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CULTURA ITALIANA NEL MONDO - GERMANIA - INAUGURATA A WOLFSBURG MOSTRA "COLLETTIVO BAI" A CURA ASSOCIAZIONE "creARTE" PRESIEDUTA DA S. GURRIERI AGENZIA CONSOLARE E COMUNE WOLFSBURG.

(2017-12-06)

È stata inaugurata a Wolfsburg una interessante mostra d’arte figurativa coordinata dall’Associazione “creARTE”, dall’Agenzia Consolare d’Italia con l’Ufficio Culturale della stessa Città, e patrocinata anche dal Comune di Comiso (Ragusa), in Sicilia, luogo di origine dei dieci artisti che compongono il gruppo denominato “Collettivo BAI” (Bottega d’Arte Ippari), nome dato da Eugenio Giannì, Estetologo e Teorico dell’Arte che, come Giombattista Corallo, Scrittore e Critico d’Arte, ha firmato un testo in catalogo.

Ippari è il nome dell’antico fiume che, dalle sorgenti situate ai piedi dei Monti Iblei, arrivava con la sua foce nella città greca di Kamarina, simbolo delle Comunità del territorio attraversato, in età moderna ridotto a ruscello e, ai nostri giorni, quasi completamente scomparso.

Dopo il saluto del presidente di creARTE Silvestro Gurrieri, sono intervenuti la Dr. Barbara Tarullo Agente Consolare e la signora Ottimofiore responsabile dell’Agenzia culturale
Corallo, all’inaugurazione, ha presentato artisti e opere e ha messo in evidenza il secolare rapporto tra i due Paesi, Germania e Italia, contatti che hanno portato l’Arte ai risultati assoluti che ben conosciamo. Giotto, Brunelleschi, Raffaello, Leonardo, Michelangelo e tantissimi altri hanno operato in parallelo con Grünewald, gli Holbein, Durer e altri ancora; l’Espressionismo Tedesco degli inizi del XX secolo è subentrato all’Impressionismo Francese e ha aperto nuove strade alla figurazione così come il Futurismo Italiano. Successivamente nei primi anni Venti del Novecento la Psicologia della Gestalt e dopo il Bauhaus, hanno favorito la nascita di altre teorie dell’Arte e una nuova visione delle problematiche estetiche e del Design contemporaneo. Due Nazioni “gemelle” nella cultura figurativa che hanno intrecciato le loro sorti dando un apporto determinante alla nascita e allo sviluppo dell’Arte Contemporanea.

Il “gruppo” composto da sei scultori: Vittorio Balcone, Giovanni Di Nicola, Luigi Galofaro, Elio Licata, Michele Licata, Giuseppe Salafia, e da quattro pittori: Atanasio Giuseppe Elia, Rosario Lo Turco, Raffaele Romano, Gesualdo Spampinato, artisti che da giovanissimi hanno costituito un importante “sodalizio” artistico lavorando a stretto contatto, ognuno con la sua particolare personalità, per portare avanti un discorso di notevole spessore creativo, mantenendo stretto il rapporto che li univa idealmente anche quando, per motivi di studio o di lavoro, si sono allontanati dalla loro Terra per continuare ad approfondire i termini delle già notevoli conoscenze e produzioni, esportate, in Italia e anche fuori, con le attività di insegnamento nelle scuole e nell’azione diretta della vita artistica. Una vera storia d’arte e di amicizia che dura da un sessantennio.

Partendo dalle fortunate esperienze dei Movimenti del XX secolo, queste personalità, hanno saputo e sanno oggi sperimentare sempre linguaggi nuovi ed autonomi in una ricerca senza soluzione di continuità imponendosi all’attenzione del pubblico e della critica, ai massimi livelli, portando in Italia e nel Mondo i segni e le testimonianze della cultura figurativa iblea e, specificatamente, “comisana” frutto della eccezionalità creativa e operosità che distingue il carattere di questa Gente.

In particolare si coglie, nelle opere dei “Nostri”, oltre alla vivace e indispensabile fantasia e una inarrestabile vena creativa, una preparazione tecnica di immensa portata, una manualità oggi non sempre riscontrabile nel fare artistico, che ci riporta all’antica tradizione “artigianale”, alla perfetta conoscenza del materiale e del medium necessario per dominarlo e plasmarlo. Il marmo, la pietra, i metalli, il legno, i colori, si piegano alla volontà e al deciso intervento della mano dell’artista e ci riportano indietro nel tempo, alla greca Tèchnè, alla latina Ars, all’antico termine tedesco Kunst che caratterizzavano le cosiddette Arti Meccaniche ma che sono qui intese come capacità che permettono di portare avanti un discorso creativo fino a raggiungere un valore poetico, lo stesso che connotava le rinascimentali Arti Liberali (Die freien Künste) con un valore aggiunto: espressione- comunicazione che dal Romanticismo Storico ottocentesco fino a oggi sono alla base del fare artistico.
E il Collettivo BAI ne dà una chiara e inequivocabile dimostrazione presentando in questa mostra in “Terra di Germania”, la sua più recente produzione che reca i segni tangibili di una ulteriore e naturale evoluzione dei vari linguaggi espressivi.

A Wolfsburg arriva, infatti, dopo un grande impegno espositivo itinerante che, partendo da Comiso nell’Ottobre del 2006, ha portato le loro opere in numerosissime città siciliane e del territorio continentale italiano, ospitate in antichi, storici e significativi luoghi di cultura, attraversando l’Italia dal profondo Sud fino all’estremo nord di Gorizia nei quali ha indistintamente riscosso un enorme e meritato consenso di pubblico e di critica.

L’esposizione rimarrà aperta al pubblico fino al 20 Gennaio 2018. (06/12/2017-ITL/ITNET)

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