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DOSSIER STATISTICO IMMIGRAZIONE 2007-UN FENOMENO DI CARATTERE ECONOMICO OLTRE CHE SOCIALE E CULTURALE-PARTONO DALL'ITALIA OGNI ANNO OLTRE 7 MILIARDI DI EURO

(2007-10-30)

  " Il nostro continente, dalle consolidate tradizioni millenarie, si trova stabilmente, da tempo, a convivere con altri popoli, portatori di altre culture. Non mancano le chiusure, a livello di soluzioni normative, a livello di mentalit? e di prassi. A questo riguardo l?oblio delle nostre radici cristiane non farebbe che peggiorare la situazione, anche perch? le comunit? ecclesiali molto si stanno adoperando per favorire il dialogo con le altre religioni. Anche in Italia troviamo un misto di aperture e di resistenze e ci? ? quanto mai preoccupante, perch? da noi la crescita dell?immigrazione ha assunto, negli anni, ritmi sempre pi? elevati. Ci troviamo a vivere in questi anni in una situazione di stallo, nella quale siamo si capaci di ravvisare gli inconvenienti ma non di individuare e attuare le soluzioni necessarie." Lo ha affermato don Vittorio Nozza, esponente del Comitato di Presidenza Dossier Caritas-Mgrantes introducendo gli interventi di presentazione del Dossier statistico 2007, e sottolineando come "L?anno europeo del dialogo interculturale induca a sperare in un raccordo maggiore tra gli schieramenti politici per favorire l?approvazione di quelle norme che il buon senso porta a ritenere assolutamente necessarie. E poich? il carattere duraturo di ogni impostazione politica dipende dal consenso dei cittadini, diventa indispensabile mettere in atto un lavoro ordinario, quotidiano, un?azione alla base sempre pi? intensa e diffusa, che ci porti a far crescere nella mentalit? e nelle prassi la convinzione che l?immigrazione ? fenomeno e presenza strutturale nel futuro dell?Italia e dell?Europa."

  Una riflessione che ha portato Don Luigi Di Liegro nel 1990, di cui ? stato ricordato il decennale della morte  - ha sottolineato Mons.Guerino Di Tora, Direttore della Caritas diocesana di Roma emembro del Comitato di Presidenza del Dossier- a sostenere la necessit? di modifiche migliorative della ?legge Martelli? e di approfondimento della realt? dell'immigrazione, di cui si possedevano scarsi dati e conoscenza.
Una prevegenza che ha permesso di meglio comprendere il fenomeno dei flussi migratori, per i quali volle approfondire gli aspetti piu' ampi attraverso il "Forum per l?intercultura?, partito anch?esso nel 1991.

  Oggi il fenomeno migratorio coinvolge  l'Italia a tutti i livelli: demografico, familiare, sociale, scolastico, associativo, sindacale, politico e anche economico e imprenditoriale, ha fatto presente Otto Bitjoka, Promotore degli Stati Generali dell?immigrazione e Presidente della Fondazione Ethnoland ed immigrato, titolare a Milano di un?azienda.
Dunque, non pi? un fenomeno ma "Un  rimedio contro la decadenza. Se non ci fossero gli immigrati per l?Italia sarebbe un disastro. L?immigrazione ? un rimedio contro la decadenza e la crisi economica che il nostro paese sta attraversando. Questo, sostanzialmente, ? il messaggio che emerge dal dossier 2007 di Caritas/Migrantes. Appare, cosi,obsoleto lo stereotipo di un?immigrazione stracciona, disagiata e marginale la cui unica rilevanza economica ? rappresentata dall?invio delle rimesse nel paese di origine."

  Certo "La necessit? di confrontarsi con soggetti economici nuovi e dinamici impone a tutto il sistema economico e bancario una revisione delle proprie strategie di intervento e un adeguamento alle reali esigenze di questi soggetti. Gli immigrati sono una potentissima marcia in pi? per l?economia italiana e la societ? in generale, una forza in rapido aumento e mai sufficientemente considerata. In realt? l?apporto degli immigrati in termini di crescita ha impedito che negli anni recenti il paese soffrisse due pesanti recessioni. Senza il loro lavoro il reddito prodotto sarebbe sceso, ma il beneficio primario ? la crescita demografica."

  Il fenomeno dell?imprenditoria straniera ? i costante crescita e occupa un posto di crescente importanza nel panorama imprenditoriale italiano. Queste imprese, al 30 giugno 2007, sono risultate 141.000, secondo la revisione che la Confederazione Nazionale Artigianato insieme al ?Dossier Caritas/Migrantes? fanno dell?archivio di Unioncamere, basandosi sull?effettivo possesso di una cittadinanza straniera. Rispetto al 2003 l?aumento ? stato del 50%, mentre per le imprese italiane sostanzialmente non si determinano aumenti, perch? ? vero che vengono create nuove aziende, ma altrettante vengono a cessare. L?incidenza delle imprese, delle quali sono titolari gli immigrati, ? del 2,7%, 1 ogni 37, con valori pi? alti in diversi contesti e segnatamente in Lombardia e nel Lazio.

