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ITALIANI ALL'ESTERO - COMITES - DENTAMARO(COMITES BRUXELLES) : "TORNARE A FUNZIONE ORIGINARIA RAPPRESENTANZA. COINVOLGERE ASSOCIAZIONI, CREARE NETWORK COMITES AREA E LASCIARE UN "LEGATO" ALLA COMUNITA' "

VARO NORMA SOTTOSCRIZIONE ON LINE REFERENDUM SVOLTA PER ITALIANI ALL'ESTERO. OTTIMO PRECEDENTE PER ELEZIONI COMITES

(2021-07-28)

Il dibattito sulle prossime elezioni dei Comites - l’ultima comunicazione individua il 3 dicembre come data utile - è ormai pressante, anche se l’alea della pandemia ancora pesantemente presente in alcune aree del mondo, dove vivono consistenti comunità italiane, potrebbe interrompere i preparativi e rinviare ancora una volta la data delle elezioni. La richiesta è giunta dallo stesso Consiglio Generale degli italiani all’Estero, che ritiene prioritario, per una maggiore incisività politica ed una migliore esperienza gestionale dei Comites, il varo della Legge di riforma dei Comitati, per il quale il Governo attuale, come per la verità’  i due precedenti, afferma di essere intenzionato a procedere celermente nell'iter parlamentare.
I preparativi vanno in ogni caso  avanti, secondo la tabella di marcia prefissata dalla normativa, sia da parte dell’amministrazione centrale e della rete estera del MAECI, sia sul fronte della predisposizione delle liste elettorali. A tal proposito giova ricordare che nell’ultima campagna elettorale, del 2015, due elementi, tra gli altri, hanno caratterizzato la scelta dei candidati: un’età che rispondesse all’esigenza di una transizione generazionale ed una molteplicità di figure professionali che avrebbero permesso il varo di una rappresentanza maggiormente aderente a composizione, interessi ed esigenze delle attuali comunità italiane all’estero.
C'è, tuttavia, da domandarsi se gli auspici abbiano corrisposto alle aspettative in tutte le realtà territoriali e quali miglioramenti siano stati ottenuti rispetto alle precedenti  consiliature sia sul piano della rappresentanza che sugli aspetti organizzativi e funzionali...  ITALIANNETWORK/ Italialavorotv lo ha chiesto alla Segretaria Generale del Comites di Bruxelles, Avv. Benedetta Dentamaro, esponente di una comunità italiana estremamente variegata, da ogni punto di vista, anche se risultano consistenti i legami professionali con le istituzioni europee, che nella capitale belga hanno sede.

“Personalmente, posso parlare dell'esperienza con l’attuale Comites di Bruxelles, in cui effettivamente questo ricambio generazionale si è realizzato. Il nostro Comites, infatti, ha un’età media relativamente giovane, con una buona partecipazione delle donne e della nuova emigrazione. Bruxelles, però,  è una città peculiare nel panorama degli italiani all'estero !” avverte Dentamaro.

Il precedente mandato era durato undici anni, essendo state rinviate le elezioni per ben due volte. Speravamo che il nostro mandato si attenesse ai limiti di legge, ma in realtà ci avviamo verso un mandato settennale. In questo senso, quindi, non è cambiato granchè. Però, sicuramente, l'attuale Comites ha avuto una maggiore visibilità, a partire dalle esigenze basilari, come creare un sito internet, una pagina facebook", anche se ritengo che sia rimasto un organismo conosciuto soltanto in un ambito molto circoscritto. Per cui, se la partecipazione alle elezioni europee, due anni fa è risultata  limitata al 2% degli aventi diritto, mi domando quale sarà alla prossima tornata, perchè temo che il Comites sia rimasto più o meno  una ‘bolla’ di addetti ai lavori e amici degli addetti ai lavori. Forse, lo sforzo che dovremo fare tutti, a partire dalle istituzioni, è proprio quello di dare  maggiore visibilità a questo istituto e di fornire maggiori informazioni alla collettività sull'esistenza dei Comitati, su cosa fanno e come partecipare alle elezioni”.

Per Lei, quali sono stati i momenti più arricchenti di questa esperienza e quali  quelli che impongono una più ampia riflessione ?

