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ECONOMIA ITALIANA - MANOVRA - PREVISIONI CENTRO STUDI CONFINDUSTRIA. SCENARI INTERNAZIONALI ITALIA FRENA MA RALLENTAMENTI ANCHE IN FRANCIA E GERMANIA.

(2018-10-22)

  Scambi mondiali di nuovo in crescita. Ci sono, infatti, segnali di ripartenza per il commercio mondiale (+1,1% in luglio sul 2° trimestre), ma le tensioni commerciali internazionali generate dagli Stati Uniti restano, però, un freno agli scambi e il rischio di una escalation tiene alta l’incertezza.  Sicchè gli indicatori congiunturali confermano un rallentamento del PIL italiano nei mesi estivi, in linea con le previsioni CSC di inizio ottobre. La produzione industriale è in calo (-0,2%), per il minor supporto della domanda interna. La fiducia delle imprese è diminuita nettamente dai massimi di fine 2017, quella delle famiglie registra una lenta erosione rispetto al picco di marzo.

Tuttavia, è ripartito il traino estero... Le esportazioni italiane hanno recuperato a luglio-agosto (+1,4% sul 2° trimestre), sia nei mercati UE che extra-UE. In riduzione, invece, l’export tedesco (-0,8%) e spagnolo (-0,7%). Tuttavia, le difficoltà a vendere negli USA (3° mercato per l’Italia) e il rallentamento di altri partner commerciali restano un freno all’export. E peggiorano gli ordini manifatturieri esteri.

Quanto alla domanda interna.. risulta anch'essa debole e, dunque, frena gli investimenti,portando ad una lenta crescita nel 2° semestre (indagine Banca d’Italia), e i consumi, attraverso un aumento del risparmio precauzionale. Lo confermano i dati deboli su immatricolazioni, ordini e fatturato. A luglio-agosto l’occupazione è rimasta ferma ed è attesa debole nei prossimi mesi, a riflesso dell’andamento fiacco del PIL. È presto per pronunciarsi sugli effetti del Decreto Dignità, ma in agosto crollano le assunzioni in somministrazione (-21,4% annuo).

I mercati finanziari sono preoccupati: il rendimento del BTP decennale è salito in ottobre a un picco di 3,69%, con uno spread sul Bund a 327 punti, quasi 200 punti più alto rispetto ai primi 4 mesi del 2018. Le quotazioni di Borsa sono in calo: in ottobre -11,2% rispetto a fine settembre (-17,8% i titoli bancari). Questi trend negativi, in atto da maggio, si sono intensificati a seguito della Nota di aggiornamento al DEF che ha tracciato le linee di politica economica del Governo.

Potrebbero proseguire perché gli obiettivi di finanza pubblica deviano significativamente dalle regole UE: ciò rischia di portare a una procedura di infrazione. Moody’s, che aveva sospeso il giudizio in attesa della manovra, ha deciso il downgrade il 19 ottobre; le altre due agenzie di rating potrebbero seguirla a breve.

Ma ci sono segnali di frenata anche nel resto dell’Eurozona... Gli indicatori anticipatori segnalano per l’area un rallentamento
della crescita del PIL nel 3° trimestre, anche in G ermania e Francia. Sono calati sia PMI che fiducia.
La domanda interna nell’area resta solida, ma il contesto esterno è più sfavorevole per il commercio. Sulle prospettive economiche pesa anche l’incertezza politica, in vista delle prossime elezioni.
... e vicino lo stop al QE Mancano 2 mesi alla fine degli acquisti di titoli BCE, già a ritmo ridotto (15 miliardi al mese). Dal 2019, con i tassi a lunga potrebbe crescere il costo del credito e stringersi l’offerta. Sviluppi che, per la salita del BTP, iniziano a vedersi in Italia, dove i prestiti alle imprese già crescono poco (1,2% annuo).

Prosegue, invece,  la crescita USA... L'economia americana viaggia a ritmi elevati: la crescita del PIL nel 3° trimestre è attesa sopra il 3% annualizzato. L'indice ISM PMI manifatturiero resta a valori record (intorno a 60). La fiducia dei consumatori è ai massimi, spinta anche da un mercato del lavoro in espansione, con la disoccupazione ancora in calo (3,7%, minimo dal 1969). La FED alzerà i tassi a dicembre.

... ma preoccupa la frenata in Cina... Il PMI manifatturiero cinese cala per il quarto mese consecutivo, attestandosi a 50, livello di stagnazione; la produzione cresce ai minimi da quasi un anno; calano le esportazioni; la fiducia degli imprenditori scivola ai minimi da nove mesi. Gli indicatori congiunturali indicano, invece, che Brasile, India e Russia ritrovano il passo. Lira turca e Peso argentino restano deboli, anche se sono in lieve ripresa.

... e il petrolio più caro Il prezzo del Brent è salito a 84 dollari in ottobre, da 79 a settembre. Il rincaro assorbe risorse di imprese e famiglie nei paesi importatori come l’Italia, dove l’inflazione è all’1,5%, da un minimo di 0,5%.(22/10/2018-ITL/ITNET)

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