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PATRONATI ITALIANI NEL MONDO - 60.mo MARCINELLE - PICCININI(INCA CGIL) AGLI EUROPARLAMENTARI:NON DISPERDERE RISULTATI TANTE BATTAGLIE.. PUNTARE A NUOVO DIRITTO EUROPEO

(2016-07-15)

  "La CGIL nel suo insieme, con l'INCA non poteva mancare a queste celebrazioni, come ogni anno da 60 anni" ha ricordato Morena Piccinini, Presidente del Patronato INCA CGIL, entrando nel merito del tema al centro della Tavola Rotonda promossa dall'INCA a Marcinelle su "L'EUROPA DEL LAVORO E DEI DIRITTI. STRATEGIE PER LA PROTEZIONE DI TUTTI I LAVORATORI" . Quei diritti il cui cammino è iniziato alla luce di questa sconvolgente tragedia e grazie alla collaborazione dei sindacati europei, le cui tutele sono riusciti ad introdurre in tutti i paesi europei ma che oggi conoscono un evidente declino, non solo nei confronti dei lavoratori migranti, ma anche dei lavoratori comunitari, nel Regno Unito come nello stesso Stato belga.

"La battaglia sulla sicurezza nei luoghi di lavoro è una battaglia di civiltà" ha stigmatizzato la Presidente del patronato INCA CGIL, pur sottolineandone la difficoltà "una battaglia lunga, difficile, mai conclusa fino ad ora". "Difficile soprattutto in un'epoca in cui la parola "prevenzione" era senza un effettivo significato" ed il rischio come "un'inevitabile componente del lavoro. Una sorta di prezzo da pagare per ottenere la possibilità di una sopravvivenza dignitosa. E questo prezzo da pagare era chiesto a tutti i lavoratori ma in particolare ai lavoratori migranti".  Di qui la nascita del Patronato INCA nel 1955 da parte della CGIL. "Una splendida intuizione per tutelare i lavoratori ovunque siano per la sicurezza sociale e l'affermazione dei loro diritti."

E se Marcinelle è diventata per gli Italiani in Belgio "simbolo di sofferenza" lo è anche per il cammino di integrazione nella comunità nazionale. Non dobbiamo svalutare questo aspetto: il percorso difficile di integrazione dei migranti in Europa, il contributo essenziale dei lavoratori migranti hanno dato e danno tuttora di qualunque nazionalità essi siano per lo sviluppo e la ricchezza del Paese nel quale vanno a vivere.

Troppe - ha sottolineato la Presidente dell'INCA nazionale - sono le paure che circondano il tema dell'immigrazione. Troppo poco si considera quanto il lavoro dei migranti contribuisce allo sviluppo del Paese ospitante."    "Un processo di integrazione che non deve essere mai dimenticato - ha aggiunto l'esponente dell Patronato INCA - perchè è il frutto di battaglie per il lavoro,la dignità, i diritti sociali e la cittadinanza".

Quanto all'Europa , "è un'Europa del  lavoro" fa presente Piccinini, in quanto costruita da masse di lavoratori che si spostavano da un Paese all'altro per il lavoro, certo, ma che contribuirono, tra l'altro, a far dialogare i Paesi  che fino a poco prima per mezzo secolo si erano fatti la guerra."    Un aspetto quello dell'Europa strumento di pacificazione dei popoli che la Presidente dell'INCA ha a più riprese citato ed alla quale - dirà più tardi concludendo il suo intervento - l'INCA crede fortemente.

Quell'Europa che "Noi vogliamo rivendicare, ricordare e riavere" oggi. "Costruita come realtà e vista  come sogno da tutto il mondo e dai Paesi in via di sviluppo come "modello sociale e democratico".
Ed ancora "Tutti noi abbiamo visto il tema della libera circolazione, dell'abbattimento delle frontiere interne, il tema dell'unità politica come il necessario ed indifferibile passo avanti nell'Europa che nasce e si
unisce a partire dal lavoro, dei cittadini europei che si spostano al suo interno per vari motivi e che chiedono diritti uguali per tutti. Noi in quell'Europa abbiamo creduto e vogliamo tornare a credere. Per questo pensiamo ancora oggi che la sicurezza sociale, la protezione sociale, il welfare state, l'universo dei diritti dei lavoratori e dei cittadini non sono un'aggiunta, un derivato dell'Europa moderna ma sono e sono stati l'ossatura, lo strumento principale indispensabile per costruire le democrazie occidentali."

