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IMPRESE ITALIANE NEL MONDO - DAZI USA - PREOCCUPAZIONE EXPORT SISTEMA AGROALIMENTARE MADE IN ITALY: 4,5 MILIARDI DANNO STIMATO

(2019-10-02)

  "Una brutta, bruttissima botta per il sistema agricolo e agroalimentare della Lombardia e piu' in generale dell'intero Paese. Penso, solo per fare un esempio concreto, al Grana Padano, il prodotto Dop piu' consumato del
mondo, che rischia di perdere circa 270 milioni di euro all'anno".  Lo ha detto il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, commentando la decisione dell'Organizzazione mondiale del commercio di dare il via libera ai dazi americani.
"Il Governo e l'Unione Europea - ha aggiunto - devono affrontare con urgenza la questione. Le ripercussioni economiche per diversi settori produttivi rischia di essere devastante".

Mi auguro che da Bruxelles arrivino decisioni importanti per contrastare una decisione che produrrebbe effetti
ingiusti e pesantissimi" ha proseguito Fontana, rispondendo ai giornalisti sul tema dei ventilati dazi americani, a margine degli incontri che il governatore ha avuto a Bruxelles al Parlamento Europeo.

L'assessore all'Agricoltura, Alimentazione e Sistema Verdi, Fabio Rolfi, a Bruxelles con il governatore lombardo e il vicepresidente della Regione Lombardia Fabrizio Sala, ha invece rimarcato che "I tagli alla Politica Agricola Comune sarebbero dannosi per l'agricoltura lombarda. Ai parlamentari europei la Regione chiede un impegno serio per scongiurare questa possibilita'".

"Quello statunitense - ha spiegato l'assessore Rolfi - e' uno dei mercati piu' importanti per le nostre imprese agricole. Per le aziende lombarde l'export di latte e derivati negli Stati Uniti vale 46 milioni di euro, quello della carne 32 milioni di euro e quello del riso 5,5 milioni. Chiediamo a Governo e Unione europea di intervenire. I dazi americani non difenderebbero solo i prodotti americani, ma soprattutto l'agropirateria".

"Dobbiamo tutelare il 'Made in Italy' - ha proseguito Rolfi - e combattere l''Italian sounding', ossia i cibi falsi, che
richiamano il nome delle nostre Dop, ma che vengono prodotti altrove e che gia' oggi generano alle aziende italiane un mancato introito di 100 miliardi di euro all'anno. Dopo le sanzioni alla Russia, i dazi americani sarebbero un enorme problema".

Anche l'economia agricola delle regioni del Sud Italia ne risentirebbe fortemente:  in Puglia, ad esempio,  nel 2019 si prevede una produzione dell’extravergine in recupero del 70-80%, dopo il drastico crollo registrato l’anno scorso a causa delle calamità. E’ quanto emerge da un’analisi di Coldiretti Puglia.

“L’olio extravergine d’oliva costa in Italia in media 8 euro al litro. Negli Usa il prezzo sale all’equivalente di 12,40 euro al litro che, con l’applicazione dei dazi al 100% passerebbe a 24,77 euro al litro”, denuncia Savino Muraglia, presidente Coldiretti Puglia.
“L'olio è il terzo prodotto pugliese più esportato – insiste il presidente Muraglia – e rappresenta il 9% dell’export di olio dall’Italia. La Puglia produce oltre il 50% dell’olio extravergine di oliva italiano, con un grande sforzo da parte di olivicoltori e frantoiani di arrivare sui mercati nazionali ed esteri con un prodotto di alta qualità e una rinnovata immagine e visibilità, rispondendo alla crescente domanda mondiale su cui incide la maggiore consapevolezza degli effetti positivi sulla salute associati al consumo di olio di oliva, provati da numerosi studi scientifici che hanno fatto impennare le richieste di quel segmento di popolazione che anche negli USA è attento alla qualità della propria alimentazione”, commenta il presidente Muraglia.

Si stima nella campagna olearia 2019-2020 una ripresa straordinaria delle aree di Bari, BAT e Foggia con quantità tornate nella media e qualità eccellente, ottime performance di Taranto e Brindisi al netto degli ulivi improduttivi per la Xylella, con un aumento produttivo che oscilla a macchia di leopardo tra il 40 ed il 60%, aggiunge Coldiretti Puglia. Incontrovertibile lo scenario produttivo a Lecce, dove si stima un calo del 90-95% rispetto alle medie storiche, perché sia nell’area Ionica che nell’Adriatica la produzione di cellina e ogliarola è azzerata e – riferisce Coldiretti Puglia - risultano produttive solo le piante di leccino.

