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ITALIANI ALL'ESTERO - POLITICHE 2018 - DALLA SVIZZERA NARDI :"LE PROMESSE DA MARINAIO" E GLI EFFETTI DEL NO AL REFERENDUM

(2018-02-22)

  " Recentemente abbiamo già ricordato quanto è stato fatto dai tre governi che si sono succeduti in quest’ultima legislatura in Italia. Abbiamo anche accennato all’inversione di tendenza che vi è stata nei confronti delle
problematiche degli italiani all’estero e cioè della maggiore attenzione che vi è stata in questi ultimi anni rispetto
al passato. " ad intervenire sull'argomento è Dino Nardi gia' esponente dell'Assemblea del Partito Democratico ed esperto di tematiche previdenziali e fiscali nel suo impegno  con la UIM e l'ITAL.

Nardi precisa "Ricordiamo, per esempio, che si è posto termine alla ulteriore chiusura di Uffici consolari e che il personale della rete è aumentato di trecento unità per poter migliorare la qualità dei servizi; i due milioni e centomila euro in più destinati ai corsi di lingua e cultura; i cinquanta insegnanti di ruolo in più (circa il 10%) destinati all’estero; l’eliminazione totale dell’IMU e della TASI nonché la riduzione ad un terzo della tassa sui rifiuti (TARI) per l’abitazione in Italia degli iscritti all’AIRE titolari di una pensione da parte del Paese estero di residenza.

Tutto questo - stigmatizza Nardi - che è stato fatto negli ultimi cinque anni dai tre governi Letta, Renzi e Gentiloni. E' poco?Si poteva fare di più?  Probabilmente, specie per i fautori del solito “benaltrismo”! Tuttavia andando indietro con la memoria non è facile ricordare una legislatura in cui sia stato fatto così tanto per gli italiani, in generale, e per gli italiani all’estero, in particolare: non certamente l’ultimo governo di centrodestra di Silvio Berlusconi che nel 2008 vinse le elezioni, soprattutto, grazie alla promessa che avrebbe tolto l’IMU sulla prima casa, promessa che in effetti mantenne dimenticandosi però dell’abitazione degli italiani all’estero! Ed oggi i primi a lamentarsi che i benefici per IMU/TASI/TARI siano limitati ai soli pensionati sono proprio gli elettori del centrodestra.

Ma, a proposito di promesse, anche in questa campagna elettorale per il 4 marzo non mancano certamente, anzi direi che siamo in over dose poiché da parte dei vari partiti è in atto una vera e propria gara a chi promette di più, con l’unica eccezione del morigerato PD che preferisce invece rimarcare quanto fatto in questa legislatura rispetto al “faremo” nella prossima. Infatti da parte dei partiti, che ambiscono a sostituire l’attuale maggioranza di governo, piovono a dirotto promesse i cui costi, peraltro, sono per lo più insostenibili per le casse dello Stato. In poche parole siamo di fronte alle classiche promesse da marinaio come quando, prima del 4 dicembre 2016, accusando di ogni nefandezza la Riforma costituzionale voluta dal governo Renzi, si prometteva che, una volta bocciato il referendum, in quattro e quattrotto, il parlamento avrebbe provveduto a fare una nuova e migliore riforma costituzionale come pure una nuova legge elettorale che avrebbe consentito una più ampia e più democratica rappresentanza in parlamento del popolo italiano.

Ebbene nel referendum i NO vinsero, dopo di che (secondo l’antico adagio “passata la festa, gabbato lo santo”) nessuno ha più parlato di Riforma costituzionale ed, oggi, ci ritroviamo a dover votare con una nuova legge elettorale, sollecitata dal Presidente Mattarella, partorita faticosamente e frettolosamente, in “zona cesarini”, da una maggioranza eterogenea del parlamento e frutto di mille compromessi: il tanto criticato “Rosatellum”. Una nuova legge elettorale che, secondo un’opinione diffusa, non consentirà a nessuno tra i contendenti in campo di ottenere una maggioranza per governare il Paese, con il risultato di avere un futuro governo sostenuto da una maggioranza disomogenea e quindi molto debole, oppure di dover tornare nuovamente alle urne. Una alternativa (padella o brace, la cui responsabilità è da addebitare unicamente ai fautori del NO al referendum del 4 dicembre 2016) che, comunque, metterà a serio rischio la ripresa in atto, sia pur lenta, che sta vivendo oggi l’Italia con un possibile ritorno alla drammatica situazione economica del 2011.

Tocchiamo ferro ed auspichiamo che l’elettorato - in Italia e nella Circoscrizione Estero - preferisca il così detto “usato sicuro” al rischio di un ritorno al passato remoto o del nuovo che, finora, ha dimostrato di essere solo molto, ma molto, presuntuoso" (22/02/2018-ITL/ITNET)

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