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ITALIANI ALL'ESTERO - REFERENDUM SVIZZERA/NO BILLAG - ALLEVA(PRES. SINDACATO UNIA):" I MEDIA LIBERI SONO PILASTRO FONDAMENTALE DEMOCRAZIA VIVA"

(2018-02-23)

Oggi Unia rafforza la sua campagna per il NO all’iniziativa No Billag,( sulla quale saranno chiamati a esprimere il proprio voto i cittadini svizzeri il prossimo 4 marzo). "Nell’importante fase finale della campagna di voto -si legge in una nota del sindacato svizzero UNIA - esprime con determinazione la sua opposizione al drastico smantellamento del paesaggio dei media svizzeri e lancia un chiaro messaggio in favore di media indipendenti, del pluralismo culturale e della salvaguardia di migliaia di posti di lavoro.

L’iniziativa No Billag merita una sonora bocciatura alle urne. L’approvazione dell’iniziativa avrebbe conseguenze catastrofiche. Il testo non chiede infatti solo di abolire il canone radiotelevisivo, ma propone anche di mettere periodicamente all’asta le concessioni televisive, che finirebbero in mano al miglior offerente. Gli investitori finanziariamente forti gestirebbero le emittenti private influenzando l’opinione pubblica in base ai loro interessi (politici).

Senza media liberi non c’è democrazia. Le conseguenze dell’iniziativa sarebbero drammatiche soprattutto qui in Svizzera, dove l’elettorato è chiamato alle urne varie volte all’anno. La presidente di Unia Vania Alleva avverte: «un’informazione indipendente ed equilibrata è un pilastro fondamentale della democrazia diretta». Ma quest’informazione non può prescindere dai media pubblici che, contrariamente alle emittenti private, sono tenuti per legge a garantire un’informazione neutrale. Vania Alleva mette in guardia: «chi approva l’iniziativa rinuncia incautamente alla libera formazione delle opinioni».

L’iniziativa- conclude la nota-  non intende semplicemente esprimere un indignato «NO» al canone radiotelevisivo, come vorrebbe invece far credere. Il suo vero obiettivo è la totale abolizione del servizio pubblico nel settore dei media. Senza i proventi derivanti dal canone, sarebbe semplicemente impossibile reperire le risorse necessarie a finanziare la SSR e le emittenti radiofoniche e televisive locali e regionali. A farne le spese sarebbero tutte le persone attive nel settore dei media e della cultura. 6000 collaboratori della SSR rischierebbero di perdere il lavoro. Considerando anche le emittenti locali e i loro fornitori, complessivamente i posti in gioco sono 14'000.."(23/02/2018-ITL/ITNET)


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