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ITALIANI, ITALIANI ALL'ESTERO - ISPI H24 : ZELENSKY AL GLOBAL POLICY FORUM: "GRAZIE ITALIA..." BORREL (UE): SE BLOCCO GRANO PERSISTE 181 MILIONI DI PERSONE RISCHIANO GRAVE CRISI ALIMENTARE

(2022-06-20)

Il presidente ucraino in collegamento all’evento organizzato da ISPI e Bocconi a Milano: “Grazie Italia, continuate a sostenerci”.

L’Ucraina ha bisogno di armi, rifornimenti, alimenti ed equipaggiamento moderno: è l’appello rivolto da Volodymyr Zelensky all’Italia e all’Europa nel suo intervento di apertura, oggi, al Global Policy Forum organizzato da ISPI, Bocconi, Osce e T20 Indonesia. “Dall’inizio della guerra – ha sottolineato il presidente ucraino – dodici milioni di ucraini hanno dovuto lasciare le loro case. Di questi, 5 milioni hanno dovuto lasciare il paese cercando riparo dalle bombe. Molti lo hanno fatto nel vostro paese e per questo io vi ringrazio. Aiutateci a farli ritornare qui, in un paese pacificato”. Il presidente ha sottolineato quindi che “per gli ucraini la cosa più importante è la pace ed essere in pace nel nostro paese. Stiamo proteggendo i valori che abbiamo in comune con l’Europa”.

Rispondendo a una domanda sulla candidatura dell’Ucraina nell’Ue, il presidente ha sottolineato che “la nostra motivazione sono i valori comuni dell'Unione europea e il mostrare a tutti che l'Ucraina non ha paura del secondo maggior esercito al mondo. Muoversi verso l'Unione europea per noi è un fattore unificante e ricevere lo status di candidato ci rafforzerebbe. Zelensky ha sottolineato che le armi concesse dagli alleati sono sempre servite all’esclusiva difesa dell’Ucraina e mai all’attacco: “Non abbiamo e non vogliamo colpire al di là delle nostre frontiere – ha dichiarato – ma solo garantire la pace sul nostro territorio”. Zelensky ha voluto ringraziare l’Italia, rilanciando un ruolo in prima fila per Roma nella trattativa di pace: “Ci servono garanzie di sicurezza per il futuro – ha detto il presidente ucraino – e crediamo che l’Italia dovrebbe essere tra i garanti. Ringraziamo per il sostegno il governo italiano”.

Un conflitto lungo anni?

Sul terreno intanto si continua a combattere e in Ucraina la guerra “potrebbe durare ancora per anni”. A dirlo è il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg in un'intervista pubblicata oggi dal quotidiano tedesco Bild. “Dobbiamo essere preparati per un conflitto che duri anni” ha detto

Stoltenberg, sottolineando che “i costi di cibo e carburante non sono nulla rispetto a quelli pagati quotidianamente dagli ucraini in prima linea”. Inoltre, se il presidente russo Vladimir Putin dovesse raggiungere i suoi obiettivi, come quando ha annesso la Crimea nel 2014, “dovremmo pagare un prezzo ancora maggiore”, ha avvertito. Il segretario generale della Nato ha esortato quindi i paesi dell'alleanza a continuare le consegne di armi a Kiev. "Con armi moderne aggiuntive, la probabilità che l'Ucraina sia in grado di respingere le truppe di Putin dal Donbass aumenterebbe", ha affermato. I leader dell’Alleanza si incontreranno a Madrid alla fine del mese per discutere del conflitto in Ucraina, della candidatura di Svezia e Finlandia e per delineare il nuovo “orientamento strategico”, che riunisce l’insieme degli obiettivi e delle missioni dell'alleanza per il prossimo decennio. Stoltenberg ha chiarito che in futuro la Russia non sarà più considerata un ‘partner’ dell’Alleanza ma una “minaccia” alla sicurezza, alla pace e alla stabilità. Il documento menzionerà per la prima volta anche la Cina, ha affermato il capo della Nato, sottolineando che “l'ascesa di Pechino è una sfida ai nostri interessi, ai nostri valori e alla nostra sicurezza”

Petrolio: Mosca primo fornitore di Pechino?

