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ITALIANI.ITALIANI ALL'ESTERO - EUROPA/ITALIA - MIN. TAJANI: "RAFFORZAMENTO DIFESA EUROPEA ASSIEME A QUELLO POLITICO ED ECONOMICO. PER CONTARE BISOGNA ESSERE COMPATTI SU TUTTI I FRONTI"
(2025-03-10)
Una sintesi della politica estera italiana nelle sue grandi linee, la traccia il Ministro degli Esteri Antonio Tajani in un'ntervista al Corriere della Sera
«Non bisogna preoccuparsi, ma occuparsi». Di mantenere vivo il rapporto storico di alleanza transatlantica tra Usa ed Europa perché «siamo indispensabili gli uni agli altri», e soprattutto di «far fare alla Ue un salto di qualità. È questo il momento. Dobbiamo far valere la nostra forza di primo mercato di scambio del mondo, e non agire in difesa come fossimo dei don Abbondio terrorizzati». Per questo, il ministro degli Esteri Antonio Tajani invita a non avere paura di un rafforzamento della difesa europea, che però dovrà avvenire assieme a quello contestuale politico ed economico, perché per contare — anche in politica estera — bisogna essere compatti su tutti i fronti.
Significa che l’Italia ha intenzione di arrivare a 40 mila soldati, di spendere enormi cifre per la difesa?
«Intanto, faccio notare — come ha anche precisato il ministro della Difesa Crosetto — che quello citato è uno dei tanti studi a cui tutti gli Stati maggiori dei Paesi stanno lavorando in questi giorni. Si fanno varie ipotesi, che poi andranno incrociate con le valutazioni politiche, con le disponibilità finanziarie. Vedremo quali saranno le proposte. Ma c’è un secondo elemento, più importante: dobbiamo essere realisti».
E prendere atto che l’America ci volta le spalle?
«I cambiamenti in atto ci sono, e oggi ci sono le condizioni — anche in parte obbligate — per dar vita a quel grande progetto prima di De Gasperi, poi di Berlusconi e ora nelle sue grandi linee presentato da von der Leyen, con il nostro si: una grande difesa europea. La contingenza, gli Usa che spingono in questa direzione, ci offrono una grande occasione».
Per la corsa al riarmo?
«Le cose non vanno viste così. Difesa non sono solo carrarmati e cannoni. È cybersicurezza, sono le azioni di contrasto con intelligence e non solo ai traffici di armi, di clandestini, alla criminalità sul territorio, all’aiuto nelle calamità naturali. La difesa è missioni di pace e protezione che servono a proteggere il nostro export. Dobbiamo necessariamente andare verso una spesa per la difesa del 2% del Pil, con lo scorporo di queste spese dal patto di Stabilità. Dovremo utilizzare un meccanismo simile al Recovery Fund, dal quale però non abbiamo intenzione di distrarre fondi».
E mettere a disposizione le armi per l’Ucraina, magari schierare gli eserciti poi, come dice Macron? Per Salvini è una sorta di «pazzo» guerrafondaio.
«Non è un pazzo, ha le sue posizioni, che non sono le nostre. Da ministro degli Esteri non mi permetterei mai di definire con questi toni chi ha una posizione diversa dalla mia. E soprattutto mantengo tutto il mio rispetto per la massima autorità, per il capo dello Stato di un Paese amico come la Francia».
E qual è la posizione italiana?
«Noi ci auguriamo che quello che prevede Macron non sia necessario, perché noi — come lo stesso Zelensky — pensiamo che la guerra possa finire entro l’anno. Abbiamo altri fronti aperti e dobbiamo lavorare per un giusto trattato di pace, che ci veda protagonisti come Europa e che rispetti la posizione Ucraina. I nostri militari non andranno al fronte in Ucraina, né con una missione Nato né europea. Altro sarebbe una missione Onu che possa fare da forza di interposizione dopo essere arrivati alla pace».
Ma una difesa europea serve a sostituire quella assicurata finora dagli Usa, che come dice Musk — minacciando anche l’Ucraina con il blocco dei satelliti Starlink — dovrebbero uscire dalla Nato?
«Io non credo che il protezionismo e l’isolazionismo facciano bene all’America. Abbiamo sempre avuto ottimi rapporti con gli Usa: è evidente che senza di loro oggi non avremmo grandi mercati — utili reciprocamente — e la difesa finora da loro assicurata. Quindi, dobbiamo mantenere vivo il rapporto tra Europa ed Usa, ma con dignità e a testa alta. Anche a questo serve una nostra difesa più forte».
E di Musk e Starlink cosa pensa?
«Che dobbiamo distinguere le parole di propaganda dai fatti. Non facciamoci prendere dall’ansia di dover ribattere a ogni cosa detta da politici o imprenditori Usa e manteniamo il sangue freddo. Io vedrò al G7 in Canada il mio omologo Rubio e lo farò con amicizia e spirito di confronto costruttivo. Nel frattempo, continuerò come è nel ruolo dell’Italia, a cercare di cucire tra Europa e Usa un rapporto solido. Ma appunto, questo si fa se insieme noi europei lavoriamo a politiche commerciali comuni. Politicamente e strategicamente dobbiamo muoverci insieme. Solo così possiamo farcela, altro che manifestazioni di piazza usate solo per attaccare il governo. Noi non prendiamo lezioni di europeismo da nessuno».
Intanto ci sono gli altri fronti: la Palestina.
«Abbiamo condiviso con Germania, Francia e Regno Unito l’appoggio al piano di ricostruzione di Gaza dei Paesi arabi che non prevede l’espulsione dei palestinesi. Questo è il ruolo dell’Europa e anche dell’Italia: ragionare su proposte se necessario anche alternative a quelle americane, ma farlo avendo alle spalle l’unità politica di un continente di 400 milioni di abitanti».
In Siria sono riprese stragi di civili. L’Italia contava molto sulla stabilità.
«E noi contiamo e lavoriamo su questo. Il presidente ad interim Al Sharaa ha promesso con chiarezza che non ci sarà nessuna clemenza per chi ha ucciso i civili. Ci sono stati assalti alle sue forze di sicurezza e vengono denunziate centinaia di vittime di esecuzioni sommarie. Noi vogliamo sia mantenuta l’integrità territoriale di quel Paese, nel rispetto di tutte le comunità che devono confrontarsi e collaborare pacificamente». (10/03/2025.ITL/ITNET)
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