Sponsor
|
XVII RAPPORTO SULL'IMMIGRAZIONE -DOSSIER STATISTICO MIGRANTES CARITAS 2007-DALL'EUROPA ALL'ITALIA
(2007-10-30)
L?Europa, composta da Stati con una tradizione millenaria, ? ormai stabilmente abitata da cittadini provenienti da altri paesi. Nell?UE a 27, un?area con circa mezzo miliardo di persone, gli immigrati con cittadinanza straniera sono circa 28 milioni (inizio 2006), ma si arriva a circa 50 milioni se si includono quanti nel frattempo hanno acquisito la cittadinanza. Lo afferma la prefazione al X V I I R a p p o r t o s u l l ? i m m i g r a z i o n e, il Dossier Statistico 2007 sull'immigrazione realizzato da Mograntes e Caritas italiana, che sottolinea come tale presenza ? destinata ad aumentare, stando alle previsioni che tengono conto delle esigenze demografiche e occupazionali.
Tra gli elementi chiave dell?unificazione europea ? inclusa anche la libera circolazione dei lavoratori e, pertanto, il fenomeno migratorio ha segnato l?Europa unita nell?arco di tutta la sua storia. Secondo i dati dell?Eurobarometro del 2007, sebbene il 48% dei cittadini europei ritenga la presenza degli immigrati necessaria in determinati settori dell?economia, ma quasi altrettanti esprimono insicurezza circa la presenza straniera, in particolare in relazione alla disoccupazione.
L?incidenza degli immigrati ? del 5,6% sulla popolazione complessiva, con variazioni notevoli: lo 0,5% nei due nuovi paesi membri (Romania e Bulgaria), tra il 4% e l?8% negli Stati dell?Unione a 15. Sono rilevanti le concentrazioni in alcune regioni: in Francia il 40% degli stranieri vive nell?area parigina, dove un residente su otto ? cittadino straniero; nel Regno Unito oltre un terzo della popolazione straniera risiede nell?area metropolitana di Londra; in Spagna circa la met? degli immigrati si ? insediata a Madrid e nella Catalogna. In Italia, invece, ? pi? marcata la diffusione territoriale e solo un quinto degli immigrati si trova nelle province di Milano e di Roma.
Nei paesi di vecchia immigrazione la presenza degli immigrati ? rimasta stabile, o ? leggermente diminuita come in Germania, mentre nei paesi di nuova immigrazione (quelli mediterranei) essa ? andata aumentando. I due terzi della popolazione immigrata sono costituiti da non comunitari: il 32% da europei non UE (in gran parte russi, turchi e balcanici), il 22% da africani (di cui due terzi provenienti dalle regioni settentrionali), il 16% da asiatici (equamente distribuiti tra immigrati dell?Estremo Oriente, Cina in testa, e del subcontinente indiano) e il 15% da americani (in gran parte latinoamericani).
Non vengono pi? registrati come immigrati le centinaia di migliaia di stranieri che ogni anno ottengono la cittadinanza del paese di residenza (nel 2005, 162 mila nel Regno Unito, 150 mila in Francia, 117 mila in Germania e 29 mila in Italia), con incidenze differenziate sull?insieme della popolazione straniera soggiornante (5,7% nel Regno Unito, 1,6% in Germania e meno dell?1% in Italia). Mentre, quando si parla di presenza immigrata bisognerebbe tenere presenti anche queste persone, nate all?estero e diventate cittadine (in Gran Bretagna sono il doppio rispetto ai 3 milioni di cittadini stranieri),come anche le seconde e le terze generazioni nate sul posto.
L?afflusso di lavoratori esteri in Italia nel 2006 ha visto il raddoppio dellle quote annuali di lavoratori provenienti dall?estero (portate a 170.000) che hanno fatto seguito domande di assunzione tre volte pi? ampie, evidenziando le carenze dei meccanismi di incontro tra domanda e offerta. Da anni si continua a presupporre che i lavoratori stranieri da assumere aspettino dall?estero la loro chiamata, mentre ? risaputo che, in attesa di essere ufficialmente assunti, essi gi? hanno iniziato a lavorare in Italia. Le 540 mila domande di assunzione presentate hanno reso necessaria l?emanazione di un secondo decreto flussi, che ha disposto ulteriori 350.000 ingressi. Dalla loro analisi (relativa a 9 domande su 10) emerge: - una netta prevalenza del settore dell?assistenza alle famiglie (quasi il 49% delle domande) e, seppure distaccato, di quello edile (quasi il 18%); - la ridotta incidenza delle richieste di personale ad elevata professionalit? (appena 1.200 domande per dirigenti e simili); - l?alta concentrazione delle domande in determinate province, segnatamente in quelle di Roma (oltre 50.000), Milano (oltre 37.000), Torino e Brescia (intorno alle 20.000), Bologna (quasi 15.000) e Verona, Padova, Venezia, Napoli e Treviso (con poco pi? di 10.000 ciascuna), il che ha confermato una certa polarizzazione territoriale dei flussi che fa perno sulla Lombardia, il Veneto, l?Emilia Romagna, il Lazio e, nel Sud, sulla Campania.
