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LAVORO - XXI RAPPORTO CNEL - MIN. CATALFO (LAVORO): "GREEN DEAL OCCASIONE NUOVA OCCUPAZIONE E NUOVI PROFILI PROFESSIONALI AGGANCIO INGRESSO GIOVANI. FINITA EPOCA STESSO LAVORO PER TUTTA LA VITA"
(2019-12-11)
Intervenendo alla presentazione del XXI Rapporto sul mercato del lavoro e della contrattazione collettiva del CNEL il Ministro Nunzia Catalfo ha stigmatizzato come Il quadro europeo che il rapporto rappresenta sia un punto nodale dello sviluppo dell’occupazione nel nostro Paese e nell’Europa intera.
IL GREAN DEAL OCCASIONE UNICA INGRESSO GIOVANI MERCATO DEL LAVORO "Il Green Deal che la neopresidente della Commissione Europea, Ursula Von Der Leyen, ha messo in cima alle politiche di sviluppo europeo è strettamente legato alla creazione di nuova occupazione e alla nascita di nuovi profili professionali. Questa è per l’Italia un’ottima occasione per tornare a crescere in modo corposo e sostenibile. Nell’intento della Commissione Europea sono pronti per la transizione verso il green 100 miliardi per il periodo 2021-2027 per mitigare l’impatto sociale su regioni e settori economici. Se venisse approvata la golden rule che permetta di non conteggiare le spese pubbliche verdi nei calcoli sul rispetto dei criteri di Maastricht si aprirebbe per il nostro Paese un’occasione di crescita non più ripetibile e assolutamente da non perdere. Un’occasione che dobbiamo agganciare all’ingresso nel mercato del lavoro soprattutto dei giovani. Come evidenzia il rapporto - infatti -sono i giovani ad essere i più colpiti dalla mancanza di lavoro.
FORMAZIONE: SISTEMA DUALE E NUOVI LAVORI Proprio sulle politiche giovanili voglio ricordare che ho voluto fortemente il rifinanziamento dei fondi per il sistema duale con circa 50 milioni di euro. Una misura che ha dato risultati positivi in termini di placement post percorso e che per le aziende si è rivelato un valido strumento di selezione “sul campo” della forza lavoro.
Questo è quello che stiamo facendo per governare il presente - ha affermato Min. Catalfo,ma noi puntiamo a essere pronti a governare il futuro del nostro mercato del lavoro. Oggi è in atto una cesura storica nella produzione mondiale, molti dei lavori che oggi conosciamo potrebbero essere sostituiti da nuove forme di lavoro contraddistinte da un ampio tasso di sostituzione.
L’epoca del lavoro che ti accompagna per tutta la vita professionale è un paradigma che sta andando incontro ad un progressivo superamento. Proprio per questo, è necessario che ci sia - anche per chi è inserito in un percorso lavorativo - un aggiornamento formativo costante che interpreti i cambiamenti del mercato. Nell’incontro che ho in programma questa settimana con le Regioni proporrò di indirizzare sulla formazione particolare attenzione ai nuovi lavori che nasceranno e si svilupperanno nei prossimi 5 anni.
Oggi si va verso un cambiamento profondo della struttura professionale del nostro paese: nei prossimi 5 anni, sei nuovi occupati su 10 dovranno avere la laurea o il diploma mentre oltre il 35% del fabbisogno delle imprese riguarderà le professioni tecniche e ad elevata specializzazione. Lo spiega in modo chiaro il rapporto Report Excelsior di Unioncamere e Anpal sui fabbisogni occupazionali 2019-2023. Tra il 2019 e il 2023 saranno necessari tra i 3 e i 3,2 milioni di nuovi occupati per soddisfare le esigenze produttive delle imprese e della pubblica amministrazione. È oggi in atto un turnover sul mercato del lavoro che non si verificava in Italia dalla fine degli Anni ‘70 e che da solo determinerà oltre l’80% del fabbisogno (2,6 milioni di lavoratori nel quinquennio).
Tornando alla filiera “Ecosostenibilità”, per cogliere al meglio le opportunità offerte dalla diffusione di processi produttivi rispettosi dell’ambiente le imprese avranno bisogno di un numero di lavoratori compreso tra i 519mila e 607mila, e 160 mila unità nel campo della meccatronica, elettronica ed elettrotecnica. Qui dobbiamo azzerare il mismatch. Su questa opportunità di sviluppo sostenibile e crescita occupazionale non possiamo farci trovare impreparati. Sui green jobs dobbiamo fare un passo in avanti e essere pronti a cavalcare la richiesta del mercato.
