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ITALIANI.ITALIANI ALL'ESTERO - ISRAELE - ISPI H24: SCONTRO APERTO FRA I DUE POTERI - ESECUTIVO E GIUDIZIARIO - IN ISRAELE..

(2023-01-19)

In ISRAELE, la Corte Suprema ha bocciato la nomina di Aryeh Deri quale ministro dell’Interno, tra Netanyahu e i giudici di Israele è scontro aperto.
Sale, dunque, il livello dello scontro tra il primo ministro incaricato Benjamin Netanyahu e la Corte Suprema israeliana che, in una sentenza, ha definito inammissibile la nomina di Aryeh Deri, leader del partito sefardita Shas, e alleato chiave nella maggioranza di governo, come ministro dell’Interno e della Sanità.
Per i giudici, si tratta di una persona “che ha già ricevuto tre condanne nel corso della sua vita, e ha violato il dovere di servire il pubblico lealmente e legalmente mentre ricopriva posizioni di alto livello” e pertanto dovrebbe essere rimosso dalla guida del dicastero. Dary, condannato per frode fiscale, ha trascorso due anni in prigione e lo scorso anno, dopo una nuova condanna, si era impegnato con i giudici a ritirarsi dalla politica. Invece, in base ad un accordo dentro la maggioranza, potrebbe arrivare addirittura a ricoprire a rotazione l’incarico di ministro dell’Economia."

A riassumere l'attuale situazione in Israele è  Ugo Tramballi, Senior Advisor ISPI, che stigmatizza:

"La sentenza – sostenuta da 10 giudici su 11 – arriva nel mezzo di un braccio di ferro senza precedenti tra i vertici della magistratura e il neopremier, alla guida di una coalizione che si regge sui voti dell’ultradestra e dei partiti religiosi. Quella che Ha’aretz ha definito una vera e propria ‘bomba’ sganciata sulla scena politica, dovrà ora in base alla legge essere accolta da Netanyahu che, tuttavia, senza il voto di uno stretto alleato potrebbe non avere i numeri per governare.

Dunque, si tratta di uno scontro fra poteri ?

L’asprezza del confronto è confermata dalle parole del presidente della Corte Suprema Esther Hayut per cui il primo ministro “non ha il diritto di ignorare la lunga lista di gravi reati di corruzione” commessi da Deri. La presidente ha aggiunto che nominarlo alla guida di due importanti ministeri “danneggia l’immagine e la reputazione dell’ordinamento giuridico del paese e contraddice principi di etica e legalità”.

Nel 1999, Deri era stato condannato a tre anni di carcere per tangenti, frode e abuso d’ufficio mentre prestava servizio come ministro degli Interni. È stato rilasciato dopo 22 mesi ed è tornato in parlamento nel 2013. E nel gennaio scorso il tribunale ha accettato un patteggiamento per frode fiscale in cui l’attuale ministro è stato condannato a un anno di reclusione con sospensione della pena e una multa di 53mila dollari. Deri è stato rieletto a novembre, quando Shas ha ottenuto 11 seggi alla Knesset e ha accettato di entrare in coalizione con il Likud di Benjamin Netanyahu, il partito ultraortodosso “Ebraismo unito nella Torah” e l’alleanza di estrema destra Sionismo religioso.
 
Un colpo fatale alla democrazia'?

Se finora Netanyahu non ha commentato la sentenza, dalla maggioranza si è levato un fuoco di fila di critiche e l’attuale ministro della Giustizia e membro del Likud, Yariv Levin, ha dichiarato che la Corte “ha scelto di non rispettare la volontà del popolo”. In una nota il ministro avverte: “Farò tutto il necessario per riparare a questa palese ingiustizia fatta al rabbino Aryeh Deri, al movimento Shas e alla democrazia israeliana”.

Lo scontro aperto tra due poteri dello stato israeliano – esecutivo e giudiziario – non riguarda però solo la nomina di Deri. Il governo infatti ha presentato una proposta di riforma della Giustizia che, se convertita in legge, consentirebbe al parlamento di annullare le sentenze della Corte Suprema con un voto a maggioranza semplice. In tal modo, tra le altre cose, i partiti di maggioranza potrebbero dar seguito alla loro intenzione di annullare la sentenza dell’Alta Corte che definisce “illegali” le colonie israeliane in Cisgiordania, un territorio che la comunità internazionale ritiene palestinese. Sabato scorso circa 80mila persone hanno protestato a Tel Aviv contro la riforma, che secondo il presidente della Corte potrebbe assestare un “colpo fatale” all’identità democratica dello stato di Israele. Lo stato ebraico non ha infatti una Costituzione scritta, e le sentenze della Corte suprema sono state finora una sorta di carta costituzionale per il paese.

‘Golpe senza carri armati’?

Nelle ultime settimane molte voci nell’opposizione avevano messo in guardia dal ‘governo più a destra’ della storia israeliana, lamentando i rischi di una deriva autoritaria. Ma in questo caso ad attaccare il nuovo esecutivo sono giudici e magistrati convinti che il progetto sia quello di smantellare l’intero sistema giudiziario del paese. Quello che Netanyahu ha in mente – ha detto Aharon Barak, ex presidente della Corte Suprema – è un “golpe senza carri armati”. Ora resta da vedere cosa farà il premier incaricato e se accetterà di rimuovere il ministro Deri come sollecitato dalla Corte. In base alla legge è obbligato a farlo, ma niente finora fa pensare che darà seguito alla volontà dei giudici, e in ogni caso lo Shas gli ha mandato degli avvertimenti inequivocabili: il ministro del Welfare, Yaakov Margi, ha detto che Netanyahu sa bene che “senza Aryeh Deri nelle sue cariche ministeriali non ci sarà alcun governo”. E per il sei volte premier, sotto processo per corruzione, il rischio personale rappresentato dalla giustizia sembra fin troppo "

" Quella della Corte Suprema non è solo la decisione d'impedire che un pregiudicato governi, come prevedono le leggi di uno stato democratico; né è solo un ammonimento a Benjamin Netanyahu: è imputato per frode, abuso di potere e corruzione. In gioco c'è di più: se Israele debba essere uno stato democratico e laico; o, come sembrano volere i partiti nazional-religiosi del nuovo governo, diventare qualcosa di simile al sistema di potere turco di Recep Erdogan”.Commenta Ugo Traballi,Senior Advisor ISPI.(19/01/2023-ITL/ITNET)

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