" Dal punto di vista personale è stata un’ esperienza molto ricca, che mi ha portato a uscire da quello che era il contesto degli italiani all'estero che frequentavo, soprattutto per motivi professionali, come tanti altri italiani,  ed  a conoscere un ampio ventaglio di realtà. Sicchè, mi sono resa conto che gli italiani all'estero non possono essere etichettati sotto un'unica categoria. Anche perchè in Belgio ci sono state più  ondate migratorie. Quest'anno ricorre, ad esempio,  il 75° anniversario degli accordi italo/belgi che hanno portato alla prima ondata di emigrazione italiana, a cui se ne sono aggiunte altre, stratificandosi nel tempo.  Da questo punto di vista, quindi,  la mia esperienza è stata sicuramente positiva, e per il futuro penso, però,  si possa fare di più. Innanzitutto per lavorare in modo sinergico con gli altri Comites del Paese. In Belgio ce ne sono cinque, e penso che sia importante lavorare ad iniziative comuni, soprattutto in un Paese relativamente piccolo  ma con un'importante comunità italiana. Infatti, mi ero permessa di suggerire al CGIE di proporre al MAECI l'istituzione di  "fondi Paese", che agevolerebbero le iniziative congiunte.

Penso, inoltre, che sia necessario lavorare di più  con le associazioni italiane operanti sul territorio, qualcosa che forse poteva essere sviluppato meglio anche  nel corso di questo mandato, perchè il Comites è un organismo che non si sostituisce né agli istituti di cultura, né alle associazioni, è un organismo che in realtà fa da ponte e quindi è necessario ascoltare  tutte le varie voci per rispondere ai bisogni della comunità. Io vedo questo impegno come elemento da migliorare, oltre alla necessità di un  coinvolgimento corale dei componenti del Comitato, che è organo collegiale, ed una serie di iniziative in rete tra i Comites di una certa area geografica. Mi spiego: noi siamo molto vicini al Lussemburgo ed  all'Olanda, quindi è possibile sviluppare delle iniziative integrate e lavorare a più stretto contatto con le associazioni, che poi sono i nostri portatori d'interesse"

Quali suggerimenti avanza per le prossime elezioni ?

"Credo che sia importante, intanto, ritornare alle funzioni originarie, quelle previste dalla legge sui Comites,  che sono essenzialmente di rappresentanza. Già nella sua composizione il Comitato dovrebbe essere rappresentativo dello spaccato della comunità italiana in un certo luogo, per cui auspico che il nuovo Comites di Bruxelles sia rappresentativo delle donne e degli uomini che vengono da differenti fasce o ondate di emigrazione italiana in Belgio, fino alle più recenti, perchè ognuno è portatore di un'esperienza diversa, di competenze diverse,  e può suggerire quali siano le esigenze di certe fasce di emigrazione italiana. Questo per quanto riguarda la rappresentanza, per  poi cominciare a considerare cosa vogliamo costruire e cosa vogliamo lasciare alla comunità per il prossimo futuro.

In questi quasi sette anni è stato prodotto molto ! Però l'obiettivo dovrebbe essere, a mio avviso, lasciare un legato alla comunità in termini di miglioramento delle condizioni di vita degli italiani all'estero. Soprattutto per quei Comitati che si trovano in Paesi membri dell'Unione Europea dove  la libera circolazione e le quattro libertà fondamentali dovrebbe essere un dato di fatto, ma nella nostra realtà quotidiana ci rendiamo conto che l'integrazione europea è ben lontana dall'essersi realizzata. Ed allora, il Comites, come ente che si pone a cavallo tra  le autorità locali e la rappresentanza diplomatico consolare, potrebbe investire di più sulla risoluzione o l'enfatizzazione di quelle problematiche, di quegli ostacoli all'integrazione dei cittadini italiani all'estero.

In quest'ottica, per esempio, ho promosso un ciclo di seminari sui problemi fiscali, per gli italiani all'estero: una materia  tra le più sensibili per la comunità. 
Ma penso  anche al miglioramento dell'esercizio del diritto di voto, non soltanto nelle elezioni dei Comites. Nelle ultime elezioni europee. Tra l'altro, anche in Belgio veniva di fatto impedito ai cittadini italiani di votare per le liste italiane alle europee, e questo perchè si dava un'interpretazione della normativa locale belga che non era conforme alle direttive europee.

Questi, ritengo, debbano essere interventi sui quali il Comites  possa avere un ruolo piu' che necessario perchè non ci saranno altre istituzioni a farlo, e non per mancanza di volontà quanto piuttosto per mancanza di risorse, ed anche perchè questo tipo di iniziative non rientra nelle competenze né del Ministero, né dell'Ambasciata. Abbiamo tutte le potenzialità in quanto la legge ce lo consente e, quindi, auspico che il nuovo Comitato possa riprendere questa missione di rappresentanza degli italiani all'estero."

Un approccio non affrontato dai Comites per carenza di tipo normativo o, piuttosto, non sentito come esigenza ?

