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ITALIANI E ITALIANI ALL'ESTERO - A CHE PUNTO E' IL PROGETTO EUROPEO ? "LA CRISI DELL'EUROPA" SECONDO MASSIMO CACCIARI.

(2019-02-15)

  Su cosa si fonda l’idea di Europa? A che punto e’ il progetto europeo? Quali le cause che ne stanno logorando le basi? A queste domande di grande attualità ha dato alcune risposte Massimo Cacciari nel corso del seminario ‘La crisi dell'Europa' svoltosi, a Roma,  alla Fondazione Primoli.

“L’Europa ha dimostrato di essere una straordinaria potenza assimilatrice, la cui identita’ si e’ plasmata in relazione all’altro, dando vita a un rapporto che ha espresso nei secoli tratti di violenza ma soprattutto dialogo e armonizzazione degli opposti. Una realta' che ha assunto anche valori e caratteri imperialistici e in qualche modo continua ad assumerli. Mai, pero', dimenticando che  l’Europa e’ una vittoria del Kratos, una vittoria che convince ed assimila come la Storia ha ampiamente dimostrato,” ha esordito Cacciari sottolineando come questa Europa sembra essere andata in crisi e non sia piu’ capace di indicare un fine e di porsi altre missioni.

"Forse quel suo destino si e’ compiuto, il mondo e’ stato fatto. Forse la crisi dell’Europa e’ una crisi di compimento. Forse l’Europa e’ diventata solo memoria, il centro storico del mondo e dunque ci stiamo richiudendo in noi stessi, sulle nostre memorie, per difenderci da un mondo diventato ostile. Vengono solo a visitarci. Siamo diventati, dunque, solo  questo? Questa per me e’ questa la domanda piu’ inquietante”  ha affermato il filosofo  Cacciari rilevando la responsabilita' delle grandi sovranità statali europee nell’attuale crisi e nel conseguente appannamento della potenza assimilatrice dell’Europa.

“L'Europa pero’ non può vivere senza telos (fine), chiusa in se’ stessa senza trascendersi. L’uomo europeo infatti e’ un trasgressivo trascendente che ha sempre pensato di potere insegnare al mondo. Se non e’ piu’ cosi bisogna chiamarlo con un altro nome,” ha precisato Cacciari evidenziando come l’Europa si sia massacrata durante il Lungo Novecento, un periodo lungi dall’essere concluso.

“In realta’ dopo la Seconda Guerra Mondiale era riemerso un nuovo fine non piu’ nei termini della potenza economica o militare perche’ quella destinazione era diventata impraticabile ma si era manifestata un'idea culturale, nel senso antropologico del termine. Grandi politici europei come Eisenhower e De Gasperi -  politici che leggevano qualche libro, ha commentato ironicamente Cacciari -  avevano cominciato ad elaborare un nuovo fine su cui si doveva costruire un’unione politica. E su quel fine era nata un'Europa del nuovo diritto internazionale. Una nuova idea di Europa che era basata inoltre su organismi sovranazionali che non distruggono, come, purtoppo,  si pensa sempre piu’ spesso oggi, ma difendono la sovranità dei singoli Stati perchè  la sovranita’ degli Stati deve essere all’interno di un sistema federale multistatale altrimenti non e’ difendibile.
I lungimiranti profeti dell’Unione Europa avevano infatti capito che gli Stati europei erano troppo piccoli davanti a potenze nascenti come gli Stati Uniti o la Russia,” ha sottolineato Cacciari precisando come in quell'epoca stavano emergendo le nuove grandi potenze di questo pianeta prodotte dallo spirito europeo.  Potenze  basate su scienza e tecnica, intrinsecamente legate al potere economico e finanziario.
"Grandi apparati sovranazionali, sovrastatali che necessitavano di una forma politica in grado di contraddirli, comprenderli e tenerli in se' perché non avevano nel loro dna quello che la politica e il diritto solitamente garantisce ovvero giustizia distributiva e uguaglianza delle opportunita’,” ha precisato Cacciari.

