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DONNE - MATERNITA' : SARDEGNA E BASILICATA DETENGONO IL PRIMATO DELLA POSTCIPAZIONE DELLA MATERNITA' (32,5 ANNI). RUMENE AL I° POSTO PER NUMERO DI FIGLI

(2017-11-28)

Nel 2016 le residenti in Italia hanno avuto in media 1,34 figli per donna, un valore in linea con la diminuzione in atto dal 2010, anno in cui si è registrato il massimo di 1,46 figli per donna.
Per le italiane l’indicatore scende di 1,26 figli per donna, mentre ammonta a 1,97 per le donne straniere. Lo dice oggi l’Istat che ha pubblicato il Report “Natalità e fecondità della popolazione residente”.  L’analisi nel tempo e sul territorio conferma l’avvicinamento dei livelli di fecondità tra le ripartizioni, in particolare tra il Centro (1,31 figli per donna) e il Mezzogiorno (1,29 circa nel 2016).

L’indicatore di fecondità è più elevato per le residenti nelle Province Autonome di Bolzano e Trento (rispettivamente 1,76 e 1,52 figli per donna), seguite dalla Lombardia (1,42). Le differenze territoriali nella fecondità totale sono spiegate dal diverso contributo delle donne straniere: al Nord l’impatto è più rilevante grazie alla loro maggiore presenza e alla loro maggiore propensione ad avere figli. I livelli più elevati della fecondità delle donne straniere si registrano, infatti, tra le residenti al Nord (circa 2,09 figli per donna contro 1,26 per le italiane). Hanno in media un numero più contenuto di figli le straniere che risiedono al Centro e al Sud (rispettivamente 1,76 e 1,81 figli per donna).

I tassi di fecondità delle donne italiane mostrano invece – spiega l’Istat - una minore variabilità sul territorio: il più elevato numero medio di figli per donna si registra nella Provincia autonoma di Bolzano (1,67) tra le regioni del Nord, nel Lazio (1,29) tra quelle del Centro e in Campania (1,33) e Sicilia (1,30) tra quelle del Mezzogiorno. Si tratta comunque di livelli bassissimi. Ad eccezione dell’Abruzzo, in tutte le regioni del Mezzogiorno la fecondità delle donne italiane è anche inferiore ai valori osservati nel 1995, anno di minimo assoluto della fecondità per il nostro Paese (1,19 figli per donna).

L’evoluzione della fecondità di periodo è fortemente condizionata dalle variazioni nella cadenza delle nascite rispetto all’età delle donne. L’aumento del numero medio di figli per donna registrato tra il minimo del 1995 e il 2010 si è verificato nei territori interessati dal recupero delle nascite precedentemente rinviate da parte delle donne di cittadinanza italiana e dove la presenza straniera è più stabile e radicata (quindi più nati stranieri o con almeno un genitore straniero). Ciò è accaduto, in particolare, nelle regioni del Nord e del Centro mentre nel Mezzogiorno è proseguito il fenomeno della denatalità a causa della posticipazione delle nascite, ancora in atto da parte delle cittadine italiane, non compensata dalla quota, modesta in questa area, di nascite di bambini con almeno un genitore straniero.

Il dispiegarsi degli effetti sociali della crisi economica ha agito – scrive ancora l’Istituto di ricerca - direttamente sulla cadenza delle nascite. Le donne residenti in Italia hanno accentuato il rinvio dell’esperienza riproduttiva verso età sempre più avanzate; rispetto al 1995, l’età media al parto aumenta di quasi due anni, arrivando a 31,8 anni; anche l’età media alla nascita del primo figlio cresce arrivando a 31 anni nel 2016 (quasi tre anni in più rispetto al 1995).

Le regioni del Centro sono quelle che presentano il calendario più posticipato (32,1 anni). Tra le regioni, Sardegna e Basilicata sono quelle che detengono il primato italiano della posticipazione (32,5 anni).
Confrontando i tassi di fecondità per età del 1995, del 2010 (solo italiane) e del 2016 (italiane e totale residenti) si osserva lo spostamento della fecondità verso età più mature  Si hanno, per il complesso delle donne residenti, tassi di fecondità più elevati nelle età superiori a 30 anni, mentre nelle donne più giovani si continua a riscontrare una diminuzione dei livelli di fecondità. Questo fenomeno è ancora più accentuato considerando le sole cittadine italiane.

Considerando la cittadinanza delle madri, al primo posto per numero di figli iscritti in anagrafe si confermano le donne rumene (19.147 nati nel 2016), seguite da marocchine (11.657) e albanesi (8.961), che coprono il 42,7% delle nascite da madri straniere residenti in Italia La distribuzione delle cittadinanze dei genitori per tipologia di coppia rivela l’elevata propensione a formare una famiglia con figli tra concittadini (omogamia) delle comunità maghrebine, cinesi e, più in generale, di tutte le comunità asiatiche e africane.

All’opposto le donne ucraine, polacche, moldave, russe e cubane mostrano un’accentuata propensione ad avere figli con partner italiani più che con connazionali. E’ quanto si legge nel Report Istat su “Natalità e fecondità della popolazione residente” diffuso oggi.(28/11/2017-ITL/ITNET)

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