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DONNE - FORUM P.O. CNEL 3 PUNTI SALIENTI DOCUMENTO ‘NEXT GENERATION EU’ - FRACASSI (V.PRES.): PERDURANTE DISTANZA TRA GENERI FATTORE CRITICO. SUPERAMENTO NON PROCRASTIBILE" - DOCUMENTO

(2020-10-05)

  IL FORUM PARI OPPORTUNITA' del CNEL consegnerà al Governo ed alle istituzioni un documento

“Un manifesto per la parità di genere per sostenere l’occupazione femminile, i servizi per l’infanzia e l’assistenza a disabili e anziani. Pochi ma importanti obiettivi, a partire dalla conciliazione dei tempi di vita-lavoro per evitare che le donne debbano lasciare il lavoro per dedicarsi alla famiglia. Per questo, è necessario che gli asili nido raggiungano una copertura fino al 60% dei posti nei prossimi 5 anni; che ci sia una copertura 100% della scuola dell’infanzia per tutti e in tutto il territorio nazionale; bisogna aumentare il tempo scuola primaria, raddoppiando il tempo pieno. Inoltre, vanno rafforzate le infrastrutture territoriali socio-assistenziali in particolare di assistenza ai disabili, agli anziani e l’housing sociale”.

Ad affermarlo è Gianna Fracassi, vicepresidente del CNEL, nell’illustrare i punti salienti del documento “Next generation EU per uguali opportunità” curato dal Forum permanente delle pari opportunità del CNEL e approvato nell’ultima seduta dell’Assemblea.

“Malgrado i progressi finora compiuti, soprattutto in materia di lavoro e partecipazione al mondo produttivo, sono ancora riscontrabili profonde differenze e disuguaglianze di genere. La perdurante distanza tra i generi, misurabile sul piano quantitativo e riguardante molteplici dimensioni culturali, rappresenta ancora un rilevante fattore critico il cui superamento non è più procrastinabile. Il superamento di questa distanza così marcata deve essere ricompreso nell’agenda di ogni livello istituzionale”, aggiunge la vicepresidente Fracassi che conclude:

“Queste proposte saranno consegnate a breve a Governo e Parlamento per essere inserite nelle misure del Recovery Fund. Mai come in questo momento, serve un intervento adeguato sul versante dell’occupazione e un sostegno all’imprenditoria femminile. E’ molto importante coniugare qualità del lavoro con gli investimenti da mettere in campo”.

DI SEGUITO

Le ragioni del Manifesto

Malgrado i progressi finora compiuti, che hanno affrancato le donne da condizioni di vita ormai lontane (soprattutto in materia di lavoro e partecipazione al mondo produttivo), sono ancora riscontrabili profonde differenze e disuguaglianze di genere.

Alla vigilia della definizione del Piano nazionale per la ripresa e la resilienza, la necessità di colmare le disuguaglianze di genere è ineludibile. Non c’è ripresa senza un forte investimento sull’occupazione femminile. È quindi necessaria la partecipazione delle donne nei luoghi decisionali di allocazione delle risorse, affinché l’ottica di genere “a monte” aiuti ad evitare il rischio di riproporre stereotipi che continuino ad incidere sulla composizione del mercato del lavoro.
La perdurante distanza tra i due generi, misurabile sul piano quantitativo e riguardante molteplici dimensioni culturali, rappresenta ancora un rilevante fattore critico il cui superamento non è più procrastinabile.
Gli interventi volti a tali obiettivi devono essere mirati al breve termine, ma soprattutto al medio/lungo periodo e devono essere affidati ad interventi che abbiano il carattere della strutturalità, limitando incentivi e sussidi.

I progressi realizzati nell’istruzione e nella formazione non si sono tradotti in miglioramenti di pari dimensione sul mercato del lavoro. In tal senso, tutte le politiche spot su brevi periodi, non si sono mai tradotti in cambiamenti strutturali.
Per questo è necessario superare le politiche degli incentivi in favore di progetti a più lungo respiro Inoltre, rimane ancora significativo – seppure non uniforme a livello geografico – il divario di genere nell’apporto al lavoro non retribuito per esigenze di cura delle categorie familiari più deboli, con conseguente sottrazione delle donne al circuito virtuoso lavoro-produzione e reddito-trattamento
pensionistico. Il superamento di questa distanza così marcata deve essere ricompreso nell’Agenda di ogni livello istituzionale.

