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LAVORO - SICUREZZA SUL LAVORO - DA OLYMPUS : MONITORAGGIO PERMANENTE LEGISLAZIONE E GIURISPRUDENZA SUL LAVORO -PARTNERSHIP ATENEO DI URBINO E INAIL-

(2020-07-30)

Olympus è l'Osservatorio per il monitoraggio permanente della legislazione e giurisprudenza sulla sicurezza del lavoro costituito presso il Dipartimento di Giurisprudenza dell'Università degli Studi di Urbino Carlo Bo

Olympus nasce nel gennaio 2006 da una comune iniziativa della Facoltà di Giurisprudenza dell'Università degli Studi di Urbino Carlo Bo, della Regione Marche e dell'Inail - Direzione regionale per le Marche.
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dI PARTICOLARE INTERESSE è la newsletter dell'Osservatorio che offre nell'ultimo numero un panorama sulla piattaforma di condivisione della  Rete per il lavoro sicuro.

Rls Online - La Rete per il lavoro sicuro. Fabbisogni, metodologia e sviluppi della piattaforma sperimentale. Ne parlano nella pubblicazione su  RLS-online Antonio Preteroti, Claudio Arlati, Daniele Di Nunzio, Gianni Fenu, Diana Gagliardi

La pubblicazione riassume i risultati e le prospettive del progetto di ricerca di cui al Bando Bric 2016 finanziato dall’Inail – ID 35 “Sviluppo e sperimentazione di una piattaforma di condivisione di conoscenza e buone prassi in tema di tutela della salute e sicurezza sul lavoro per le figure della prevenzione, finalizzata a supportare le figure di rappresentanza e tutela della SSL, in particolare gli RLS.”, realizzato dall’Università degli Studi di Perugia, dall’Università degli Studi di Cagliari, dalla Fondazione Giuseppe Di Vittorio e da Sindnova, con la partecipazione delle organizzazioni sindacali.

In particolare, il primo capitolo, realizzato dall’ente finanziatore Inail, dalla Fondazione Giuseppe Di Vittorio e Sindnova, è volto alla descrizione della metodologia osservata nel corso della ricerca e dei risultati della ricerca con riferimento a fabbisogni, reti e tecnologie partecipative per la creazione di una piattaforma online destinata ai Rappresentanti dei Lavoratori per la Sicurezza.

Il secondo capitolo è stato realizzato dal Dipartimento di Matematica ed informativa dell’Università di Cagliari ed al suo interno vengono descritte l’implementazione e la sperimentazione della piattaforma PICASSO, piattaforma collaborativa nazionale per la tutela della salute e della sicurezza del lavoro, rivolta alla comunità dei Rls, che è la base informatica sulla quale è stata effettuata la sperimentazione.

Infine, nel terzo ed ultimo capitolo, di competenza dell’Università degli Studi di Perugia, vengono analizzati i profili giuridici di rilievo del progetto e le prospettive di sviluppo del progetto nel passaggio da una fase sperimentale ad una vera e propria applicazione della piattaforma.

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I Rappresentanti dei Lavoratori per la Sicurezza nello svolgimento del
proprio ruolo necessitano di informazioni e competenze molto diversificate e
specializzate, sia considerando le normative e le pratiche dei sistemi di prevenzione
e relazioni industriali a livello nazionale, che le specificità proprie delle attività
lavorative a livello d’impresa. Formazione, informazione, capacità di costruire reti
per avere un supporto specializzato sono fattori rilevanti per il rafforzamento del
ruolo del RLS come emerge da numerose ricerche.

