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ITALIANI ALL'ESTERO - RIFORMA COMITES / CGIE E REFERENDUM AL CENTRO INTERVISTA ITALIAN NETWORK A SEGRETARIO CGIE SCHIAVONE:"NOSTRE ESPERIENZE ALL'ESTERO CI PERMETTEREBBERO DIVENIRE TRAMITE ESIGENZE LOCALI".

(2016-10-18)

  La volonta' di rinascita del Consiglio Generale degli Italiani all'estero e l'impegno del Governo nel giocare un ruolo di ascolto, dialogo e recepimento delle proposte sia del CGIE che delle altre rappresentanze sociali e politiche, ha prodotto nei mesi trascorsi dall'insediamento del nuovo Consiglio Generale degli italiani all'estero una piu' intensa attività, dopo anni di stasi e di rinvii da parte dei precedenti Governi.

Ed è in questo clima che, i "nuovi" Comites ed il "nuovo" CGIE, hanno lavorato alacremente - sollecitati dal Sottosegretario agli Affari Esteri  con delega per gli Italiani nel mondo, Vincenzo Amendola, e dal nuovo Segretario Generale del CGIE Michele Schiavone - per presentare le proposte scaturite dagli incontri territoriali nelle diverse Circoscrizioni consolari sulla riforma di entrambi (Comites e CGIE) gli organismi di rappresentanza . Un impegno che, ovviamente, ha risentito delle condizioni politiche ed organizzative di ciascuna rappresentanza territoriale ma che ha prodotto proposte in questi giorni all'attenzione del Comitarto di Presidenza del CGIE, a cui va il compito di sintesi.

In tale contesto, l'auspicio di un'Assemblea Plenaria "straordinaria"  [con la "piccola" riforma del CGIE i due tradizionali appuntamenti del CGIE sono stati ridotti ad una] che, permettendo la situazione economico-finanziaria, come aveva premesso il Sottosegretario Amendola all'Assemblea di insediamento del CGIE, dovrebbe portare all'effettiva conclusione del dibattito sulla riforma degli organismi di rappresentanza, alla luce della più ampia riforma istituzionale e costituzionale italiana.

Ciò detto, la domanda si pone chiara ed evidente,  a che punto è il lavoro sulla proposta di riforma dei Comites e del CGIE e "sono state sciolte le riserve 'finanziarie' sull'Assemblea "straordinaria" ?

ItalianNetwork/Italialavorotv lo ha chiesto nei giorni scorsi al Segretario Generale del CGIE Michele Schiavone, in anticipo rispetto agli Stati Generali della lingua italiana nel mondo ed allo stesso Comitato di Presidenza del CGIE. 
Il crash del sistema video/audio non ci ha permesso di pubblicare l'intervista nei tempi dovuti. Abbiamo, comunque, deciso di pubblicare l'intervista, che è e rimane un'importante riflessione da parte del Segretario Generale del CGIE, nonostante la contingenza dei lavori del Comitato di Presidenza.

Prima di addentrarsi nella riflessione, Schiavone, ricorda due elementi propedeutici agli avvenimenti piu' recenti che riguardano il CGIE: il "medio" periodo di blocco dell'attività del Consiglio e il decreto che "de facto" ha modificato il CGIE ed, in particolare, la stessa organizzazione di questo Istituto di rappresentanza. Per cui, solo nella scorsa primavera è stata convocata l'Assemblea Plenaria cui ha fatto seguito l'istituzione egli organi interni ed ha permesso al neo nato Comitato di Presidenza di fare il punto della situazione  sulla attuale politica indirizzata agli italiani all'estero.

Situazione che, però, sottolinea il Segretario Generale del CGIE nel frattempo si è evoluta, per cui " siamo di fronte a situazioni nuove  che impongono diverse priorità".
Innanzitutto, la riforma della legge istitutrice del CGIE e di tutto quello che ne consegue riguardo allle politiche indirizzate agli italiani che vivono fuori dall'Italia. Quindi, la programmazione circa  la diffusione della lingua italiana. A seguire: il rapporto tra la stampa estera e la Presidenza della Repubblica.