Oggi, con quello che sta succedendo, ci chiediamo cosa resta di quell'Europa che abbiamo voluto costruire. Consideriamo un grave errore, il fatto che nella crisi economica, tutti i Paesi dell'Unione abbiano cominciato a tagliare e  smantellare i propri sistemi di promozione sociale.

Ancora più sbagliato, fa presente la Presidente del Patronato INCA, è stato all'interno della UE il processo per cui ogni Paese viene misurato nella gestione delle crisi economiche per quanto taglio ai sistemi dei diritti di protezione, le pensioni, la sanità, l'assistenza, le regole del mercato del lavoro in un processo duplice. Da un lato l'alibi usato da tanti Paesi - di certo l'Italia lo usa continuamente - che motiva scelte sbagliate decise in sede legislativa e di Governo, dicendo "ce lo chiede l'Europa" o "i burocrati di Bruxelles" . Dall'altro lato, altrettanto negativo è il processo imitativo tra un Paese e l'altro, per cui le assurdità e le ingiustizie che crescono in un Paese automaticamente vengono prese come esempio anche dagli altri Paesi" Come - sottolinea Piccinini - gli assurdi provvedimenti sull'età pensionabile assunti dal Governo Monti,  che pure sono assunti da altri Paesi come parametro da altri Paesi europei. La stessa cosa è avvenuta in Italia con il Job Act a cui è seguita la Francia in un processo emulativo..."
Ed, invece, dobbiamo dire "basta" a queste politiche che sono sbagliate. Sono contrarie allo sviluppo, contrarie  al benessere  e diventano contrarie alla stessa coesione sociale.."

In questo clima di smantellamento di diritti e dello stato sociale ed anche di limitazione della libertà di circolazione, il percorso inverso che si è innescato porta inevitabilmente a ciò che stiamo vedendo... C'è un dato mondiale, quello dei diversi populismi che pur nella indecifrabilità delle soluzioni interpreta il problema centrale della gente nel mondo contemporaneo nella sicurezza economica, nella paura sociale ed identitaria."

"Certo - riflette la Presidente del Patronato INCA - la paura di non farcela è tremenda e non è immaginaria. La chiamiamo, in politica, iniqua distribuzione del reddito, ma per capirci: è una ingiustizia crescente e chiaramente percepita come tale. Un'ingiustizia che coinvolge la cosiddetta classe media ed è identificabile nel senso più ampio con tutte le persone che avevano una pur minima sicurezza, anche modesta sulla propria vecchiaia, il proprio futuro ed il futuro dei propri figli e che adesso se la vedono messa in discussione"  E Morena stigmatizza come "il pensionato che prima affermava 'io non ce l"ho fatta ma mio figlio è laureato', oggi  non lo dice più perchè sa che rischia che il figlio laureato si ritrovi precario, disoccupato, migrante che va a cercare all'estero un lavoro, a sua volta, precario e che rischia di aver meno diritti di quelli che aveva lui".

