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PATRONATI ITALIANI NEL MONDO - AL TEMPO DEL CORONAVIRUS IL PRESIDENTE DEL PATRONATO INCA CGIL MICHELE PAGLIARO : "NOI CI SIAMO ACCANTO AGLI ITALIANI ALL'ESTERO.!"

(2020-04-20)

  Gli Italiani all'estero al tempo del Coronavirus: " "Una realtà composita - una comunità residente  nei  cinque continenti, pari al 10% della popolazione italiana - che vive l'attuale contingenza divisa a metà fra l'ansia per la sorte degli affetti  in Italia (circa la meta' è emigrata negli ultimi 10 anni), la paura per l'incolumità personale e della propria  famiglia all'estero ed il crescente timore per la crisi economica ed occupazionale che giorno dopo giorno diventa piu' evidente" commenta ad Italiannetwork/Italialavorotv Michele Pagliaro, Presidente del Patronato INCA, l'istituto della CGIL "in prima linea  all'estero, oltre che in Italia,  nell'assistenza e tutela dei diritti dei  connazionali all'estero, oltre che in Italia, in collaborazione con il personale dei Consolati" fa presente il responsabile dell'INCA"
"Un disagio ed un senso di insicurezza" ingenerati "da sistemi sanitari pubblici lontani dal modello italiano e dalla reazione di non pochi  governi che non hanno reagito con la dovuta prontezza alla minaccia del virus. Tutto ciò - e' indubbio - ha inciso negativamente sui nostri connazionali" - afferma Pagliaro, condividendo la posizione assunta dal  Consiglio Generale degli Italiani all'Estero, che in diversi documenti indirizzati al Governo (vedi: ha sollecitato l'attenzione del mondo politico  perchè si tenga  conto delle  comunita'  italiane oltrefrontiera anche nell'ambito delle misure finanziarie a sostegno dei cittadini e lavoratori italiani (decreto "Cura Italia"...e non solo-ndr.) .

Che di italiani in situazioni di difficoltà all'estero non ce ne siano pochi  lo testimonia lo stesso Presidente Pagliaro, palesando  "la preoccupazione dei connazionali, espressa  agli operatori dell'INCA all'estero, per il lavoro che  sta 'saltando' con la chiusura di imprese e fabbriche, insieme a botteghe artigiane, studi professionali e società di servizi".  "Anche se  spesso, stigmatizza l'esponente del Patronato, si tratta di lavori precari nei quali sono impegnati soprattutto i giovani !"  Quei giovani che fanno parte del capitolo "Italiani temporaneamente all'estero, che si stima ammonti  all'incirca ad un milione di persone fra  turisti, studenti, ricercatori, docenti ed anche expat di ultima generazione. Un segmento 'debole' e facilmente aggredibile da parte  del Coronavirus, avendo perso strumenti e punti di riferimento locali,  a seguito del lockdown decretato dalla maggioranza degli Stati per il diffondersi del virus.  Migliaia e migliaia di italiani nei confronti dei quali si è attivato  il "sistema Italia" per il loro rientro. Un'operazione complessa alla quale partecipano anche i Patronati, vere e proprie organizzazioni di prossimità per l'assistenza e  tutela dei connazionali nel mondo.

Per il Presidente dell'INCA, d'altra parte,  "questa crisi, 'inedita', inciderà sicuramente sull'economia della maggioranza delle nazioni, provocando  un' ondata di disoccupazione. Per cui - afferma - penso che molti di questi giovani, ed anche meno giovani, saranno costretti a ritornare in Italia".  Quindi, "credo che il nostro Paese non solo debba trovare per loro  una soluzione nel breve termine ma debba  anche procedere  tenendo conto delle specificità locali, parametrandone gli interventi sulla base delle situazioni locali"
In sostanza,  "ritengo che oggi più di ieri ci sia bisogno di un'attenzione sia politica che economica, perchè  gli italiani all'estero, non lo dobbiamo dimenticare, sono anche una risorsa per il nostro Paese, che ha bisogno di investimenti".

Il Ministro degli Esteri ha dichiarato nei giorni scorsi il rientro di oltre 60.000 italiani temporaneamente all'estero. Fra questi, come lei stesso ha sottolineato poc'anzi, molti giovani  andati all'estero alla ricerca di un lavoro che in Italia non riuscivano a trovare. Al tempo stesso altri italiani residenti all'estero pensano ad un rientro definitivo in Italia. Che percezione avete dal vostro "osservatorio sul campo" di un 'controesodo di massa' e quali possibilità ci potrebbero essere da parte dell'Italia di supporto sul piano socio-economico, stante le evidenti condizioni di indebitamento assunte per contrastare gli effetti del coronavirus ?