Temi - fa presente Schiavone - che  interessano e coinvolgono sia il CGIE che i Comites,  le associazioni  di rappresentanza, compresa la rete diplomatica e consolare che ha a che fare con le nostre priorità. Ed in linea di massima è su questi argomenti che noi dobbiamo proporre, in un ottica di profondo rinnovamento,  politiche per il futuro che diano linfa ad una maggiore professionalità negli organismi di rappresentanza che alla presenza italiana nei vari continenti. Su questa "visione" stiamo lavorando per il Comitato di presidenza di ottobre e, ferme restando alcune condizioni, la convocazione di una seconda Assemblea "straordinaria". Una soluzione, quest'ultima, che permetterebbe  di riformare la legge del CGIE e per discutere sulle questioni che si sono manifestate negli ultimi mesi"

"Aspetti sui quali - afferma Schiavone - c'è un'attenzione alta, anche perché proprio all'interno del Ministero degli Affari Esteri si stanno realizzando modifiche che riguardano alcune tematiche (d'interesse per gli italiani all'estero.-ndr): si parla anche di sistema paese e quant'altro. Per cui noi stessi siamo chiamati a comprendere con chi in futuro ci dovremo confrontare."

D'altra parte, prosegue  Segretario del CGIE, "siamo convinti che questo organismo abbia necessità di esprimersi, di lavorare di concerto con le istituzioni. E la stagione che stiamo vivendo ci darà un'occasione in più per determinare nuovi rapporti con le istituzioni italiane. Questo, appunto, puntualizza Schiavone, sarà anche il tema sul quale sarà chiamata a discutere l'Assemblea "straordinaria", immagino nel mese di dicembre, fermo restando la condizione che intervenga quella integrazione finanziaria che a tutt'oggi non è ancora assicurata".

Al Sottosegretario Amendola, dunque, la definizione dell'appuntamento con l'Assemblea Plenaria "straordinaria".... 

Precisa Schiavone "Di per se' è una decisione già assunta e lui stesso è impegnato a ritrovare i fondi necessari ma per parte nostra dovremmo essere anche in grado di quantificare la spesa proprio per favorirne l'indizione affinchè si arrivi alla definzione del documento di indirizzo da consegnare al Parlamento, in particolare ai due Comitati degli italiani all'estero di Camera e Senato. Con loro - aggiunge il Segretario Generale del CGIE - dovremmo cercare dialogare per dare, innanzitutto, un'idea nuova dei rapporti (fra istituzioni rappresentative.-ndr) e, soprattutto, per arrivare ad una riforma in tempi brevi perché siamo convinti oggi che la legge istitutiva del CGIE non è adeguata ai nostri tempi."

E Schiavone spiega "Si sono manifestate diverse difficoltà di applicazione di quella legge che in parte va rivista ed aggiornata e, soprattutto, promossa per il medio-lungo termine, perché l'Italia, oggi, continua ad essere un paese di forte emigrazione.
Solo nel 2015 i dati ISTAT parlano di 106.000 italiani emigrati in tutti i continenti, che hanno bisogno di nuovi orientamenti ma, soprattutto, di una rappresentanza dinamica ed, in particolare, di un rapporto con le istituzioni del nostro paese. E sebbene all'estero siano garantiti alcuni servizi da parte dell'amministrazione del MAECI, alla luce di quello che  avviene nel mondo, noi stessi (Comites e CGIE: ndr.) siamo chiamati a fare un salto di qualità per sostenere i nostri connazionali alla luce dei limiti della rappresentanza della rete diplomatica. Ragion per cui nasce la necessità di rendere ancora più protagonisti i nostri connazionali all'estero e le nostre comunità. Perciò abbiamo bisogno di strumenti nuovi e soprattutto di strumenti di comunicazione molto più veloci, che possano rapportarsi in maniera nuova con le istituzioni nazionali, regionali e locali del nostro paese."

Ma quale riforma per i Comites ? C'è chi chiede una drastica riforma;  chi apporterebbe piccole modifiche funzionali e finanziarie, soprattutto; chi li ritiene del tutto superati e non rappresentativi della realtà odierna della comunità all'estero per cui chiede la nascita di un nuovo istituto democratico...

"Personalmente, risponde Schiavone, sono del parere che la legge istitutiva dei Comites di per se è una legge valida e sulla quale bisogna eventualmente apportare qualche piccolo cambiamento nelle prerogative di questi organismi "regionali" della circoscrizione estero, perchè ci sono tutte le condizioni per rappresentare in maniera diretta le comunità. Ed  immagino che nell'architettura della rappresentanza anche in futuro possa avere una propria rappresentatività. Soprattutto perchè si tratta di un'esigenza in quanto non abbiamo più una rete consolare di prossimità. In alcune aree (vedi le Americhe) le distanze sono enormi ed il Comites può svolgere un lavoro di prossimità e soprattutto anche di rappresentanza, arricchendolo di  ulteriori prerogative che mettano i consiglieri in condizioni di poter esercitare la propria missione in maniera positiva, dando un ulteriore contributo alla rappresentanza italiana nel mondo.

