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ITALIANI ALL'ESTERO - BREXIT - STASI ( GIA' SEGRET.PD LONDRA): "ACCORDO DI PRINCIPIO SODDISFACENTE. RICONOSCE MANTENIMENTO DIRITTI CITTADINANZA LEGISLAZIONE UE... VERO ACCORDO DA FUTURE NEGOZIAZIONI"

(2017-12-08)

  "Dopo settimane di serrati negoziati, Regno Unito e Commissione UE annunciano un accordo di divorzio a tutela di figli, patrimonio e quant'altro, almeno apparentemente"  Così Roberto Stasi, già Segretario PD Londra, in un suo articolo pubblicato su Huffingtonpost.

"Un accordo, ancora a oggi non proprio scritto nel dettaglio, ma un accordo di principio, visto che le singole questioni e il loro trattamento saranno oggetto di ulteriori e costanti negoziazioni lungo tutto il prossimo anno fino alla data ufficiale di recesso dall'Unione Europea, il 29 marzo 2019" stigmatizza Stasi, che fa presente:
"Come in tutti i divorzi, le questioni principali sono i figli, e la loro tutela, e le finanze, ovvero quanto una parte riconosce all'altra. Tuttavia, in questo, una parte dovrebbe avere una colpa maggiore, visto che ha deciso liberamente di abbandonare il tetto coniugale"
Ecco "I figli di questo divorzio sono i cittadini europei, ovvero i britannici che vivono in Europa, circa 1.2 milioni, e i cittadini europei che risiedono nel Regno Unito, oltre 3 milioni"

E "La protezione dei loro diritti e la possibilità di continuare a goderli anche dopo il divorzio, sono stati fin da subito il cardine della questione. Milioni di persone che da un giorno all'altro vedono il loro status giuridico modificarsi e con questo rimettere in discussioni scelte e condizioni di vita."

Ebbene, fa presente Stasi "Come in ogni divorzio, un po' conflittuale, i figli sono l'oggetto del contendere e sono spesso utiulizzati come minaccia dalle parti. In questo divorzio, il rischio che i cittadini fossero ostaggio delle parti e merce di scambio, soprattutto della parte inglese è stato fin da subito evidente. La reticenza del Governo inglese ad assicurare, fin da subito, il riconoscimento unilaterale dei diritti dei cittadini europei e il loro mantenimento dopo l'uscita del Regno Unito dall'Unione Europea, ha complicato fin da subito le relazioni tra le parti, portando a tensioni inutili e a notevoli ritardi nella negoziazione. Da parte Europea, invece, vi è stata fin da subito la consapevolezza che la protezione dei diritti dei cittadini fosse questione ineludibile per poter poi affrontare ogni altro oggetto del negoziato."

In buona sostanza, riassume Stasi "Il compromesso che si raggiunge dopo quasi un anno e mezzo dal referendum, è complessivamente soddisfacente: si certifica così il riconoscimento, il mantenimento reciproco dei diritti di cittadinanza derivanti dalla legislazione europea per i cittadini europei nel Regno Unito e per i cittadini inglesi in Europa, nell'esercizio del diritto di libero movimento e in base alle scelte di vita fatte fino alla data di uscita del Regno Unito dall'Unione Europea. A questo si aggiungerà un periodo transitorio che permetterà di completare alcune procedure per il riconoscimento del diritto di residenza permanente, per i singoli e per le famiglie, nonché la facilitazione dei ricongiungimenti familiari e della conservazione di un diritto di mobilità dopo l'uscita.

È un passo considerevole, un riconoscimento pieno della cittadinanza europea di fatto in un ordinamento che sarà extraeuropeo. Questo permetterà di avere una maggiore tranquillità per i cittadini europei e inglesi toccati dalla Brexit e che in questi mesi, in maniera volontaria ed organizzata, hanno fatto sentire la loro forte voce sia nelle istituzioni comunitarie e dei loro paesi di origine sia nelle istituzione inglesi."

D'altra parte, evidenzia Stasi "Sebbene vi sia un riconoscimento della continuità dei diritti di cittadinanza, questo è comunque un compromesso e stare fuori dall'Unione Europea significa che i cittadini europei nel Regno Unito e reciprocamente gli inglesi in europa, saranno sottoposti alla legislazione d'immigrazione dei paesi di residenza, con qualche tutela maggiore. Proprio queste tutele, proprio tutto il processo di transizione da uno status all'altro sarà ancora oggetto di negoziazioni per tutto il prossimo anno; negoziazioni che dovranno entrare nei casi più specifici, definire la burocrazia e le procedure che gli stati dovranno seguire, sistemi di sorveglianza sul rispetto dei diritti e sulla corretta implementazione degli accordi. E qui parliamo solo dei diritti dei cittadini, un mondo variegate e vastissimo già di suo, ma c'è ancora tutto il resto, dall'economia all'industria, all'ambiente all'agricoltura, e tanto tanto altro che dovrà essere negoziato...

Ma se il divorzio sembra fatto, almeno nelle intenzioni e sulle questioni più impellenti, ovvero diritti dei cittadini, compensazioni finanziare e questione della frontiera tra Regno Unito (Irlanda del Nord) e Irlanda, le future relazioni tra le parti sono ancora tutte da definire, vista la confusione del Governo inglese nel rappresentare il modello di rapporto che si vorrebbe con l'Unione Europea."

Per cui commenta l'esponente della comunità italiana nel Regno Unito "La Brexit non è ancora iniziata di fatto, tutto è ancora all'inizio di complesse negoziazioni senza precedenti. E se il divorzio è fatto, in principio, le future relazioni sono il completamento dello stesso, anzi saranno il vero accordo che permetterà o meno al divorzio di funzionare, senza recriminazioni e senza dispute future, che costerebbero a entrambe le parti davvero tanto e per tanto tempo.

In un'Europa ancora incerta politicamente e una May sempre più debole, il 2018 sarà tutto in salita, perché la Brexit non è solo "un fatto inglese", ma l'evento politico storico per l'intera Unione Europea e per la sua sopravvivenza.

Per parafrasare il nostro più noto rivoluzionario risorgimentale: "Qui si fa la vera Unione Europea, o si muore". conclude Roberto Stasi. (08/12/2017-ITL/ITNET)

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