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PATRONATI ITALIANI NEL MONDO - MOBILITA', FRONTALIERI IN SVIZZERA- PICCININI(PRES.INCA CGIL):"EFFETTI REFERENDUM SVIZZERA ULTIMO SU SCIA ALCUNI PAESI UE. DA CES POLITICA PIU' CORAGGIOSA"

(2016-09-29)

  Il risultato del Referendum in Svizzera che ha registrato l'adesione alla proposta dell'UDC di privilegiare a i lavoratori autoctoni  rispetto agli altri lavoratori, fra i quali i frontalieri italiani,  seppure non potrà avere - come molti affermano - alcun effetto in ambito confederale, crea di certo una clima poco favorevole ad una pacifica convivenza con i frontalieri italiani.  Un segmento non di poco conto che registra oltre 62.000 lavoratori per lo più lombardi, molti dei quali artigiani specializzati, che trovano oltrefrontiera opportunità in un mercato ancora florido, sebbene la crisi abbia cominciato a mordere anche l'economia svizzera.

  Per Morena Piccinini, Presidente del Patronato INCA CGIL, "non si tratta, purtroppo, di una novità. Non è molto tempo, infatti, che in un altro referendum - questa volta a livello confederale - gli svizzeri si siano pronunciati sull'accoglienza o meno degli stranieri" Dunque, "si tratta di una presa di posizione non di oggi  in Canton Ticino".  Di qui l'invito della Presidente Piccinini ad analizzare bene cosa ci sia dietro il voto".

"Un voto che esprime un clima di grande paura e che si sta generando in tutta Europa" afferma soffermandosi sulle sue motivazioni  "Se in tutta Europa si fanno erigere muri e si  impedisce agli immigrati di entrare, fino al punto di prevedere premi ai paesi che riescono a contenere lo spostamento di migranti,  questo vuol dire che si sta vivendo una degenerazione politica, culturale e sociale, della quale la rappresentanza politica porta una grandissima responsabilità nell'aver alimentato questa paura. Una paura che naturalmente si riverbera poi sulla condizione delle singole persone nel momento in cui esprimono il voto." 

Per la Presidente del Patronato INCA CGIL "Dobbiamo essere tutti consapevoli che una politica di questo genere è senza prospettive, perchè non è sbagliata solo per i migranti, ma lo è  per l'intero paese. Il Canton Ticino - fa presente -  è ricco solo perché si è avvalso delle decine di migliaia di lavoratori che tutti i giorni partono dall'Italia, varcano la frontiera e vanno a lavorare in quel Cantone".
E lavorano, fa notare, "spesso anche in condizioni contrattuali inferiori rispetto a quelle riservate ai lavoratori locali.  Dunque, la ricchezza di quel paese è stata costruita in larghissima misura dai migranti"

Ebbene su questi aspetti "bisogna ricostruire cultura e serietà. Se si evoca la paura dell'invasione, questa proviene dalla dimensione della politica, che genera un voto di reazione, anche se poi si rappresenta  come voto sostenuto dalle forze politiche più xenofobe".
"E' evidente  - afferma Piccnini - che  è importante dire che non potrà e non dovrà avere effetto quel risultato, quando si sa che le persone sono state indotte ad esprimere questo voto, ma ci si deve chiedere come agire non soltanto dicendo che non è applicabile, ma cercando di costruire un clima di cultura, di socialità di tipo diverso". Eppure, per la Presidente del Patronato INCA si tratta di un tema troppo sottovalutato."
I motivi ?  Da un lato l'emergenza, laddove gli arrivi dei profughi sono mal gestiti; dall'altro lato la quotidianità ed una ricchezza del paese gestita altrettanto male. Ne è prova - stigmatizza la Presidente dell'INCA -  anche il nostro paese sulla gestione dei permessi di soggiorno."

Per questo motivo - aggiunge - io sono molto preoccupata per come intere società stanno reagendo. Se si è abbandonata l'idea di ricostruire cultura.
Se non riusciamo a capire  che è nell'interesse dell'insieme dei paesi e nell'interesse nostro avere  un clima di integrazione e convivenza e collaborazione anche sul piano economico per il contributo che danno i migranti, ci si chiuderà sempre di più in un recinto sempre più stretto. E non basterà chiudere le frontiere, perché diventeremo ancora più egoisti anche riguardo ai processi di mobilità all'interno di uno stesso paese. È una degenerazione fuori da ogni comprensione possibile".

Ed a proposto di mobilità. A Parigi, l'INCA Francia ha aperto uno sportello per la tutela dei diritti dei lavoratori in mobilità ?
 
"In Francia, come in Brasile, in Belgio, tutta l'inca si sta strutturando per dare una risposta a chi è appena arrivato, indipendentemente che sia italiano o altro, e a chi intende arrivare" risponde la Presidente del Patronato Nazionale. "L'arrivo in un paese che non ti appartiene genera elementi di incertezza, bisogna conoscere le leggi di quel paese,  i diritti esercitabili. Bisogna riuscire a coniugare l'attenzione sia alla vecchia che alla nuova emigrazione, anche da parte di  chi intende spostarsi in un altro paese".

Rimanendo sul tema della mobilità e dei diritti dei lavoratori, la Confederazione europa dei sindacati non sembra avere una politica forte, incisiva. Qual'è la posizione della CGIL e del Patronato...ricordiamo che sull'argomento l'INCA ha prodotto importanti progetti in materia. 

"La confederazione europea dei sindacati sta portando avanti una politica molto timida perché risente moltissimo delle posizioni dei sindacati dei singoli paesi, i quali - a loro volta - in molte situazioni risentono della condizione economica del proprio paese.  Quanto agli italiani, credo che da questo punto di vista i sindacati italiani, CGIL, CISL e UIL,  si confermino come i più aperti all'integrazione.

  L'Italia è stato l'ultimo paese in tempi recenti a vivere il fenomeno migratorio e, però, è stato il paese che dal punto di vista sindacale e sociale, e per un lungo periodo anche da quello delle politiche di governo, che ha lavorato di più per l'integrazione.
Attenzione: per uno schema positivo di integrazione, a differenza di altri paesi, e come sindacati siamo coloro che si fanno carico - più di quanto non avvenga in altri paesi - di rappresentare in termini generali i lavoratori, siano essi italiani o stranieri. Non a caso in Italia parliamo di Confederazioni generali, di confederali. Da noi non c'è uno spirito corporativo, come c'è, invece, in altre realtà.

  Per questo i tre sindacati confederali hanno inviato una forte sollecitazione alla CES perchè  recuperi una politica più aperta, più coraggiosa, meno timida sui temi dell'emigrazione. L'unità sindacale è però un po' debole in alcuni Paesi. Non solo in Svizzera, anche nel Regno Unito. Eppure, prima della Brexit il Governo  si era già pronunciato, rinviando ad un secondo tempo le questioni dello stato sociale.
In Belgio assistiamo tutti i giorni alle espulsioni dei comunitari.
Quindi, conclude Piccinini,  la Svizzera è l'ultima ad arrivare dopo una lunga serie di Paesi e trae forza dal fatto che sulla stessa linea vi siano Paesi  membri dell'Unione. Per cui si sente legittimata ad agire in tal senso. Con ciò - fa presente - "non voglio scusare il voto svizzero, però è la ciliegina sulla torta". (29/09/2016-ITL/ITNET)

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