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IMMIGRAZIONE - LAVORO - PRESENTATO AL MIN. LAVORO IL XV RAPPORTO ANNUALE ": NEL 2024 86% OCCUPATI STRANIERI HA UN CONTRATTO MA 79% DI QUESTI A TEMPO DETERMINATO. 2.673.696 ATTIVAZIONI, 78% LAVORATORI NON UE. COSTRUZIONI IN PRIMA FILA. SEGUE INDUSTRI

(2025-07-22)

IL XV RAPPORTO ANNUALE "GLI STRANIERI NEL MERCATO DEL LAVORO IN ITALIA 2025" (II°)

La migrazione economica (legata alla ricerca di lavoro) e la libera circolazione nell'area UE-OCSE rappresentano altre frequenti cause di migrazione. L'Italia registra percentuali inferiori alla media OCSE, con circa 7.600 permessi a migranti per lavoro temporaneo e stagionale (esclusa la migrazione intra-UE). Le prime nazionalita' di nuovi arrivati nel 2022 sono state da Romania, Ucraina, Albania, Bangladesh e Marocco.

Nei vari Paesi OCSE si e? rilevato come siano due gli elementi principalmente contrastano l’integrazione dei migranti nel mondo del lavoro: il primo e? il possesso di una competenza linguistica non sufficiente, il secondo elemento e? la carenza di alloggi accessibili e a prezzi ragionevoli. Il 26% degli immigrati vive in alloggi al di sotto degli standard e piu? di un immigrato su sei vive in condizioni di sovraffollamento sia nei Paesi OCSE che nell'UE.

Nel 2022, nei Paesi OCSE c'erano 10 milioni di imprenditori immigrati, che rappresentavano in media il 17% dei lavoratori autonomi, rispetto all'11% del 2006. Nel 2022, il 13,8% della popolazione occupata nata all'estero svolgeva un'attivita? autonoma rispetto al 13,4% dei nativi (in media nei 37 Paesi OCSE). Sebbene il lavoro autonomo sia una scelta per la maggior parte degli individui, e? piu? probabile che gli immigrati dichiarino di aver scelto il lavoro autonomo per necessita?.
Nei Paesi OCSE dell'UE-EFTA, il 15% dei lavoratori autonomi immigrati ha scelto di svolgere un'attivita? autonoma perche? non riusciva a trovare un lavoro come dipendente, rispetto all'8% dei nativi.

La creazione di posti di lavoro grazie all'imprenditoria migrante e? significativa. Dal 2011 al 2021, piu? di 3,9 milioni di posti di lavoro sono stati creati grazie al lavoro autonomo dei migranti nei 25 Paesi OCSE con dati disponibili. Cio? corrisponde al 15% della crescita occupazionale totale in questi anni. Gli imprenditori immigrati creano posti di lavoro in tutti i settori di attivita?, ma sono sovra rappresentati tra gli imprenditori nei servizi di alloggio e ristorazione e nel trasporto e magazzinaggio in tutte le regioni OCSE con dati disponibili; solo una piccola percentuale di lavoratori autonomi (5%) svolge la propria attivita? in settori ad alta e medio-alta intensita? di R&S.

Nel 2024 il numero di occupati ha raggiunto i 24 milioni. Gli occupati stranieri sono oltre 2,5 milioni, il 10,5% del totale.
Rispetto al 2023, l’incremento e? di 350 mila unita? (+1,5%). La crescita ha riguardato prevalentemente la componente straniera; i lavoratori non comunitari registrano +6,5%, i lavoratori comunitari un +5% e un leggero aumento registrano anche i lavoratori italiani (+1%).

L’aumento dell’occupazione ha carattere trasversale, sia rispetto alla nazionalita? sia rispetto alla macro-ripartizione geografica trainata da un incremento consistente delle fasce di eta? 45-54 anni e 55 e oltre dei lavoratori stranieri.

Tra il 2023 e il 2024 si riduce il numero di persone in cerca di un’occupazione (-283 mila; -14,6%). Il calo si rileva per tutte le compo-nenti: piu? marcato per gli italiani (-16%), rispetto agli stranieri UE (-8,3%) e agli stranieri non UE (-5,9%).

