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FINANZA - DEF - MORANDO (EX V.MIN.ECONOMIA): "SIA INCOSTITUZIONALE CHE SBAGLIATO"

(2018-10-04)

"Il Def preannunciato è sia incostituzione sia sbagliato", lo afferma in un articolo sul sito dell'associaizone riformista Libertà Eguale di cui è Presidente l'ex-vioceministro dell'Economia Enrico Morando".

"Anzitutto incostituzionale. L'articolo 81 della Costituzione - spiega Morando- non vieta l’indebitamento  ma lo consente al solo fine di far fronte agli effetti del ciclo.A quale andamento del ciclo fa riferimento il testo costituzionale, quando consente il ricorso al deficit di bilancio? Ovvio: al ciclo negativo (stagnazione o addirittura recessione); giacché risulterebbe del tutto irragionevole richiedere l’equilibrio tra spese e entrate e poi consentire l’indebitamento quando non ce ne fosse alcun bisogno. Guardiamo allora l’andamento del Pil degli ultimi anni, in Italia.Lo ha documentato l’Istat, proprio in questi giorni, rivedendo al rialzo i dati, in via definitiva: +0,9% nel 2015; +1,1% nel 2016; +1,6% nel 2017. Resta – ai nostri governanti che vogliono fare debiti ulteriori – una sola altra ipotesi costituzionale: il verificarsi di eventi eccezionali, per definizione non prevedibili, cui il bilancio pubblico si trovi “costretto” a fare fronte.Qui non servono molte parole, perché di eventi eccezionali di questa natura (terremoti, alluvioni in vastissima parte del territorio) non ce ne sono stati, nell’ultimo anno.È vero che c’è stato il crollo del ponte Morandi. Ma questo avrebbe potuto giustificare la richiesta di qualche scostamento dagli obiettivi, per finanziare un piano straordinario di manutenzione delle infrastrutture viarie. Non certo la scelta di un enorme deficit per finanziare altra spesa corrente."

"A prescindere però dall'incostituzionalità - prosegue Morando - è anche sbagliato.

Con questa spesa aggiuntiva in deficit la crescita aumenterà, e questo aumento del Pil sarà tale da ricostruire gli equilibri di finanza pubblica? È molto improbabile che questo accada, perché il moltiplicatore delle scelte annunciate dal governo (pensioni, reddito di cittadinanza) è molto basso, prevedibilmente inferiore ad uno. Inoltre, è purtroppo probabile che gli effetti negativi immediatamente determinati dall’annuncio (aumento dei tassi di interesse sui titoli di Stato, causa caduta del merito di credito del Paese), anticipino gli effetti positivi sulla dinamica della domanda aggregata che, se ci saranno, si manifesteranno in tempi più lunghi.

Col risultato che il “popolo” sarà costretto a pagare il conto due volte: la prima, con i tassi più alti sui mutui, con la riduzione del credito alle famiglie e alle imprese e le perdite sui risparmi investiti; la seconda, con le tasse in più che dovrà sborsare per fare fronte alla accresciuta spesa per interessi sui titoli di Stato." (04/10/2018-ITL/ITNET)


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