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ITALIANI E ITALIANI ALL'ESTERO - ISTAT: PERSISTENZA DECLINO DEMOGRAFICO ULTIMI 5 ANNI - + 25% EMIGRATI ITALIANI + 16% CANCELLATI ANAGRAFE ITALIANA -AFFIEVOLITO INCREMENTO CITTADINI IMMIGRATI

(2020-07-13)

  Al 31 dicembre 2019 la popolazione residente in Italia ammonta a 60.244.639 unità, quasi 189 mila in meno rispetto all’inizio dell’anno (-0,3%).
Rispetto alla stessa data del 2014 diminuisce di 551 mila unità, confermando la persistenza del declino demografico che ha caratterizzato gli ultimi cinque anni.
Il calo di popolazione residente è dovuto ai cittadini italiani, che al 31 dicembre ammontano a 54 milioni 938 mila unità, 236 mila in meno dall’inizio dell’anno (-0,4%) e circa 844 mila in meno in cinque anni: una perdita consistente, di dimensioni pari, ad esempio, a quella di province come Genova o Venezia.

Nello stesso periodo, al contrario, la popolazione residente di cittadinanza straniera è aumentata di oltre 292 mila unità attenuando in tal modo la flessione del dato complessivo di popolazione residente.
Il ritmo di incremento della popolazione straniera si va tuttavia affievolendo. Al 31 dicembre 2019 sono 5.306.548 i cittadini stranieri iscritti in anagrafe, l’8,8% del totale della popolazione residente, con un aumento, rispetto all’inizio dell’anno, di sole 47 mila unità (+0,9%).

Più contenuto il calo di popolazione al Nord
Nel 2019 la distribuzione della popolazione residente per ripartizione geografica resta stabile rispetto agli anni Precedenti. Le aree più popolose del Paese si confermano il Nord-ovest (dove risiede il 26,7%  della popolazione complessiva) e il Sud (23,0%), seguite dal Centro (19,9%), dal Nord-est (19,4%) e infine dalle Isole (11,0%).

Il decremento di popolazione coinvolge tutte le ripartizioni: nel Nord-ovest e nel Nord-est è contenuto (rispettivamente -0,06% e -0,03% rispetto a inizio anno), mentre i maggiori decrementi, sopra la variazione media nazionale (-0,31%), si rilevano nelle Isole (-0,70%) e al Sud (-0,63%).
A livello regionale, il primato negativo in termini di perdita di popolazione è del Molise (-1,14%), seguito da Calabria (-0,99%) e Basilicata (-0,97%). All’opposto, incrementi di popolazione si osservano nelle province di Bolzano e Trento (rispettivamente +0,30% e +0,27%), in Lombardia (+0,16%) ed EmiliaRomagna (+0,09%).

I cittadini stranieri risiedono soprattutto nel Nord e nel Centro. Il primato di presenze, in termini assoluti, va alle regioni del Nord-ovest con 1.792.105 residenti di cittadinanza straniera, pari a oltre un terzo (33,8%) del totale degli stranieri. Un cittadino straniero su quattro risiede nelle regioni del Nord-est e in quelle del Centro. Più contenuta è la loro presenza nel Sud (12,1%) e nelle Isole (4,8%).

Rapportando la popolazione residente straniera a quella totale si conferma un’incidenza superiore al 10% al Centro-nord, in linea con il 2018. Anche nel Mezzogiorno il rapporto resta stabile, ma più moderato rispetto al resto d’Italia: 4,6 residenti stranieri per cento abitanti nel Sud e 3,9 nelle Isole.

Meno nascite e più decessi ovunque con l’eccezione di Bolzano

Prosegue la dinamica naturale negativa della popolazione, che ancora una volta fa registrare un deficit significativo di “sostituzione naturale” tra nati e morti, in linea con la tendenza negativa in atto da diversi anni. Nel corso del 2019 la differenza tra nati e morti (saldo naturale) è di -214 mila unità.

Il saldo naturale della popolazione residente, nel complesso, è negativo in tutte le regioni: unica eccezione la provincia autonoma di Bolzano, che prosegue il suo trend positivo in termini di capacità di crescita naturale. Il tasso di crescita naturale, che si attesta a -3,6 per mille a livello nazionale, varia dal +1,5 per mille di Bolzano al -8,1 per mille della Liguria. Anche Friuli-Venezia Giulia, Piemonte e Molise presentano livelli del saldo naturale particolarmente accentuati, superiori al -5,5 per mille.

