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DONNE - EMIGRAZIONE SARDA: DALLE MINIERE DEL SULCIS IGLESIENTE AI BACINI CARBONIFERI DELLA VALLONIA NELLA NARRAZIONE AL FEMMINILE DEL DOCUMENTARIO DI CARMINA CONTE E PAOLO CARBONI

(2017-08-04)

  La tragedia della miniera di Marcinelle e delle tante tragedie che si sono consumate in Belgio ma anche in tanti altri siti carboniferi nel mondo dove anche gli italiani hanno dato il loro tragico contributo di vittime, è in questi giorni, come ogni anno, al centro dell'attenzione in occasione della Giornata (8 agosto) dedicata al Lavoro Italiano nel mondo, che nel drammatico epilogo del Bois du Cazier ha avuto i suoi natali.

Una memoria, tuttavia, sempre presente nei luoghi da cui partirono migliaia e migliaia di italiani, dalle terre del Sulcis Iglesiente in Sardegna a quelle di Manoppello, il paesino della provincia di Pescara dal quale sono partiti numerosi i minatori morti nel disastro della miniera di carbone belga. Sicchè a Bacu Abis (uno dei paesini del Sulcis) come a Manoppello il ritorno degli emigrati e dei loro figli diviene occasione per onorare la memoria di quanti hanno vissuto la vita e le tragedie dei minatori, ma anche delle loro famiglie.

Ed è proprio l'attenzione alle famiglie dei minatori ed in special modo delle donne che li accompagnarono in quella difficile esperienza di vita che in questi anni si sta guardando con maggiore attenzione.  Fra queste da segnalare un documentario  “Le Spose del Grande  Hornu” di Paolo Carboni e Carmina Conte, che verrà presentato in anteprima assoluta lunedì 7 agosto, a Bacu Abis (una frazione di Carbonia) in Piazza dei Minatori.

Sardo Paolo Carbone, il giornalista; sarda per decenni di permanenza nei quali ha abbracciato cultura e tradizioni sarde, facendosene testimone e promotrice,  la giornalista Carmina Conte, originaria di Carbonia l'ex parlamentare  Giovanna Corda, vicesindaco di Boussu-Hornu,che ha contribuito alla indagine documentaristica. Tutti presente alla presentazione del filmato  nell'ambito della due giorni dal titolo “Bacu Abis – Un Tuffo nel passato” (4 e 7 agosto) organizzata dalla Società Umanitaria”.

Il film-documentario  è ambientato tra il bacino carbonifero del Sulcis Iglesiente, la Grande Miniera di Serbariu, a Carbonia, e quello del Borinage e della Vallonia in Belgio, nell’area del Grand-Hornu, comune di Boussu-Hornu, già centro direzionale delle miniere di carbone, oggi Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco, racconta la vita e la storia degli emigrati italiani che negli anni ’50 arrivarono in migliaia - e fra questi i minatori sardi -
attratti  dal miraggio di una vita migliore, nell'ambito degli accordi sottoscritti dal governo italiano nel dopoguerra. Un progetto che punta alla narrazione degli avvenimenti in un'ottica al femminile di spose, vedove e figlie dei minatori, che nel 2009  gli è valsa una  menzione Speciale al Concorso Nazionale “STORIE DI EMIGRATI SARDI”, indetto dalla FASI, la Federazione delle Associazioni Sarde in Italia,  in collaborazione con la Regione Sarda e la Società Umanitaria-Cineteca Sarda.(04/08/2017-ITL/ITNET)

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