"Abbiamo una percezione legata all'attività e naturalmente alle molte informazioni che diamo. Tuttavia, queste ultime non coincidono sempre con la richiesta delle prestazioni.  Quindi, non c'è lettura scientifica in materia.  Però sicuramente molti italiani, soprattutto i giovani, che  non erano ancora riusciti ad inserirsi in maniera compiuta nel meccanismo lavorativo dei singoli Paesi, sono rientrati. Noi stiamo cercando di capire se ci sono le condizioni di accesso al welfare locale del paese in cui hanno avuto un'occupazione,  perchè comunque i diritti sono spendibili nei paesi in cui vengono maturati. Per ora, stiamo cercando di dare una mano  in questo senso.

Non c'è dubbio che se guardiamo alla prospettiva, poichè  il fenomeno probabilmente  è destinato a durare nel tempo e la ripresa non sarà immediata, sarà necessario lavorare ad una rinascita per un Paese diverso. Un Paese necessariamente più agile, più veloce, più determinato.
Inoltre, tutto dovrà essere ripensato alla luce di una visione economica  diversa che dovrà maturare in Europa.  In questo periodo, abbiamo scoperto il volto indeciso dell'Europa  anche nell'affrontare questa crisi. Però siccome tutti i Paesi si stanno rendendo conto sulla loro pelle di che cosa sia il virus e di quali danni abbia determinato all'economia mondiale, mi auguro che in Europa possa maturare una coscienza diversa per affrontare le sfide del nuovo millennio -  nuove ed inedite -  con modalità diverse, guardando un po' meno agli aspetti ragionieristici dei bilanci e di piu' e meglio alla condizione delle persone. Quindi, si dovrà  mettere al centro la persona, i suoi bisogni e le sue necessità  per costruire un mondo migliore"

  Per  Michele Pagliaro, tuttavia, rimane  ancora in primo piano il capitolo dei rientri. "Sono migliaia e migliaia gli italiani  temporaneamente all'estero che ancora non riescono a rientrare. Penso alla Nuova Zelanda, all'Australia, all'Honduras, alla Colombia. In questi  Paesi, per molti connazionali si è concluso il contratto di lavoro temporaneo, e dovrebbero rientrare in Italia ma non ci sono collegamenti aerei e, pur nelle more del  prolungamento del visto, deciso dalle autorità locali, coesistono difficoltà finanziarie. Anche in questo caso - dichiara - stiamo lavorando  in contatto con le Ambasciate e con la stessa Farnesina, per monitorare la situazione e cercare comunque di trovare le possibili soluzioni."

L'attività in corso in questo particolare periodo ha significato, Presidente,  un  ampliamento dell'area di intervento all'estero del Patronato ?.

"L'abbiamo adeguato alle esigenze del momento presente" -  chiosa  il Presidente del Patronato INCA - che tiene a precisare come ciò sia avvenuto "attraverso una rimodulazione di alcuni aspetti  regolamentari "
"Consideri che il patronato è  sottoposto ad un regime di regole piuttosto rigide che ne disciplinano il  funzionamento alla luce del mandato di patrocinio  rilasciato di persona dall'assistito, in Italia come all'estero" sottolinea Pagliaro. "Ovviamente, nell'attuale situazione di lockdown "è difficilmente applicabile ! Per cui,  il  Governo, consapevole del ruolo del Patronato di forte sostegno alle istituzioni del  Paese  e tenendo conto dell'attuale necessita' di distanziamento sociale , ha introdotto con il DL 18 del 17 Marzo 2020  all'articolo 36 il 'principio della flessibilità', che ci consente di  lavorare a distanza ed in orari flessibili, e di  ricevere su appuntamento gli assistiti andando il piu' possibile incontro alle loro esigenze. Ciò ha permesso all'Inca di operare al meglio sia in Italia che all'estero, tenendo nel dovuto conto le disposizioni locali dei Paesi in cui i nostri assistiti risiedono".

Un adeguamento  non facile, da parte della struttura, in rapporto alle disposizioni dei singoli Paesi...