Gli studi in ambito internazionale mostrano l’importanza della formazione
continua, dell’accesso e condivisione delle informazioni e della cooperazione tra gli
attori per l’assunzione di un ruolo attivo dei RLS e il funzionamento efficace dei
sistemi di prevenzione. D’altra parte, le ricerche mostrano le difficoltà di intervento
di questa figura e il rischio di un suo isolamento nei sistemi di prevenzione e nei
processi produttivi che sono sempre più segmentati, articolati e dinamici
Difficoltà accentuate in alcuni contesti nazionali da un processo di indebolimento
di quelle forme di supporto all’azione dei RLS (quali per es. la formazione, la
densità sindacale, l’attività ispettiva, il quadro normativo) che sono comunemente
identificate come le determinanti strutturali della loro capacità di interpretare in
modo attivo il proprio ruolo.3
Il contesto italiano da un lato si caratterizza per una
buona base normativa, la presenza diffusa di accordi sindacali e un solido sistema
di prevenzione decentrato, dall’altro mostra una estrema frammentazione dei
processi produttivi e una forte diversificazione nell’efficacia degli interventi, con il
rischio di una “solitudine” dei RLS davanti alla sfida complessa della tutela della
salute e sicurezza, sia in termini di supporto alla formazione che di capacità di
coinvolgimento nelle scelte aziendali, soprattutto nei contesti imprenditoriali più
piccoli e con posizioni marginali nelle filiere produttive e nei riguardi dei lavoratori
più vulnerabili, come i più giovani e i migranti4
.
Per quanto riguarda il contesto italiano, l’INAIL attraverso due diverse
indagini rivolte specificatamente ai RLS ha cercato di acquisire alcuni elementi
conoscitivi utili a meglio comprendere da una parte come effettivamente questa
figura agisce e riesce ad incidere all’interno del sistema della prevenzione aziendale
e dall’altra quali sono i fattori in grado di determinare sia in positivo che in negativo
l’efficacia della sua azione.5
In relazione a quest’ultimo aspetto sono state oggetto
di indagine sia le risorse e i mezzi di cui i RLS dispongono per poter svolgere la
loro azione in modo adeguato sia le barriere determinate dal contesto in cui
agiscono.
Come emerge dall’indagine IMPACT condotta nel 2017, sebbene nella quasi
totalità dei casi gli obblighi formativi appaiano rispettati, una parte limitata degli
intervistati (25%) ritiene di aver ricevuto una formazione sufficiente a permettergli
di svolgere il proprio ruolo in modo adeguato. Al contrario una parte rilevante
(44%) la ritiene insufficiente facendola quindi rientrare tra i fattori in grado di
contribuire alla loro difficoltà a svolgere il loro ruolo. Questi dati da una parte
impongono una riflessione che riguarda il rafforzamento della formazione dall’altra
richiedono anche di prendere in considerazione l’esistenza di limiti inevitabili di
una formazione obbligatoria pensata per soggetti che svolgono un’attività in modo
non esclusivo, che in alcuni casi si configura come transitoria, e di allargare la
riflessione anche alla disponibilità di risorse complementari idonee a colmare il
fabbisogno di conoscenze dei RLS. Si tratta di risorse che non possono essere in
nessun modo intese come alternative alla formazione obbligatoria che fornisce le
competenze “abilitanti” allo svolgimento del ruolo ma che non può da sola essere
sufficiente a permettere ai RLS di muoversi in uno scenario di elevata complessità
cognitiva. Come evidenziato dagli studi condotti, anche in scenari non
particolarmente sfavorevoli, i RLS sono coinvolti in una rete di discorsi tecnici e
collaborativi che possono strutturare la loro comprensione del rischio in maniera
funzionale alle esigenze aziendali, così come in discorsi con i medici e/o altri esperti
che possono limitare la loro capacità di riconoscere e mettere in discussione la
presenza di condizioni pericolose.6
Ai fini dell’effettivo empowerment dei RLS assume quindi rilevanza anche la
disponibilità di risorse in grado di fornire loro supporto nel soddisfare le diverse
dimensioni del fabbisogno informativo necessario a permettere un pieno ed
effettivo impiego delle competenze acquisite attraverso la formazione.
Tali risorse rappresentano un complemento a cui possono utilmente
rivolgersi quei RLS che hanno ricevuto un’adeguata formazione per attingere le
informazioni necessarie a svolgere in modo effettivo il loro ruolo.7
Come evidenziato anche da recenti studi, la mancanza di tali risorse o la
scarsa connessione/consuetudine con esse rischiano di determinare un
affidamento esclusivo dei RLS alle risorse informative messe a disposizione dal
management e dai tecnici della prevenzione aziendali riducendo o addirittura
annullando la loro capacità di dare un effettivo apporto dialettico al miglioramento
del sistema di prevenzione.8
Rispetto a tali risorse si riscontra tuttavia un limitato sforzo da parte della
ricerca nell’indagare in modo approfondito la loro disponibilità e accessibilità così
come nel delineare le dimensioni che costituiscono il fabbisogno informativo a cui
esse dovrebbero riuscire a rispondere.

