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LAVORO - I° MAGGIO 2024 - MIN. CALDERONE (LAV. E POL.SOCIALI) "IL LAVORO: PRIORITA' SOCIALE... DIRITTO MA ANCHE DOVERE.. IMPERATIVO EQUITA' SOCIALE... DOBBIAMO CONCENTRARCI SU DISPARITA' TERRITORIALI"

(2024-04-30)

"Il lavoro è una priorità sociale. Costituisce lo snodo tra l’economia, ossia la crescita e il benessere degli italiani, e la giustizia sociale, che è basata sulla possibilità per tutti di accedere al lavoro buono e di qualità. Al lavoro stabile e sicuro.
Obiettivo, questo, che è scolpito negli art. 1 e 4 della Costituzione della Repubblica italiana che consacrano la Repubblica come fondata sul lavoro, e il diritto al lavoro come legato al dovere di “concorrere al progresso materiale e  spirituale della società”. Così il Ministro del Lavoro e delle Politiche sociali Marina Calderone intervenendo all'incontro del Presidente della Repubblica Mattarella  con i vertici e le maestranze di due imprese in Calabria in vista delle celebrazioni della Festa del Lavoro.

"Il lavoro come diritto, quindi, ma anche come dovere" ha affermato la Ministra, spiegando "Questo significa che al centro delle nostre politiche devono esserci, sempre, le persone. E il lavoro buono è connaturato alla dignità di ciascun individuo e ciascun cittadino. Il lavoro di qualità ben retribuito è fondamento dell’etica sociale: è il valore co - stitutivo della democrazia repubblicana. È la risposta concreta all’imperativo dell’equità sociale, a cui ci richiama la nostra Carta costituzionale. Ed è il nostro faro nell’azione di ogni giorno.

È per questo che tra le finalità dei provvedimenti assunti in questi mesi c’è quella di combattere, facendolo emergere e riportandolo così nei canali della legalità, il lavoro irregolare, nero, non protetto, non tutelato, non sicuro.
Mi rallegro ogni volta che mi è data la possibilità di visitare una realtà imprenditoriale e lavorativa in cui si è scelta con convinzione la strada della correttezza, del rispetto delle regole, del rispetto delle leggi. La strada maestra della legalità nell’acquisizione e nella gestione del lavoro. In cui le garanzie sono assicurate. In cui la scelta della legalità si rinnova ogni giorno e diventa scelta di vita. In cui si sceglie la vita, anche contro le intimidazioni e certe persistenti e pericolose incrostazioni culturali.

Per questo vi sono grata per questa opportunità che ci date oggi di visitare le vostre aziende, di passare del tempo con voi, di toccare le vostre mani, di incoraggiarvi nell’andare avanti in questo percorso. Lo Stato è con voi in questa battaglia. Nessuno può considerarsi solo, isolato, ma dev’essere parte invece di una rete, di una comunità.
Il lavoro di qualità, legale, ben retribuito e sicuro, il lavoro che dà dignità, è il punto di partenza e il fine che tutti ci dobbiamo porre. E che abbiamo il dovere di perseguire, ciascuno per le proprie responsabilità, per il bene di imprese, lavoratori e lavoratrici, con costanza e buona volontà. Dobbiamo farlo non solo attraverso misure repressive, ma anche incentivi a chi opera bene, perché soltanto il lavoro buono e di qualità contribuisce allo sviluppo economico e sociale del Paese.