Per cui  "Quando gli studiosi ci dicono che l'ascensore sociale si è bloccato. Noi diciamo sì. Si è proprio bloccato, a metà di un piano e d'entro si soffoca.  E, allora, noi abbiamo bisogno di una politica diversa perchè qualcuno si è illuso che la gente si rassegnasse ad un welfare smontato a piccole dosi. Un ticket in più, un asilo in meno, una coda più lunga."  Ma "No la gente non si rassegna e allora in mancanza di tutela nel bisogno scatena un fortissimo senso di ingiustizia e porta alla paura e verso forze capaci di predicare un generico cambiamento radicale."
Ma si illude chi pensa  di aumentare la fiducia dei propri cittadini riducendo i diritti dei migranti, evocando muri tra confini. Al contrario, invece, sottolinea Morena Piccinini, questo aumenta ancora di più la èaura sociale, l'incertezza anche dei cittadini in quei Paesi perchè tutti sentono in modo più o meno consapevole che, dopo i diritti dei nuovi migranti, sono in gioco i diritti dei vecchi migranti e poi i diritti degli autoctoni, seppure oggi fossimo in grado di dire chi è 'autoctono'."

Ed a tal proposito, la presidente ha ricordato un paradosso della nostra odierna attualità : "CGIL e Patronato INCA stanno facendo una grande battaglia per la parità dei diritti dei lavoratori migranti extracomunitari con quelli dei lavoratori italiani". "Una battaglia che è stata riconosciuta "nel nome dei principi europei..parlo della cittadinanza, del costo dei permessi di soggiorno", e "siamo fieri di averla fatta". Ma allora perchè la politica europea autorizza un Paese come il Regno Unito a non riconoscere gli stessi diritti ai cittadini europei migranti nel loro Paese ? Perchè le espulsioni,  che pur sono state condannate, di cittadini europei, di fatto continuano a permanere ed aumentano anche in questo Paese (Belgio. ndr) ? 

Ecco perchè diciamo che la politica europea deve cambiare profondamente. Deve tornare ai principi di base sui quali noi abbiamo voluto costruire la stessa politica europea."

Ecco perchè  "Il referendum britannico ci dice che 'il re è nudo' , o le forze politiche ed i governi che lo esprimono aprono radicalmente la politica dell'Unione e dell'Euro o il destino infausto dell'Unione potrebbe essere segnato."

Di qui l'appello "Il parlamento europeo in quanto unica istituzione veramente legittimata dai cittadini europei dovrà farsi carico di lanciare una proposta ambiziosa di riforma dell'Unione Europea che vada verso una maggiore integrazione proprio ora che è ai minimi storici il consenso dei cittadini europei."
Dunque, per il Patronato della CGIL "Bisogna accellerare i processi d'integrazione nel campo della fiscalità, come in quello delle politiche sociali."

E la Presidente dell'INCA ha aggiunto "Proprio di questi fatti noi troviamo conferma in un'elaborazione che abbiamo fatto come CGIL e come INCA, anche  avvalendoci di studi che abbiamo prodotto con il contributo dei fondi dell'Unione Europea (progetti Tesse, Esopo e Accessor), in cui abbiamo verificato come nelle politiche sociali non basta più parlare di coordinamento aperto fra gli Stati ma bisogna puntare ad un vero e proprio diritto europeo che sancisca diritti in materia sociale, lavoristica, pensionistica per tutti i lavoratori e per tutti i cittadini europei. Un diritto nuovo, non al ribasso, non nel processo emulativo. Un diritto che punti alla emancipazione, all'affermazione della pari dignità e ad una condizione di ripresa di una idea di welfare per uno sviluppo e non invece soltanto come fattore di costo."

A noi Marcinelle dice tutto questo: il sacrificio di tanti lavoratori, che ha portato a tante battaglie ed a tanti successi importanti e positivi che noi non solo non vogliamo disperdere a causa della miopia di alcuni Governi e di una classe dirigente non sempre all'altezza della sfida ma semplicemente vogliamo die che da la bisogna ripartire per costruire in modo più avanzato una condizione di diritto più avanzata e più favorevole per lo sviluppo degli stessi Paesi, per tutti i lavoratori ovunque essi lavorino nel loro Paese di origine, in altri Paesi nei quali si recano, qualunque sia la nazionalità dalla quale provengono rispetto al Paese nel quale lavorano. Noi in questa Europa ci crediamo ancora, vogliamo continuare a crederci e vogliamo che le classi politiche siano all'altezza di questa sfida."(15/07/2016-ITL/ITNET)

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