L’approfondimento qualitativo sui RLS dell’indagine ESENER2 evidenzia
che i rappresentanti dei lavoratori che hanno ricevuto una formazione per il ruolo
si avvalgono di diverse risorse, tra cui l'ispettorato, le pubblicazioni delle istituzioni
statali e professionali sulla SSL, i servizi di prevenzione della SSL, i sindacati e
simili.
Tuttavia gli studi che analizzano le determinanti che incidono sull’effettività
dell’azione dei RLS non offrono un’esplorazione di quanto e come l’accessibilità,
l’utilizzabilità e la completezza delle informazioni che queste risorse mettono a
disposizione dei RLS influisca sulla loro azione. L’unica determinate con valore
informativo la cui disponibilità viene normalmente indagata a fondo è il supporto
delle organizzazioni sindacali.9
Se questo da una parte è ragionevole poiché è
presumibile ritenere che queste rappresentino il canale informativo elettivo,
dall’altra determina un inevitabile bias poiché in generale l’importanza del supporto
da parte delle organizzazioni sindacali è indagato in modo generico senza articolare
l’indagine nelle diverse dimensioni attraverso cui questo si esplica.
I sindacati, a cui la gran parte dei RLS fa riferimento, infatti, non
rappresentano solo una risorsa informativa ma svolgono anche un ruolo
sostanziale sia nel garantire una formazione adeguata che il supporto agli stessi
rappresentanti in eventuali situazioni di conflitto con i datori di lavoro e i dirigenti.10
I sindacati
Dunque sebbene la capacità di ottenere, elaborare e utilizzare le informazioni
specialistiche venga considerata come una delle principali differenze tra la
rappresentanza dei lavoratori in materia di SSL e quella su altre questioni relative
alle relazioni industriali, la questione della disponibilità di adeguate opportunità per
i RLS di soddisfare il proprio fabbisogno informativo resta normalmente sullo
sfondo. La disponibilità di risorse informative viene considerata quasi come un
dato di contesto dato e non modificabile con cui i RLS devono misurarsi facendo
principalmente conto sulla propria capacità/determinazione nel trovare le
informazioni che possono ritenere di volta in volta necessarie. In questo senso
peraltro sembra muoversi la letteratura sul “knowledge activism” che pone in risalto
come la propensione dei RLS ad approfondire (in un’ottica di self-training) le proprie
conoscenze avvalendosi di un’ampia gamma di fonti di informazioni e ad utilizzare
in modo appropriato tali conoscenze nell’ambito della propria azione sia in grado
di fare la differenza sulla loro possibilità di incidere positivamente sulle politiche
aziendali di tutela dei lavoratori.11 Se non può essere contestato il fatto che
l’inclinazione personale insieme alla qualità della formazione ricevuta giochino un
ruolo importante sul modo in cui viene interpretato il proprio ruolo dai singoli
RLS, resta tuttavia interessante comprendere se, ed eventualmente come, la
disponibilità di supporto a soddisfare il proprio fabbisogno informativo può
rappresentare un fattore in grado di incidere anche solo in parte sul loro approccio.
Relativamente al contesto italiano, peraltro le indagini condotte evidenziano
come il rafforzamento di questo supporto sia un’esigenza effettivamente presente.
La precedentemente menzionata indagine IMPACT infatti evidenzia una
difficoltà da parte dei RLS nell’acquisizione di informazioni e documentazioni più
approfondite oltre a quanto garantito dagli obblighi di legge (42%). La ricerca
evidenzia anche i limiti per la partecipazione dei RLS e la necessità di adottare
modelli di prevenzione aziendali e territoriali orientati a favorire la cooperazione
tra gli attori.
Il rischio di isolamento dei RLS è determinato da rapporti assenti o
conflittuali con altri attori della prevenzione a livello aziendale ma anche dalla