" Il patronato Inca all'estero è promosso  da associazioni, ed opera assieme ai sindacati locali che, per quanto ci riguarda, si rifanno al riformismo della sinistra. E questo è un punto di forza perchè in tal modo l'Inca non è un corpo a se stante, non è una struttura rigida, ma ne plasmiamo l'attività, come accennavo in precedenza, a seconda delle specificità del Paese in cui siamo insediati, partendo dalle stesse comunità italiane nella relazione con le istituzioni locali.  Un vantaggio che ci consente di cogliere le novità legislative e le misure messe in campo dalle istituzioni locali". "In alcuni casi siamo, inoltre,  protagonisti di proposte che mettiamo in campo attraverso il  CGIE. E siamo anche in  stretta relazione con i consolati e  le ambasciate.  Ebbene, conclude il Presidente del Patronato INCA,  credo che il ruolo dei Patronati vada sostenuto ed amplificato soprattutto alla luce dei tagli operati alla rete diplomatico-consolare, con  la spending review, che ne ha ridimensionato  gli apparati burocratici, per cui - nella situazione di difficoltà che stiamo tutti vivendo -  si trova in estremo affanno" afferma l'esponente dell'INCA, facendo  riferimento all'ormai "datato" accordo MAECI/ Patronati, di cui sembrano essersi  perse le tracce.
Sotto questo profilo - aggiunge l'esponente del Patronato - appare evidente, ad esempio,  "l'apporto offerto  "agli anziani che chiedono ai nostri uffici  spiegazioni  sulle misure di contenimento dei rispettivi paesi. Spesso si tratta, infatti, di misure non chiare e nemmeno semplici da applicare. Per cui il nostro ruolo risulta essenziale, ed è con questa  consapevolezza che stiamo cercando di mantenere i nostri presidi, compatibilmente con norme e disposizioni locali ma anche con quella dose di buonsenso necessaria a  tutelare la salute degli operatori e degli assistiti". In quest'ambito,  "la predisposizione, sul piano della comunicazione, di numeri di telefono, indirizzi  email, info sulle pagine social dell'Associazione transnazionale Itaca ed un costante aggiornamento del sito in ordine alla particolare situazione che si va via via determinando"

Presidente, qual'è il Vostro apporto nella predisposizione della "Fase 2"

"Ci stiamo  'ragionando' con la convinzione che dovremmo avere la forza di rialzarci e di ripartire tutti insieme , per cui condivido l'idea che il nostro paese debba porre attenzione anche a problemi ed  istanze degli italiani all'estero". Questioni suffragate " dall'esperienza degli Uffici INCA all'estero e dell'Associazione Itaca, cui gli italiani si rivolgono per sapere cosa  fare nel caso abbiano perso il lavoro e quali diritti abbiano maturato nel Paese in cui vivono. Nondimeno, aggiunge l'esponente del Patronato, ci chiedono anche che cosa possa fare  l'Italia per loro, soprattutto nel caso in cui all'estero le condizioni di accesso ad un regolare lavoro non vengano raggiunte !"

Mi permetta di insistere sulla Fase 2, il tema del giorno, sul quale è puntata l'attenzione degli italiani in Italia ma, anche all'estero. C'è un ambito, un settore, un segmento sul quale ritenete sia importante puntare per una ripresa del Paese ?

"Come Patronato confederale della CGIL la prima richiesta che stiamo cercando di portare avanti, con grande determinazione, è il lavoro in sicurezza. D'altra parte, credo che oggi più di ieri il tema della salute sia essenziale. In questo periodo, però,  abbiamo assistito ad un atteggiamento a volte non perfettamente coerente da parte delle associazioni datoriali che spingono per riaprire le fabbriche, i cantieri. La guerra dei codici Ateco  (combinazione alfanumerica che identifica una attività economica - ndr)  è la prova di quello che sta avvenendo nel Paese. Noi sindacati riteniamo  che si possano aprire le fabbriche, gli uffici,  ma va preservata la sicurezza delle lavoratrici e dei lavoratori. Oggi credo che sia un dovere che  le Stato ed il Governo devono garantire. Su  questo punto non abbassiamo la guardia. Abbiamo messo in campo dei protocolli  con le nostre controparti,  e sarebbe auspicabile che questi protocolli avessero anche forza di legge. 
Abbiamo visto tutti gli effetti del virus, le difficoltà della sanità di questo Paese e penso che dovremo riconsiderare tantissimi aspetti fondamentali della nostra società nel momento in cui  sarà  finita questa vicenda. Penso alla tutela della salute,  a quello che purtroppo sta succedendo nelle RSA, l'assenza di controlli,  la mancanza dei dispositivi per la sicurezza che ha creato focolai in tutto il nostro Paese. C'è la necessità di una  rilettura e la politica deve  provare a correggere, partendo dal lavoro in sicurezza, dalla rivalutazione del servizio pubblico. Per anni abbiamo assistito a disinvestimenti nella sanità destinando risorse a strutture private. Ha disinvestito  nelle funzioni pubbliche ed, oggi, abbiamo appurato come sia fondamentale il ruolo del lavoro pubblico, come le forze dell'ordine, le forze armate, i vigili del fuoco, tutti quelli che in queste ore stanno provando a garantire la tutela della salute e della sicurezza.
Partendo dall'assunto che nessuno si salverà da solo, che c'è  bisogno di un impegno collettivo, teso a mettere al centro il valore della persona,  credo che su questi aspetti la politica debba rivedere, nel prossimo futuro, tantissime cose, correggendone le tante anomalie".