Per il momento, l’attenzione di Pechino sembra concentrata sul greggio russo: è di oggi la notizia che le importazioni cinesi di petrolio dalla Russia sono aumentate del 55% annuo nel mese di maggio. L’impennata – mentre l’Europa ha deciso di fare a meno del petrolio russo dalla fine dell’anno – è confermata dall’Agenzia delle Dogane cinesi secondo cui il mese scorso Pechino ha acquistato circa 8,42 milioni di tonnellate di petrolio dalla Russia. Si tratta di una quantità molto più elevata rispetto alle importazioni di petrolio dall’Arabia Saudita, solitamente il principale fornitore della Cina.

Mosca, dunque, è riuscita a scalzare il primato di Riyadh come principale fornitore di petrolio della Cina grazie a un forte sconto sui prezzi. La vendita ‘in saldo’, con sconti fino al 30% sui prezzi di mercato, ha comunque procurato a Mosca guadagni per circa 20 miliardi di dollari nel mese di maggio. I dati doganali pubblicati lunedì mostrano anche che la Cina ha importato 260.000 tonnellate di greggio iraniano il mese scorso, nonostante il regime di sanzioni tuttora in vigore. E all’incremento delle importazioni di Pechino corrisponde un aumento persino superiore da parte di Nuova Delhi: l’India quest’anno ha acquistato quasi 60 milioni di barili di petrolio russo, a fronte dei 12 importati in tutto il 2021. C’è un altro fianco su cui la Russia resta vulnerabile: in assenza di infrastrutture adeguate la maggior parte dei combustibili fossili russi viaggia su navi europee: per questo nel sesto pacchetto di sanzioni, la Ue ha previsto il divieto agli assicuratori europei di garantire la copertura delle navi che trasportano petrolio russo.

Grano: corsa contro il tempo?

Sull’altro ‘fronte’ della guerra, quello relativo al grano, i ministri degli Esteri dell’Unione Europea hanno discusso oggi in Lussemburgo di come liberare milioni di tonnellate di grano e cereali destinati all’export, fermi a causa del blocco russo dei porti ucraini sul Mar Nero. “Le conseguenze della guerra stanno diventando pericolose non solo per l’Ucraina ma per il mondo: c’è il rischio di una carestia senza precedenti specialmente in Africa”, ha messo in guardia l’Alto rappresentate Ue Josep Borrell, dicendosi però sicuro che alla fine le Nazioni Unite riusciranno a trovare un accordo. “Non si può immaginare che milioni di tonnellate di grano rimangano in Ucraina mentre il resto del mondo soffre la fame, questo è un vero crimine di guerra, pertanto non si può immaginare che questo continui a lungo, altrimenti la Russia dovrà essere ritenuta responsabile. Non si può usare la fame delle persone come un’arma di guerra”, ha aggiunto Borrell.
Insieme, Russia e Ucraina esportano quasi un terzo del grano e dell'orzo a livello globale, oltre il 70% dell’olio di girasole e sono importanti fornitori di mais. La Russia è il primo produttore mondiale di fertilizzanti. Dallo scorso 24 febbraio, data dell’invasione russa, la guerra ha fatto salire alle stelle i prezzi alimentari mondiali, già in aumento, impedendo a circa 20 milioni di tonnellate di grano ucraino di raggiungere il Medio Oriente, il Nord Africa e diverse regioni dell'Asia. Se il blocco persiste, secondo le Nazioni Unite, fino a 181 milioni di persone in 41 paesi rischiano di dover affrontare una grave crisi alimentare.(20/06/2022-ITL/ITNET)

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