Ma veniamo al SEGMENTO CHE INTERESSA SOPRATTUTTO L'ANDAMENTO DEMOGRAFICO DEGLI ITALIANI ALL'ESTERO:

Stabili gli iscritti in anagrafe dall’estero
Le iscrizioni dall’estero nel 2019 ammontano a 333.799, solamente lo 0,4% in più rispetto al 2018. Aumenta invece il numero delle persone che si trasferiscono all’estero: nel 2019 i cancellati per l’estero sono stati 182.154, il 16,1% in più rispetto all’anno precedente. Il saldo migratorio con l’estero si è quindi ridotto a 152 mila unità nel 2019.

Gli iscritti in anagrafe provenienti da un Paese estero sono soprattutto cittadini stranieri (78,2%); aumenta, tuttavia, il numero di italiani che rientra dopo un periodo di emigrazione all’estero (sono 73 mila nel 2019, 26 mila unità in più rispetto al 2018).

Le persone che nel 2019 hanno lasciato il nostro Paese per trasferirsi all’estero sono 182 mila, con un aumento di 25 mila unità rispetto al 2018. Tra questi, la componente dovuta ai cittadini stranieri è cresciuta del 39,2% rispetto all’anno precedente e ammonta a 56 mila cancellazioni. Prosegue, inoltre, l’aumento dell’emigrazione di cittadini italiani: si sono trasferiti all’estero in 126 mila con un incremento dell’8,1% rispetto al 2018. Va considerato che, tra gli italiani che trasferiscono all’estero la loro residenza, una quota è da imputare ai cittadini in precedenza stranieri che, una volta acquisita la cittadinanza italiana, decidono di emigrare in Paesi terzi o di fare ritorno nel luogo di origine. Una tendenza che negli ultimi anni sta acquistando sempre più consistenza: nel 2018, le emigrazioni di questi "nuovi" italiani ammontavano a circa 35 mila (30% degli espatri, +6% rispetto al 2017).

I saldi migratori per l’estero mostrano un bilancio negativo per gli italiani (-53 mila) e positivo per gli stranieri (+205 mila).

Movimento migratorio interno, sempre dal Mezzogiorno verso il Nord e il Centro
Nel corso del 2019 i trasferimenti di residenza interni hanno coinvolto più di 1 milione e 468 mila persone. Secondo un modello ormai consolidato, gli spostamenti di popolazione avvengono prevalentemente dalle regioni del Mezzogiorno verso quelle del Nord e del Centro.

Il tasso migratorio interno oscilla tra il -5,8 per mille della Calabria e il 4,1 per mille dell’Emilia-Romagna.
Tutte le regioni del Sud e delle Isole presentano valori negativi, alle quali si aggiunge il Lazio (-0,2 per mille).
Una quota delle migrazioni interne è dovuta ai movimenti degli stranieri residenti nel nostro Paese che, rispetto agli italiani, pur seguendo le stesse direttici, presentano una maggior propensione alla mobilità contribuendo al movimento interno per il 18,8%.

Di nuovo in aumento gli stranieri che acquisiscono la cittadinanza italiana
Dopo la flessione registrata nel biennio precedente, nel 2019 aumentano i cittadini divenuti italiani per acquisizione della cittadinanza: se ne contano 127 mila, 24 ogni mille stranieri, il 13% in più rispetto al 2018.
Dal 2015, complessivamente i “nuovi cittadini italiani” sono stati oltre 766 mila, valore di poco inferiore alla perdita di popolazione di cittadinanza italiana negli stessi anni. Senza questo apporto, il calo degli italiani sarebbe stato intorno a 1 milione e 600 mila unità.
I nuovi cittadini italiani sono prevalentemente donne (52,7%) e risiedono per il 65,4% nel Nord. In rapporto alla popolazione straniera residente 27,7 persone su mille del Nord-est sono diventate italiane, solo il 15,7 per mille nelle Isole.

Circa 200 nazionalità: Italia paese multietnico
Al 31 dicembre 2019 si contano in Italia 194 differenti cittadinanze, quasi 50 con almeno 10 mila residenti. La raduatoria delle prime cinque cittadinanze resta stabile nel tempo, con le cittadinanze romena (1 milione 208 mila), albanese (441 mila), marocchina (432 mila), cinese (305 mila) e ucraina (240 mila) a rappresentare da sole quasi il 50% del totale degli stranieri residenti.
La distribuzione per sesso delle prime 10 cittadinanze registra differenze tra uomini e donne. Mentre le prime tre cittadinanze più numerose si confermano nei primi posti per entrambi i sessi (romena, albanese e marocchina), a partire dal quarto posto si rilevano differenze nella composizione con l’emergere dei cinesi per il genere maschile (6,0%) e delle ucraine per quello femminile (6,8%). (13/07/2020-ITL/ITNET)

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