Il rapporto si sofferma poi sul lavoro di qualità e sulle sfide che la cosiddetta gig economy ha imposto ai lavoratori sul tema della competitività. Non è mio costume, come sapete, l’autocelebrazione, però ieri, nel Consiglio dell’unione europea dedicato all’occupazione, è stato per me uno onore presentare per l’Italia la nuova norma sui lavoratori delle piattaforme. Abbiamo realizzato una norma all’avanguardia e che risponde proprio ad un aspetto che il CNEL evidenzia, l’eccessivo utilizzo del fattore lavoro nei recuperi di competitività. La norma sui rider riporta al centro il lavoratore ed evita che si realizzano profitti senza tutele per i lavoratori. Una norma all’avanguardia nel panorama europeo che rappresenta il modus operandi in tema di lavoro del Ministero da me guidato.
OCCUPAZIONE FEMMINILE
Come per i rider, anche sul tema dell’occupazione femminile è necessario realizzare un cambio di passo. È condivisibile la proposta del Cnel che per ridurre il gender pay gap propone - oltre l’imposizione normativa - di sostenere le azioni positive per l’occupazione femminile e gli strumenti che possono sostenere la posizione delle donne nella pratica aziendale e nel mercato del lavoro, iniziando ad esempio dal rendere trasparenti i salari. C’è un dato che è emblematico della difficoltà di essere madri lavoratrici: quello che riguarda le donne che abbandonano il lavoro per prendersi cura dei figli è oggi al 27% rispetto allo 0,5% degli uomini. Ci sono 433 mila madri inattive o in part-time a causa dell’inadeguatezza dei servizi di assistenza per figli e per la cura a persone non autosufficienti come emerge dall’indagine dell’Osservatorio Statistico dei Consulenti del Lavoro. Un confronto impietoso che rappresenta in pieno come oggi il mercato del lavoro non favorisca e stimoli il lavoro femminile. Su questo il mio impegno è massimo, prima di tutto come madre e donna, che in prima persona ha vissuto la condizione di donna lavoratrice, e poi come Ministro.
Siamo al lavoro per migliorare i tempi di conciliazione tra vita e lavoro, partirà nel 2020 un serio investimento sugli asili nido con particolare attenzione al Mezzogiorno che nei servizi offerti alle famiglie sconta mancanze non più tollerabili e che influiscono in parte sui dati dell’occupazione. In un tessuto economico già debole, l’assenza di servizi alle famiglie mette in seria difficoltà l’inserimento lavorativo delle donne. Per questo abbiamo finanziato con in miliardo di euro il fondo per la famiglia.
LAVORO INCLUSIVO (DISABILITA') Nell’ottica di un mercato del lavoro sempre più inclusivo voglio soffermarmi sul diritto alla vita indipendente delle persone con disabilità. È oramai sancito il concetto di vita indipendente che rappresenta, per le persone con disabilità, la possibilità di vivere la propria vita come qualunque altra persona, prendendo decisioni e facendo scelte senza limitazioni e affermando la loro autodeterminazione. Vita indipendente e libertà di scelta sono, quindi, strettamente connesse all’inclusione delle persone con disabilità nella società e quindi anche nel loro accesso allo studio universitario che gli consentirà in futuro una più alta possibilità di inserimento lavorativo. Proprio per questo il tema della vita indipendente è stato considerato una delle priorità dal Ministero del Lavoro sia nel primo che nel secondo Programma d’Azione biennale per la promozione dei diritti e l'integrazione delle persone con disabilità. Il tutto finalizzato alla partecipazione più ampia possibile della persona con disabilità alla progettazione del proprio percorso personalizzato fino alla realizzazione dell’abitare in autonomia attraverso diverse tipologie di housing e co-housing, anche sperimentali e innovative. L’impegno politico del Ministero del Lavoro è crescente e con l’adozione del “Piano nazionale per la non autosufficienza” relativo al triennio 2019-2021 si è finalmente sancito che una quota del citato Fondo è strutturalmente destinata alla realizzazione dei progetti di Vita Indipendente. Nello specifico, le azioni volte all’implementazione delle “Linee di indirizzo per Progetti di vita indipendente” sono finanziate per un ammontare complessivo a livello nazionale di 18,7 milioni di euro, di cui almeno 14,96 milioni di euro a valere sulla quota del Fondo per le Non Autosufficienze trasferita a ciascuna regione. E voglio ricordare che l’entità totale del “Fondo per la disabilità e la non autosufficienza”, inserito in legge di Bilancio, è di 70 milioni di euro per il 2020, 200 milioni per il 2021 e 300 a decorrere dal 2022. Per questi lavoratori, bisogna investire anche in formazione e aiutarli nell'inserimento lavorativo in modo che possano avere una vita indipendente. Lo dimostra il numero crescente di studenti diversamente abili che oggi grazie al conseguimento della Laurea ottengono un lavoro. Sono il 63,4% come dimostrano i dati del recente rapporto L’inclusione lavorativa delle persone con disabilità in Italia realizzato dalla Fondazione studi Consulenti del Lavoro sulla base di dati forniti dal mio Ministero.
