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ITALIANI ALL'ESTERO - EUROPEE/VOTO ALL'ESTERO - SOTTOSEGR. INTERNO WANDA FERRO: "NECESSARIO INTERVENTO LEGISLATIVO MA CIRCOSCRIZIONI TALMENTE VASTE DA RENDERE INADATTA DISTRIBUZIONE SEGGI E...

(2023-11-29)

  Il voto dei connazionali all'estero nei paesi extraue per le elezioni europee al centro di un' interrogazione dell'on. Onori (M5S) presentata Venerdì 16 giugno 2023 in Commissione Affari Costituzionali indirizzata ai Ministeri dell'Interno ed Affari Esteri per la quale è stata delegato a rispondere nello stesso mese di giugno 2023 il Ministero dell'Interno

In particolare,  l'on. Federica ONORI, dopo aver richiamato la normativa vigente  per i connazionali residenti nella UE in relazione all'esercizio del diritto di voto nei luoghi di residenza dei cittadini AIRE a tutti gli appuntamenti elettorali nazionali (elezioni dei membri della Camera e del Senato, per i referendum abrogativi e costituzionali di cui agli articoli 75 e 138 della Costituzione e per le elezioni dei membri del Parlamento europeo (Pe) spettanti all'Italia) ;

nel dettaglio, il voto all'estero per l'elezione dei rappresentanti dell'Italia al Parlamento europeo disciplinato dalla legge 24 gennaio 1979 n. 18 e dal decreto-legge del 24 giugno 1994, n. 408 (convertito in legge 3 agosto 1994, n. 483). In base alla suddetta normativa, alle elezioni del Parlamento europeo possono partecipare solo i connazionali residenti in un Paese membro dell'Unione europea (UE) e iscritti all'Aire (tali connazionali possono anche optare per partecipare all'elezione dei rappresentanti al Parlamento europeo spettanti al Paese membro di residenza);

mentre in base alla normativa vigente, invece, i cittadini italiani residenti all'estero in Paesi al di fuori dell'Unione europea potranno esercitare il diritto al voto nel contesto delle prossime elezioni parlamentari europee solamente se si recheranno in Italia;

ed aver ricordato che oltre ai connazionali italiani, i cittadini di Bulgaria, Cipro, Danimarca e Grecia residenti all'estero in Paesi extra Unione europea potranno votare per le menzionate elezioni esclusivamente nel Paese d'origine.
Invece gli altri Paesi membri dell'Unione europea prevedono la possibilità per i propri cittadini residenti all'estero in Paesi extra Unione europea di votare presso l'ambasciata o il consolato del Paese di origine:

  ha chiesto "quali iniziative, nell'ambito delle rispettive competenze, intendano intraprendere al fine di consentire ai cittadini italiani residenti all'estero in Paesi al di fuori dell'Unione europea di votare alle prossime elezioni parlamentari europee senza doversi recare in Italia;
e "se non si ritenga necessario valutare la possibilità di adottare iniziative volte a modificare la menzionata normativa al fine di contemplare adeguate garanzie in termini di esercizio di diritto di voto anche rispetto alla specifica categoria dei cittadini italiani residenti all'estero in Paesi al di fuori dell'Unione europea."

Nella risposta a nome del Governo, la Sottosegretaria al Ministero dell'Interno Wanda FERRO ha esposto il complessivo quadro della materia regolamentata  "dal decreto- legge n. 408 del 1994 recante « Disposizioni urgenti in materia di elezioni al Parlamento europeo » convertito con modificazioni dalla legge n. 483 del 1994, per la quale:

possono votare all’estero per l’elezione dei rappresentanti al Parlamento europeo spettanti all’Italia:

- i cittadini italiani che si trovano in uno Stato membro dell’Unione europea, iscritti nell’Anagrafe degli italiani residenti all’estero;
- i cittadini italiani e i familiari con essi conviventi che si trovano temporaneamente in uno Stato membro dell’Unione europea, previa presentazione di apposita domanda al sindaco del comune di iscrizione elettorale per il tramite della rappresentanza diplomatico-consolare competente per il luogo di temporaneo domicilio.

Inoltre, i cittadini italiani residenti in un Paese membro dell’Unione europea possono:

- rientrare in Italia e votare presso il comune nelle cui liste elettorali sono iscritti;
- optare per esprimere il proprio voto a favore dei candidati ai seggi spettanti allo Stato membro in cui gli stessi risiedono."

Mentre "Diversamente, per i cittadini italiani residenti in un Paese non facente parte dell’Unione europea, la legge n. 18 del 1979 prevede che essi possano votare per i rappresentanti al Parlamento europeo esclusivamente recandosi in Italia presso il proprio comune di iscrizione elettorale.

