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ANZIANI E PENSIONATI ITALIANI NEL MONDO - DALL'OCSE "L'ITALIA UN PAESE PER VECCHI...ED IN FUTURO L'ULTERIORE INVECCHIAMENTO FARA' CRESCERE LE DISUGUAGLIANZE A SCAPITO DEI GIOVANI"

(2017-10-18)

L’Ocse definisce nel suo ultimo report " Prevenire l'invecchiamento in modo uniforme "  l’Italia un Paese per vecchi e secondo i dati dell'Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico - nulla di nuovo sotto il sole, in verita' - affermano che sarà abitato da un numero ben piu' alto di anziani nei prossimi anni. Ma aggiunge anche che l'invecchiamento della popolazione farà crescere le disuguaglianze a scapito delle nuove generazioni. (http://www.oecd.org/fr/presse/les-jeunes-generations-seront-durement-touchees-par-le-vieillissement-demographique-et-la-montee-des-inegalites.htm).

Nel 2050 è previsto che ogni 100 persone tra i 20 e i 64 anni, altre 74 saranno di età superiore ai 65. Oltretutto i redditi di chi ha tra i 60 e i 64 anni in Italia negli ultimi 30 anni sono cresciuti in media del 25% in più rispetto alla fascia di età tra i 30 e i 34 anni.

Nel rapporto pubblicato dall'Ocse - "Preventing Ageing Unequally" - si segnala inoltre che i giovani italiani sempre di più sono intrappolati in lavori 'non standard' e trovano difficoltà ad avere un lavoro stabile nel mercato.

Il tasso di occupazione tra le persone tra i 55 e i 64 anni è invece cresciuto di 23 punti tra il 2000 e il 2016, a fronte di un calo di 11 punti fra i giovani. E inoltre i redditi di coloro che hanno tra 60 e 64 anni, negli ultimi 30 anni sono cresciuti del 25% in più rispetto alla fascia di età 30-34 anni.

Inoltre il Report sottolinea che serve una maggiore assistenza all’infanzia:, con “un approccio politico globale per l'Italia dovrebbe partire dal fornire una buona e conveniente qualità di assistenza all'infanzia e il miglioramento delle opportunità educative dei bambini appartenenti ai gruppi socioeconomici svantaggiati. Questo darà inoltre alle donne la possibilità di partecipare alla mercato del lavoro”.

Nel contempo, devono essere adottate misure “per promuovere un buon inizio della vita lavorativa assicurando una transizione 'morbida' dalla scuola al lavoro, limitare l'impatto della perdita del lavoro e combattere la disoccupazione a lungo termine”.
La povertà relativa in Italia è cresciuta per le generazioni giovani mentre è diminuita per gli anziani. Mentre il tasso di occupazione per la fascia 55-64 anni è salito di 23 punti tra il 2000 e il 2016 per i giovani è diminuito di 11 punti.

Sono cresciuti i divari tra i lavoratori con livelli di istruzione. E al fine di garantire una pensione decente – evidenzia l’Ocse – “sarà particolarmente difficile per i lavoratori a più basso livello di istruzione, che hanno meno probabilità di lavorare in età avanzata, e per le donne, perché molte di loro usciranno dal mercato del lavoro per prendersi cura dei propri parenti”.(18/10/2017-ITL/ITNET)

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