  La quota di occupati 15-64enni tra i cittadini dei Paesi Non UE, nel 2024, e? del 57,6%, di 4 punti percentuali al di sotto di quella rilevata tra gli italiani nella stessa classe d’eta? (61,6%).L’occupazione Non UE e? caratterizzata, tuttavia, da differenze di genere assai pronunciate: il 75,2% degli uomini con cittadinanza Non UE e? occupato; tra le donne, l’incidenza si riduce sensibilmente al 46,5% (-28,7 punti percentuali).

L’86% degli occupati stranieri (oltre 2,1 milioni), nel 2024, ha un contratto di lavoro dipendente (+5% rispetto al 2024); di questi il 79% sono a tempo indeterminato.

Il numero di occupati autonomi aumenta tra gli stranieri Non Ue (+10,2%) e in misura ancora maggiore tra gli stranieri UE (+15,7%), restando pressoche? stabile per i cittadini italiani (+0,2%) evidenziando una propensione nel fare impresa da parte dei lavoratori stranieri.

Nel 2024 il tasso di disoccupazione e? maggiore tra gli stranieri, sia con cittadinanza UE (10%) che Non UE (10,2%), superiore rispetto alla componente con cittadinanza italiana (6,1%). Le disparita? di genere appaiono evidenti: la quota di disoccupate donne con cittadinanza UE e? pari al 12,1%, 4,4 punti percentuali in piu? rispetto all’incidenza rilevata tra gli uomini (7,7%); tra i disoccupati Non UE, il divario e? pari a 2,9 punti percentuali (donne: 12%; uomini: 9,1%); tra gli italiani, il divario e? di 1,3 punti percentuali (donne: 6,8%; uomini: 5,5%).

Tra il 2021 e il 2024 il tasso di inattivita? si e? ridotto dal 35,5% al 33,4% (-2,2%) senza differenze rilevanti di genere. Rispetto alla nazionalita?, per la componente femminile dei lavoratori UE si assiste ad una flessione tra il 2021 e il 2022 (-2,5%) per poi aumentare fino al 2024 (+2,1% sul 2022). Per il 2024, il tasso di inattivita? delle lavoratrici UE, pari al 36,8%, si conferma significativamente piu? basso sia rispetto alle lavoratrici italiane (42,3%) sia rispetto alle lavoratrici non UE (47%).

Rispetto ai settori di attivita? economica, tra il 2023 e il 2024, l’andamento dell’occupazione si caratterizza per una piu? accentuata crescita nei settori Costruzioni (+5%) e Commercio (+4%). La diminuzione del numero di occupati si registra, invece, per i settori Agricoltura, caccia e pesca (-3,3%) e Servizi di informazione e comunicazione (- 2%); per quest’ultimo settore il calo degli occupati ha coinvolto quasi esclusivamente i cittadini italiani e i cittadini non comunitari; nel settore agricolo ad una diminuzione sensibile dei lavoratori italiani (-5,6%) corrisponde un incremento di occupati non comunitari (+10,5%).

Nel 2024 l’incremento dell’occupazione caratterizza la maggior parte delle prime 20 comunita? extracomunitarie residenti in Italia (16 su 20) e la variazione piu? cospicua e? raggiunta dai cittadini dell’Egitto (+28,3%) e del Brasile (+24,1%). I cali dell’occupazione piu? significativi, all’opposto, avvengono tra i cittadini della Macedonia (-15,2%), della Tunisia (-12%) e del Senegal (-7,1%).

La quota di occupati 15-64enni tra le principali comunita? nazionali Non UE varia tra l’82% delle Filippine e il 43,4% della Tunisia. I divari maggiori si registrano tra le donne: solo il 4,3% delle egiziane ha un’occupazione, a fronte del 82,3% delle filippine. Tra gli uomini, l’83,8% dei cittadini maschi del Bangladesh e? occupato, mentre l’incidenza degli occupati tra i tunisini scende al 58,2%.