difficoltà di trovare un supporto esterno: solo il 14% ha la possibilità di entrare in
contatto con tecnici ed esperti esterni all’azienda.
Un’altra ricerca realizzata in Veneto - condotta attraverso tre indagini
empiriche rivolte a RLS dell’Industria e dei Servizi, della Scuola e della Sanità della
Regione Veneto - evidenzia il fabbisogno di competenze trasversali e tecniche, per
costruire una base comune di conoscenze da utilizzare per confrontarsi con gli altri
attori della prevenzione12. Dal punto di vista delle competenze tecnicoprofessionali,
dalla ricerca emerge la richiesta da parte dei RLS di una sempre
maggiore acquisizione di conoscenze e capacità specifiche relative ai settori e ai
contesti in cui operano, come ad esempio la necessità frequente di chiarimenti,
approfondimenti e aggiornamenti sulle normative, e di informazioni sull’uso
corretto dei dispositivi di protezione individuale.
Considerando l’accesso alle informazioni e la costruzione di reti sul web
la situazione è particolarmente frammentata e sono pochi gli studi che
approfondiscono questi aspetti in ambito sindacale. A livello internazionale, le
ricerche evidenziano i ritardi del sindacato nell’utilizzo delle tecnologie
informatiche e, d’altra parte, le numerose possibilità che queste offrono per la
rivitalizzazione dell’azione sindacale13. L’esigenza dell’utilizzo delle tecnologie
informatiche in ambito sindacale emerge come una necessità sempre più
urgente per rispondere alla frammentazione e precarietà crescente del lavoro, al
fine di raggiungere anche i lavoratori più vulnerabili ed isolati e contrastare la
crisi di iscrizione e partecipazione.14 Le ricerche concordano nell’evidenziare
come l’utilizzo delle tecnologie informatiche comporti non solo una
modernizzazione del lavoro dei sindacalisti ma anche un cambiamento nelle
strategie di relazione con i lavoratori, in direzione di approcci orientati a
favorire la loro partecipazione e alla costruzione di organizzazioni più
democratiche, decentrate e orizzontali15, attraverso strumenti interattivi
differenziati e in continua evoluzione, in ragione degli obiettivi e dei contesti,
per rispondere a una molteplicità di esigenze e intercettare platee molto
diversificate con stili comunicativi differenti16, come nel caso delle lavoratrici e
dei più giovani17. Inoltre si consideri, come dimostrato nel corso dell’epidemia
COVID19, il contributo essenziale che queste tecnologie possono dare alla
gestione delle situazioni di emergenza. Questi strumenti digitali hanno il
potenziale di svilupparsi in luoghi virtuali dove favorire la costruzione di
comunità di lavoratori sulla base della condivisione di strategie e pratiche

. Uno
studio comparativo sull’utilizzo dell’ICT da parte dei sindacati in Europa
mostra che le organizzazioni sindacali, anche per l’Italia, pur avendo avviato un
graduale processo di innovazione a partire dagli anni Novanta del secolo scorso
faticano ancora ad avere un utilizzo strutturato e costante delle tecnologie
digitali, anche se questi strumenti, quando adottati, non consentono
semplicemente di favorire la comunicazione tra sindacalisti e lavoratori ma
rafforzano la costruzione stessa delle reti e delle azioni sindacali, sia per le
attività più ordinarie che per il supporto individuale e collettivo ai lavoratori,
oltre che per l’erogazione di servizi, l’organizzazione di corsi formativi,
campagne, scioperi e mobilitazioni.

Per quanto riguarda il contesto italiano e lo specifico ruolo dei RLS, dalla ricerca
prima citata emerge che per le esigenze formative la modalità e-learning/FAD
viene usata solo nel 16% dei casi e che i RLS utilizzano mailing list e social network
per comunicare con i lavoratori solo nel 9% dei casi. (30/07/2020-ITL/ITNET)

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