Nel nostro Paese è in corso una crisi demografica, che rappresenta uno dei principali fattori di contesto in cui si evolve il divario di genere e si declina il relativo riassorbimento. L’ampliamento della differenza tra decessi e nascite in Italia tende a disequilibrare i rapporti di composizione della popolazione. Ciò rende necessari una strategia di sostenibilità per rispristinare gli equilibri tra le generazioni, nonché un piano di intervento sulle condizioni di disparità femminile nel lavoro: infatti spesso le donne che non lavorano sono costrette a rinunciare o a rinviare la scelta di maternità, mentre quelle che lavorano si fermano al primo
figlio per le difficoltà di conciliazione, quando addirittura non lasciano il lavoro.
Convivono dunque una correlazione tra occupazione femminile e natalità e una tendenza delle famiglie al figlio unico.

Un tema fondamentale riguarda l’istruzione. Gli studi dimostrano, che quest’ultima, infatti, accresce la probabilità di essere occupate e riduce le differenze di genere solo in un contesto evoluto, caratterizzato da maggiore domanda di lavoro e da effettive possibilità di conciliazione vita-lavoro; ad esempio nel Mezzogiorno le differenze di genere restano marcate anche quando le  donne sono molto istruite.

È necessario colmare il differenziale previdenziale attraverso la definizione e l’implementazione di misure che rendano possibile alle donne percorsi di carriera continuativi e analoghi a quelli maschili. La discontinuità lavorativa è, infatti, maggiormente diffusa tra le donne soprattutto per le ragioni legate ai lavori di cura, determinando così delle vere e proprie distorsioni di genere. Gli interventi, pertanto, che con maggiore immediatezza consentirebbero il superamento di tali scarti sono da individuarsi anche nella materia previdenziale che va tenuta in dovuta considerazione.

Sarebbe necessario infatti:

- ridurre i requisiti contributivi per anticipare il ritiro pensionistico delle donne con figli;

- correggere gli effetti dovuti all’aggancio delle prestazioni assicurative di natura sostitutiva della retribuzione del lavoratore (ad esempio Inail in caso di malattia) all’ammontare della retribuzione;

- definire idonei correttivi alla disciplina del riscatto dei periodi contributivi (che risente del calcolo dell’importo da versare basato sulla durata della vita media, che è più lunga per le donne);

-  correggere il meccanismo di calcolo delle pensioni di reversibilità rispetto alla logica del sistema contributivo (l’attuale sistema determinerà, infatti, negli anni il progressivo assottigliamento degli assegni, ancora percepiti in larga misura dalle donne);

È essenziale incrementare i livelli di occupazione femminile e portare più donne nel mercato del lavoro. Nel quadro UE l’Italia risulta uno dei Paesi della UE con il minore divario retributivo tra i due generi (inferiore a Francia, Spagna e Germania). Esso sconta, inoltre, negli ultimi cinque anni una costante tendenza al miglioramento (8,8% nel 2014 e 7,4% nel 2017), dovuta soprattutto a una maggiore crescita della retribuzione oraria mediana delle donne (+2,4%) rispetto a quella maschile (+1%). Tuttavia, un minore divario retributivo di genere coesiste con un tasso di inattività elevatissimo e un tasso di occupazione per il quale siamo indecorosamente penultimi in Europa.

L’intento di far crescere la partecipazione delle donne al mercato del lavoro non deve, però, realizzarsi a discapito della qualità come avvenuto soprattutto durante la crisi iniziata nel 2008, attraverso una crescita delle occupazioni a bassa retribuzione e l’aumento incontrollato del part time involontario. Ora la crisi Covid rischia di accentuare la dualità del mercato del mercato rispetto al genere, tale da determinarne una vera e propria partizione dello stesso, ovvero la configurazione di due diversi mercati, caratterizzati da diverse entità quantitative, forme di occupazione e relativo livello di stabilità, da differenti settori economici di occupazione e, al loro interno, anche da ruoli, professioni e qualifiche ricoperte.