D'altronde  - aggiunge Schiavone - sono del parere che ogni cittadino italiano è portatore di diritti e di doveri ovunque esso risieda, ragion per cui deve avere anche la possibilità di rapportarsi con le istituzioni, ma se, come nel nostro caso, le istituzioni sono distanti con il tempo viene meno non solo il rapporto, ma anche il senso stesso dell'italianità. E poichè  l'italianità non può essere solamente circoscritta all'interesse economico e finanziario, perchè si esprime in tantissimi modi - lavoro, ricerca, vita quotidiana, ecc.., mi sembra riduttivo pensare solamente ad una rappresentanza di business.  Ciò ci porta a riflettere -  prosegue il Segretario Generale del CGIE - che la rappresentanza - così come è stata vissuta negli ultimi venti, trent'anni, sia stata ideata per il  lungo termine -  però le leggi vanno adeguate".

Poi fa presente "Sicuramente quello di cui noi non abbiamo bisogno è che si legiferi in base alle esigenze del governo di turno. Questo mi sembra fuori luogo ma credo che ai Comites  bisogna dare tutte le prerogative per metterli in condizione di esercitare i dettami della legge"  Ed esemplifica "Dal momento in cui i consiglieri dei Comites hanno il presidente o chi li rappresenta non in condizioni di dialogare  con i Consoli viene meno la stessa filosofia oltre che lo spirito della legge.

Ragion per cui - afferma Schiavone - è opportuno rivedere e ripensare questo organismo, dandogli maggior potere perché sono rappresentanza di base della cittadinanza. Oggi si parla di referendum sulla riforma della costituzione italiana,  ma chi meglio dei Comites è in condizioni di avvicinare tutte le comunità per informare e dare indicazioni sulla riforma.  Ecco perchè sono convinto che bisogna rafforzare i Comites dando delle certezze soprattutto per quanto riguarda l'autonomia del loro lavoro. E' ovvio, infatti, che non possono essere subordinati alla volontà di un  Console che ogni quattro anni viene trasferito da una sede all'altra.
In sintesi, sono convinto che il Comites oggi rappresenti una soluzione ideale per poter rappresentare al meglio le nostre comunità a livello locale, regionale e quant'altro. Ma poiché non ovunque abbiamo Comites - solo 107 in tutto il mondo - occorre proporre delle politiche nuove che diano strumenti certi al loro impegno quotidiano e soprattutto finanziamenti puntuali. Anche su questo versante i Comites hanno profonde difficoltà e non sempre per ragioni finanziarie sono in condizioni di esprimersi e svolgere il proprio lavoro".

Le proposte che sono emerse dai Comites, ad un primo sguardo soddisfano i parametri che lei ha citato pocanzi ?

"In parte sono emerse proposte che vanno nella direzione cui facevo riferimento prima, in quanto chi dedica il proprio tempo da anni ed ha maturato un'esperienza nella rappresentanza dei Comites con il tempo si rende conto dei limiti che presenta l'attuale legge" afferma il Segretario Generale del CGIE, facendo però presente che "fra le proposte ci sono anche tantissime idee innovatrici in cui viene soprattutto  espressa la forte volontà di rappresentanza a livello locale ed intermedio. Il che la dice lunga sull'esigenza dei cittadini di esprimere i propri rappresentanti, - sottolinea Schiavone -  ma occorre poi dare loro la possibilità di poter portare avanti gli impegni assunti durante le campagne elettorali a livello locale.

Altre proposte parlano della necessità di momenti di incontro a livello continentale tra Comites e  presidenti dei Comites su iniziative e proposte tematiche, a livello continentale ed anche della loro volontà di avere come riferimento il CGIE quale punto di riferimento, sebbene non nella sua attuale formulazione, per un rapporto diretto con il Parlamento e con le istituzioni governative. E questa è l'idea chiave degli oltre 60/80 contributi ricevuti dai Comites e dai consiglieri del CGIE."

