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PATRONATI ITALIANI NEL MONDO - MARCINELLE - PAGLIARO (PRES.INCA CGIL): "L'INCA C'ERA E C'E' OGGI A RACCOGLIERE TESTIMONE E SFIDE CAMBIAMENTI IN NOME DI DONNE E UOMINI CADUTI SUL LAVORO

EMIGRAZIONE NOSTRI GIOVANI: "PONIAMOCI DELLE DOMANDE E DIAMOCI DELLE RISPOSTE"

(2021-08-08)

  LA TRAGEDIA DELLA MINIERA DEL BOIS DU CAZIER A MARCINELLE (IN BELGIO) IN CUI MORIRONO 136 EMIGRATI ITALIANI, insieme ad un altro centinaio di emigrati di altre nazionalita'  segna da 65 anni indelebilmente la data dell'8 agosto nella storia dell'emigrazione italiana in Europa. Ma fu da quel drammatico evento che la nascente Europa - nel 1951 era stata costituita la Comunita' Europea del Carbone e dell'acciaio) pose una diversa attenzione alla tutela dei lavoratori.

Quell'8 agosto del 1956 il Patronato INCA della CGIL c'era a Marcinelle accanto agli emigrati italiani, Presidente Pagliaro, le tutele sul lavoro sono indubitabilmente aumentate ma di lavoro si muore ancora ed il flusso migratorio degli italiani all'estero, dopo un intervallo di circa un ventennio, segna nuovamente numeri in salita. per di piu' la pandemia da Covid ha segnato pesantemente la vita di tutti. Quale significato assume questo 65.mo anniversario ?

"Un anno importante per tutti, quello che stiamo attraversando, in cui il 65° anniversario della tragedia di Marcinelle rievoca ancora una volta temi tristemente attuali come quelli della sicurezza sul lavoro e dei diritti negati ai lavoratori migranti. Quest'anno a causa della pandemia da Covid la ricorrenza è sobria, ma l'Inca c'è, come è stata accanto agli emigrati italiani fin dagli esordi del flusso migratorio verso le miniere del Belgio. Come allora, siamo impegnati nella sicurezza sul lavoro perchè questo è forse il primo problema del nostro Paese. " afferma il Presidente del Patronato INCA CGIL, Michele Pagliaro, nel corso di un'intervista ad Italian Network/Italialavorotv.

"Purtroppo, la gran quantità di norme e leggi che sono state via via varate in Italia ed in Europa, proprio a partire dalla tragedia di Marcinelle, non riesce a prevenire le tragedie che quotidianamente avvengono nel mondo del lavoro.  Dal nostro punto di vista - sindacati e patronati - siamo convinti che si dovrebbe investire - non tanto in norme ulteriori- nella piena applicazione delle norme che già esistono, enfatizzando e  sviluppando quella cultura della sicurezza sul lavoro che oggi manca sia fra  lavoratrici/tori  ma soprattutto sul fronte dell'impresa. Imprese che in questi anni di crisi economica e finanziaria prima, e pandemia adesso, ha risparmiato sulla sicurezza. Un disimpegno inaccettabile perchè all'alba del terzo millennio una persona non può uscire la mattina per recarsi al lavoro, lasciando la famiglia, coniuge e figli e non farvi più rientro", sottolinea il Presidente del Patronato INCA CGIL, Michele Pagliaro ricordando le quotidiane tragedie che costellano il mondo del lavoro in una lunga stagione divenuta sempre piu' perversa. 

"L'altro tema che la ricorrenza di Marcinelle richiama  è quello dei diritti e delle tutele dei lavoratori migranti. Un aspetto che, in questa fase di post pandemia, leggo in una chiave nuova,  lontana dall'emigrazione del passato che dal Sud si dirigeva verso il Nord del Paese, o dal Sud del mondo verso il Nord del mondo. Ha connotazioni profondamente diverse: è una mobilità che 'fa il paio' con la globalizzazione. Molti dei nostri giovani scelgono di vivere in un paese europeo, poi si spostano in altri paesi europei, e poi magari ritornano in Italia. E' diventata, in sostanza, un'emigrazione "circolare", che rende le persone cittadini del mondo e per  la quale dovremo immaginare un Paese, un'Europa diversa, capace di dare risposte a questi tipo di migranti attraverso politiche diverse.  E' con amarezza, infatti,  che riconosco come molti di questi giovani, emigrati per motivi di studio, per lavoro o per altro, allochè è scoppiata la pandemia, sono stati i primi a pagare: sono rimasti senza lavoro e scoperti dalle protezioni sociali che avrebbero dovuto dare una risposta nella civilissima Europa.  Sicchè, paradosso nel paradosso,  molti di loro sono dovuti rientrare in Italia e tornare a vivere a carico delle famiglie che avevano già investito ingenti risorse per farli studiare.

