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ITALIANI ALL'ESTERO - ON.PORTA (PD/ESTERO):"FORTEMENTE PENALIZZATI DALLE POLITICHE GOVERNATIVE...FORSE DOVREMMO TUTTI FARE UN'AUTOCRITICA E CAMBIARE ATTEGGIAMENTO PRIMA CHE SIA TROPPO TARDI"

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    I cospicui tagli, preannunciati nella prossima manovra finanziaria per le comunità italiane all’estero,  stanno destando particolari preoccupazioni specialmente per i nostri Parlamentari eletti all’estero.

  Su questo argomento l’On. Fabio Porta, deputato del Partito Democratico, sottolinea ad  a ItaliaLavoroTv /ItalianNetwork (www.italiannetwork.it) nel corso di una video-intervista “Il Comitato inizierà nei prossimi giorni i propri lavori perché l’audizione con il Sottosegretario è stata rimandata. C’è la speranza di trovare un’intesa all’interno del Comitato, anche con i parlamentari di centrodestra, tanto ottimisti su fatto che questi tagli siano soltanto teorici.”

  “Il quadro che si è venuto a creare è allarmante, per non dire di più –prosegue Porta- non soltanto per i tagli di quest’anno, ma soprattutto per i tagli prospettati per i prossimi due anni nella manovra finanziaria triennale. I tagli di cui parliamo, sono inseriti all’interno di un taglio complessivo molto cospicuo per tutta la politica estera italiana. Si tratta di 32 milioni per l’anno corrente, 50 per  il prossimo e 100 tra due anni. Quello che mi preoccupa non è soltanto questa mancanza di attenzione per le politiche italiane all’estero, ma in generale per il calo di attenzione, di interesse e di sostegno alla politica estera italiana.”

  Pur riconoscendo che la politica italiana ha bisogno di una terapia d’urto, in alcuni casi, per l’onorevole del Pd “E' palese che questa situazione si sta accompagnando a una politica più generale di penalizzazione delle comunità italiane all’estero.  Si potrebbe fare un esempio a proposito della questione dell’assegno sociale, un capitolo che non c'entrava nulla con il discorso dei tagli per il Ministero degli Esteri o per gli italiani residenti all’estero. In questo caso, sono state poste delle condizioni fortemente  penalizzanti  per quegli italiani immigrati che rientrano in patria, ma senza la possibilità di avere una pensione sociale. Questo dimostra, non solo un disegno di riduzione della spesa più o meno discutibile, contestabile o condivisibile, ma una presa di posizione dell’attuale Governo nei confronti degli italiani all’estero, inquadrati, purtroppo,  nello stesso modo con il quale si sta affrontando il problema dell’immigrazione”.

  “È una situazione piuttosto critica – ribadisce Porta -  e credo che tutti rappresentanti degli italiani all’estero, siano obbligati ad intervenire e a rimediare, se possibile, perchè i danni potrebbero essere irreversibili sia per le comunità, sia per il futuro della politica italiana all’estero”.

  Quanto alla necessità di cambiare radicalmente mentalità per considerare gli italiani all’estero non una risorsa, ma un investimento Porta afferma: “Dall’esperienza maturata in questi anni, emerge purtroppo un gap, una difficoltà grossa da parte della nostra società civile e politica a intuire o a comprendere il potenziale della comunità italiana all’estero. Penso che questo non sia neanche un discorso di parte. Su questo dovremmo fare un po’ tutti, destra e sinistra, un’autocritica perché non siamo stati in grado di trasmettere qual’è il reale potenziale di questa comunità, che realmente rappresenta un investimento. Purtroppo, e lo confermano le politiche adottate dal Governo, veniamo ancora rappresentati come una spesa, come un problema da affrontare e quasi mai come un investimento da sfruttare in termini di sviluppo e di crescita del paese.”

  Per Porta si dovrebbe mettere in atto un processo di  autocritica dell’intero sistema: “Credo che tutti noi che operiamo all’estero, i Parlamentari, il sistema dei Comites, CGIL, associazioni , debbano cambiare atteggiamento per dare di più alla nostra causa. Una riflessione va fatta e speriamo che in questo senso l’autunno porti consiglio.”

  Interessante la sottolineatura sulle potenzialita' della comunita' in Brasile, un Paese che, nonostante tutti i problemi attraversa un periodo di vivacita' economica. “Credo che il Brasile rappresenti veramente il prototipo di cosa è, cosa può diventare e cosa dovrebbe essere la politica per gli italiani all’estero. Questo è il paese dove risiede, considerando ovviamente i discendenti, la più grande comunità italiana al mondo. Sono quasi 31 milioni di italo- discendenti. Tra i paesi  emergenti è senza dubbio uno di quelli che sta crescendo di più, ha quelle risorse energetiche che a noi italiani mancano e sta dimostrando di avere un grande interesse a rafforzare il proprio rapporto con l’Italia. Basti pensare che il Presidente Lula verrà in visita a novembre, accompagnato da cento imprenditori. Il Brasile rappresenta un’opportunità e spero che possa divenire un esempio di quello che possiamo fare”.

Quanto alle iniziative a sostegno del lavoro italiano e della formazione dei giovani di origine italiana all’estero è il seguente: ”Queste sono iniziative che purtroppo non vengono seguite con la continuità che meriterebbero. Le si fa per accontentare una comunità piuttosto che un’altra ma senza inserirle in un piano più ampio di collaborazione, di scambi, di rapporti che coinvolgono imprese, università e i giovani dei due paesi.
Forse tra qualche anno capiremo che le politiche per il lavoro risentono ancora di un atteggiamento assistenzialista,  paternalista e non sono inquadrate in un ottica di sistema che interessa tutto il sistema Italia: l’ICE, le Camere di commercio, i Consolati, gli stessi Comites…

Infine la convenzione MAE/Patronari:  “Sulla convenzione  abbiamo appena ottenuto la risposta ad un interrogazione parlamentare, sottoscritta da tutti gli esponenti del Partito Democratico, inviata al Ministro degli esteri Frattini, proprio sul perché non si procedesse con la firma dell’accordo stipulato con i patronati. Il Sottosegretario Mantica ci ha risposto in questi giorni, dicendo che i patronati sono importanti e che si sta considerando valutando la situazione. È stata una risposta molto generica, in realtà non bisogna valutare o considerare proprio nulla, ma bisogna procedere speditamente alla firma della convenzione, così come previsto dall’Articolo 11 della Legge 152 di riforma dei patronati. Un accordo che viene incontro soprattutto a determinati contesti, come il l’America latina, dove i Consolati sono oberati  di un eccesso di lavoro, proprio a causa della presenza di queste grandi comunità. Allora il Governo ci deve spiegare se, a fronte di tagli ai Consolati e a fronte di un aumento della domanda da parte della comunità, sia possibile non considerare la presenza sul territorio dei patronati, che già forniscono quotidianamente, e in maniera efficiente ed efficace, risposte positive, anche dal punto di vista del servizio presso le nostre comunità.  Sarebbe veramente strano che i Consolati riducano le loro capacità di offrire servizi e allo stesso tempo che il Ministero neghi questo accordo. È un’altra delle questioni che nei prossimi mesi cercheremo di spingere o di recuperare anche con l’azione politica” (23/09/2008-ITL/ITNET)

(Data di inserimento online 2008-09-23 00:09)

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