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PATRONATI ITALIANI NEL MONDO - COVID-19 - CANDELORO (COLLEGIO PRES. INCA CGIL): "NESSUN ALIBI ALL'ESIGIBILITA' DEI DIRITTI DEI LAVORATORI CONTAGIATI"

(2020-05-08)

  “Bene ha fatto il direttore dell’Inail, Giuseppe Lucibello a ribadire come la copertura assicurativa antinfortunistica da contagio non costituisca una novità normativa”. A dirlo Silvino Candeloro, del collegio di Presidenza di Inca, commentando l’articolo pubblicato su “Il sole 24 ore” di oggi, che riassume i contenuti dell’incontro in teleconferenza, tenutosi ieri dall’Inail con i consulenti del lavoro.

Il presupposto tecnico-giuridico della disposizione, che è quello della equivalenza tra causa violenta, richiamata per tutti gli infortuni, e causa virulenta, costituita dall’azione del nuovo coronavirus non rappresenta una novità, ha spiegato il direttore generale di Inail: “Sono cento anni – ha spiegato che in Italia i contagi sul luogo di lavoro, a partire da quelli legati alla malaria, sono assimilati agli infortuni”. E aggiunge: “Anche se questa fattispecie non fosse stata disciplinata con l’articolo 42 (del decreto Cura Italia ndr), sarebbe comunque intervenuto l’Istituto per dare un segno della nostra presenza alle categorie a rischio”.

“In data 4 maggio – ha precisato ancora Lucibello – abbiamo contato provvisoriamente 37.381 infortunati da Covid-19, con 129 decessi: ebbene, rispetto ai 28.381 casi registrati al 30 aprile la diminuzione in percentuale del peso della sanità e assistenza sociale nei contagi in occasione di lavoro indica che le categorie a rischio specifico non operano solo in quei settori”. “Del resto – continua Lucibello –nel momento in cui l’Istituto ha lavorato a monte con il comitato tecnico-scientifico per mettere a posto le linee guida per la ripartenza, indicando gli indici di rischio, già sapevamo che fin dall’inizio ci sarebbero state categorie particolarmente esposte per garantire la prestazione dei servizi”.

Per Candeloro, “di fronte ad un contesto ancor più complicato dalle incertezze scientifiche espresse dagli esperti sull’evoluzione della pandemia, la preoccupazione delle aziende di dover rispondere anche penalmente di eventuali responsabilità, pur legittima, non deve essere un alibi per impedire l’esigibilità dei diritti dei lavoratori contagiati. Non c’è nessuna intenzione di portare in tribunale le imprese a prescindere, ma è assolutamente necessario che si rispettino integralmente le norme sulla sicurezza e la prevenzione, garantendo la salute negli ambienti di lavoro e le prestazioni risarcitorie e indennitarie previste”.

Secondo l’Inca è indispensabile fare chiarezza su un punto: “Per quanto riguarda l’accesso alle prestazioni Inail, in nessun caso l’infortunio da Covid-19 non può e non deve essere considerato come una malattia comune, per la quale c’è un tempo definito e non prevede la valutazione dei postumi, nei termini previsti dall’Istituto", spiega Candeloro. “Il contagio da Coronavirus in occasione di lavoro è un infortunio e dunque è giusto che i lavoratori, che abbiano contratto il virus, possano accedere a tutte le prestazioni indennitarie e risarcitorie”.

“Nella nostra attività di tutela individuale  - ha aggiunto Candeloro - faremo attenzione a valutare caso per caso affinché si eviti che qualcuno resti indietro e solo laddove si dovesse accertare una responsabilità dell’impresa per inadempienza delle disposizioni normative procederemo di conseguenza”. Per l’Inca, l’ipotesi di istituire un fondo specifico presso l’Inail, come si è fatto per l’Amianto, potrebbe essere una strada percorribile da approfondire, sia per quanto riguarda quei lavoratori che abbiano contratto il virus in occasione di lavoro, sia per tutti quei casi riconducibili a contagi extralavorativi, ad esempio in ambito familiare, che va ad integrare il sistema indennitario”.(08/05/2020-ITL/ITNET)

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