Dopo il verdetto del Wto già ad ottobre gli Stati Uniti – spiega la Coldiretti - potrebbero pubblicare nel registro Federale la nuova lista di prodotti europei da colpire con aumenti di tariffe fino al 100% che rischiano di frenare pesantemente la crescita del Made in Italy che su quel mercato – sottolinea la Coldiretti – ha realizzato 42,4 miliardi nel 2018, il 10% nell’agroalimentare (4,2 miliardi). Negli Usa quest’anno il Made in Italy – sottolinea la Coldiretti - è cresciuto fino ad ora più del doppio rispetto al mercato mondiale dove l’incremento è stato del 3,4%.

L’Italia – precisa la Coldiretti – potrebbe addirittura essere dopo la Francia il paese più colpito e a pagare il conto più salato rischia di essere proprio l’agroalimentare con formaggi, vini, salumi, pasta, olio extravergine di oliva, ma anche la moda, le moto e la cosmetica. In pericolo – continua la Coldiretti – sono soprattutto i formaggi per le pressioni della lobby dell’industria casearia Usa (CCFN) che ha addirittura scritto al Presidente degli Stati Uniti Donald Trump per chiedere di imporre dazi alle importazioni di formaggi europei al fine di favorire l’industria del falso Made in Italy che ha avuto una crescita esponenziale negli ultimi 30 anni dal Wisconsin alla California fino allo Stato di New York.

I dazi Usa sui prodotti agroalimentari italiani sarebbero un colpo fatale per il nostro settore, in modo particolare per i piccoli e medi produttori. E’ per questo urgente una decisa azione diplomatica del Governo italiano per scongiurare tali misure – dichiara il presidente nazionale Confeuro Andrea Michele Tiso.

Se la guerra commerciale tra gli Usa e l’Ue prendesse di mira le nostre esportazioni, a essere penalizzati non sarebbero soltanto gli agricoltori, ma più in generale il prestigio e la diffusione di marchi che possono essere considerati veri e propri ambasciatori del made in Italy nel mondo – prosegue Tiso. Le vittime di questa guerra commerciale rischiano infatti di essere soprattutto vino, olio, formaggi e pasta, prodotti già minacciati dalle imitazioni dei nostri prodotti in vendita nel mercato americano.

Secondo i calcoli del Governo, il danno per la nostra agricoltura sarebbe equivalente a 4,5 miliardi di euro, oltre il 9% dell’export italiano negli Stati uniti.  Sarebbe uno tsunami per il nostro settore, che per di più rischia di essere travolto da un’ondata che ha origini lontane e che non coinvolgono in alcun modo il nostro Paese: il braccio di ferro tra Airbus e Boeing.

Come ha sottolineato a più riprese la ministra delle Politiche agricole Teresa Bellanova, è impensabile che a pagare il prezzo dello scontro tra due colossi del trasporto aereo finiscano per essere gli agricoltori italiani. Chiediamo ora alla ministra e al Governo di fare di tutto per evitare i nuovi dazi, a partire dalla visita del Segretario di Stato Usa Mike Pompeo in arrivo oggi a Roma. 

"Il parmigiano è una delle grandi eccellenze del Made in Italy, un formaggio meraviglioso, conosciuto e amato in tutto il mondo. Ma è anche uno dei tanti prodotti dell'agroalimentare italiano che rischia di essere gravemente danneggiato dai dazi che Donald Trump vuole imporre all'Europa. " sottolinea  il Ministro dell'agricoltura Teresa Bellanova che afferma "Non possiamo permettere che questo accada. Per questo ho scritto qualche giorno fa al Presidente del Consiglio per rafforzare la promozione del Made in Italy negli Stati Uniti. All'Unione Europea chiederò invece di intervenire per tutelare il reddito dei nostri produttori e quindi la qualità del nostro cibo.
Forse Mr. Trump non ha mai assaggiato il parmigiano Made in Italy con l'uva: sano e buonissimo." e' l'invito di Bellanova al Presidente americano. (02/10/2019-ITL/ITNET)

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