Ebbene, questo 65° anniversario di Marcinelle ritengo debba farci riflettere anche su questi elementi: se da un lato l'Europa ha cambiato pelle. Penso a tutte le risorse che ha messo a disposizione per superare la fase critica della pandemia ! D'all'altra  non dobbiamo, però,  dimenticare che nel nostro Paese è ancora in vigore la legge Bossi-Fini e che l'Europa ha esternalizzato i propri confini, e ciò non sembra funzionare.  Credo, invece,  che occorra avere una visione nuova del mondo dove  mobilità e
contaminazione devono essere elementi all'ordine del giorno".

Ed a proposito di diritti dei migranti, in relazione all'intensa attività che ha caratterizzato - e tutt'ora caratterizza in molti Paesi esteri - l'impegno dei Patronati a sostegno delle comunità italiane all'estero durante la pandemia,  sono stati espressi in ambito istituzionale numerosi riconoscimenti. Fra gli altri, sottolineo quello dello stesso Ministero degli Affari Esteri, che dovrebbe portare - finalmente dopo venti anni -  ad una svolta positiva nell'accordo tra Patronati e la Farnesina, come farebbe supporre l'ultimo incontro promosso fra le due parti dal Consiglio Generale degli Italiani all'estero. E' trascorso quasi un mese da quel dibattito, vi sono stati ulteriori sviluppi. ?

"Come Patronati abbiamo reiterato più volte la volontà di sottoscrivere l'accordo con il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione internazionale e ci sono stati anche passi di natura politica. Il CGIE ha colto la nostra richiesta, ha convocato il Ministero degli esteri ed i Patronati aderenti al Raggruppamento del CEPA - ACLI, INAS ISL, INCA CGIL e ITAL UIL . All'incontro - al quale erano presenti il Direttore generale per gli Italiani all'Estero Min. Plen. Vignali, ed il Sottosegretario con delega per gli Italiani all'estero, Della Vedova -  il CEPA ha rinnovato l'esigenza di predisporre una convenzione in tempi utili, perchè è chiaro che il nostro lavoro diventa sempre più faticoso in quanto sia le Ambasciate che i Consolati  vivono una fase di criticità dovuta alla mancanza di personale, tanto che addirittura alcune Ambasciate e Consolati esternalizzano i servizi. Mentre i Patronati che offrono servizi a costo zero sono responsabili della tutela individuale e delle istanze richieste. 

Su questa linea, dunque,  le nostre sollecitazioni anche alla luce dei risultati che in questo difficile periodo della pandemia da Covid-19, sono stati ampiamente riconosciuti.  Tant'è che  stiamo vivendo un momento di protagonismo che conferma quella che - in chiave Inca e Cgil - era, è e resterà la mission disegnata da Giuseppe Di Vittorio che aveva immaginato i patronati luogo dove l'articolo 38 della nostra Costituzione trova applicazione.
E, d'altra parte, il ruolo dei patronati è un ruolo importante ed indispensabile, lo abbiamo dimostrato sempre nei nostri 75 anni ormai di esistenza e lo abbiamo dimostrato anche nella fase più critica della pandemia, quando le pubbliche amministrazioni sono state costrette a seguire il lavoro a distanza, mentre noi patronati siamo rimasti unico  presidio di prossimità adempiendo alle  necessità delle persone. E - voglio sottolineare -  lo abbiamo fatto in un momento in cui anche il Welfare stava cambiando connotazione, con un proliferare di misure di sostegno  alle quali abbiamo corrisposto in maniera assolutamente gratuita.  Un  elemento concreto a sostegno della collettività che ci ha consentito di dimostrare a distanza di 75 anni la nostra validità. 
Tant'è che  il Ministero del lavoro, nel decreto "sostegni bis", ha riconosciuto una misura per il fondo Patronati di 50 milioni di Euro che viene a coprire la ridotta  contribuzione nel 2020 e 2021 della percentuale dello 0,199% che genera il fondo patronati, a causa del fermo del mondo del lavoro. Una misura che viene incontro a quelle che sono le esigenze di un mondo del lavoro che ha dato il massimo, ha cambiato se stesso, ed è stato anche coinvolto direttamente nell'ambito delle contaminazioni da Covid.
Un intervento - sottolinea il Presidente del Patronato INCA CGIL - che  ci ha fatto capire l'attenzione verso questo nostro presidio di prossimità.