"Sicuramente non è una carenza normativa perchè, come dicevo, la legge istitutiva dei Comites nel delinearne tutte le competenze è molto ampia ed individua appunto il Comites come un organismo di rappresentanza nei confronti dell'autorità diplomatico consolare italiana e nei confronti delle autorità locali, quindi non è un vuoto normativo. Diciamo, piuttosto,  che ogni Comites è diverso, ed essendo un mandato volontario non retribuito, il buon risultato ed il successo dell'attività di un Comitato  dipende dall'impegno dei suoi componenti. E mi sembra abbastanza chiaro che fare una battaglia o portare avanti un'iniziativa sul piano della tutela dei diritti sia più difficile ed oneroso e richieda più energie rispetto al promuovere un evento culturale.
Dà, inoltre,  meno visibilità portare avanti iniziative di questo tipo, di tutela dei diritti dei cittadini, che promuovere un evento culturale, tra l'altro talvolta non organizzato dal Comites.  Per cui, penso che si tratti di rimboccarsi le maniche e di avere coscienza del proprio ruolo  ed anche dei rapporti interistituzionali, perchè iniziative come quelle che sto descrivendo,  si possono realizzare solo se ci sono rapporti interistituzionali solidi, di rispetto reciproco. Il Comites può fare delle proposte ma non ha potere di cambiare le leggi, però sicuramente può segnalare delle situazioni e chiedere alle autorità di risolverle. Si tratta di mettere a punto gli obiettivi, far leva sulle competenze di ciascuno, ed anche di costruire dei buoni rapporti interistituzionali".

Naturalmente dipende dalle singole realtà geopolitiche in cui i Comites sono insediati, ma ritiene che vi sia necessità di mediazione da parte delle Autorità italiane verso le autorità locali a sostegno dell'iniziativa dei Comites ?

"Il Comites di Bruxelles ha avuto delle relazioni importanti con i vari municipi della città ed essendo il Comites, quello che spesso definisco, un Consiglio comunale degli italiani in una città estera od in una circoscrizione, il primo livello amministrativo con il quale ci dobbiamo necessariamente confrontare è l'autorità locale. Tuttavia, è anche importantissimo coinvolgere nelle attività del comitato gli italiani che hanno doppia nazionalità e vivono, quindi,  da più tempo nel Paese di accoglienza proprio per il rafforzamento delle interazioni con le autorità locali. Tra l'altro, la legge istitutiva dei Comites prevede che l'Ambasciata presenti i Comitati alle autorità locali proprio per facilitare questi rapporti.

Ad oggi, comunque, non  c'è stata una formalizzazione dei rapporti tra il nostro Comitato e le realtà locali, però abbiamo avuto diverse collaborazioni sin dall'inizio del nostro mandato sia con la città di Bruxelles che attualmente con il comune di Saint Gilles. Inoltre, si è sviluppata una sinergia attraverso la partecipazione ad iniziative locali, ad esempio con il comune di Laeken. Sottolineo che stiamo parlando di un Paese federale, quindi è importante costruire le relazioni su diversi livelli e penso sia importante ricordare, appunto, il ruolo dell'Ambasciata nel presentare  formalmente i Comitati alle autorità locali. Gioverebbe sicuramente  non solo per i contatti, ma darebbe una legittimazione più chiara alle interazioni tra Comites e autorità locali.

Per il resto è chiaro che si possono sempre mettere a punto delle iniziative spontanee, come ad esempio un principio d'intesa con l'Università di Bruxelles, che abbiamo intessuto recentemente. Però è indubbio che un'iniziativa formale possa sicuramente facilitare questa interazione".

Avvocato, come 'legge' la 'resistenza' nei confronti della digitalizzazione  riguardo al momento elettorale ....voto, formazione liste, ecc... mentre per gli altri servizi se ne auspica fortemente l'attuazione... 

"Diciamo che c'è una resistenza organizzativa nel senso che mettere a punto questi sistemi comporta un costo considerevole. Ricordo che nel 2014 le elezioni di quello che sarebbe poi stato il mio Comites furono rinviate proprio perchè non si raggiunse un'intesa sul voto elettronico, non c'erano abbastanza fondi. Questa è  la prima preoccupazione !
E' chiaro, poi,  che si possono trovare altri motivi per essere contrari alle diverse metodologie, ma anche l'espressione del voto per posta non è scevra da preoccupazioni. Anzi, direi che forse è più sicuro il voto digitale. Per mezzo di chiavi elettroniche, ad  esempio,  consente di  limitare il voto ad una sola espressione dello stesso elettore.
Inoltre, ci sono tante piattaforme, tra cui anche alcune gratuite, che consentono di mettere a punto validi sistemi di votazione elettronica.

