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ECONOMIA ITALIANA - MANOVRA - PREVISIONI CENTRO STUDI CONFINDUSTRIA: RALLENTAMENTO CRESCITA ITALIANA. SCENARI INTERNI

(2018-10-22)

  Per il 2019 è previsto rallentamento della crescita italiana La crescita economica in Italia si sta assottigliando: nel 2019, secondo le previsioni del Centro Studi Confindustria pubblicate a inizio ottobre, l’aumento del PIL sarà del +0,9%, in rallentamento rispetto al +1,1% di quest’anno.
Si tratta di una previsione condivisa da altri centri di ricerca e istituzioni nazionali e internazionali: l’FMI ha stimato per il prossimo anno una decelerazione al +1,0%; il Governo ha indicato nella NaDEF una frenata “tendenziale” al +0,9% con-
tando la minor crescita dovuta a un aumento delle imposte indirette come previsto dalla clausola di salvaguardia.

Si sono indebolite le condizioni per la crescita del Paese, interne ed esterne: incertezza dovuta alla politica commerciale protezionistica americana e alle contromisure di altri paesi; turbolenze finanziarie su alcuni importanti paesi emergenti, come l’Argentina, a riflesso dell’aumento dei tassi USA;  rallentamento in alcune economie europee; in Italia, aumento del rendimento sovrano e clima di sfiducia di famiglie e, soprattutto, imprese. Ciò si somma all’attesa di graduale aumento dei tassi di interesse a medio-lungo termine nel 2019, per la fine, a dicembre 2018, del programma di acquisto di titoli pubblici e privati da parte della BCE.

Il prossimo anno frenerà la domanda interna: nello scenario del CSC, rallenteranno i consumi delle famiglie italiane e, ancor più, gli investimenti. I primi perché, a fronte di un reddito disponibile in aumento, crescerà il risparmio a fini precauzionali: l’elevata incertezza, infatti, induce a una maggior prudenza nella gestione dei bilanci familiari, come già si vede dagli ultimi dati disponibili. I secondi perché, nello scenario a legislazione vigente, si vanno esaurendo gli strumenti di sostegno agli acquisti di beni strumentali, iper e super-ammortamento (e c’è incertezza sul loro rinnovo).

L’export, viceversa, è previsto tornare ad espandersi nel 2019, dopo la pausa nella prima metà del 2018, ma a ritmi comunque contenuti. E solo sotto due ipotesi: i) che si affievoliscano le tensioni commerciali a livello globale, perché i principali paesi comprendono che si tratta di un gioco da cui tutti i partecipanti escono perdenti; ii) che il cambio dell’Euro non faccia più da freno, incidendo sulla convenienza dei prodotti europei come accaduto nel 2018.

Questo scenario di debole crescita potrebbe anche rivelarsi ottimista, se si materializzassero i rischi presenti all’orizzonte. Legati alla tenuta dell’economia internazionale e alle prossime tornate elettorali negli USA e in Europa, ma soprattutto relativi all’Italia. In particolare, un’accresciuta sfiducia sul Paese da parte degli investitori finanziari internazionali, legandosi anche al giudizio negativo delle agenzie di rating, determinerebbe il proseguire dell’aumento dei rendimenti sovrani già in corso, pesando sui conti pubblici italiani e facendo crescere significativamente il costo del credito, riducendone la disponibilità per famiglie e imprese; ciò frenerebbe ancor più i consumi e gli investimenti.

Sembra molto improbabile, dunque, l’espansione programmatica del PIL all’1,5% nel 2019, come risultato della manovra di bilancio delineata dal Governo. La manovra è composta per lo più di misure di sostegno al reddito, che potrebbero tradursi solo parzialmente in più consumo; poco di investimenti pubblici e di interventi di stimolo per quelli privati, dei quali ci sarebbe bisogno per colmare il gap accumulato negli anni di crisi. Secondo le stime del Governo, la manovra (al netto delle coperture e considerando a parte il mancato aumento dell’IVA) determinerà un maggior deficit nel 2019 (rispetto al tendenziale) di 0,5 punti di PIL e alimenterà la crescita per lo 0,4%. Ciò significa ipotizzare un moltiplicatore fiscale intorno allo 0,8 per l’insieme delle entrate e uscite pubbliche modificate dalla manovra. Moltiplicatore che è stato giudicato troppo elevato anche da Banca d’Italia e dall’Ufficio Parlamentare di Bilancio.

Per raggiungere l’ambizioso obiettivo di crescita dell’1,5%, l’economia italiana, che sta rallentando, dovrebbe improvvisamente invertire rotta. Accelerando al ritmo dell’Eurozona, già da inizio 2019. La crescita dovrebbe, cioè, essere dello 0,5% a trimestre, per 4 trimestri consecutivi, rispetto allo 0,2% registrato in media nel 2018. Invece, da due decenni la dinamica italiana è molto più bassa di quella dell’Eurozona, di un punto all’anno. Un’espansione del PIL llo 0,5% è stata registrata in Italia negli ultimi 8 anni solo per due trimestri di seguito, tra fine 2016 e inizio 2017. (22/10/2018-ITL/ITNET)

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