“L’Europa diviene dunque quel fattore che spinge verso un equilibrio attraverso nuove norme giuridiche e sono tre le grandi culture giuridiche emerse in quegli anni che cercano di sviluppare questo nuovo fine:
la cultura cattolica-cristiana che agisce sui principi di solidarietà per battere i nazionalismi;
la cultura democratica liberale di Croce che afferma la necessita’ di porre come principio che la proprieta' e' un diritto che obbliga chi la possiede a responsabilità sociali;
ed infine la cultura socialdemocratica basata sul principio del marxismo e della sinistra italiana che afferma come il sistema economico produttivo sia una grande, rivoluzionaria conquista perché attraverso il progresso si realizza il sistema delle liberta’.
Queste tre diverse componenti danno vita al vero compromesso storico che formano le politiche economiche e finanziarie e la cultura europea sino agli Anni Settanta. Queste tre filosofie diverse si congiungono con contraddizioni, ma si congiungono e determinano il lancio di politiche di integrazione e danno all’Europa il suo nuovo fine: essere la cultura dei diritti sul piano internazionale. Questo significa che ogni Stato riconosce che la sua legge e’ sottoposta ai principi che quel diritto sancisce. Come altrimenti avremmo potuto condannare nel Processo di Norimberga i criminali nazisti che affermavano di ubbidire alle leggi del proprio paese? Leggi in contraddizione infatti con la cultura dei diritti, con una giustizia piu’ alta che non puo' rimanere solo principio ma va espressa, posta in norme giuridiche divenendo cosi' diritto internazionale,” ha affermato Cacciari, sottolineando come alla fine degli Anni Ottanta queste culture siano venute meno per una serie di eventi.

"In quegli anni siamo entrati in una terra di nessuno: le volonta’ politiche sono collassate e non sono piu’ riuscite a riprendere la loro voce. Sono emerse grandi potenze che competono con l'Europa e ci lasciano margini sempre piu’ ridotti per le nostre politiche. E le politiche europee sono sempre piu’ in mano alla BCE o a superdirettori di qualche ministero del Tesoro. Le politiche sono dettate da queste governance che escludono le questioni di giustizia sociale e pensano solo al mercato e alla moneta unica. ll pareggio di bilancio e’ il simbolo di questa governance,” ha osservato Cacciari evidenziando l’importanza di recuperare la consapevolezza del compito che ha l’Europa per evitare anche la deriva sovranista.

“Gli Stati sono propensi a mantenere il mercato e la moneta unica ma le politiche sociali vogliono farle ognuno a casa loro. Ridicola utopia: o c’e’ una politica di sviluppo che governa l’Europa e la vuole federale oppure si va verso guerre economiche, commerciali tra i diversi staterelli,” ha continuato Cacciari.

"In questo disordine mondiale, il rischio e’ grande per le nostre tenute democratiche, in questa situazione di crisi in cui il popolo e’ contro le elite. In realta' il concetto di popolo senza le elite e’ quanto di piu’ demagogico possa esistere e ha conseguenze politiche profonde. Si pensa che il male sia nel fatto che il popolo sia governato e il governo non rappresenti la voce del popolo. Siamo nella situazione osservata da Gramsci quando parlava delle origini del fascismo: 'e’ un grande movimento anti partito, anti-elite, contro ogni corpo intermedio, diceva Gramsci. E questo movimento ha aperto le porte ad una moltitudine incomposta che copre, con una patina di identità politica, nebulose passioni, odi, desideri, risentimenti,” ha dichiarato Cacciari.
"E noi siamo in questa situazione e chissà quale sarà l'esito se non si riprende sul serio da quegli stessi fondamenti culturali una prospettiva europea comprendendo che soltanto in quella chiave riusciremo a salvaguardare la sovranita' statale nazionale,” ha concluso Cacciari auspicando anche la creazione  di un'Europa a  'doppio regime' al fine di raggiungere questo obiettivo.

Il seminario di Massimo Cacciari fa parte di un ciclo di conferenze dal titolo «L’Europa che pensa l’Europa» organizzate dalla Fondazione Primoli. Scopo dell’iniziativa la costruzione di un dialogo fra più punti di vista, espressione di diverse estrazioni geografiche e culturali, sulle radici storiche e le odierne condizioni del progetto istituzionale europeo.
In programma altri due incontri: 'Europa / America: Tocqueville. Il passato e il Futuro’ con Umberto Coldagelli ad aprile e 'La crisi dell’Europa’ con Carlo Calenda a maggio. (15/02/2019-ITL/ITNET)

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