REDDITO CITTADINANZA Proprio per questo, anche il Reddito di Cittadinanza dedica particolare attenzione all’inserimento lavorativo delle persone con disabilità aprendo la possibilità anche per loro di stipulare il patto per il lavoro e essere introdotti in percorsi di politiche attive dedicati. Inoltre, presso il Ministero del lavoro, è istituito il Fondo per il diritto al lavoro dei disabili, che rappresenta uno strumento di incentivazione a favore dei datori di lavoro che assumono lavoratori con disabilità in particolari condizioni di gravità. La dotazione del Fondo per il diritto al lavoro dei disabili di 20 milioni di euro annui è risultata insufficiente a fronte del notevole ricorso alla misura da parte dei datori di lavoro. In virtù di questo nella legge di bilancio il Fondo per il diritto al lavoro dei disabili passa da 20 milioni a 45 milioni per l’anno 2020, a 50 milioni di euro per l’anno 2021 e 55milioni di euro per l’anno 2022. Oltre questo è mia intenzione aprire un tavolo sui temi della disabilità e dell’occupabilità dei disabili stessi, con l'obiettivo di migliorare il loro inserimento lavorativo dove accogliere anche gli spunti emersi da questa importante giornata di studio e approfondimento. E poi realizzare, finalmente, una banca dati nazionale del collocamento mirato per rendere chiaro e trasparente l’incrocio tra domanda e offerta di lavoro.
Il rapporto si sofferma anche sulle uscite anticipate dal lavoro che sono attualmente in essere e giustamente pone interrogativi sul come rendere stabile il sistema dopo la sperimentazione di Quota 100. Come sapete Opzione Donna, Ape sociale e la stessa Quota 100 hanno consentito a lavoratrici e lavoratori di poter andare in pensione in maniera anticipata rispetto ai vincoli della Legge Fornero che ha cristallizzato il sistema pensionistico in modo troppo repentino, ingabbiando di fatto moltissimi lavoratori. E non è un mistero che io mi sia battuta con forza per mantenere intatta Quota 100. Il perché è spiegato da due valutazioni. La prima è che lo Stato non può cambiare le politiche messe in atto da un anno all’altro: ci sono percorsi di vita che bisogna tutelare, le persone non sono numeri. Nell’azione di Governo ci vuole responsabilità. La seconda è che noi puntiamo ad un ridisegno del sistema pensionistico che sia organico e che superi progressivamente i vincoli della “Fornero”, un lavoro già avviato che porteremo avanti nei tavoli tematici con le parti sociali.
PENSIONE GARANZIA GIOVANI In questo ridisegno si inserisce anche la volontà di realizzare una pensione di garanzia per le giovani generazioni. Carriere discontinue, gestione separata, contraddistinguono il percorso previdenziale di molti giovani, il che associato al sistema retributivo puro pone l’esigenza di intervenire per assicurare una pensione dignitosa a chi oggi lavora. So bene che è un tema complesso e delicato ma è mia intenzione portarlo avanti.