Non è più rinviabile il “salto culturale” per l’affermazione del principio di cogenitorialità e di condivisione delle responsabilità del lavoro di cura in tutte le fasi della vita familiare. Pertanto, occorre pensare finalmente agli strumenti di  conciliazione non più come mere politiche di genere, ma come politiche rivolte a lavoratori e lavoratrici, di welfare pubbliche, ovvero come investimenti pubblici o infrastrutture sociali indispensabili per creare sviluppo e occupazione.

Manifesto per una Strategia nazionale per le pari opportunità: Lavoro, welfare e servizi, conoscenza

Ridurre il divario di genere significa in modo particolare concentrare gli sforzi su alcuni ambiti e quindi concentrare le risorse di NGeu in alcuni ambiti specifici senza frammentare gli interventi. Riteniamo necessario superare la politica degli interventi spot per procedere ad una vera e propria Strategia nazionale per le pari opportunità che individui alcuni obiettivi concentrando le risorse e determinando
una reale inversione di tendenza.

Il CNEL propone quindi alcuni interventi prioritari da sostenere con le risorse di Next Generation Eu.

- Nelle Raccomandazioni del Consiglio dell’UE sul PNR 2019 dell'Italia si indicava, tra gli altri, come fossero ancora insufficienti “gli investimenti nei servizi di assistenza e nella partecipazione delle donne al mercato del lavoro”, le politiche di equilibrio tra vita professionale e vita privata, e come mancasse ancora “una strategia organica per promuovere la partecipazione delle donne al mercato del lavoro”.

Al fine di ridurre i dati relativi alle dimissioni da parte delle lavoratrici madri nei primi anni di vita del bambino o il numero delle richieste di part-time è necessario che si rinforzi il concetto dell’importanza dell’estensione dei servizi a tempo pieno nelle scuole e di quelli per l’assistenza e cura domiciliare.

Pertanto, è necessario che:

• gli asili nido raggiungano progressivamente una copertura fino al 60% dei posti nei prossimi 5 anni, colmando i divari territoriali e qualitativi.
• copertura 100% scuola dell’infanzia per tutti e su tutto il territorio nazionale;
• si aumenti il tempo nella scuola primaria, raddoppiando il tempo pieno previo inserimento ove manca, e garantendo servizi mensa di qualità e sostenibili per tutte le famiglie e il ripensando gli spazi, per garantire un tempo di qualità ai bambini.
• rafforzare le infrastrutture territoriali socioassistenziali, in particolare di assistenza agli anziani e ai disabili e tutte le fragilità, a partire dall’assistenza domiciliare sociosanitaria integrata, e l’housing sociale.

Ø È necessario realizzare interventi strutturali in grado di migliorare il nostro mercato del lavoro. In particolare, ed è opportuno precisare che le azioni  debbano essere orientate a favore di tutte le donne, indipendentemente da altre situazioni (disabili, immigrate, giovani, meridionali, ecc.). Occorre, quindi,
aumentare occupazione attraverso incentivi, supporto all’imprenditoria femminile e creazione di lavoro attraverso investimenti pubblici e piano di assunzioni nei servizi pubblici. Investimenti, quindi, per creare lavoro, in particolare rafforzando i servizi di welfare e di cura e in generale i servizi pubblici. Occorre un piano di occupazione pubblica finalizzato a compensare il turn over elevatissimo nei prossimi anni e a rafforzare e qualificare le reti pubbliche.

Anche sul versante del sostegno alle imprese occorre rafforzare gli incentivi per l’imprenditoria femminile e per l’occupazione femminile soprattutto nei settori green e in generale nell’economia circolare, in agricoltura, in turismo e cultura. È condivisibile la proposta di un Fondo dedicato alle imprese femminili nell’ambito del Fondo di Garanzia, lo strumento istituito dal Ministero per lo sviluppo economico.

