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DONNE - SALUTE - MALATTIE CARDIOVASCOLARI PRIMA CAUSA DI MORTE FEMMINILE

(2018-10-29)

  Le malattie cardiovascolari rappresentano la prima causa di morte femminile. Le malattie ischemiche del cuore, in particolare, solo nel 2014 hanno causato circa 34.000 decessi tra le donne italiane. Ma quali sono le caratteristiche femminili delle malattie cardiovascolari e in che modo si manifestano?  La dott.ssa Serenella Castelvecchio, cardiologa e ricercatrice dell’IRCCS Policlinico San Donato spiega  quali sono le differenze tra uomo e donna che emergono dai recenti studi in ambito Cardiovascolare?

“I recenti studi clinici mostrano come, dopo un evento acuto come l’infarto, la prognosi per le donne è tendenzialmente peggiore rispetto all’uomo: è maggiore il rischio di andare incontro a scompenso cardiaco, morte e ospedalizzazione.  Inoltre, anche il profilo di rischio della popolazione femminile tende a essere peggiore rispetto a quello maschile: sono più frequenti i casi di ipertensione, sovrappeso, dislipidemia (concentrazione troppo elevata di uno o più lipidi presenti nel sangue, colesterolo e trigliceridi) e diabete. Ci sono poi patologie che si presentano in forme completamente diversa, come nel caso della malattia ateriosclerotica (il processo per cui si formano alcuni depositi di grasso sulle pareti interne dei vasi sanguigni): mentre negli uomini è evidente a un esame angiografico, spesso nelle donne non lo è perché interessa il microcircolo e non si presenta placche macroscopicamente evidenti”. 

“L’evento acuto, come l’infarto, si presenta in modo diverso tra uomo e donna. Tendenzialmente le donne non manifestano un infarto con il classico dolore toracico, senso di oppressione e dolore irradiato al braccio, i sintomi che tutti conoscono. La donna solitamente avverte stanchezza e affaticamento, mancanza di respiro, dolori alla mandibola e alla schiena, che sono purtroppo sfumati e più difficili da riconoscere e ricondurre all’infarto”.

I fattori di rischio a cui le donne devono prestare particolare attenzione, accanto a quelli tradizionali, come l’ipertensione arteriosa, l’ipercolesterolemia (eccesso di colesterolo nel sangue), il diabete, il vizio del fumo e il sovrappeso, le donne devono tener conto anche di fattori di rischio emergenti. Per esempio, durante la gravidanza può comparire il diabete gestazionale o la preeclampsia, altrimenti nota come gestosi, che si manifesta con edema, ipertensione e un’elevata concentrazione delle proteine nelle urine. Da non dimenticare poi la menopausa precoce e la depressione che, oltre all’aspetto prettamente medico, incide nell’aderenza alle cure e nello stile di vita.

Durante l’età fertile, la donna è protetta dagli estrogeni. La menopausa, invece, rappresenta una fase di profondo cambiamento, che espone purtroppo la donna a maggiori rischi e impone di conseguenza un cambiamento nello stile di vita. Gli ormoni hanno un ruolo estremamente protettivo sull’apparato cardiovascolare e sull’assetto metabolico, per cui notoriamente, quando una donna va in menopausa, il profilo lipidico si altera, la pressione e il peso aumentano. E proprio il peso è uno degli elementi più significativi: in menopausa cambia la distribuzione del grasso, che si concentra sull’addome, e dal girovita dipende l’insulino-resistenza e la possibilità di andare incontro al diabete di tipo 2.

“È fondamentale lavorare sulla prevenzione e intervenire sugli stili di vita scorretti che a portano sovrappeso e obesità, così da modificare il profilo di rischio delle donne. Sarebbe inoltre opportuno ampliare la rosa degli esami diagnostici di screening, da realizzare nelle fasce d’età più a rischio come quella della menopausa. Esistono nuove metodiche di imaging, come la risonanza magnetica cardiaca da stress, che ci permettono di vedere delle alterazioni del flusso di sangue altrimenti non visibili a riposo”. (29/10/2018-ITL/ITNET)

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