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GIOVANI ITALIANI ALL'ESTERO - CON IL CUORE, GLI OCCHI ED IL BORSELLINO: DALLA PARTE DELLE FAMIGLIE. ATTUALITA' DEL FENOMENO IN UN LIBRO PRESENTATO AL SENATO

(2019-06-13)

E’ stato presentato oggi a Roma in un incontro promosso al Senato dai parlamentari PD eletti all'estero il libro ‘Famiglie transnazionali dell’Italia che emigra - Costi e opportunita’' curato da Valeria Bonatti, Alvise del Pra, Brunella Rallo e Maddalena Tirabassi (Centro Altreitalie editore).
Al centro dell'attenzione il tema dell’emigrazione dei giovani italiani, un fenomeno in crescente aumento, fornendo dati puntuali sulle famiglie che hanno figli all’estero, sui figli stessi e sui costi che questa nuova mobilita' comporta allo Stato e alle famiglie.

Il volume inquadra, innanzitutto, l'universo degli expats: il gruppo piu’ consistente e’ rappresentato dai giovani tra i 25 e i 39 anni (circa il 43%). Diverse le motivazioni che ninducono a lasciare l'Italia: una carriera professionale piu’ gratificante, studio, amore, desiderio di maggiori tutele, tolleranza.
Tra questi il 52% e’ in possesso di un titolo di studio medio-alto. Predominante la componente maschile (55%); la vera sorpresa pero' e’ l’alta percentuale di donne molto giovani che parte: quasi il 55% di loro lascia l’Italia entro il ventiquattresimo anno di eta’ a fronte del 42% dei maschi che emigra invece in eta’ piu’ avanzata. Un dato che si spiega con la maggiore propensione da parte delle donne a studiare all’estero.

Quanto alle destinazioni guida la classifica la Gran Bretagna scelta dal 24% dei giovani, seguita da Germania (11%), Stati Uniti (11%) e Francia (10%).
Da segnalare che il 75% degli italiani che si stabilisce in Gran Bretagna ha un titolo di studio accademico.

Per quanto riguarda la situazione familiare dei giovani italiani all’estero, emerge che il 43% di essi vive in una relazione di coppia (per il 50% ha un partner italiano) e che la presenza di prole e’ piuttosto esigua (16%).

?Contrariamente a quello che si potrebbe pensare, Lombardia (19%) , seguita da Lazio, Campania, Veneto e Piemonte sono le regioni in cui si registra il numero piu’ alto di partenze.

A livello macroterritoriale, si rileva che oltre il 50% dei genitori intervistati vive nelle regioni settentrionali e che le famiglie dei nuovi emigranti italiani appartengono a una fascia di popolazione con un alto livello di istruzione superiore (il 43% ha un diploma di scuola superiore) e con reddito tra i 28.000 e i 55.000 euro (sempre nel 43% dei casi).

Secondo i dati raccolti, e’ emerso che, nonostante gli evidenti fattori emotivi, i genitori condividono la scelta dei figli di partire, li sostengono finanziariamente e sono contenti della nuova multiculturalita’ domestica e del cosmopolitismo che ne deriva. Sono, inoltre, disponibili ad apprendere l'uso di nuove tecnologie per mantenere i contatti con i figli, a viaggiare e ad apprendere una nuova lingua.

Ma quanto costano esattamente le partenze dei giovani italiani che sono passati da 40.000 nel 2008 a 200.000 del 2018? Quanto allo Stato e quanto mediamente alla famiglia?
Considerando che gli iscritti all’Aire sono oggi circa 5 milioni, nel 2017 e’ stato stimato che ogni giovane diplomato che parte causerebbe un danno monetario allo Stato pari a 90.000 euro e che tale danno ammonterebbe a 170.000 euro per un laureato e a 228.000 euro per chi ha conseguito un dottorato di ricerca.

Quanto alle famiglie, la spesa media annua a nucleo supera i 7.000 euro con il 28% che contribuisce con meno di 2.000 euro, il 31% con 2.000/5.000 euro ed il 23% con 5.000/10.000 euro. Chiaramente i costi possono raggiungere anche i 60.000 euro l’anno in funzione delle rette universitarie e del costo della vita in alcuni paesi.
Quanto ai giovani totalmente autonomi economicamente questi rappresentano il 62%, seguiti da un 18% di giovani non autonomi (studenti) e da un 19% di giovani parzialmente autonomi.

Ai costi diretti legati al mantenimento di un giovane all’estero, vanno aggiunti i costi indiretti costituiti soprattuto dalle spese per i viaggi per andare a trovare i figli ( per il 48% dei genitori sotto 1.500 euro nel 2017), costi legati chiaramente alla distanza.

Il testo affronta anche il tema delle rimesse da parte delle nuove migrazioni italiane: solo il 3% delle famiglie intervistate riceve o ha ricevuto un sostegno economico da parte dei figli.
Da segnalare che secondo dati di Banca d’Italia nel terzo millennio si e’, tuttavia, passati dai 359 milioni di euro di rimesse nel 2001 ai 478 nel 2011 per arrivare a quota 646 nel 2016. Queste arrivano soprattuto dall’Europa e comprendono anche il flusso dei redditi dei lavori transfrontalieri. (13/06/2019-L.G.-ITL/ITNET)







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