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LAVORO - INNOVAZIONE DIGITALE - CONCLUSIONI PROGETTO EUROPEO DIRESOC SUL DIALOGO SOCIALE E PROCESSI DI INNOVAZIONE DIGITALE

(2020-10-19)

Quello della digitalizzazione è tema che, da alcuni anni ormai, si è posto al centro dell’attenzione sia scientifica che – più in generale – del discorso pubblico. Promosso e portato avanti da un network di esperti accademici indipendenti e da istituti di ricerca legati ad alcuni sindacati nazionali in Europa, il Progetto DIRESOC (supportato dalla Commissione Europea) ha inteso contribuire – in particolare – ad una migliore comprensione di come il dialogo sociale possa concorrere a forgiare i processi di ristrutturazione oggi indotti dalla digitalizzazione, e come i processi di ristrutturazione da innovazione digitale possano a loro volta ridisegnare le forme correnti del dialogo sociale in ciascun contesto in cui si dispiega.

Gli obiettivi specifici del progetto sono: migliorare le competenze e le conoscenze sulle relazioni industriali attraverso l'analisi e la ricerca a livello dell'UE e identificare le convergenze e le differenze nei sistemi di relazioni industriali nei diversi Stati membri dell'UE. I settori che verranno indagati nei paesi partner sono il turismo, le banche / assicurazioni, le poste / logistica e le industrie manifatturiere.

Il progetto, coordinato dall'Università di Liegi, ha riguardato otto paesi europei (Belgio, Bulgaria, Francia, Germania, Italia, Portogallo, Spagna, Svezia), e si è articolato attraverso diverse fasi e obiettivi di lavoro, producendo una gran mole di materiali originali di indagine e studio, a livello nazionale e comparato.

A conclusione di due anni di studio e indagini – fra rapporti paese, studi di caso, sondaggi on-line a livello transnazionale, conclusioni generali la conferenza finale il 20 ottobre  registrerà interventi del team di ricerca, esperti internazionali, rappresentanti delle parti sociali di varie parti d’Europa.

per partecipare al convegno: Digitalizzazione e ristrutturazione: quale dialogo sociale?
https://ulghec.eu.qualtrics.com/jfe/form/SV_25CrxOLMSzTYFUh

Il progetto si è sviluppato in tre fasi: una rassegna della letteratura accademica, nazionale ed internazionale, integrata a livello di rapporti nazionali con una serie di interviste ad esperti e rappresentanti apicali delle parti sociali, al fine di delineare lo stato dell’arte riguardo ai temi trattati;

Un sondaggio transnazionale sulla situazione attuale e sulle possibili prospettive evolutive – realizzato tramite questionari on-line (667 quelli restituiti ed elaborati) fra diversi stakeholders (sindacalisti, datori di
lavoro e manager, accademici ed esperti da otto paesi) – in termini di percezioni e aspettative;

Studi di casi particolari (15 in tutto, negli otto paesi coinvolti), in aziende alle prese con l’innovazione, con l’obiettivo di evidenziarne pratiche particolarmente interessanti, analizzate a fondo, con l’ausilio di
documenti e interviste, anche qui, con rappresentanti sindacali e del management a vario livello.

Su questa ampia base, di fonti e contesti, la ricerca ha mirato a correlare le evidenze empiriche relative all’implementazione dei processi di digitalizzazione con il loro impatto sul lavoro, laddove la gran parte delle analisi finora sviluppate si è concentrata principalmente sul solo livello macro.
Per poterne adeguatamente ricavare la varietà delle situazioni settoriali, l’indagine ha selezionato quattro comparti produttivi, tenendo conto della loro diversa connotazione economica e tecnologica: turismo, Banche/ Assicurazioni, Servizi postali /Logistica, Manifatturiero.

Tre gli interrogativi :
- In che misura la digitalizzazione costituisce oggi il fattore propulsivo delle ristrutturazioni industriali?
- In che misura essa influenza i modelli e le pratiche nazionali di ristrutturazione?
- Quale peso esercita oggi il dialogo sociale nazionale nel governo di questi processi?

I ricercatori si sono trovati di fronte a difficoltà oggettive nell'identificare il peso esatto della digitalizzazione quale causa principale delle ristrutturazioni in atto. Nella maggior parte dei casi, infatti, i cambiamenti digitali non si producono isolatamente, ma si coniugano con altri fattori concomitanti di
trasformazione. La stessa rilevanza della digitalizzazione quale motore di cambiamento varia molto, oltretutto, in relazione al tipo di settore e di azienda.