Al contempo, qual'è il vostro impegno, nel contesto attuale, nei confronti degli immigrati ?

"E' un altro capitolo complesso delle problematiche che stiamo vivendo  al tempo del Coronavirus !
C'e' un dato di fatto: nonostante la pandemia,  i migranti  tendono ad arrivare ancora nel nostro Paese per sfuggire a condizioni di sopravvivenza  drammatiche. Ma nei loro confronti c'è, purtroppo, attualmente  molta disattenzione,  ma ritengo  che lo spirito solidale di questo paese non possa venire meno in questo difficile momento" afferma Pagliaro 
Quanto ai migranti soggiornanti in  Italia che sono attualmente sprovvisti di un regolare titolo di soggiorno  CGIL insieme a Cisl e Uil  ha  rivolto un appello al Governo e al Parlamento italiano affinché sia emanato un provvedimento di regolarizzazione di tutti i lavoratori e tutte le lavoratrici migranti soggiornanti in Italia (vedi: ), "permettendo così l'accesso al  sistema dei diritti e delle tutele del mondo del lavoro".

"Di fronte alla crisi sanitaria che sta sconvolgendo il mondo - spiegano in una nota odierna i sindacati -, le condizioni di vita e di lavoro degli stranieri soggiornanti nel nostro paese rischiano di subire un ulteriore peggioramento. In particolare i cittadini di Paesi Terzi presenti in Italia senza uno status regolare, già quasi sempre soggetti a grave sfruttamento e a condizioni di lavoro di per sé insicure e insalubri, in questa situazione di emergenza, vedono aumentare i rischi per la propria salute e gli episodi di emarginazione e discriminazione".
Mettere mano ad un provvedimento di regolarizzazione "prosciugherebbe il bacino di manodopera a cui si rivolge la malavita organizzata... oltre ad aiutare l'economia del nostro  paese".

A tal proposito, il Presidente dell'INCA, sottolinea "In alcune aree del sud Italia stanno per iniziare le grandi campagne di raccolta dei prodotti agricoli e  vengono a galla verità che spesso sono rimaste sotto traccia, come il dato di fatto che gli italiani non sono piu' disposti a fare determinati lavori e che non sono gli immigrati a rubare il lavoro agli italiani. Per cui  il lavoro bracciantile è finito per diventare prerogativa dei migranti. Adesso, però,  i problemi emergono con chiarezza.  Un esempio, per tutti:  la situazione di Cassibile (Siracusa)  che, in passato, in questo periodo si popolava di migranti. Oggi nella famosa fatiscente tendopoli non c'è nessuno e questo probabilmente provocherà ripercussioni sicuramente non positive sull'economia agricola locale e nazionale, se non si risolveranno i nodi che sottostanno all'esistenza dei tanti ghetti del nostro Mezzogiorno...e non solo"

Ritiene che - a seguito delle riflessioni indotte dalla  pandemia che ha imposto a ciascuno a ciascuno ed alla società nel suo insieme - sulle priorità individuali e sociali, si riuscirà a trovare un nuovo equilibrio sociale ed una conseguente maggiore equità ?

"Credo che si possa considerare come 'auspicio' perchè il nostro è comunque un Paese dove da un lato abbiamo una straordinaria Costituzione che mette al primo posto  la  pari opportunità  ma dall'altro lato sono state diffuse politiche neoliberiste che hanno avvantaggiato, soprattutto nel tempo della crisi, i pochi a discapito dei molti.

E  credo anche che oggi in una condizione disastrosa dal punto di vista economico, con un PIL a meno  9%,  questa possa essere una opportunità per ridisegnare un Paese a partire dalla sua Costituzione che non solo prevede ambiti importantissimi come quelli della libertà e della democrazia, ma anche ambiti altrettanto importanti come appunto quello delle pari opportunità e della solidarietà.  Questa nuova strada ci vedrà impegnati come Inca e Cgil e speriamo di portare a casa dei risultati. Soprattutto un Paese migliore per le nuove generazioni." ha concluso il Presidente del Patronato INCA CGIL, Michele Pagliaro. (M.F.-ITL/ITNET)

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