Per quanto riguarda i paesi di origine di questi lavoratori, al primo posto della graduatoria troviamo la Romania (oltre 130.000 domande), seguita a grande distanza da Marocco (50.000 domande), Ucraina e Moldavia (35.000 domande ciascuno), Albania (30.000), Cina (27.000), Bangladesh (20.000 domande). Chiudono la serie dei primi 10 paesi, l?India, e, allo stesso livello numerico, lo Sri Lanka e la Tunisia, che registrano il primo 13.000 e gli altri due paesi circa 10.000 domande.
Esaminando congiuntamente i flussi del 2006 e quelli del 2005, emergono queste tendenze: - le aree occupazionalmente pi? forti (Nord Ovest, Nord Est e Centro) confermano, con il numero elevato dei lavoratori coinvolti, il loro ruolo di traino e, tuttavia, registrano un ridimensionamento delle percentuali d?aumento rispetto alla popolazione gi? insediata; - il Sud conosce flussi in entrata che, seppur corrispondenti al 12-14% degli ingressi totali registrati nei due anni presi in considerazione, sono destinati a fare aumentare, se confermati, la quota percentuale di pertinenza della popolazione straniera; - le Isole, sbocco di appena 1 ogni 25 lavoratori entrati in Italia, sono caratterizzate da un andamento stabile che le colloca a un livello pi? contenuto.
il numero degli immigrati regolari corrisponde a 3.035.000 presenze stimate a fine 2005 (stima vicina al dato ipotizzato dall?Istat), cui sono stati aggiunti i nuovi nati del 2006 (poco meno di 60.000) e le domande presentate per assumere lavoratori sulla base delle quote fissate nel 2006 (al posto delle 540.000 effettive, ne sono state conteggiate 486.000 per tenere conto di quelle non accettate), oltre ad alcune stime. Il risultato di questa stima ? una presenza di 3.690.000 cittadini stranieri (comunitari e non comunitari). L?incidenza sulla popolazione totale ? del 6,2%. L?Italia, dunque, si colloca, con la Spagna, subito dopo la Germania tra i pi? grandi paesi di immigrazione dell?Unione Europea e, per quanto riguarda l?incremento annuale, i due paesi mediterranei non hanno uguali in Europa, superando in proporzione gli stessi Stati Uniti (i quali, con una popolazione cinque volte superiore a quella italiana, registrano l?ingresso di un milione di nuovi immigrati all?anno).
L?Italia ha il primato negativo in Europa quanto a invecchiamento della popolazione e condivide con il Giappone quello a livello mondiale. Nel nostro paese ? attribuibile alle donne immigrate circa la met? dell?incremento della natalit? registrato tra il 1995 e il 2005: esse hanno in media 2,45 figli a testa contro 1,24 delle donne italiane, che per giunta partoriscono il primo figlio mediamente a 31,3 anni, quattro in pi? rispetto alle straniere.
Gli immigrati hanno un tasso di occupazione notevolmente alto e incidono per il 6,1% sul Prodotto Interno Lordo italiano. Essi pagano quasi 1,87 miliardi di euro di tasse attraverso 2 milioni e 300 mila dichiarazioni dei redditi, come sottolineato dal Ministero per la Solidariet? sociale nel volume Viaggio nell?Italia dell?immigrazione, pubblicato nel 2007.
