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ECONOMIA ITALIANA - CONFINDUSTRIA: ANALISI CONGIUNTURALE : INTERROTTO TREND RECUPERO DEL 2014. CRESCITA NEL 2020 HA GIA' PERSO UNO DEI SUOI MOTORI.
(2020-02-14)
Stenta l’economia italiana. Ad inizio 2020 persiste una sostanziale stagnazione, che segue la flessione di fine 2019. Dopo il tonfo della produzione a dicembre, l’industria inizia l’anno ancora debole ma con segnali di stabilizzazione, in base al PMI (Purchasing Managers’ Index) risalito a 48,9 a gennaio e agli ordini manifatturieri in deciso recupero. Tengono i servizi, dove il PMI è salito a gennaio (51,4), continuando a segnalare debole aumento dell’attività, fin dalla metà del 2019.
L'occupazione è rimasta pressoché ferma nella seconda parte del 2019, dopo l'espansione nei primi sei mesi (circa +200mila unità) trainata dal tempo indeterminato. In lieve aumento solo la componente temporanea (+58mila) complice la frenata del PIL e le prospettive incerte.
Anche l’export ha registrato dati negativi a novembre-dicembre, ma resta su un trend espansivo: sia le vendite extra - UE (+1,8% nel 4° trimestre) sia, molto meno, quelle intra - UE. È trainato dai mercati di Svizzera e Giappone; pesa la crisi dell’industria in Germania e vanno male le vendite negli USA, per i nuovi dazi. Incerto l’inizio 2020: gli ordini esteri migliorano ancora a gennaio, ma restano ridotti e non incorporano un impatto da coronavirus. Cala intanto l’import, specie dai paesi extra - UE.
Segnali contrastanti sui consumi. A gennaio la fiducia delle famiglie è aumentata per il 2° mese di fila, con attese più favorevoli su disoccupazione e situazione economica e giudizi migliori sul bilancio familiare; viceversa, le immatricolazioni di auto sono scese del 6,8% (dopo il +2,2% a dicembre) e gli ordini interni dei produttori di beni di consumo sono rimasti stabili, su valori modesti (- 13,7).
Credito Il calo dei volumi di prestiti si è consolidato al - 1,9% annuo a dicembre, riflettendo il progressivo restringimento delle condizioni di offerta, segnalato dalle indagini qualitative di Banca d’Italia e ISTAT. Buone notizie dal costo del credito, che resta ai minimi (1,4% a dicembre).
Anche l’Eurozona cresce poco. Ha chiuso il 2019 con un +0,1% di PIL, passo ridotto dal +0,3% nel 3° trimestre. Determinante il calo della produzione nell’industria, che a dicembre ha registrato un - 2,1%; male sopratutto i beni strumentali (- 4,0%). Anche a inizio 2020 le imprese industriali lamentano una riduzione dell’utilizzo della capacità produttiva (all’80,9%). Il ridimensionamento è dovuto alla domanda di beni, giudicata carente da un terzo delle imprese. Reggono, invece, i servizi (PMI a 52,5 a gennaio).
Brexit, infine. Nel Regno Unito la certezza di un governo stabile e l’inizio della Brexit sembrano aver ridato un po’ di slancio all’economia. Tuttavia, restano da sciogliere alcuni nodi fondamentali, soprattutto le future relazioni commerciali con la UE. Ciò spiega perché, seppure in lieve miglioramento, la fiducia dei consumatori e la Sterlina restano basse, rispetto ai livelli pre - Brexit.
Sul fronte degli scambi c'è incertezza. Il commercio mondiale chiude il 2019 con un calo nel 4° trimestre e in media d’anno, per la prima volta dal 2009. Buoni segnali per inizio 2020, ma prima del coronavirus: migliorano gli ordini esteri del PMI globale (sotto la soglia di 50) e cala dai massimi l’incertezza geo-economica.
Quanto ad USA e Cina:
Nel 4° trimestre è proseguita la crescita USA, allo stesso ritmo del precedente (+2,1% annualizzato), seppure in rallentamento da inizio 2019. In forte calo gli investimenti privati, mai così negativi negli ultimi anni, per tre trimestri consecutivi, segnale di una possibile ulteriore frenata.
Ancora positivo, invece, il contributo dei consumi delle famiglie, spinti da un solido mercato del lavoro, dove il numero di occupati a gennaio ha sorpreso di nuovo al rialzo (+225mila unità).
Cina in emergenza., invece. Le borse cinesi hanno fatto appena in tempo a brindare all’accordo nella prima fase di negoziati commerciali con gli USA, che si sono trovate a sostenere le conseguenze del coronavirus. Domina l’incertezza sui tempi di rientro dell’emergenza sanitaria e già si sono prodotti effetti negativi reali in trasporti, turismo, consumi domestici, attività di molte imprese, spesso parte di catene del valore internazionali. Gli indicatori economici daranno presto conto di questi impatti.
Nell'ultimo report di Confindustria l'analisi delle dinamiche attese per il 2020 da risposte decisamente molto caute. Gli investimenti fissi in Italia nel corso del 2019 hanno deluso: sono rimasti fermi nella media del 2° e 3° trimestre e sono valutati in calo nel 4° (- 0,8%, stima CSC). In media nel 2019 hanno registrato un +2,1%, ma solo grazie all’ottimo inizio d’anno. Sembra essersi interrotto, comunque, il trend di recupero partito nel 2014, anche grazie agli incentivi fiscali, che stava tendendo a riportare gli investimenti verso i livelli del 2010 (- 6,0% il gap nel 2019).
Sarà possibile una ripartenza, anche se messa a rischio dall’epidemia del coronavirus?
Prima del propagarsi del Covid - 19, in base agli andamenti settoriali prevedevamo per il 1° trimestre un recupero della spesa in beni di capitale. Ciò era coerente con gli indicatori disponibili: nelle indagini di ISTAT e Banca d’Italia le imprese esprimevano valutazioni un po’ più favorevoli su ordini e domanda estera a inizio anno. L’epidemia mette, però, a rischio questi sviluppi, e comunque, secondo il Centro Studi di Confindustria si tratterebbe solo di un parziale recupero di quanto perso a fine 2019.
Che cosa aspettarsi, allora, per l’intero 2020. Il CSC a ottobre scorso prevedeva un contenuto aumento degli investimenti nel 2020 (+1,1%). Tuttavia, con il profilo nel 2019 rivelatosi più debole dell’atteso, il trascinamento per il 2020 è caduto a - 0,6%. Aggiungendo l’attesa di mini-recupero nel 1° trimestre, si arriva ad una variazione acquisita di poco meno negativa. A quel punto, risulterebbe molto poco probabile mantenersi sopra il +1,0% in media d’anno: servirebbe un +1,0% in ognuno degli altri 3 trimestri. Un profilo così positivo è stato registrato nel 2017, ma il contesto era molto più roseo di quello attuale. Le previsioni più recenti per gli investimenti nel 2020, diffuse da diversi istituti, sono infatti più basse: da un minimo di zero a un massimo di +0,4%. Dunque, la crescita italiana quest’anno sembra aver già perso uno dei suoi possibili motori.(14/02/2020-ITL/ITNET)
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