LA DINAMICA DI ASSUNZIONI E CESSAZIONI: I DATI DI FLUSSO

Nel corso del 2024 si sono registrate 2.673.696 attivazioni di rapporti di lavoro che hanno interessato cittadini stranieri (+5,8% rispetto al 2023). Circa il 78% delle attivazioni (2.091.855, +9,1% rispetto al 2023) ha riguardato lavoratori Non UE, la restante parte (581.841; -4,5% rispetto al 2023) ha interessato lavoratori comunitari.

Il comparto nel quale si rileva la piu? alta concentrazione di attivazioni che hanno riguardato lavoratori stranieri e? l’Agricoltura (44,1%) cui seguono, nell’ordine, Costruzioni (35,8%), Industria in senso stretto (24,8%), Commercio e riparazioni (15,4%) e Altre attivita? nei Servizi (15,0% del totale).

    Tra il 2023 e il 2024 si e? verificata una contrazione delle attivazioni con contratto a tempo indeterminato per i cittadini stranieri comunitari (-8,2%, in linea con quella registrata per i cittadini italiani), mentre si registra un lieve incremento (+0,9%) per i cittadini Non UE per i quali l’aumento delle attivazioni riguarda tutte le tipologie contrattuali.

Oltre il 70% dei contratti sottoscritti dai cittadini stranieri e? a tempo determinato, circa 7 punti percentuali in piu? rispetto ai cittadini italiani (in crescita per gli stranieri Non UE e con un decremento invece per la componente comunitaria).

I datori di lavoro che, nel corso del 2024, hanno assunto almeno un lavoratore straniero sono stati 429.084; essi rappresentano il 36,5% del totale delle aziende che complessivamente, nel periodo, hanno registrato delle attivazioni.

Nel corso dell’ultimo anno, per i cittadini stranieri (come per quelli italiani), si assiste ad una diminuzione del numero delle cessazioni dei contratti a tempo indeterminato (-0,5%) e dell’Apprendistato (-1,3%). Risultano invece in aumento le cessazioni per tutte le altre tipologie contrattuali, tra cui i contratti a tempo determinato (+9,3%), in questo caso in aumento del 13,3% per i lavoratori Non UE e in flessione per quelli comunitari

Per quanto riguarda le cessazioni, nel corso dell’ultimo anno si assiste ad un aumento del numero delle cessazioni dei contratti che hanno interessato i lavoratori stranieri con riferimento al tempo determinato (+9,3%), e alle collaborazioni (+4,1%), mentre si verifica una lieve diminuzione per quelle a tempo indeterminato (-0,5%) e in Apprendistato (-1,3%).

Un terzo del totale dei rapporti cessati nel 2024 ha avuto una durata inferiore al mese (23,3% nel caso della componente UE e 21,2% nel caso di quella Non UE). In particolare, il 12,7% e? cessato dopo appena 1 giorno, percentuale che scende al 4,1% del totale delle cessazioni dei lavoratori UE e al 3,9% dei Non UE. Il 16,6%, inoltre, e? giunto a termine dopo 2-3 mesi (circa una cessazione su quattro nel caso dei lavoratori comunitari) e il 32,4% dopo 4-12 mesi (38,7% nel caso dei rapporti che hanno riguardato i lavoratori non comunitari).

Il restante 18% del totale dei rapporti di lavoro cessati ha invece avuto una durata superiore a 1 anno, senza differenziali significativi per la tre macro-componenti della cittadinanza.

L’incremento dei contratti cessati che hanno interessato i cittadini stranieri riguarda tutte le classi di durata effettiva, ad eccezione di quella di 1 giorno (in calo del -4,9%).

Nel corso del 2024 sono stati attivati 379.505 rapporti di lavoro domestico, di cui circa il 70% ha interessato lavoratori stranieri. Le attivazioni hanno riguardato soprattutto la componente Non UE e le donne, per le quali si e? registrato circa l’88% delle attivazioni complessive. Circa 8 contratti di lavoro domestico sottoscritti su 10 sono a tempo indeterminato. SEGUE...  (22/07/2025-ITL/ITNET)


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