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DONNE - VIOLENZA - CONSIGLIERE DI PARITA' ITALIANE ADERISCONO AL MOVIMENTO "NI UNA MENOS" NATO IN ARGENTINA E DIFFUSOSI IN 22 PAESI PER DIRE NO ALLA VIOLENZA

(2017-02-15)

  La Conferenza delle consigliere di Parità - coordinata dalla consigliera nazionale Franca Cipriani - aderisce ai contenuti dell’appello del movimento “Ni Una Menos” (non una di meno) che, nato in Argentina, ha contaminato 22 paesi e tante associazioni e movimenti per dire NO alla violenza maschile sulle donne l’8 marzo prossimo.

Le consigliere di Parità pensano che la violenza sia un problema strutturale della società e che le sue radici siano nelle discriminazioni di genere in una molteplicità di ambiti ed in particolare in quello del lavoro di cui loro sono le garanti in qualità di pubblici ufficiali: disparità salariale, segregazione formativa, sfruttamento delle donne nel lavoro nero, forte presenza di stereotipi culturali che continuano a determinare disparità di genere nella ripartizione delle responsabilità professionali e familiari, nelle molestie sessuali sui luoghi di lavoro, nel ricatto della precarietà.

Per questo motivo, proprio perché soggetti istituzionali, le consigliere pur ribadendo il valore della differenza, danno valore alla categoria dell’uguaglianza a garanzia di una pratica tra soggetti differenti, e nella consapevolezza che l’empowerment delle donne è fattore di sviluppo per la società e per l’economia.

In questi anni le consigliere hanno ascoltato tante donne vittime di discriminazione a seguito di maternità o per molestie sessuali o per avanzamento di carriera o per lavoro nero, supportandole anche nelle azioni in giudizio, ma nello stesso tempo hanno avviato azioni positive importanti nell’ambito della conciliazione vita lavoro, dell’imprenditoria femminile, della rimotivazione al lavoro dopo i percorsi di violenza, di formazione sui temi delle molestie sessuali e violenza sui luoghi di lavoro.

Il ruolo delle consigliere comprende anche, obbligatoriamente, l’elaborazione dei rapporti che le aziende con più di 100 dipendenti redigono ogni due anni e hanno lavorato con le stesse affinché il tema della contrattazione decentrata, del welfare aziendale e della conciliazione vita lavoro cominciasse a diventare prassi. Certo c’è ancora moltissimo da fare perché l’Italia è fanalino di coda sia per l’occupazione femminile, soprattutto al Sud, sia per la natalità.

Ritengono, pertanto, che la risoluzione europea sulla “Creazione di condizioni del mercato del lavoro favorevoli all’equilibrio tra vita privata e vita professionale”, approvata il 13 settembre scorso e di cui si sono occupate in un confronto nazionale in quanto oggetto di un approfondimento e riflessione fra tutte le consigliere, dovrà essere per tutte, ma soprattutto per il Governo, una linea da seguire per migliorare le condizioni di vita e di lavoro delle donne e degli uomini.

Le consigliere prendono atto di alcune importanti innovazioni contenute nelle ultime leggi di stabilità del 2016 e del 2017 in riferimento a detassazione della produttività per misure di welfare aziendale e conciliazione via lavoro, ai giorni di congedo per le donne vittime di violenza, ai voucher asili nido, ai voucher baby sitter, al bonus Mamma domani, ecc., ma proprio perché dislocate su tutto il territorio nazionale, e quindi importante risorsa e fonte di conoscenza dei problemi reali delle donne, chiedono una politica meno frammentata che abbia come obiettivo il perseguimento della realizzazione dei contenuti della risoluzione europea: intensificare l'impegno in materia di work-life balance per incrementare la partecipazione delle donne al mercato del lavoro; modernizzare il mercato del lavoro, in particolare “concentrarsi sulle forme innovative di organizzazione nel luogo di lavoro e bilanciare le esigenze di donne e uomini di trovare un equilibrio tra vita privata e vita professionale con gli obiettivi di produttività/redditività delle imprese”, tenendo sempre salde le tutele; spingere verso una maggior condivisione dei compiti familiari e di cura che variano nel corso della vita, anche aumentando il congedo di paternità obbligatorio; investire in servizi idonei e norme specifiche (nidi e professionisti di qualità sono fondamentali) che portino vantaggi e ricadute positive anche sui bambini e sulla qualità del loro percorso di crescita, maturazione e sviluppo cognitivo; rimuovere le discriminazioni di genere nel mondo del lavoro, anche attraverso una maggiore valorizzazione delle consigliere di parità al fine di rafforzarne il ruolo e l’indipendenza (Dir. 54/2006 e risoluzione europea artt. 15 e 18). (15/02/2017-ITL/ITNET)


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