"Su questo aspetto nutro molta fiducia nella norma varata dal  Parlamento che riguarda la possibilità di sottoscrizione digitale . L'emendamento al Decreto Semplificazioni Bis, approvato oggi dal Senato, consente la sottoscrizione on line dei referendum che sono alla firma in questi mesi.  Chiaramente con le dovute precauzioni e garanzie si tratta di un buon precedente per le elezioni dei Comites ed, intanto,  la sottoscrizione digitale per i referendum in Italia è una svolta per noi italiani all'estero. Mentre, in Italia,  le sottoscrizioni per i referendum si possono fare anche per strada, basta che ci sia un Avvocato che autentica la firma su presentazione di un documento, questo non è possibile all'estero. In queste occasioni noi dobbiamo andare a firmare in Consolato e questo comporta un problema logistico:  chi non risiede in una sede di Consolato deve farsi chilometri di strada per partecipare. Oltre al fatto che deve  andare a firmare in orario di ufficio.
La sottoscrizione digitale chiaramente apre nuove frontiere e facilita soprattutto la partecipazione democratica degli italiani all'estero e questo sistema potrebbe essere usato anche per tutti gli adempimenti precedenti le elezioni dei Comites. In particolare per la  sottoscrizione delle liste dove è richiesto, per i comuni più grandi un numero di 200 sottoscrizioni della lista. Il che soprattutto in tempi di pandemia non è facile da raggiungere !

Come puo' comprendere, la mancanza di digitalizzazione è un problema  ben presente nella nostra vita di italiani all'estero e nella organizzazione dell'anagrafe degli italiani all'estero. Se pensiamo che un cittadino italiano che si iscrive all'Aire, segue regolarmente  tutta la procedura ma  può non essere automaticamente iscritto nel registro degli elettori all'estero perchè il registro degli elettori non è sincronizzato automaticamente con l'Aire, richiedendo l'intervento del comune  di ultima residenza in Italia,  che risponde in tempi lunghi. Per cui cominciare a pensare in un'ottica di digitalizzazione sicuramente porterà un cambiamento molto positivo in tutto quello che riguarda l'anagrafe'  e la registrazione dei nostri percorsi di vita all'estero, tenendo conto del fatto che la nuova emigrazione in realtà è una nuova mobilità. Una mobilità continua di cittadini che risiedono per alcuni anni in un certo Paese, poi si spostano in altri Paesi".

C'è attenzione da parte delle  giovani generazioni di italiani all'estero, della nuova emigrazione, verso il rinnovo dei Comites ?

  "Ho avuto la fortuna di partecipare come "osservatore" del Comites di Bruxelles al Seminario dei giovani italiani nel mondo che si è tenuto a Palermo due anni fa, un' iniziativa del CGIE che ha voluto dare attenzione alle giovani generazioni di ragazzi under 35, ed è stata per me un'esperienza sorprendente.  Ho conosciuto molti ragazzi che provenivano dall'America latina, italiani di quarta generazione e volevano parlare italiano, riscoprire i luoghi dove avevano vissuto i loro avi, con un attaccamento all'Italia molto più forte di quello che proviamo noi che siamo a qualche centinaio di chilometri dall'Italia.
Ma l'obiettivo del CGIE  era  anche strumentale: far conoscere ai giovani la realtà delle istituzioni rappresentative, i  Comites, e lo stesso CGIE in vista delle elezioni che avrebbero dovuto tenersi nell'aprile 2020. Si sente, infatti, la  necessità di rinnovare e ringiovanire la rappresentanza italiana  all'estero, perchè l'emigrazione è cambiata nel corso degli anni, e di conseguenza è importante rinnovare questi enti. Dunque, ben venga la partecipazione di giovani nei Comitati !  E' però utile ricordare che requisito indispensabile per l'elezione ai Comites è l'iscrizione all'AIRE  da almeno 6 mesi precedenti le elezioni, ma a volte è proprio questo di ostacolo alla partecipazione dei giovani. Si  pensi a tutti gli studenti fuori sede, gli Erasmus, che non necessariamente si iscrivono all'AIRE  perchè non vi è l'obbligo per limitati periodi di tempo e, quindi, rimangono tagliati fuori dalla partecipazione ai Comitati.  Questo non impedisce , però, di avere un dialogo continuo con le associazioni universitarie, ad esempio. Ciò che abbiamo fatto per diversi anni in un Paese, come il Belgio, che è sede  di grandi centri di ricerca.

Ma, al di là dell'aspetto formale, è importante coinvolgere i giovani per capire quali siano le necessità di questa nuova mobilità ed anche per avere idee innovative.  Ad esempio, rapportandomi con le associazioni giovanili ho scoperto modi di comunicazione che non appartengono alla mia generazione, non solo i canali social, ma anche le modalità di presentare i contenuti. Uno scambio di esperienze e competenze che può portare beneficio a tutti, perchè solo nella complementarietà si riesce a costruire qualcosa che possa andare lontano. Per cui, 'largo ai giovani'  ma anche largo alla credibilità, a chi ha voglia di impegnarsi in un progetto concreto che possa lasciare qualcosa di innovativo e funzionale per la comunità italiana all'estero." (28/07/2021-Maria Ferrante-ITL/ITNET)








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