La ripartizione territoriale dei soggiornanti stranieri a fine 2006 vede 6 immigrati su 10 inseriti nel Settentrione (33,7% nel Nord Ovest e 25,9% nel Nord Est, in termini assoluti circa 1 milione e 250 mila nella prima area e quasi 1 milione nella seconda); troviamo, quindi, circa 1 milione di presenze nelle regioni del Centro (26,6%) e pi? di mezzo milione nelle regioni del Sud (13,8%). Il tasso medio d?aumento dei soggiornanti regolari (+16,1%) ? stato soggetto a scarti contenuti: al di sotto, si collocano il Nord Ovest e il Centro e, al di sopra, il Nord Est e le Isole, mentre le regioni del Sud aumentano complessivamente del 21,0%. Se anche nel biennio 2007-2008 i flussi continuassero con la stessa vivacit?, i cambiamenti sarebbero notevoli: la Lombardia passerebbe da 850.000 a pi? di un milione di presenze; il Veneto, l?Emilia Romagna e la provincia di Roma supererebbero il mezzo milione di unit?; il Piemonte sfiorerebbe le 400 mila, la Toscana le 350 mila, la Campania le 200 mila e le Marche le 150 mila unit?, mentre al di sotto delle 100 mila unit? resterebbero solo il Trentino Alto Adige e l?Abruzzo (per giunta non lontane da quel livello), insieme alla Sardegna, alla Basilicata, al Molise e alle Valle d?Aosta.
Gi? attualmente la Lombardia accoglie un quarto di tutti i residenti stranieri e, insieme ad altre regioni del Nord e del Centro, totalizza i valori pi? alti, sia per quanto riguarda l?incidenza degli immigrati sulla popolazione residente che quella dei minori tra la popolazione straniera. Secondo la stima del Dossier la presenza straniera ? costituita per la met? da europei: in particolare, quelli dell?Est Europa, dal 2000 al 2006, sono aumentati di 14 punti percentuali, mentre l?Africa ne ha persi 5 e l?Asia e l?America 2 ciascuna: tutte le aree, comunque, sono notevolmente cresciute numericamente. Oggi, in sintesi, ogni 10 presenze immigrate 5 sono europee, 4 suddivise tra africani e asiatici e 1 americana. Gli 880 mila immigrati provenienti dall?UE a 27 (25,9%) quasi si equivalgono con gli altri immigrati provenienti dai Balcani e dagli altri paesi dell?Est Europa (25,3%) e denotano nell?insieme una forte presenza europea.
La Romania (556.000 presenze, secondo la stima del Dossier) sfiora un sesto del totale (15,1%) e distanzia di quasi cinque punti il Marocco (387.000) e l?Albania (381.000). Poco meno di 200.000 unit? hanno l?Ucraina (195.000) e la Cina Popolare (186.000), entrambe con la percentuale del 5%. Le Filippine si attestano a quota 113.000, cifra dalla quale non sono lontane la Moldavia, la Tunisia, l?India e la Polonia. Vi ? quindi un gruppo compreso tra le 80.000 e le 50.000 unit?: Serbia, Bangladesh, Per?, Egitto, Sri Lanka, Ecuador, Macedonia, Senegal, Pakistan e Stati Uniti. ? diversa, invece, la graduatoria dei residenti stabili, che a livello nazionale vede l?Albania precedere, nell?ordine, il Marocco e la Romania. I gruppi nazionali hanno una loro spiccata vocazione territoriale. Ad esempio, nel Friuli Venezia Giulia i cittadini dei paesi dell?ex Jugoslavia costituiscono quasi un quarto del totale (per la vicinanza geografica); gli ecuadoriani sono un quinto degli stranieri nella Liguria (per i rapporti di quella regione con l?America Latina); i filippini e i polacchi sono molto ben rappresentati nel Lazio, e specialmente a Roma, che abbisogna di numerosi collaboratori e collaboratrici presso le famiglie ed esercita anche una particolare attrazione come centro del cattolicesimo.
Le presenze per lavoro e per ricongiungimento familiare (92,1% del totale) esercitano congiuntamente un peso molto elevato. La prevalenza di questi motivi sottolinea quanto siano diffusi i progetti migratori a lungo termine ? probabilmente per lo pi? a carattere definitivo ? tra la popolazione immigrata. Solo una volta raggiunta un?accettabile stabilit? socio-economica ? possibile portare a compimento questo tipo di progettualit? realizzando, ad esempio, la costruzione o l?acquisto di una casa, la formazione o la ricomposizione del nucleo familiare, l?impegno educativo nei confronti dei figli.
Il Nord Italia continua ad essere il principale polo di attrazione delle presenze per lavoro (59% sul totale nazionale), il Centro si trova nettamente distaccato (26,4%) e ancora di pi? il Meridione (14,7%). Si delinea una marcata struttura a triangolo rovesciato: una base molto ampia al il Nord, che va restringendosi mentre si scende lungo la penisola.(30/10/2007-ITL/ITNET)
|
Altri prodotti editoriali
Contatti

|