Oggi siamo in Calabria. Una regione straordinaria con opportunità ed eccellenze, ma che è anche specchio di alcune tra le criticità che riguardano occupazione e inclusione sociale. Criticità che non possiamo né vogliamo nasconderci.
Sarebbe facile oggi per me osservare che i dati occupazionali del 2024 ci restituiscono l’immagine di una Italia in cui nel complesso l’occupazione cresce, con un tasso di occupazione record e che l’incremento di lavoro è dovuto ai contratti stabili, con risultati positivi come la diminuzione degli inattivi e l’aumento del lavoro femminile e giovanile. Ma numeri e percentuali restano inferiori a quelli di grandi Paesi europei con cui ci confrontiamo. 
È un ritardo che va corretto.
È sulle disparità territoriali che dobbiamo concentrarci. Ci sono però elementi incoraggianti. In questa regione, il disallineamento tra offerte di lavoro delle imprese e il numero di lavoratori con le competenze adatte è al di sotto della media italiana.
Rimarco il punto del “mismatch” tra domanda e offerta di lavoro per due ragioni. La prima è che si tratta di una delle questioni maggiori da affrontare, in Italia e in Europa.
La seconda è che rappresenta una criticità per la quale ci siamo da subito attrezzati con strumenti innovativi.
Abbiamo creato una piattaforma digitale per offrire a imprese e lavoratori l’opportunità di entrare in contatto con le opportunità di lavoro e raccogliendole. Si tratta di una delle applicazioni della tecnologia che può avere impatti benefici.
Facciamo dialogare le imprese e i lavoratori, e non ci limitiamo a sostegno economico (che comunque continuiamo a riconoscere alle famiglie con fragilità reali), ma individuiamo le potenzialità dei singoli per il loro inserimento e re-inserimento nel lavoro. In questo modo, diamo corpo all’idea di passare dalla rassegnazione all’attivazione attraverso le vere politiche attive per il lavoro.

Il tema delle competenze è uno dei tre pilastri della presidenza italiana del G7 Lavoro, insieme all’Intelligenza artifi-ciale col suo impatto sul lavoro, e all’andamento demografico con l’invecchiamento della popolazione.

La questione demografica è anch’essa decisiva. Siamo una nazione in cui si vive bene e a lungo, la nostra aspettativa di vita è seconda solo a quella del Giappone. Ma siamo una nazione che fa meno figli. È indispensabile portare a lavorare più giovani e più donne. Siamo alla vigilia di un passaggio generazionale importante: il pensionamento dei boomers. Ed è una transizione che si aggiunge alle altre, la transizione green e digitale.
La sostituzione non sarà automatica, dobbiamo formare competenze adatte ed è questa la prima sfida da affrontare insieme alle Regioni, al mondo della scuola, dell’Università e alle forze sociali e economiche.  Stiamo compiendo il massimo sforzo in questa direzione, dialogando in modo costante con le parti sociali per la loro funzione di rappre-sentanza, di proposta e di azione diretta.

Vorrei poi sottolineare un’altra questione che mi sta particolarmente a cuore e sta a cuore al Signor Presidente e che è egualmente prioritaria rispetto al lavoro buono. Anzi, ne è parte. Il lavoro è vita. È una terribile contraddizione in termini che di lavoro si possa anche morire.  Anche un solo morto sul lavoro è una ferita dell’intera società. Il tema della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro è un’assoluta priorità morale e politica.
Sono molti gli interventi che abbiamo avviato dall’inizio del mandato. Però l’intensificazione di controlli e verifiche, l’attuazione del piano contro il lavoro sommerso… tutti gli interventi che abbiamo fatto sono importanti perché costituiscono dei pilastri su cui costruire la cultura della sicurezza sul lavoro.

La cosa importante da ribadire è che il lavoro è vita. La sicurezza è vita. La sicurezza, però, è un valore che non può essere limitato ai luoghi di lavoro. Per rendere effettiva la sicurezza sul lavoro e in tutti gli altri percorsi di vita (dalle strade alle mura domestiche) è assolutamente necessario costruire una cultura della vita sicura a partire dalle nostre scuole. Stiamo facendo proprio questo. Sicurezza sul lavoro senza una cultura della sicurezza diffusa, che diventi un “automatismo” dei comportamenti non si potrebbe avere. E parlo di “cultura” per la semplice ragione che l’attenzione
verso la sicurezza non è solo una precauzione verso sé stessi, ma un dovere civico verso gli altri....". (30/04/2024-ITL/ITNET)

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