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DIRITTI DEI CITTADINI - TERZO SETTORE - ASSESSORE AL SOCIALE, “IL NUOVO CODICE TOGLIE AUTONOMIA E RISORSE AL VOLONTARIATO – ECCO PERCHÉ LA REGIONE VENETO È CONTRARIA”

(2017-06-22)

  “Evidentemente i colleghi consiglieri conoscono poco la realtà veneta dell’associazionismo e del volontariato, se imputano a ostracismo ideologico la posizione contraria che la Regione Veneto  assunto, in seno alla Conferenza delle regioni, al nuovo codice del Terzo settore”. Così l’assessore al Sociale della Regione Veneto replica alle critiche mosse dai consiglieri regionali del Pd.

“Ho votato no all’intesa, su mandato della Giunta regionale, per serietà e coerenza con la linea di condotta del Veneto, a riconoscimento del valore del volontariato locale – dichiara l’assessore -  Il decreto legislativo proposto dal Governo, se applicato così com’è, priverebbe il Veneto di ogni voce in capitolo nella gestione dei fondi delle fondazioni bancarie destinati al volontariato, ridurrebbe il numero e l’autonomia degli attuali 7 centri di servizio. In sintesi, il nuovo codice governativo tradisce le specificità territoriali e impoverisce il volontariato veneto”.

Entrando nel merito della nuova disciplina del terzo settore, la Regione Veneto contesta l’accentramento delle risorse e della gestione, l’azzeramento dell’autonomia regionale. “Oggi i fondi delle fondazioni bancarie, destinati agli attuali sette Centri di servizio per il volontariato, ammontano a 4 milioni di euro di risorse accantonate e mezzo milione di euro erogati ogni anno e sono amministrati da un Comitato di gestione, organismo a carattere regionale, tra i cui membri risulta anche il presidente della Regione o suo delegato – spiega l’assessore - Con la proposta del Governo si avrebbe un Fondo unico nazionale che assorbirebbe tutte le risorse prodotte dalle fondazioni bancarie di ciascuna regione, gestito da un  organismo nazionale di controllo che ripartirebbe le risorse ai Centro di servizio di volontariato in base “ad esigenze di perequazione territoriale” (non ben definite…)”.
“Inoltre – prosegue l’assessore - i criteri previsti per l’accreditamento dei Centri servizi per il volontariato da parte dell’Organismo Nazionale di Controllo (un Centro servizi per ogni città metropolitana e per ogni milione di abitanti) non consentirebbero più di avere un Centro di servizio per ogni provincia, come invece voluto dal legislatore regionale con L.R. 1/1995”.

Anche nella definizione della geografia degli Uffici territoriali dell’Organismo Nazionale di Controllo, privi di autonomia, il Veneto finisce penalizzato: “Nell’ultima versione del decreto – osserva l’assessore - una regione come la nostra che conta 5 milioni di abitanti e oltre un milione di volontari è accorpata al Friuli Venezia Giulia, mentre ci sono regioni come la Liguria, la Calabria o la provincia autonoma di Trento (400 mila abitanti e nessun centro di servizio per il volontariato) che hanno acquisito un proprio ambito territoriale.

Il decreto governativo si è spinto ben oltre le indicazioni della legge ( L.106/2016) – riassume l’assessore – che all’ art. 5 comma 1 lett. F) prevede la gestione dei centri di servizio  per il volontariato attraverso organismi regionali o sovraregionali, tra loro coordinati sul piano nazionale e non un sistema quale quello delineato dallo schema di Decreto: un organismo nazionale di controllo, che accentra le competenze previste per gli organismi regionali o sovraregionali (tra cui l’attribuzione delle risorse finanziarie ai CSV),  e uffici territoriali dell’organismo nazionale di controllo, che non rispecchiano la geografia nazionale e sviliscono il ruolo delle regioni e delle loro specificità territoriali.

“Una contraddizione, questa, ben presenta agli stessi parlamentari del Pd – annota l’assessore veneto – visto che l’on. Donata Lenzi, capogruppo PD, che ha collaborato alla stesura della legge 106, in una recentissima nota alle rappresentanze nazionali dei CSV e al sottosegretario Bobba, evidenzia come “il dettato del decreto tradisca la volontà espressa nella legge delega” e invita a “chiederVi dove nel testo originario sia previsto lo spostamento decisionale solo sul livello nazionale, l’espulsione delle associazioni del territorio da ogni livello decisionale, la drastica diminuzione del coinvolgimento di Regioni e Comuni.” Tanto che gli stessi rappresentanti pd delle Regioni Piemonte ed Emilia Romagna in Conferenza delle Regioni, hanno condiviso pubblicamente le preoccupazioni espresse dal Veneto, ma poi, per evidenti ragioni di allineamento politico, hanno approvato il decreto governativo.

“Quanto ai finanziamenti regionali – conclude l’assessore -  se da un lato non sono più stati previsti contributi per l’attività ordinaria delle singole associazioni di cui alla L.R.40/93, che parcellizzavano  le esigue risorse di cui il sociale dispone, dall’altro si sono incentivate sinergie diffuse e finanziati specifici progetti a carattere regionale che vedono coinvolte le associazioni e le loro reti in azioni solidali, come la gestione degli empori e il Servizio di trasposto e accompagnamento gratuito per le persone in difficoltà”. ha concluso l'assessore (22/06/2017-ITL/ITNET)


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