    Dati alla mano ,gli imprenditori nati al di fuori dei confini dell? Unione Europea possono essere quindi individuati quali protagonisti del modello di sviluppo basato sulla piccola impresa. Il rapido incremento dei titolari stranieri d?impresa,nonch? la diffusa presenza degli immigrati nel sistema cooperativo (il 10% delle cooperative sociali e pi? del 50% di quelle dedite ai servizi annoverano soci stranieri) pongono le premesse per rinnovare i termini del dibattito sulla presenza straniera in Italia, spostando l?attenzione dall?emergenza all?opportunit?, credo sia utile valorizzare lo sviluppo dell?imprenditoria immigrata  anche attraverso figure quali business angels.

  In termini assoluti la concentrazione maggiore delle imprese ? ancora nel commercio, ma si registra una flessione rispetto al 2000. Nel 2005 la quota maggiore di imprese individuali guidate da extracomunitari si rileva nelle costruzioni,ma in termini relativi la performance record di quell?anno ? appannaggio del settore delle telecomunicazioni e dei trasporti.

    Il saldo tra iscrizioni e cessazioni di imprese individuali, in Italia,? risultato positivo solo grazie alle 26.933 nuove imprese create da imprenditori extracomunitari, registrando una crescita del 15,4% rispetto al 2004. Dunque, senza l?apporto degli immigrati,il tasso di crescita delle imprese individuali italiane sarebbe stato negativo".

  Naturalmente ha affermato Otto Bitjoka "svariati sono i fattori che ancora limitano i caratteri e le potenzialit? dell?offerta di imprenditori e imprenditrici immigrati: le persistenti barriere burocratiche e formali per l?accesso ai servizi, i rapporti interbancari deboli con le banche e gli istituti finanziari dei paesi di provenienza e, in generale, il basso livello di internazionalizzazione complessiva del sistema. Si pu? iniziare a ragionare sul fenomeno migratorio solo riconoscendo la partecipazione degli immigrati nell?avvio di imprese e nel lavoro autonomo come frutto della propensione all?assunzione del rischio che l?esperienza migratoria ha premesso di maturare.

E se per lo sviluppo delle Pmi (piccole e medie imprese) italiane ? prioritaria la necessit? di aprirsi all?internazionalizzazione: esportare,essere presenti all?estero, avere joint venture con altri paesi, aprire una finestra sul mondo,il contributo degli immigrati va nella direzione delle sfide indicate da Mario Draghi: ? Aumentare la crescita economica e la produttivit?, ridurre la domanda di protezione da parte di lavoratori e imprese, far crescere in entrambi i soggetti economici la propensione al rischio: queste sono le sfide che l?Europa ha di fronte .

    All?interno di una partnership di reciproca utilit? volta a migliorare la competitivit? dell?impresa italiana e a sviluppare economie di scala e circoli virtuosi, l?immigrato imprenditore pu? essere una risorsa in grado di identificare i corrispondenti locali per internazionalizzare la produzione favorendone il riallineamento alle caratteristiche della domanda; inoltre pu? orientare il trasferimento di tecnologia uscente sui mercati locali creando un rialzo di livello nella catena di sviluppo del prodotto, ottimizzando lo swapping  di materiale contro materie prime.
Egli ? in grado anche di fornire le risorse umane di cui gi? dispongono internamente le imprese italiane e che non sono ancora riuscite a valorizzare.
 
  Fattori cruciali quando si cercano partner lontani sono senza dubbio la necessit? di conoscenze per adattare il proprio prodotto ai gusti del mercato locale, il bisogno di avviare una rete di contatti sul posto e di creare gradualmente un management locale. Tuttavia, la distanza,le barriere linguistiche,lo scarso controllo e il limitato potere decisionale, legati al mancato possesso della maggioranza, rischiano di aumentare le probabilit? di insuccesso e i casi di fallimento nei tentativi di ? sbarco? su questi mercati. Ecco allora che gli immigrati imprenditori possono dunque fare da ?ponte? tra il nord e il sud del mondo anche attraverso l?impresa per offrire elementi di maggiore conoscenza reciproca. Un potenziale, quindi, non solo di investitori e fornitori di risorse umane qualificate, in quanto formate in Italia, ma anche di ambasciatori che divulgano e rappresentano il made in Italy nei mercati dove ? gi? conosciuto ma ancora assente.
Gli immigrati possono costituire un?opportunit? di accrescimento per l?economia italiana, in particolare per rivitalizzare settori produttivi in crisi a causa della concorrenza asiatica (si pensi alla colonizzazione cinese del distretto tessile nella zona di Prato). Ma potrebbero favorire anche un grande cambiamento sociale: sia per il drenaggio nei confronti dell?immigrazione che lo sviluppo di joint venture con i mercati dei paesi terzi potrebbe operare, sia , a livello macroeconomico, per l?effetto a medio termine che un riequilibrio delle economie locali dei paesi terzi avrebbe sul debito estero.

  Oltre al fatto che un utilizzo delle rimesse ora inviate nei Paesi di origine - si parla di un flusso pari a  7 miliardi di euro,di cui almeno il 35% passa attraverso canali informali, aumenterebbero la massa monetaria in circolazione e consentirebbero l?accumulazione del capitale locale da utilizzare negli investimenti nei settori produttivi, creando cosi sviluppo. E lo sviluppo consentirebbe di placare le emorragie dovute all?emigrazione. Questa sarebbe- secondo  Otto Bitjoka - la vera ?carta blu? (30/10/2007-ITL/ITNET)

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