Per quanto riguarda l’impatto della digitalizzazione sull’occupazione, le competenze professionali e le condizioni lavorative, la nostra ricerca conferma nella sostanza quanto emerso in tanti studi, oggi disponibili. Ovvero l’ampia varietà di conseguenze che possono certamente implicare una forte perdita di posti di lavoro, ma anche di una loro creazione; cambia il lavoro come pure le condizioni in cui esso viene richiesto e svolto.

La nostra ricerca rivela infine con grande chiarezza – come già altre, del resto – come forti ripercussioni si producano sul terreno delle mansioni, inducendo una straordinaria richiesta di formazione continua dei lavoratori, e di aggiornamento delle loro competenze.

Più contenuti, invece, appaiono al momento i riflessi sui sistemi nazionali con cui le parti governano i processi di ristrutturazione, nella sfera del dialogo sociale e delle relazioni industriali.
Cambiano e si adattano, anche in funzione della digitalizzazione, gli assetti del mercato e della organizzazione del lavoro, con misure volte per lo più ad un aggiustamento qualitativo (principalmente per sostenere le transizioni occupazionali), che non mediante misure di aggiustamento quantitativo (licenziamenti o deterioramento delle condizioni di lavoro).

Il tema della digitalizzazione e delle sue conseguenze sul lavoro, a cominciare dai livelli di occupazione, è ovunque al centro delle preoccupazioni delle parti sociali, e soprattutto delle organizzazioni sindacali. E ciò a livello di sistemi paese, nei settori produttivi, nei territori e nelle singole aziende.

Dalla nostra comparazione effettuata fra otto Stati Membri dell’UE, profondamente diversi sotto qualunque indicatore si voglia considerare, ne emerge confermata la perduranza di forti e gravi divari fra di essi come pure, all’interno di ciascuno, fra i vari settori produttivi e/o per tipologie di azienda.

A livello aziendale,i ricercatori hanno classificato  15 casi analizzati in tre tipologie, a seconda del livello
di partecipazione delle rappresentanze dei lavoratori ai processi di ristrutturazione legati alla digitalizzazione. Tale partecipazione può essere "limitata", "reattiva" e "anticipatoria".
Questa classificazione rivela come l'interazione fra le parti sociali possa essere molto diversa, a seconda di una serie di fattori legati alla caratteristiche istituzionali dei rapporti di lavoro e delle relazioni industriali, alle diverse pratiche settoriali e aziendali in ciascun paese, anche come riflesso del diverso grado di innovazione socio-tecnica, incluso oggi il grado di digitalizzazione.

L' indagine dimostra chiaramente come i processi e le prassi di dialogo sociale preesistenti influiscano fortemente sulle conseguenze di una ristrutturazione indotta da innovazione digitale.
Da questo punto di vista, occorre certamente sviluppare un Indice di Qualità del Dialogo Sociale, a livello europeo, favorendone una convergenza comune verso l’alto. 

Dunque, occorre che a livello globale, le parti sociali aggiornino le loro capacità e i loro repertori strategici, al fine di meglio reagire alle sfide dei cambiamenti, tutt’ora altamente variabili e aleatori, che la digitalizzazione provocherà sul lavoro e sull’occupazione di domani.
Da questo punto di vista, il recente Accordo Autonomo Quadro delle Parti Sociali Europee sulla digitalizzazione (giugno 2020), costituisce sicuramente un buon passo in questa direzione. Restano tuttavia aperti molti interrogativi sul ritmo e sulla portata che verrà via via assunta della trasformazione digitale, come pure sulle misure più opportune che andranno adottate per mitigarne gli impatti negativi
sull'occupazione, sul lavoro, sulle relazioni industriali, qui da intendersi anche tecnica sociale in grado di contrastare ogni eventuale determinismo tecnologico.

Le raccomandazioni politiche che emergono dal progetto  in estrema sintesi suggeriscono di:
- Sviluppare approcci partecipativi alla digitalizzazione, soprattutto a livello aziendale e decentrato
- Incoraggiare lo sviluppo di competenze adeguate che rendano più sicuri i percorsi professionali dei lavoratori
-  Adattare le strutture del dialogo sociale e promuovere un arricchimento dei suoi contenuti, dinanzi alle sfide poste dalla digitalizzazione.

Per ulteriori informazioni: sito web progetto: www.diresoc.eu, (19/10/2020-ITL/ITNET)

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