-  Infine, è correlato a questi obiettivi il tema della conoscenza e dell’alta formazione. L’obiettivo del rafforzamento del nostro sistema di istruzione e formazione è generale e imprescindibile. Oltre a ciò, occorre favorire la riqualificazione e la formazione permanente in relazione ai processi di digitalizzazione e transizione green, è necessario rafforzare gli strumenti che favoriscano l’innalzamento del numero di laureate, in particolare in alcuni settori. Sarebbe per esempio utile fissare una quota di borse di studio e di dottorati “rosa”, con particolare riferimento ai settori STEM. Tuttavia, è opportuno considerare che non è il basso numero di laureate in queste discipline - così come non è la “bassa qualificazione” delle donne in generale - ad impedirne la collocazione lavorativa, bensì un insieme di condizioni che portano le donne a trovare all’estero quella occupazione che qui viene negata per pregiudizi e stereotipi anche di tipo culturale.

Vi sono poi alcuni interventi di sistema che riteniamo necessari per costruire una Strategia complessiva.
-In primo luogo, occorre incidere sui congedi. E’ necessario estendere i congedi parentali, prevedendone una copertura retributiva almeno pari al 50%, e innalzare decisamente il congedo obbligatorio per il padre e computare tutti i periodi di congedo per maternità, parentali e di assistenza come utili ai fini del
calcolo dei premi di produttività e prevedendone la copertura contributiva;

- Lavoro significa affrontare anche la qualità del lavoro. La precarietà riguarda soprattutto le donne, sostenere il contrasto al divario salariale di genere significa anche qualificare il lavoro. Ciò significa non solo eliminare alcune forme di rapporto di lavoro precario, ma anche affrontare il tema del lavoro segregante, sommerso e nero, come quello spesso svolto dalle lavoratrici  immigrate, e del fenomeno del part time involontario. In particolare, se uno degli obiettivi è una maggior partecipazione delle donne al mondo del lavoro e l’aumento dell’occupazione, uno dei temi che poniamo è il condizionamento degli interventi e dei sostegni al lavoro qualificato: ciò significa rivedere e condizionare la pletora di sussidi in questa direzione, incluse le forme di sostegno all’occupazione che si annunciano o che sono collocate negli interventi.

- L’altra questione centrale è quella relativa all’organizzazione del lavoro, ad azioni per incidere su tempi e modalità della prestazione lavorativa: è fondamentale puntare su servizi di qualità ma i servizi da soli, anche i migliori, non sono sufficienti, essendo altrettanto importante che lavoratori e lavoratrici dispongano di maggiori gradi di libertà nella gestione del loro tempo, al fine di migliorare l’organizzazione familiare e facilitare la condivisione del lavoro di cura. Lo strumento deve essere la contrattazione collettiva nazionale (oltre che aziendale e territoriale) per identificare strumenti condivisi di conciliazione
tempi di vita – tempi di lavoro, a partire dalla regolazione contrattuale del lavoro agile. È necessario sostenere la contrattazione di secondo livello a supporto degli strumenti di conciliazione vita-lavoro, ivi compreso il lavoro agile, in modo da neutralizzarne le criticità e massimizzarne le potenzialità in termini di buona flessibilità. Non si tratta soltanto di individuare risposte alle esigenze delle donne lavoratrici, ma di lavorare su quelli che sono elementi centrali del nostro modello di vita per il benessere sociale. Ciò che fa bene alle donne fa bene a tutto il Paese.

- È necessario potenziare la strumentazione volta a monitorare la presenza femminile nei contesti aziendali, fra tutti il rapporto sulla situazione del personale;

- Sul versante fiscale occorre prevedere interventi di riduzione dell’Iva sui prodotti per l’assistenza all’infanzia, ai familiari disabili e alla terza età e di aumento dei massimali per le detrazioni delle spese destinate alle stesse finalità, come pure quelli volti ad agevolare gli interventi di recupero delle
infrastrutture da destinare a servizi per l’infanzia presso le aziende e gli organismi di terzo settore;

- Infine, è importante sviluppare il bilancio di genere a livello sia di amministrazioni centrali che di governi locali, di raccordo con l’applicazione di indicatori locali di benessere equo e sostenibile (BES). (05/10/2020-ITL/ITNET)

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