Dunque,  per il Segretario Generale del CGIE "la partecipazione è stata soddisfacente. Il numero è, infatti, abbastanza significativo rispetto ai 107 Comites e consistente. Oggi siamo siamo chiamati a fare una sintesi delle proposte da portare all'assemblea plenaria che stiamo cercando di convocare.
Abbiamo, in buona sostanza, gli elementi necessari per poter distinguere tra due proposte quella  più idonea e quella sulla quale bisognerà lavorare insieme ai parlamentari".

Infine, il referendum interessa direttamente anche gli italiani all'estero in quanto modifica alcuni importanti momenti istituzionali. Ad esempio, la cancellazione dei sei senatori eletti dalla Circoscrizione Estero. In alcuni Paesi, come la Svizzera, il dibattito da tempo è stato avviato anche dagli stessi Comites in modo molto equilibrato. in altre aree stenta invece ad ingranare, mentre da parte degli elettori viene la richiesta di maggiore informazione. Cosa può fare il CGIE ?

" Direi che non solo in Svizzera ed in Europa ha già preso piede e noto con interesse che spesso i promotori di questi dibattiti sono proprio i Comites, perciò ritengo opportuno rafforzarli in quanto i Comites sono in condizioni di dare e di promuovere informazioni bipartisan per informare i cittadini ed in un certo modo dare loro la possibilità di una scelta convinta. In giro per il mondo, d'altra parte, non ovunque abbiamo la possibilità  di avere informazioni attraverso la televisione, la radio e i quotidiani  o i mensili, i media, perciò credo che il primo passaggio sia il lavoro preparatorio dei Comites, Successivamente ne sarà interessato anche il CGIE facendo riferimento non solo alla mia persona ma anche ai tantissimi consiglieri.

Alcune settimane fa  abbiamo inviato un sollecito ai Comites ed alle associazioni in giro per il mondo, per motivarli a promuovere iniziative di informazione e a creare le condizioni affinchè organizzassero anche delle assemblee pubbliche nelle quali ci fosse un contraddittorio per dare ad ogni sostenitore del si e del no la possibilità di esprimere le ragioni per cui sono impegnati.

  Cerchiamo, inoltre, di anticipare e di promuovere l'anticipazione delle riunioni annuali promosse dalle Ambasciate per favorire, attraverso le realtà editoriali,  una maggiore diffusione dell'informazione. Questo ci permette di ragionare soprattutto sugli effetti della riforma rispetto ad un'eventuale mancanza di rappresentanza in Senato.
Ovviamente, non sappiamo come risponderà l'elettorato italiano, però nell'ipotesi in cui venisse meno in Senato la rappresentanza dei connazionali all'estero, riteniamo opportuno che nella futura rappresentanza territoriale ci sia, comunque, una rappresentanza della circoscrizione estero.
Certamente  si dovranno tenere in considerazione le regole che determinano il numero di futuri senatori.

Io sono convinto che la partita sia ancora apertissima, anche se a tutt'oggi c'è un orientamento di contrasto alla riforma. Lo si sente all'estero, in particolare in Svizzera.
  Da parte sua il CGIE, così come ha fatto in passato, deve svolgere un lavoro di convincimento a partecipare, perchè arrivi una risposta alta, soprattutto dal punto di vista numerico così  che si possa far tacere finalmente chi ha qualche perplessità sull'interesse dei nostri connazionali all'estero a partecipare".

  E l'invito del Segretario Generale è di portare il dibattito "sui contenuti, sul merito delle questioni,  e da questo punto di vista - dice - abbiamo diverse proposte da portare all'attenzione. Diversi modelli di rappresentanza che possono di per sé  essere indicativi anche per il futuro dell'architettura istituzionale italiana.
I nostri 18 parlamentari hanno avuto la possibilità di esprimerli - fa presente - ma vediamo che purtroppo non sempre queste proposte vengono attuate o prese in considerazione perché la politica in Italia è determinata da altre modalità, stigmatizza il Segretario Generale Schiavone. Però - aggiunge - sono convinto  che le esperienze vissute all'estero proprio perché ' il mondo è interconnesso'  come diceva il presidente della Repubblica Mattarella all'ultimo vertice di Bratislava, ci permetterebbero di divenire tramite delle esigenze locali. E su questo punto noi siamo disponibili a dare non solo supporto ma, anche, suggerimenti sul come potrebbe modificarsi il rapporto tra gli italiani che vivono all'estero e le istituzioni italiane".conclude il Segretario Generale del CGIE Michele Schiavone.(18/10/2016-ITL/ITNET)

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