Il resto lo vedremo  nell'ambito dell'importante trasformazione che sta avvenendo in Europa, con l'abbandono delle politiche di austerità e la nuova gestione delle risorse. Una grande opportunità per l'Italia, per il resto  dell'Europa e del mondo, laddove ambiti  come la transizione ecologica e digitale rappresentano importanti sfide.  L'INCA vuole raccogliere queste sfide. Lo dobbiamo alla nostra storia, alle donne ed agli uomini che credono alla CGIL e lo dobbiamo anche a quelle lavoratrici e quei lavoratori che come è accaduto a Marcinelle, l'8 Agosto del 1956, sono morti. Credo che raccogliere quel testimone non sia solo
sviluppare l'esercizio del ricordo, ma significa costruire una società diversa, migliore, più globale, che parte dall'Europa e si sviluppa nel mondo."

Presidente il Patronato è anche pronto a cogliere anche altre sfide,come quelle del mondo del lavoro ?

"Sicuramente oggi il termine 'sfida' fa il paio con 'cambiamento' ed  il cambiamento è già in atto ed è anche figlio della pandemia. Questo vale per l'INCA, per la CGIL, ma vale anche per tutto il resto.  Possiamo raccogliere la sfida del cambiamento da un lato, oppure vivere il cambiamento per sopravvivere. A quel punto diventeremmo autoreferenziali e questo non credo  sia un aspetto
qualificante e di prospettiva. Anzi,  segnerebbe la nostra fine ! Il cambiamento va, invece, colto da ogni prospettiva, anche da quella del patronato e di una grande organizzazione come la CGIL dal punto di vista del lavoro.

Sicuramente il lavoro non è una variabile fissa, è diventata piuttosto una variabile mobile e flessibile ancora di più negli ultimi anni, anche per via della pandemia. D'altra parte, proprio la pandemia ci ha fatto scoprire che il lavoro povero è diventato centrale. Stando chiusi in casa per il lockdown si ha necessità di qualcuno che porti il cibo, ed abbiamo scoperto l'entità, il valore dei rider, che paradossalmente sono i soggetti meno tutelati, meno coperti da garanzie. Ebbene, credo che questo sia il paradigma che l'Europa ed il mondo devono affrontare.  Le faccio un esempio:  oggi puoi essere madre, avere tutele e diritti a seconda del tuo contratto di lavoro, cioè se sei una persona tutelata dal contratto perchè hai un lavoro tradizionale che ti permette di allattare tua figlia/o, di prenderti un periodo di astensione dal lavoro . Ma se sei una rider questo non è possibile. Occorre, pertanto, superare questo scoglio, questa distanza che esiste tra la tutela tradizionale, legata ai tradizionali contratti di lavoro e quella legata ai contratti di ultima generazione. Del resto il diritto di una madre non può prescindere dalla tipologia contrattuale, una madre è madre sempre, se è una lavoratrice tradizionale o se è una precaria. Questo dovrebbe essere il solco da superare.  Si tratta di pari opportunità ed universalità dei diritti e delle tutele."

Rimanendo sul fronte del lavoro, non poche aziende italiane avendo difficoltà nel trovare professionalita' adeguate per alcuni settori, sembrano intenzionate a rivolgersi al mercato del lavoro europeo, nell'auspicio di recuperare anche italiani che intendono rientrare in Italia, il  Patronato all'estero potrà occuparsi di questi aspetti del mondo del lavoro ?

"Tendenzialmente come patronato curiamo l'assistenza e la tutela del diritto individuale. Siamo restii ad occuparci del matching tra domanda ed offerta, perchè è chiaro che su questo terreno una grande organizzazione che al centro della propria iniziativa ha la tutela individuale e quella collettiva avrebbe qualche problema.
Nel complesso, però, considero che  l'Italia è il Paese che prima della pandemia, prima della crisi, era una delle prime manifatture europee e sicuramente noi abbiamo un grande valore aggiunto, un grande know how, purtroppo le braccia, le menti  siamo abituati a lasciarcele scappare, ma credo che se domani mattina le imprese decidessero di pagare quanto dovuto le intelligenze,
il problema si risolverebbe da solo.
D'altra parte, la fuga dei cervelli è indicativa di un atteggiamento, ed il tema degli immigrati è indicativo del fatto che oggi in Italia non ci sono italiani disponibili a fare determinati lavori, e forse le imprese abusano del fatto che quei lavori  in  settori come l'edilizia e l'agricoltura, li fanno gli immigrati che lavorano una quantità di ore giornaliere che non si contano.  Dovremmo considerare, quindi,  la nuova condizione di questa società  in trasformazione con due  parole : tutele e diritti.  Se ciò avvenisse il
ricercatore, il plurilaureato, costretto ad emigrare,  forse non partirebbe, riuscendo così a bloccare questo processo molto pericoloso, per un Paese, come il nostro, della bassa natalità.  Faccio un esempio concreto :  un infermiere in Italia vive i primi dieci anni in precarietà, un infermiere in Germania guadagna quanto un medico in Italia. Poniamoci delle domande e diamoci delle risposte.". (08/08/2021 Maria Ferrante/ITL/ITNET)

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