CONTRASTO CAPORALATO E SFRUTTAMENTO LAVORATIVO Inoltre voglio citare il lavoro sullo sfruttamento lavorativo di cui ci stiamo occupando. È già operativo il tavolo per il contrasto al caporalato, dove sono state condivise le osservazioni e le raccomandazioni che Urmila Bhoola - relatrice speciale ONU sulle forme contemporanee di schiavitù - ha presentato al Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite, nel settembre scorso, all’esito della missione svolta in Italia sullo sfruttamento lavorativo dei migranti nel settore dell’agricoltura. Voglio qui segnalare le principali azioni : - il rafforzamento dei centri per l'impiego incaricati di far corrispondere l’offerta e la domanda di lavoratori nel settore agricolo. In tal modo, l’intervento degli intermediari sarà evitato e la trasparenza dei processi di assunzione aumentata; - il rafforzamento dell’Ispettorato del Lavoro al fine di garantire che le ispezioni siano maggiormente efficaci oltre a garantire la sicurezza degli ispettori; - garantire maggiore trasparenza nelle catene di approvvigionamento agricolo e aumentare la partecipazione dei datori di lavoro alla Rete del lavoro agricolo di qualità, al fine di convertirla in una piattaforma multilaterale per garantire un'attività commerciale etica impegnata a favore dell'attuazione dei diritti umani e della dovuta diligenza. Le suddette azioni sono accompagnate dal portfolio dei progetti del Ministero del Lavoro a sostegno del Piano stesso, con un investimento complessivo pari a 85 milioni di euro.
SICUREZZA SUL LAVORO Il Governo è impegnato sul tema della sicurezza sul lavoro. uno dei miei primi atti è stato quello di convocare il tavolo sulla sicurezza per realizzare il coordinamento delle banche dati sulla sicurezza, attivare il rating per privilegiare e selezionare le imprese più virtuose nell’accesso ad appalti e commesse pubbliche, inserire investimenti in risorse umane addette alla vigilanza e l’avvio di percorsi formazione mirata per i lavoratori e aziende soprattutto nelle piccole e medie imprese.
CENTRI PER L'IMPIEGO Sulle politiche attive del lavoro, un altro tema per me fondamentale, dal vostro rapporto emerge la preoccupazione che l’impegno del Governo sui centri per l’impiego e sul potenziamento delle politiche attive stesse sia troppo incentrato sul Reddito di Cittadinanza e non teso a costruire un sistema più generale di servizi all’utenza. Voglio rassicurare che l’azione e l’investimento sono finalizzati ad un rafforzamento e un ridisegno generale delle politiche attive. Un miliardo di euro per le infrastrutture materiali e immateriali nei Centri per l’Impiego in due anni e 11.600 assunzioni a tempo indeterminato in tre anni sono la prova tangibile che si è voluto realizzare sul sistema delle politiche attive un investimento strutturale che consenta di poter innestare sui servizi per l’impiego politiche che riguardino l’intera platea dei fruitori e non solo i percettori di Reddito. La sfida che noi portiamo avanti è questa. Un sistema di servizi che ci avvicini a quelli europei.
SALARIO MINIMO Prima di lasciarvi non posso non soffermarmi su un dato che in questi giorni l’Istat ha riportato al centro del dibattito: il 6,3% dei rapporti di lavoro attivi nel 2017 si configura come “low pay job” in quanto registra un salario orario inferiore a 7,50 euro all’ora. I low pay jobs si concentrano tra gli under 30 (11,7%), le posizioni occupate nel Sud (11%), i lavoratori nati all’estero (9,5%) e i lavoratori con contratto a tempo determinato. Questo porta nuovamente al centro l’esigenza di dotare il nostro paese di un salario minimo orario. Il salario minimo ha effetti positivi sull'economia perché significa più certezza nel futuro (compresa una pensione dignitosa domani), quindi più potere d'acquisto per i lavoratori, più consumi e più profitti per le imprese, oltre ad una generalizzata riduzione delle diseguaglianze. Inoltre un lavoratore ben pagato è un lavoratore tendenzialmente più produttivo. Un'economia avanzata non può andare avanti con lavoretti precari e sottopagati. Serve un nuovo patto tra Stato, Impresa e Lavoratori. Il salario minino è al centro dell’agenda europea come è emerso anche ieri nei lavori della commissione a Bruxelles. Dove ho proposto che il modello italiano di collegamento con la contrattazione può essere un utile punto di partenza metodologico e procedurale per introdurre un salario minimo europeo rafforzando al contempo la contrattazione collettiva.
CUNEO FISCALE Noi abbiamo iniziato a lavorare per realizzare tutto questo e come sapete nel 2020 iniziamo a tagliare il cuneo fiscale ai dipendenti con un impegno concreto di 3 miliardi. È chiaro che dobbiamo operare anche sulle imprese che hanno un costo del lavoro elevato rispetto ad altri Paesi europei. Su questo c’è la massima attenzione del Governo." ha concluso ministro del lavoro.(11/12/2019-ITL/ITNET)
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