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RAPPORTO ISFOL 2007- LE DONNE: PI? BRAVE A SCUOLA, PI? DISCRIMINATE SUL LAVORO

(2007-11-20)

?Il 2007, Anno europeo per le pari opportunit? per tutti, si sta concludendo all?insegna di un paradosso ormai consolidato dalla nostra tradizione nazionale: le donne sono pi? brave a scuola, ma sul lavoro fanno molta pi? fatica dei loro colleghi maschi ad affermarsi, in termini di stabilit?, retribuzione e carriera?.

  E? quanto emerge dal Rapporto Isfol 2007  presentato questa mattina Roma che conferma la maggiore propensione femminile allo studio. La migliore resa scolastica delle donne si evince a partire dai dati sulla dispersione scolastica: nel 2006 il tasso di dispersione femminile tra la popolazione 18-24enne ? del 17,3%, mentre quella maschile arriva al 24,3%. Ancora pi? eloquenti i dati relativi ai risultati raggiunti dalle ragazze sia nella scuola secondaria sia in ambito accademico: complessivamente, nell?anno scolastico 2005-2006, il 76,9% delle giovani studentesse ha conseguito un diploma di scuola secondaria superiore, contro il 65,4% dei maschi.

    Le studentesse ? prosegue il Rapporto presentato dal presidente dell?Isfol, Sergio Trevisanato- mantengono la distanza dai maschi anche nella scelta degli studi universitari: nell?anno accademico 2006-2007, il 78,7% delle ragazze che si erano diplomate nell?anno precedente ? passato all?Universit?; si tratta di una percentuale significativamente superiore al 72,5%, che corrisponde al tasso complessivo di diplomati passati, l?anno successivo al conseguimento del diploma, all?istruzione universitaria. Le matricole universitarie di genere femminile  rappresentano il 65,1% dell?intera popolazione femminile tra i 19 e i 20 anni, mentre per gli uomini la percentuale ? pari al 48,4%. In aumento anche il tasso di iscrizione complessivo che ? del  59,5%, ma la presenza delle sole donne raggiunge il 68,8%.
Continuano a prevalere le donne anche per il conseguimento della laurea: dei complessivi 161.445 studenti che nel 2006 hanno conseguito una laurea di primo livello, il 57,3% ? costituito da donne. Se poi passiamo a considerare il gruppo disciplinare letterario, linguistico e psicopedagogico (pari al 22,4% dei laureati), che nell?anno di riferimento 2006 ha visto la pi? alta concentrazione di titoli di primo livello, vediamo che le donne, confermando anche qui una tradizionale propensione per le materie umanistiche, hanno conseguito quasi l?81% dei titoli?.

  A fare da contraltare a questi successi nel campo dell?istruzione i dati sull?occupazione femminile: l?obiettivo fissato dalla strategia di Lisbona di un tasso di occupazione femminile del 60% al 2010 appare irraggiungibile dall?Italia. Con un dato di poco inferiore al 47% nel 2006 (contro il 71% maschile) l?Italia ha gi? ampiamente disatteso anche l?obiettivo intermedio fissato al 57% per il 2005.

  La partecipazione al lavoro da parte delle donne tende costantemente a diminuire. Cresce il numero di coloro che si ritirano dal mercato del lavoro: quasi 10 milioni di donne in et? lavorativa non hanno cercato un impiego (gli uomini in questa condizione sono circa la met?).

  Il lieve deterioramento della condizione delle donne nel mercato del lavoro ? testimoniato dai dati relativi agli ingressi nell?occupazione. Nel 2006 solo il 36,7% delle nuove occupate ? stato assunto con un contratto a tempo indeterminato (contro il 41,4% del 2005) e, rispetto all?anno precedente, sono cresciuti invece gli accessi mediante lavoro a termine (36,2) e a progetto (6,4%).

    Nel 2006 in seguito alla maternit? ben una donna su nove esce dal mercato del lavoro. In due terzi dei casi per esigenze di cura e assistenza alla prole e per un terzo a causa di motivazioni legate al tipo di contratto di lavoro. Il tema della conciliazione dei tempi di lavoro con i tempi extra lavorativi rappresenta un fattore determinante per la partecipazione femminile.

  Dall?indagine Isfol-Plus emerge che il 67% delle donne ritiene il proprio orario di lavoro ?troppo lungo? per essere conciliabile con gli impegni familiari. D'altronde oltre l?80% dei lavoratori part-time ? costituito da donne e, nella stragrande maggioranza dei casi, si ? trattato di una scelta ?obbligata?, che incide fortemente sulla retribuzione, nonch? sulle prospettive di carriera.

    I salari delle lavoratrici sono in media inferiori del 25% rispetto a quelli dei lavoratori, se ci si riferisce al monte salari annuo calcolato dall?Istat. Il differenziale retributivo medio ? pari al 15,8% a parit? di contratto e di livello di inquadramento. Il dato medio per gli anni che vanno dal 1998 al 2002 testimonia comunque una lieve flessione del livello di disparit? di trattamento che ? sceso dal 18,5% al 15,8%. Il divario retributivo tra uomini e donne resta quindi uno dei maggiori ostacoli alla parit? di trattamento, sia per le disparit? a pari inquadramento e mansioni sia per la discriminazione all?accesso a posizioni meglio retribuite, anche a pari professionalit?, istruzione ed esperienza lavorativa.
Le donne che hanno ruoli di tipo ?dirigenziale? (a vari livelli) sono il 22% contro il 38,5% degli uomini; tuttavia si pu? notare che le donne accedono a posizioni ?di comando? in tempi pi? rapidi rispetto agli uomini.

  La strada per la risoluzione del gap con l?Europa ? conclude il documento dell?Isfol - passa non solo attraverso la creazione di nuove opportunit? per le donne che entrano per la prima volta o rientrano nel mercato del lavoro dopo un periodo di inattivit?, ma anche attraverso la comprensione degli ostacoli alla partecipazione femminile e il contrasto dei fenomeni di abbandono. (20/11/2007- ITL/ITNET)

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