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IMPRENDITORIALITA' FEMMINILE - "IN THE CRISIS CONTEX" A LA SAPIENZA - PASTORE (UNICALABRIA): DONNE NEI BOARD SOCIETARI (39%): LEADERSHIP (POCHE) E REAZIONE MERCATI FINANZIARI (OTTIMA)

(2021-04-09)

"Donne nei board societari e nei top management team: leadership, governance, impatto sulle performance e reazione dei mercati finanziari” e’ stato l’argomento approfondito dalla Prof.ssa Patrizia Pastore dell'Università della Calabria, che ha  sottolineato come “Si noti un aumento delle pubblicazioni negli anni, soprattutto tra il 2012 e il 2013, sino ad arrivare a 173 pubblicazioni nel 2020. Questo denota una crescita di interesse in molti paesi su questo tema.  Quanto agli workshop, Ipazia risulta la prima nell' aver organizzato  ricerche sull' argomento,” ha affermato Pastore precisando come l'Universita' di Salamanca e quella di Malesia siano invece tra le piu’ attive quanto a pubblicazioni.

“E' un argomento trattato da molti punti di vista, teorici ed empirici. C’é poi un filone di studio riferito alla sociologia, alle caratteristiche della persona che entra nei board societari. Da segnalare anche la notevole produzione scientifica sulla presenza delle donne nei board e relative performance in vari ambiti,” ha aggiunto Pastore sottolineando come l’Italia, a fine 2020, abbia raggiunto il 39% di donne nei board delle societa’ quotate in borsa.

"E’ un dato molto positivo, dovuto all’applicazione della Legge Golfo ma anche al rafforzamento verificatosi con la legge di Bilancio 2020 ovvero con la Legge 160 del 2019, che ha prorogato le quote di genere per altri sei mandati a partire dal 2020 e che porta il limite della presenza femminile nei board societari al 40% mentre prima era al 33%. Questo dato e’ frutto di una forzatura legislativa, ma senza questa non si sarebbero ottenuti questi risultati.
Abbiamo raggiunto il limite fissato dalla legge e l'Italia si posiziona bene anche nel confronto europeo. La percentuale e’ aumentata, le donne sono nei board societari ma di fatto non occupano posti di comando. Nel 2020 erano solamente 15, un numero di poco superiore al 2013 quando erano 14,” ha precisato Pastore spiegando che pur essendo aumentato il numero delle donne nei board non e’ aumentato in assoluto il loro numero. “Ci sono donne, infatti, che tendono a ricoprire piu’ incarichi, siedono in piu’ board. Le donne rispetto agli uomini hanno frequentemente piu’ incarichi,” ha sottolineato Pastore. Cosicchè, grazie alla maggiore presenza femminile, i board sono ringiovaniti (57 anni, l' eta’ media degli amministratori), e' aumentata la quota stranieri (+6%) e soprattutto i board sono piu' scolarizzati (circa l'86% sono laureati).

"Le quote spingono le donne a partecipare ai board cosa che prima non accadeva e questo ha determinato un cambiamento da parte dei selezionatori che tendono ad escludere i profili degli uomini se meno qualificati,” ha spiegato Pastore.
"Il valore della diversità sta nel fatto che piu' persone con diverse visioni possono arrivare a decisioni migliori. L’altra faccia della medaglia e’ che la donna per mostrare di cosa si parla, studia di piu’ e pone piu’ domande. Questo comporta che i consigli siano piu’ lunghi ma la decisone infine risulta piu' ponderata e questo ha un'influenza positiva sulle performance, in generale.

Si e’ registrato, inoltre, un minor tasso di assenteismo da parte delle donne che riduce il tasso di assenteismo dei consiglieri uomini,” ha evidenziato Pastore,  precisando come la presenza femminile sia pubblicizzata sugli organi di stampa e come le donne nei board facciano da traino per le giovani leve, siano d’ispirazione per le altre che vogliono entrare nei board.

Quanto ai risultati finanziari, questa relazione e' ancora da verificare: alcune ricerche lo affermano, mentre altre lo escludono. Vero e’, pero’, che esistono ricerche che mostrano indicatori positivi dove sono maggiori le presenze femminili nei board: le societa’ stesse sono percepite come meno rischiose e questo porta allo sviluppo di aziende piu’  patrimonializzate e a rating migliori da parte delle banche.

Sono stati registrati anche valori positivi da un punto di vista contabile, valori che cambiano a secondo dell’orizzonte temporale di riferimento: positivi se la presenza delle donne nei board e’ a lungo termine, deboli invece sul breve termine.

"Le ricerche hanno evidenziato anche il fenomeno dell'ape regina: le donne che hanno posizioni di rilievo si comportano spesso come gli uomini e ostacolano la crescita delle loro collaboratrici,” ha sottolineato Pastore,  citando tuttavia anche un'indagine del Credit Suisse secondo la quale le donne amministratici delegate frequentemente si circondano di altre donne.
Secondo altre recenti ricerche, l’informativa finanziaria sarebbe  migliore, piu’  trasparente cosi' come la contabilità e la rendicontazione finanziaria.  Tuttavia, spesso le ricerche prendono in considerazione solo alcuni indici, come quelli finanziari, ma ci sono pochi studi che fanno confronti tra paesi. Di fatto tutte le verifiche svolte non arrivano ad una vera e propria conclusione perché riflettono condizioni di partenza diverse,” ha affermato Pastore, citando una ricerca del 2020 svolta da Goldman Sachs secondo la quale le aziende con donne nei board hanno registrato migliori performance di borsa.

Nei board piu’ femminili si riscontrano più donazioni e minori frode fiscali,” ha aggiunto Pastore auspicando un maggiore approfondimento in questo ambito soprattutto nel momento in cui le quote non saranno piu' confermate. "Il problema e’ non piu' quante donne sono nei board ma quali donne. Dobbiamo conquistare posti di comando tenendo presente che all’uomo viene perdonato un errore, mentre alle donne meno."

C'é, poi, un ultimo elemento interessante, quando le aziende sono in crisi tendono a nominare donne per risolvere il problema: l’uomo infatti non accetterebbe la sconfitta. La donna accetta la sfida ed ha piu' resistenza allo stress, sapendo che potrebbe essere  l'unica occasione che hanno per dimostrare le loro capacita’,” ha concluso Pastore. (09/04/2021 -L.G.-ITL/ITNET)

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