia come “portatore di pace”: nel Nord Africa, nei Balcani, in Medio Oriente. A seguire, la premier Giorgia Meloni è salita sul palco, dove ha parlato dell’Italia come “ponte tra nord e sud dell’Europa”, e di conseguenza tra l’Africa e il nostro continente. “Perimetrare il Mediterraneo a confini fissi è una diminutio”, ha detto la premier, che ha quindi proposto di adottare una nuova defini-zione, ovvero quella di “Mediterraneo globale”, per esaltare il ruolo di uno spazio marittimo che, al netto della sua limitata estensione geografica, ha un’importanza geoeconomica e geostrategica fondamentale. Meloni ha quindi affermato quanto siano importanti le connessioni tra lo spazio mediterraneo e le altre regioni del mondo, in primis IMEC, il progetto che collegherebbe l’India all’Europa, nonché le infrastrutture energetiche che collegheranno l’Italia al nord Africa. In conclusione, la presidente del consiglio ha accolto positivamente l’accordo di cessate il fuoco in Libano, “un punto di partenza e non di arrivo”, augurandosi che possa essere trovata un’intesa anche per Gaza. Meloni ha quindi rilanciato il sostegno italiano alla soluzione dei due stati per Israele e Palestina." (27/11/2024-ITL/ITNET)

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