Inoltre, per quest’ultimi, non trova applicazione la legge n. 459 del 2001, sull’esercizio del diritto di voto all’estero, che consente agli iscritti all’Aire e a coloro che risiedono temporaneamente all’estero per un periodo di almeno tre mesi, l’esercizio del voto per corrispondenza.

In tal senso, l’articolo 1 della citata legge stabilisce che questa modalità di voto è consentita solo in occasione delle elezioni politiche e dei referendum di cui agli articoli 75 (referendum abrogativo) e 138 della Costituzione (revisione della Costituzione delle altre leggi costituzionali)."

Appare, dunque, evidente che per consentire ai cittadini italiani residenti all’estero, in Paesi al di fuori dell’Unione europea di votare alle elezioni europee senza dover tornare in Italia – sarebbe necessario un intervento legislativo.

Al riguardo, il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale – competente in materia – ha rappresen- tato che la realizzazione di tale intervento dovrebbe tenere conto di alcuni aspetti rilevanti.

In primo luogo, la costituzione di appositi seggi elettorali da parte delle nostre rappresentanze diplomatico-consolari non apparirebbe funzionale all’esercizio del diritto di un voto che intenda coinvolgere i cittadini italiani in qualsiasi luogo del mondo, in quanto le circoscrizioni coprirebbero talvolta territori talmente vasti da rendere inadatta ogni distribuzione dei seggi ad assicurare una ragionevole prossimità agli aventi diritto al voto.

Inoltre, determinati Paesi che ospitano consistenti collettività italiane sono caratterizzati da situazioni di sicurezza preca- ria, tale da rendere problematica la stessa convocazione degli elettori ai seggi.

Per quel che attiene, invece, la possibilità di un voto all’estero per corrispondenza, in analogia a quanto disposto dalla legge n. 459 del 2001, ossia tramite l’invio di plichi elettorali da parte delle rappresentanze diplomatico-consolari, il Ministero degli affari esteri e cooperazione internazionale ha evidenziato che tale estensione, oltre a richiedere adeguate risorse finanziarie, presenta elementi di complessità.

Infatti, a differenza della legge n. 459 del 2001 che istituisce la circoscrizione estera suddivisa in ripartizioni, con la con- seguenza che tutti gli elettori in un dato Paese estero votano per gli stessi candidati, la normativa sulle elezioni europee prevede la suddivisione del territorio nazionale in cinque circoscrizioni e i candidati che vi si presentano sono votati sia dagli elettori residenti in Italia che da quelli residenti nei Paesi dell’Unione europea.

Ne consegue che, nell’ipotesi di voto per corrispondenza, a ciascun elettore residente all’estero dovrebbe essere inviato un plico diverso a seconda della circoscrizione di appartenenza del Comune di iscrizione elettorale in Italia.

Inoltre, a conclusione delle operazioni divoto,la «previa separazione» delle schede, ai fini della trasmissione ai seggi costituiti presso ciascun capoluogo di circoscrizione, renderebbe necessaria l’introduzione di distinzioni nelle buste preaffrancate con cui i connazionali restituiscono le schede votate.

Questi e altri aspetti devono pertanto costituire oggetto di un attento approfondimento."

Di conseguenza , la parlamentare eletta all'estero si è dichiarata "insoddisfatta della risposta. Rammenta che la sua interrogazione è stata presentata circa sei mesi fa, e dunque a un anno dalle previste elezioni per il rinnovo del Parlamento europeo, quando era ancora possibile pensare a soluzioni volte a consentire la partecipazione al voto anche ai cittadini italiani residenti in Paesi extra UE, senza obbligarli a rientrare in Italia per esercitare il loro diritto.
Rileva che oggi, quando mancano circa sei mesi al voto, il Governo dichiara di aver presente la questione e le problematiche connesse, ma non preannuncia, neanche a livello progettuale, soluzioni concrete.

Evidenzia che, ad eccezione di Cipro, Grecia, Bulgaria e Italia, gli altri Paesi dell’Unione hanno individuato modalità, anche molto diverse tra loro, per consentire il voto ai cittadini residenti fuori dall’Unione, e avrebbe auspicato anche per il nostro Paese una iniziativa in tal senso, magari anche sotto forma di sperimentazione, per esempio del voto elettronico. Evidenzia che l’interrogazione si compone di due parti: una relativa alle prossime elezioni europee del giugno 2024, rispetto alla quale ritiene che la rappresentante del Governo non abbia fornito risposta; una relativa ai possibili interventi normativi da adottare a più lungo termine, rispetto alla quale la risposta è risultata priva di progettualità, caratterizzata da drammatica vaghezza e totale incertezza". (29/11/2023-ITL/ITNET)

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